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Laporta, per ovviare alla drammatica situazione finanziaria del Barcellona, ha giocato a un gioco estremamente pericoloso: che ora rischia di perdere.
Barcellona, situazione finanziaria disastrosa
Come può una società “virtualmente fallita” (per ammissione del suo stesso presidente, Joan Laporta ipse dixit) condurre una campagna acquisti milionaria e riconoscere lauti stipendi a giocatori come Gundogan, Inigo Martinez, Cancelo e Joao Felix? Repetita iuvant: nell’Agosto del 2023, il Barcellona ha ceduto il 29,5% delle proprie quote (ovvero il 50%) di Barça Vision: inizialmente di proprietà di Orpheus e socios.com.
Questa è stata solo la prima di tante rinunce che il club blaugrana ha fatto, nel tentativo di frenare l’emorragia di un bilancio che vede (profondo) rosso da tanto, troppo tempo. Tuttavia, sfortuna vuole che l’acquirente delle suddette quote associative (vale a dire Libero Football Finance) non abbia corrisposto per tempo il denaro pattuito e non sembra neppure essere intenzionato a farlo in tempi brevi.
Per il Barcellona è quindi corsa contro il tempo per ricavare, da qualche altra parte, i 100 milioni necessari a formalizzare l’iscrizione al campionato. Uno scenario simile si era già verificato la scorsa estate, quando il patron blaugrana fu costretto a chiedere un corposo taglio di stipendio ai propri tesserati in modo tale da poter liberare spazio salariale per i nuovi acquisti, ma che ora potrebbe avere conseguenze ben più nefaste.
Nike o Libero, è corsa contro il tempo: ballano 100 milioni
Il Barcellona valuta Barça Media 407 milioni di euro. Questo è importante, poiché il 29,5% (stante che solo il 50% delle quote è tutt’ora di proprietà del club catalano) di tale somma equivale a circa 120 milioni di euro. Una cifra che sarebbe propedeutica a chiudere positivamente l’esercizio di bilancio la cui deadline è fissata al prossimo 30 Giugno, ma che, in caso contrario, vedrebbe configurarsi uno scenario economico preoccupante.
Ovvero, la prospettiva di dover dichiarare una perdita pari al valore totale della società multimediale. Uno scenario del genere porrebbe il Barcellona in una situazione patrimoniale eufemisticamente preoccupante e Laporta ha solo due strade percorribili per scongiurarlo. La prima, la più semplice, è quella di richiedere un prestito per coprire il debito: come fanno tante società calcistiche al giorno d’oggi.
Qualora dovessero mancare le garanzie necessarie per la prefigurazione del primo scenario, tuttavia, il Barcellona sarebbe costretto a trovare un altro investitore (che sostituisca Libero) e che versi nelle casse societarie almeno la cifra previamente pattuita con la società di finanziamento.
Stando a quanto riportato da SER Catalunya, Laporta starebbe negoziando, nell’ambito della revisione dell’accordo con la multinazionale che equipaggia il club, la possibilità di entrare come investitore in Barça Media, rilevando il 29,5% delle quote che sarebbe spettata a Libero. Un salvagente che fungerebbe al massimo da tampone momentaneo, ma che non risolverebbe la drammatica situazione economica del club.
Il Barcellona, per rinforzare la squadra nello scorso mercato estivo e riuscire a essere quantomeno in regola con gli stipendi, ha già ceduto (in anticipo) il 25% dei propri ricavi audiovisivi fino al 2047. In un calcio sempre più legato mani e piedi alle Pay TV, viene da chiedersi come un club ammanicato in una crisi economica senza precedenti possa sopravvivere sul lungo periodo. Mantenendo, per altro, una politica così scellerata.