Serie A
Allegri batte Sarri: tra cortomuso e musi lunghi
Diciamoci la verità. La sensazione a fine partita è un po’ la solita degli ultimi mesi. La felicità per la vittoria, in trasferta, contro una squadra ostica, e la soddisfazione per aver battuto Sarri, il “sarrismo” e le sue presunte battute sugli “inallenabili” si mescola inconsciamente a una stana sensazione di precarietà.
Come se quel risultato, non fosse altro che la fortuita combinazione di eventi favorevoli, figlio di un sabato qualunque, una Lazio rimaneggiata senza Immobile e due rigori tanto netti quanto casuali.
Non riesci a darti una spiegazione del tuo velato malessere: forse è colpa dell’atteggiamento di una squadra che a prescindere dal modulo (3-5-2 iniziale e 4-3-3 dopo l’infortunio di Danilo) e dall’avversario, è apparsa in balia del palleggio avversario e si è ritrovata quasi per tutto il match a difendere compatta negli ultimi trenta metri, cercando di ripartire a fatica e con poca precisione.
Una Juventus che, a prima impressione, a termine della partita, avremmo potuto definire “brutta”, poco propositiva, quasi senza identità.
Poi, però, capita, a poche ore di distanza, di rivedere la replica dello stesso match nel buio della notte, quando tutto tace e anche le emozioni sono sopite dal risultato già acquisito e le stesse immagini, gli stessi fotogrammi, stranamente, suggeriscono pensieri differenti.
E così, mentre rivedi l’unico tiro in porta della Lazio e ti stupisci ricontando le numerose occasioni bianconere, sprecate per troppa fretta o per scelte sbagliate, lentamente i dubbi cominciano ad avere la meglio sulle certezze “preconfezionate” nel pomeriggio.
Tutto sembra assumere un alone differente.
La difesa davanti alla propria area appare all’improvviso come la scelta consapevole di una squadra che ha deciso di aspettare in quella fetta di campo, per poi punire chirurgicamente, in ripartenza l’avversario.
Il possesso palla laziale una fastidiosa e innocua concessione da fare all’avversario nella consapevolezza che risulterà sterile e inefficace.
E le ripartenze? Ecco, come per magia, non sembrano più solo sfuriate improvvisate di giocatori veloci che devono portare nell’altra metà campo il pallone. Al contrario, appaiono la studiata espressione di una squadra (e di un allenatore) che ha concesso spazio (tanto) per poter permettere ai propri eclettici “scudieri” (Chiesa, Kulusevsky e nel finale Kean) di giocarsi spesso l’uno contro uno con i meno rapidi difensori avversari.
La tattica e il sarrismo
All’improvviso, tutto diventa più chiaro. Non è casualità: si chiama tattica, caro Sarri.
E’ la strategia di un allenatore, Allegri, che in settimana, studiando la partita, ha plasmato la propria formazione intorno alle proprie certezze:
- giocando bassi contro questa Lazio, la difesa è in grado di reggere l’urto e soffrire poco;
- il centrocampo è si poco tecnico ma può risultare grintoso e dinamico;
- gli attaccanti a disposizione, Chiesa in particolare, diventano devastanti quando hanno campo e spazio dove poter far esplodere la propria velocità.
E chiaro poi che quando queste considerazione a tavolino vengono seguite da prestazioni attente come quelle di De Ligt e Pellegrini (finalmente), da giocate importanti come quelle di Chiesa e Morata e dalle prove di personalità di un capitano, Bonucci, che per ben due volte decide di assumersi, con successo, la responsabilità di presentarsi davanti al dischetto, ecco che il disegno di una vittoria importante diventa in breve una realtà che regala entusiasmo e certezze.
Tra i mille teorici del bel gioco e del calcio totale, forse ci dimentichiamo che il compito dell’allenatore è proprio questo: creare un’identità intorno alle consapevolezze, fare, in qualche modo, di necessità virtù. E non importa se gli altri parlano di episodi favorevoli, calcio brutto o antico e di vittoria di corto muso. In fondo, si può “giocare bene”, con equilibrio e pericolosità, pur non essendo divertenti. Si possono portare a casa i tre punti pur non avendo il pallino del gioco e accettando di correre dietro al tiki taka avversario. Si può tornare a essere Juventus, senza quelle carateristiche che hanno fatto della juventus, per anni, la squadra da battere.
