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Juventus: il 26 luglio si chiude un cerchio
Il 26 luglio potrebbe essere una giornata di quadra per la Juventus. Esattamente 4 anni dall’ultimo scudetto vinto da Cristiano Ronaldo & compagni.
Metaforicamente questa data potrebbe segnare una fine in casa bianconera, ma al contempo anche rappresentare un inizio ancora tutto da scrivere.
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Juventus, 26 luglio
“Una volta qualcuno mi disse: ‘il tempo è un cerchio piatto’. Ogni cosa che abbiamo fatto o che faremo, la faremo ancora e ancora e ancora…” La frase appena citata appartiene alla serie televisiva True Detective (se non l’avete vista ne consigliamo la visione) ma potrebbe calzare a pieno in tale contesto.
Può sembrare strano, ma esattamente quattro anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo scudetto. Il mondo era sovrastato da una pandemia globale. In panchina sedeva Maurizio Sarri e a sgroppare in campo c’era ancora un certo Cristiano Ronaldo. Lo scudetto era stato assegnato a luglio, dato che i campionati erano stati interrotti in inverno a causa del covid-19. Sembra passato un secolo, eppure sono trascorsi appena quattro anni.
La quadratura del cerchio
Domani, 26 luglio, esattamente quattro anni dopo l’ultimo scudetto, la Juventus disputerà il suo primo incontro con Thiago Motta in panchina.
Una squadra completamente rinnovata e che negli ultimi anni ha dovuto lottare per obiettivi lontani dalle ambizioni di un club storicamente abituato a vincere. Soprattutto considerando che l’ultimo campionato italiano i bianconeri se lo erano aggiudicato dopo averne vinti otto di fila. Impresa da extraterrestri, se pensiamo che di solito i cicli vincenti di una squadra durano circa quattro o cinque anni.
Un capitolo ancora da scrivere
In questo nuovo capitolo c’è un misto di incertezza e speranza. Il futuro è un foglio bianco, pronto per essere riempito con nuove storie di gloria. La voglia di riscatto brilla come una stella lontana e la Juventus, pur consapevole delle sfide, guarda avanti con determinazione, pronta a scrivere un nuovo capitolo. Il 26 luglio potrebbe essere quindi una giornata di fine, ma anche di inizio. Ovviamente solo il rettangolo verde potrà darci il responso finale.
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Calafiori “centrocampista”: la mossa di Spalletti che ha mandato in tilt Deschamps
Regalo di Thiago Motta a Spalletti e ad Arteta. La metamorfosi di Calafiori, la cui posizione ha fatto andare la Francia in cortocircuito.
Due mancini non posso giocare assieme. Non nell’epoca della costruzione dal basso sempre e comunque, al di là di quanto sia innaturale per un mancino difendere con una postura predisposta sul lato destro.
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Bastoni o Calafiori: il dubbio amletico di Spalletti
Il tema della coesistenza “forzata”, dettata dal fatto che l’Italia (in un periodo così arido di talenti, soprattutto al centro dei ranghi serrati) non possa permettersi di lasciare in panchina uno dei suoi migliori giocatori, fra Bastoni e Calafiori è stato un tema per tutta la durata dell’ultima rassegna europea.
Come far convivere due giocatori abituati a battere le stesse zolle di campo? La scelta più ovvia e più immediata, ovvero portare Bastoni al centro del reparto difensivo, sarebbe andata in controtendenza con i dettami declamati da Spalletti nella conferenza stampa di presentazione della Nations League.
“Metteremo tutti nella condizione di esprimersi al meglio“. Basta esperimenti, quindi, è il sottotesto che emerge dalle dichiarazioni del tecnico di Certaldo. Già, ma come? Come fare a far convivere due giocatori che si sono segnalati al grande pubblico giocando nella stessa posizione, ovvero da braccetti di sinistra?
Luis Enrique indica la strada: esperimento duplicabile?
Uno dei pochissimi esempi di squadra che gioca con due mancini in difesa è il PSG. Sappiamo però che Luis Enrique ha una concezione del calcio estremamente sui generis. Si presentò con due mancini al centro della difesa (in una linea a quattro, per giunta) anche ai penultimi Europei: quando allenava la Spagna.
Esperimento sconfessato quasi subito. Un’impostazione farraginosa e una fase difensiva disastrosa lo portarono a correre ai ripari, adattando Rodri sul centrodestra. Esperimento replicato (seppur solo in parte) quest’anno in Francia, data la necessità di far convivere Pacho e Lucas Beraldo: rivelazione della scorsa Ligue 1.
Nell’impostazione a tre di Luis Enrique l’ecuadoriano gioca al centro del reparto, con il brasiliano (più bravo a scivolare sulla linea laterale in fase di costruzione) dirottato sul centrosinistra. Una soluzione parzialmente adottato anche dallo stesso CT azzurro, con però l’aggiunta di una variante tattica inaspettata.
Le scalate di Calafiori
Orfana di Barella, l’Italia si schiera con il redivivo Tonali e con l’energico Frattesi ai lati della sorpresa di serata: Samuele Ricci del Torino. Nei primi minuti di gara, quelli in cui l’Italia imbarca acqua e non affonda per miracolo, “Samu! Samu!” è l’indicazione maggiormente udibile a provenire dalla panchina degli azzurri.
