Serie A
Napoli, vittoria sofferta in un derby infuocato
Napoli vittorioso nel derby campano contro la Salernitana. Partita molto sentita da entrambe le tifoserie, con lo stadio Arechi stracolmo di solo tifosi granata, essendo stata vietata la trasferta ai partenopei, con un clima infuocato e ostile.
Gran merito di questa vittoria è anche di Luciano Spalletti, che con i cambi ha dato quel quid in più alla manovra d’attacco.
I guerrieri azzurri si presentano con due assenze rilevanti: Insigne e Osimhen, che sono stati sostituiti rispettivamente da Lozano e Mertens. Il pallino del gioco, sin dall’inizio, è stato nelle mani della capolista con giocate sulle fasce laterali che hanno prodotto varie occasioni da rete con Zielinski e Lozano, mentre la squadra granata, giocando di rimessa, si è resa pericolosa in contropiede con conclusioni che non hanno impensierito Ospina.
Secondo tempo, che ha visto la Salernitana trasformata, più convinta nei propri mezzi e guidata da un Ribery illuminante, che ha costretto Spalletti ad effettuare dei cambi: Petagna e Elmas al posto di Mertens e Lozano, producendo subito il vantaggio azzurro con Zielinski.
Granata che non demordono, compiendo contrasti duri, che portano all’espulsione di Kastanos dopo un intervento a martello su Anguissa, e a quella di Koulibaly per fallo da ultimo uomo su Simy, subentrato al posto di Condo, da cui è scaturito un calcio punizione con salvataggio sulla linea di porta da Di Lorenzo. Napoli che ha replicato, nei minuti finali, con due tiri insidiosi dalla distanza di Elmas e Mario Rui.
Napoli, a Salerno un tifo astioso contro
Ieri sera l’atteggiamento dei tifosi della Salernitana ha evidenziato una forte ostilità verso Napoli. Sin dall’inizio del match si sono intonati i primi cori contro i napoletani, che si sono verificati anche nella lettura delle formazioni e nella fase del riscaldamento.
Tale situazione non è uno spot positivo per il calcio, perchè c’è bisogno di rispetto fra le varie tifoserie.
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Serie A
Bove via dalla Roma, parla l’agente: “Pressioni dell’ex CEO”
A mesi di distanza dalla fine del calciomercato estivo, l’agente di Edoardo Bove, Diego Tavano, è tornato a parlare del rapporto con la dirigenza giallorossa.
In particolare, si è soffermato sulle motivazioni che hanno quasi obbligato il ragazzo a lasciare la Capitale nonostante fosse amato dai tifosi. Di mezzo c’è l’ex CEO del club.
Bove, l’agente rivela: “L’ex CEO voleva mandarlo al Nottingham”
Durante un’intervista al Corriere dello sport l’uomo che cura gli interessi sportivi del calciatore ha dichiarato quanto segue:
“I sostenitori della Roma lo hanno amato incondizionatamente anche dopo il cambio di maglia. Certo, non sarebbe voluto andare via, voleva diventare una bandiera della squadra giallorossa. Ha svuotato l’armadietto e abbiamo pianto mentre andavamo alla stazione per prendere il treno. Di contro sapevamo che la scelta era giusta perché Edo ha sempre considerato Firenze una città piena di passione”.
Bove era innamorato della maglia e i tifosi di lui ma a quanto pare alcune pressioni lo hanno costretto a cambiare aria precocemente:
“È stata un’estate particolare. Avendo un ottimo rapporto con De Rossi ci siamo sempre confrontati. Non a caso, cercavo di portare Badé con il mandato del Siviglia: in quel momento era la prima scelta di Daniele. Mi diceva che Bove poteva restare ma che avrebbe avuto tanta concorrenza.
Io gli dissi che doveva essere la stagione della consacrazione, era importante giocare con continuità. Da lì è iniziata una forte pressione dell’ex Ceo per portarlo via. Il tutto è culminato il 30 agosto, quando voleva spingermi ad accettare la cessione al Nottingham per 8 milioni. Per me c’era l’ombra di un prestito all’Olympiacos dal Nottingham e poi ritenevo basso quel valore.
Abbiamo battagliato, io la rassicuravo: avrei trovato una soluzione più gradita a tutti, che avrebbe fatto guadagnare di più il club. Questa soluzione per noi era solo la Fiorentina. De Rossi, comunque, ha sempre consigliato alla società di dare Edo con la possibilità di rientrare”.
Serie A
Roma-Parma, è sfida salvezza: occhio all’attacco
Il lunch match all’Olimpico di oggi, Roma-Parma, è una sfida cruciale soprattutto per la Roma, a soli due punti di distacco dalla zona retrocessione.
La partita Roma-Parma di oggi è fondamentale: lo sa bene Claudio Ranieri, allenatore di una squadra che nelle ultime 5 partite ha rimediato una vittoria e 4 sconfitte.
Il monte punti accumulato dai giallorossi, al momento, è del tutto insufficiente: solo 16 punti. Un unico punto di vantaggio in classifica sull’avversaria di oggi, il Parma, che attualmente occupa il 16esimo posto.
Roma-Parma, un’avversaria temibile
Si tratta di un’avversaria che non si può e non si deve prendere sotto gamba: abbiamo visto come è riuscita a pareggiare contro la Juventus allo Stadium (2-2) e a vincere di misura in casa contro la Lazio (3-1).
A livello realizzativo, in campionato ha 5 gol di vantaggio rispetto alla Roma (23 contro 18) e i gol incassati la portano a una pari differenza reti rispetto alla padrona di casa (-5).
Nelle partite di questa stagione è raramente rimasta a secco di gol, sia contro le big che contro avversarie meno temibili sulla carta: a zero gol: in effetti è capitato solo due volte, contro il Bologna in trasferta (0-0) lo scorso ottobre e contro il Genoa in casa a novembre (0-1).
La difesa della Roma, per questo, dovrà essere la migliore possibile: l’idea di Ranieri, in occasione di questa sfida, è puntare nuovamente su Mats Hummels, fondamentale contro l’Atalanta malgrado la sconfitta.
Serie A
Inter, Lautaro Martinez: “Vincere? Io voglio tutto”
Il capitano dell’Inter Lautaro Martinez ha parlato in un’intervista del suo momento e di quello della squadra: “Vivo per il gol, ma gioco più lontano dall’area”
Il bomber dell’Inter sta attraversando un momento di digiuno che dura dalla sfida contro il Venezia dello scorso 3 novembre. All’interno di un’intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera, ha spiegato la sua motivazione per la quale in questo periodo sta segnando di meno. Inoltre, ha messo in mostra tutta la sua fame e la sua voglia di vincere, che si porta dietro da una dura e turbolenta infanzia.
L’infanzia del Toro
Lautaro Martinez ha aperto la sua intervista partendo dagli albori della sua infanzia, dove ha formato il suo carattere forte e coraggioso: “Da piccolo io non avevo niente a volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà”.
Il digiuno dal gol con la maglia dell’Inter
Successivamente, ha spiegato una sua teoria puramente tattica sul perché in questo periodo sta segnando di meno: “Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così.
Sì, Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol. A volte mi sento sottovalutato”.
L’ambizione del capitano
Infine, ha parlato delle sue ambizioni e della sua fame agonistica nel voler vincere i trofei: “io voglio tutto. Quando inizi a vincere, non ti vuoi fermare perché sai quanto è bello essere ripagati del lavoro fatto. E questa mentalità voglio trasmetterla anche nelle partitelle. Ho avuto la fortuna di vincere il Mondiale e pensavo che non ci fosse più niente dopo: ma c’è tanto altro”.
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