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Inter, trovato l’accordo per il prestito di Esposito: i dettagli

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Sebastiano Esposito, attaccante dell’Inter lo scorso anno alla Sampdoria in Serie B, è pronto ad una nuova avventura: c’è l’accordo per una maglia in Serie A.

Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, è reduce da un campionato nella serie cadetta dove ha collezionato 6 reti in 22 presenze. Classe 2002, è un attaccante duttile che (essendo ambidestro) sa occupare tutte le posizioni nella trequarti avversaria.

All’Inter dal 2014, è spesso utilizzato come “fuori quota” per le qualità che lo distinguono. Fu convocato in prima squadra dall’allora allenatore Spalletti, a causa di vari problemi in attacco, ed è il giocatore nerazzurro più giovane ad esordire in Europa.

Esposito: Dall’Inter ai vari prestiti

Nell’annata in prima squadra, il giovane attaccante colleziona 7 presenze e una sola rete. E’ comunque un buon rinforzo, visti i tanti infortuni con i quali l’Inter si trova a fare i conti dal 2019-2020. Antonio Conte, subentrato a Spalletti, lo conferma in prima squadra.

Giocatore dalle enormi qualità, ma al quale va dato maggiore minutaggio: è preferibile mandarlo in prestito. E allora Spal, Venezia, e Bari intervallate dalle esperienze all’estero nelle fila di Basilea e Anderlecht. Squadre dove Esposito non convince, anche per comportamenti sopra le righe.

Esposito

Lo scorso campionato l’attaccante tornato all’Inter viene nuovamente girato in prestito, questa volta alla Sampdoria. In Serie B. Con la maglia blucerchiata colleziona 23 presenze e 6 reti, quattro delle quali nel mese di Dicembre. Reti che gli valgono il premio di miglior giocatore del mese.

Da Genova alla nuova occasione

Dopo la Serie B per Esposito è tempo del salto di qualità. E’ stato infatti trovato l’accordo tra i nerazzurri (proprietari del cartellino) e l’Empoli. Nel 2024-2025 vedremo l’attaccante in Serie A, e magari sarà l’anno della sua consacrazione.

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Eriksson: Beckham, Mancini e la malattia

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Eriksson

L’ex allenatore di Lazio e Sampdoria, Eriksson racconta come sta affrontando la malattia e come i suoi ex calciatori lo stiano aiutando in questo periodo.

Eriksson

La grave malattia che ha colpito l’ex allenatore di Lazio e Sampdoria, Sven Goran Eriksson, ha commosso tutto il mondo del calcio.

Lo svedese, intervistato dal ‘Telegraph‘, ha raccontato come sta affrontando questa battaglia, approfittandone per ringraziare alcuni suoi ex giocatori, che gli hanno manifestato grande solidarietà e vicinanza.

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La visita di Beckham

Questo il racconto di Eriksson sull’ex campione della Nazionale inglese:

Lo scorso fine settimana ho ricevuto la visita di BeckhamDavid mi ha chiamato e mi ha detto che sarebbe venuto.

Questo ti mostra chi è Beckham. Non aveva bisogno di venire qui ma voleva farlo. Ha portato sei bottiglie di vino, di cui una del 1948 che è l’anno in cui sono nato. Questo è David Beckham come lo conoscevo, una persona estremamente buona.

Ho ricevuto messaggi da molti altri giocatori dell’Inghilterra, come Rooney e Gerrard“.

La vicinanza di Roberto Mancini

Italia, Roberto Mancini

Eriksson ha ringraziato pubblicamente anche l’ex CT azzurro Roberto Mancini: 

“La persona che ho sentito più spesso forse è stato Mancini, è stato il capitano delle mie squadre per nove anni. Mancini e Beckham erano ottimi capitani e persone fantastiche”.

La malattia

L’ex allenatore si sofferma, anche, sulla malattia che lo ha colpito:

“Se chiedi ai medici quanto mi resta da vivere non sanno rispondere. Questo mi preoccupa? Penso che sia meglio non saperlo.