Il metronomo granata appare spaesato. Frastornato da un compito per lui inedito, ovvero una salida lavolpiana dove il vertice basso del rompo di centrocampo diventa perno centrale di un trittico difensivo. Praticamente un unicum nella storia del calcio, ma il cervellotico esperimento inizia a carburare.
Quando Ricci si abbassa, Bastoni scivola sul centrosinistra. Posizione a lui più congeniale, essendo il ruolo che ricopre abitualmente nell’Inter. E Calafiori? Calafiori viene dentro il campo, avanzando la propria posizione e andando a posizionarsi alla sinistra di Tonali: che nel frattempo si era accentrato.
Metamorfosi kafkiana: ora al top in Premier
La variante tattica, adottata per supplire all’assenza di Barella e andare a (ri)comporre quel centrocampo “di gamba e muscoli” che Spalletti aveva predicato nel pre-gara, funziona a meraviglia. La Francia è una squadra senza equilibrio, dove i quattro attaccanti fanno una fase sola e il neo-milanista Fofana girovaga per il campo.
Le incursioni di Frattesi e Calafiori vanno a nozze con una squadra così lunga e sfilacciata, con i francesi che vengono fatti a fette dalle taglienti transizioni azzurre. La pressione dei transalpini, asfissiante nei primi exit poll di partita, viene alleggerita dalla regia di Ricci e Bastoni. Il difensore nerazzurro risulta essere più confident in prima costruzione, una volta riportato all’interno della sua comfort zone.
Difficilmente questo esperimento sarà replicato quando il tecnico italiano tornerà ad avere tutti gli effettivi a disposizione, ma certamente la metamorfosi di Calafiori è totale. Non più solo un difensore, un terzino o un braccetto ma un giocatore totale. Dotato di grande gamba, ottima tecnica e di una fine intelligenza calcistica. Il regalo di Motta a Spalletti (e ad Arteta) è un giocatore ritrovato, degno dei massimi sistemi.
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Paradosso Frattesi: capocannoniere con l’Italia e riserva nell’Inter
Sontuosa la prestazione di Davide Frattesi con la maglia della nazionale, un gol e una doppietta sfiorata. Il centrocampista fatica a trovare spazio nell’Inter.
⏱️ 61’ | 🔁
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La partita
Bastano pochi minuti per intravedere di che pasta sia fatto Davide Frattesi. Il giocatore alla ripresa recupera un pallone e con un filtrante lo dirige verso Retegui. Da qui il centrocampista individua un pertugio tra la difesa francese e con un inserimento fulmineo riceve palla e insacca alle spalle di Maignan, realizzando la rete del vantaggio azzurro.
Poco dopo lo stesso giocatore sfiorerà la doppietta colpendo di testa, ma questa volta il portiere francese compie un miracolo e gli nega la gioia del gol. Poco dopo il giocatore dell’Inter dovrà abbandonare il campo per un fastidio all’interno coscia: si presuppone che sia semplice stanchezza.
Italia Frattesi-dipendente
Il giocatore in Nazionale è sicuramente il più decisivo della compagine guidata da Luciano Spalletti. Il centrocampista eccelle in inserimenti, recupera palloni e segna anche.
Paradosso Inter
Con il club la storia appare diversa. Per ora il centrocampista ha collezionato solo 53 minuti di gioco totali con i nerazzurri. Questo è dovuto anche al fatto che Inzaghi lo adoperi come jolly, in grado di entrare e spaccare a metà il match. Sicuramente le ultime prestazioni faranno da monito.
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L’Italia batte Francia dopo 16 anni
L’Italia dopo 16 anni torna a battere la Francia, non capitava dal 2008. In casa loro ciò non succedeva da 70 anni, precisamente dall’11 aprile 1954.
🎥 Highlights
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— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Azzurri) September 7, 2024
L’Italia vince a 16 anni dall’ultima volta
Fino a ieri sera erano passati ben 16 anni dall’ultima volta che gli azzurri avevano battuto la formazione francese in una gara ufficiale. Era precisamente il 2008, nella partita che valeva il passaggio ai quarti di finale dell’Europeo. In campo quella sera per la nazionale scesero in campo Buffon, Panucci, Grosso, Chiellini, Gattuso, Toni, De Rossi, Cassano, Zambrotta, Perrotta, Pirlo, guidati dal CT Roberto Donandoni.
La formazione azzurra si impose per 2-0 con le reti di Andrea Pirlo e Daniele De Rossi.
In casa loro non accadeva dal 1954
Un altro dato interessante è quello che riguarda l’ultima vittoria ottenuta al di là delle Alpi. Non accadeva infatti di portare i tre punti a casa dal 1954, precisamente domenica 11 aprile alle ore 15. Caso strano e singolare, gli Azzuri si imposero con lo stesso risultato (3-1 sulla Francia) e proprio a Parigi.
In campo allora scesero per l’Italia Ghezzi, Vincenzi, Giacomazzi, Neri, Tognon, Nesti, Boniperti, Pandolfini, Galli, Capello, Frignani. Andarono in gol Galli per due volte e Pandolfini.
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