Bisogna cercare di rimanere positivi in situazioni come questa, è così che ho sempre vissuto la mia vita. Mi piace incontrare persone e vivere una vita il più normale possibile.

Non voglio sedermi sentendomi dispiaciuto per me stesso. No grazie. Non risolvi nulla così.

Giorno per giorno ci sono alti e bassi. Alcune mattine mi sveglio sentendomi come se fosse tutto quasi perfetto. E poi le altre mattine è un problema. Ma i giorni belli ci sono ancora e sto bene”.

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Fair Play for Life, la sportività trionfa al Coni

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Fair Play for Life

Stamattina, al Salone d’Onore del Coni, si è svolto Fair Play for Life, evento che celebra e promuove la sportività messa in atto nel quotidiano.

Un valore come la sportività, intesa in tutte le sue accezioni – cultura, educazione, non-violenza – è basilare nella pratica di ogni tipo di sport.

L’evento che si è svolto stamattina al Salone d’Onore del Coni, al Foro Italico di Roma, ne è una testimonianza: Fair Play for Life, l’evento organizzato dal Comitato Fair Play in occasione del trentennale, intende premiare coloro che, nella loro pratica lavorativa di tutti i giorni, mettono in campo i valori alla base dello sport.

L’evento si è aperto con l’esibizione della Banda dell’Esercito Italiano, che ha aperto i lavori intonando l’Inno d’Italia. Ospite d’eccezione l’Ambasciatore del Congo Henry Okemba.

Indice

Fair Play for Life, l’evento

Ad aprire l’evento il presidente del Comitato Italiano Fair Play Ruggero Alcanterini, il presidente del Coni Giovanni Malagò. In conduzione la giornalista Elisa Bernardini.

Il Comitato è nato nel 1994, lo stesso anno in cui è nato il Movimento Europeo del Fair Play, che attraversa 94 Paesi. Oggi entrambi compiono 30 anni, mentre il Fair Play mondiale ha da poco9 compiuto 60 anni.

La premiazione

La premiazione è iniziata dal ciclismo, con la presidente del Giro d’Italia d’Epoca Michela Moretti Girardello, discendente del leggendario ciclista Massimo Girardello. Il Giro d’Italia d’Epoca è una realtà volta a promuovere la cultura dell’Italia, scegliendo come tappe piccoli borghi poco conosciuti del nostro Paese.

Dopo le parole di Girardello, è stato trasmesso il contributo video di Luca Ciriani, Ministro dei Rapporti con il Parlamento. Queste sue parole: “La rivoluzione più importante che possiamo insegnare è la rivoluzione etica, di come possiamo migliorarci ogni giorno”

A partecipare via video è stata anche la Ministra Roccella. Queste le sue parole: “Fair Play è qualcosa di più della correttezza: è un elemento di legittimazione reciproca, di riconoscimento reciproco. Ed è alla base della nostra vita democratica”.

Roccella ha ricordato il conflitto sociale presente in Italia negli anni Settanta, nel quale però non c’era il sentimento di totale delegittimazione dell’altro.

Oggi il clima è peggiore: “Durante la presentazione di un mio libro all’interno di una fiera del libro – luogo per eccellenza del fair play – sono stata contestata. Quello che mi ha colpita è stata l’assoluta mancanza di curiosità nei confronti dell’altro”. E ha aggiunto: “Non c’è democrazia senza dibattito”.

Poi è stata la volta della Presidente del Calcio Femminile Serie A Federica Cappelletti. Un momento di commozione è stato segnato dalla proiezione di un video che ha celebrato il marito Paolo Rossi all’epoca in cui era un giocatore della Nazionale italiana e si è laureato Campione del Mondo nel 1982.

Non poteva mancare un intervento del presidente del Fair Play Internazionale Philippe Housiaux. Che si è fatto e ci ha fatto diverse domande: “Nelle scuole si insegna già il rispetto reciproco? Il punto fondamentale sono le guerre che stiamo vivendo, come si risolveranno questi conflitti? (…) C’è nel mondo il desiderio reale della pace? La risposta è no. Queste gare olimpiche che stanno per iniziare saranno messaggi di pace? La risposta è no”.

Il cardiologo Antonio Lopizzo, che figura tra i fondatori del Comitato Fair Play, ha evidenziato: “Il Fair Play è un dovere: dello sportivo e del cittadino”.

Poi la premiazione continua con la categoria Informazione. Per la quale a ricevere un premio è Davide Di Santo, caposervizio del quotidiano Il Tempo e autore del primo podcast mai realizzato dal quotidiano su Marco Pantani.

A seguire, lo ha ricevuto anche la segretaria di Sport e Salute Rossana Ciuffetti:
“Per arrivare ai vertici bisogna avere coraggio”. Ciuffetti ha poi fatto il suo appello:
“Oggi dobbiamo lavorare per il diritto allo sport”.

A portare alta la bandiera del Fair Play sono anche figure poliedriche come Nicola Spadea, neo campione di windsurf freestyle e docente di Musica al liceo di Anzio: “Noi il fair play lo insegniamo a scuola come attitudine alla vita”.

Fair Play for Life, la categoria Spettacolo

Per la categoria Spettacolo è stato premiato Vittorio Storaro, professionista che rifugge la definizione Direttore della Fotografia in favore di quella di artista. Una persona che “Non possiamo mai pensare ai premi quando esercitiamo la nostra professione, ai premi Oscar: pensiamo a come migliorare noi stessi”.

E cita un esempio di fair play direttamente da Hollywood, patria del cinema che lui ben conosce: “L’Academy non dice più “The winners is”, ma “The Oscar goes to”, perché chiunque dei candidati avrebbe potuto vincerlo. Funziona così anche nello sport”. Per lui, una standing ovation con foto di rito.

Fair Play e arti marziali

Tra i premiati, anche il giovane judoka Emanuele Bruno, ex campione europeo, che ha abbandonato lo scorso anno la carriera professionistica e si è dedicato all’insegnamento. Nella sua palestra di famiglia, a Pomezia, porta avanti il valore del fair play, un valore che è intrinseco alla sua disciplina. Come ricorda lui stesso alla platea, “le arti marziali insegnano il rispetto dell’avversario, il rispetto delle persone”.

Dopo una breve video presentazione dell’azienda vinicola Talamonti ha parlato la presidente Antonella di Tonno: “Noi siamo la prima azienda che si è certificato sulla differenza di genere. L’inclusione, la diversità sono alla base del successo della nostra azienda. Tramite l’agricoltura sociale possiamo creare un altro modello di welfare. (…) Io ho avuto l’opportunità di insegnare a bambini della scuola primaria: c’è una grandissima voglia di imparare”.

Il fair play si declina anche in campo medico. In quest’ambito è stato premiato anche l’oncologo Pasquale Montilli e Anna Pasotti, che si occupa della sostenibilità d’impresa.

A chiudere in bellezza l’evento, l’esibizione della Banda che ha eseguito la Cavalcata delle Valchirie, in omaggio al Maestro Storaro e al suo Apocalypse Now.

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Calcio, le Nazionali più titolate di sempre

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calcio

Quest’anno si disputa la diciassettesima edizione degli Europei di calcio e l’Italia dovrà difendere il titolo conquistato tre anni fa nella finale di Wembley.

Un compito, questo, molto difficile, dato che secondo i bookmakers, come quelli della pagina delle scommesse di Betway o portali simili, gli azzurri sono ben meno quotati rispetto ad avversarie come Francia, Germania e Inghilterra, con quest’ultima messa in prima posizione nella lista delle favorite.

Proprio la squadra di Southgate era stata la grande sconfitta di Euro 2024. Gli inglesi erano convinti di vincere il titolo, ma la formazione allora allenata dal CT Roberto Mancini ribaltò i pronostici della vigilia compiendo una vera e propria impresa. Stavolta, la Nazionale dei Tre Leoni proverà quindi a confermare le previsioni, anche perché il digiuno dura da ben 58 anni, quando, nel 1966, si laureò campione ai Mondiali disputati in casa.

I giocatori certo non gli mancano, ma anche per loro non sarà facile, dal momento che dovranno vedersela con rivali molto forti. In primis, quella stessa Francia che è tra le Nazionali più titolate di sempre insieme a Germania e alla stessa Italia, che, come visto nel 2021 e anche nel 2006, ci ha abituato a risultati inaspettati.

Quest’estate si giocherà anche la Coppa America, dove Brasile e Argentina, come ad ogni edizione, sono le favorite. I verdeoro si dovranno rifare della delusione ai Mondiali in Qatar, mentre l’Albiceleste proverà a ripetere la doppia impresa che li vide, nel giro di due anni, vincere sia il trofeo continentale che quello intercontinentale.

Insomma, per gli appassionati di calcio si prospetta una ricca estate di eventi da non perdere che includeranno anche le partite delle Olimpiadi. Nell’attesa, vediamo dunque quali sono le Nazionali più titolate di sempre.

Quali sono le Nazionali di calcio più vincenti della storia

Curiosamente, l’Inghilterra è una delle Nazionali meno vincenti della storia. Sebbene le origini del calcio siano da attribuirsi proprio alla Terra d’Albione, gli inglesi contano soltanto un Mondiale vinto nell’unica finale raggiunta nel torneo. Destino contrario, invece, per quanto riguarda gli Europei, dove hanno centrato la loro prima e unica finale proprio tre anni fa, perdendo, come detto, contro l’Italia.

Poi troviamo tante Nazionali a quota due titoli, come il Portogallo, che nella sua storia ha vinto un Europeo (nel 2016) e una Nations League. Poi, Corea del Sud, Cile, Canada, Congo, Paraguay, Perù, Qatar e Algeria, tutte vincenti nei rispettivi continenti. Inoltre, c’è da aggiungere la Danimarca, che vanta un Europeo vinto nel 1992 e una Confederations Cup nel ‘95.

Con tre titoli, troviamo poi Arabia Saudita, Costa d’Avorio, Costa Rica, Iran e Nigeria, tutte tre volte campioni continentali. A quattro ci sono invece Ghana e Giappone, anche loro vincenti in ambito continentale. Stesso discorso anche per Australia, Camerun e Nuova Zelanda, che però sono a quota cinque. Cinque come i titoli vinti dalla Spagna che conta un Mondiale vinto nel 2010, tre Europei e una Nations League.

Ben sette sono invece i trionfi di Egitto, che ha vinto soltanto in ambito africano, Francia, due volte campione del mondo, d’Europa, in Confederations Cup e una volta campione in Nations League, e Italia. Gli azzurri, in particolare, hanno vinto ben quattro Mondiali, ai quali si aggiungono un titolo olimpico, conquistato nel 1936, e due Europei.

Ad otto troviamo la Germania che, come la nostra Nazionale, vanta quattro titoli mondiali, mentre sono tre i successi continentali e uno in Confederations Cup.

Forse non tutti se lo aspettavano, ma con 10 trionfi troviamo poi gli Stati Uniti, tutti vinti in ambito continentale. Ancora meglio ha però fatto il Messico, che conta ben 12 successi continentali e uno in Confederations Cup.

Il terzo gradino del podio va, forse un po’ inaspettatamente, al Brasile, che conta 18 trofei in totale, inclusi i cinque mondiali che la rendono la Nazionale più vincente della storia del torneo, mentre sono soltanto nove i successi in Coppa America che la rendono terza nel medagliere della manifestazione. Magari qualcuno si aspettava di vedere i verdeoro in prima o in seconda posizione, ma quest’ultima va invece all’Uruguay, che conta due successi mondiali, due medaglie d’oro olimpiche e ben quindici trofei continentali. Vittorie, queste, arrivate per lo più nella prima parte del Novecento, quando la selezione era una delle più forti in circolazione.

Il primo posto spetta infine all’Argentina che, pur contando lo stesso numero di successi della Celeste, vantano un titolo mondiale in più (tre), quello vinto in Qatar nel 2022. A questo si aggiungono quindi una Confederations Cup e ben 15 Coppe America, a pari merito proprio con l’Uruguay.

 

calcio euro 2024

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