Serie A
Milan, ecco il confronto tra Fonseca e Ibra
Milan, confermata la fiducia al tecnico portoghese dopo le dichiarazioni post-Stella Rossa. Ora testa al Genoa per il 125° anniversario della società.
Serata di confronto e distensione a San Siro, durante la festa natalizia del settore giovanile del Milan, dove Zlatan Ibrahimovic e Paulo Fonseca hanno avuto modo di discutere serenamente delle dichiarazioni rilasciate dal tecnico portoghese in seguito alla sofferta vittoria contro la Stella Rossa in Champions League. Parole forti, quelle di Fonseca, che avevano lasciato qualche strascico nell’ambiente rossonero, ma che la dirigenza ha interpretato come parte di una strategia per spronare la squadra ad alzare il proprio livello.
Milan, com’è andato l’incontro
Fonseca, accompagnato dalla prima squadra, ha chiarito le ragioni del suo sfogo, sottolineando la necessità di mantenere alta la pressione in un momento delicato della stagione. Il dialogo con Ibrahimovic, Giorgio Furlani, Geoffrey Moncada e Jovan Kirovski si è svolto in toni pacati, in linea con l’atmosfera di festa che ha coinvolto anche i giovani talenti rossoneri.
Nonostante qualche malumore iniziale, la dirigenza ha ribadito piena fiducia nell’ex allenatore del Lille, che continuerà a guidare il Milan anche nel prossimo impegno di campionato. Un meeting con tutta la squadra potrebbe svolgersi domani, ma già oggi il tecnico ha avuto colloqui individuali con alcuni giocatori per analizzare gli aspetti della partita contro la Stella Rossa.
Il prossimo appuntamento è fissato per domenica sera, quando il Milan affronterà il Genoa in una serata speciale. A San Siro, infatti, si celebreranno i 125 anni di storia del club, con Fonseca saldamente in panchina e la voglia di tornare a vincere per consolidare la posizione in campionato e festeggiare al meglio l’anniversario rossonero.
Serie A
Milan, un nodo da sbrogliare: il contratto di Theo
Al Milan c’è una pratica che bisogna sbrigare al più presto possibile: il rinnovo o la partenza del difensore Theo Hernandez. La situazione.
Oggi, La Gazzetta dello Sport analizza la situazione legata al rinnovo di Theo Hernandez, terzino del Milan il cui contratto scadrà il 30 giugno 2026.
A Milanello, oltre al rendimento dello spagnolo, giudicato al di sotto delle sue potenzialità, tiene banco anche la questione del prolungamento contrattuale, che stenta a prendere forma.
La richiesta di Theo per firmare un nuovo accordo si aggira sugli 8 milioni di euro netti a stagione, quasi il doppio rispetto al suo stipendio attuale. Come accaduto con Rafael Leao, l’accordo potrebbe essere raggiunto a 7 milioni comprensivi di bonus, ma al momento non ci sono stati passi concreti in questa direzione.
Di conseguenza, l’ipotesi di una cessione estiva non è affatto da escludere. Ma a quale prezzo?
Milan, quanto varrebbe Theo Hernandez?
Fino alla scorsa estate, il Milan valutava il giocatore 100 milioni di euro, ma oggi sarebbe difficile incassarne anche solo la metà, considerando che, con l’attuale contratto, Theo avrebbe solo un anno residuo al termine della stagione.
Non si esclude dunque un rinnovo con una clausola rescissoria abbordabile per i club interessati: una soluzione che consentirebbe alla società di via Aldo Rossi di guadagnare qualcosa in più al momento della sua eventuale cessione.
Serie A
Cagliari-Atalanta, le probabili formazioni e dove vederla
Il sedicesimo turno di serie A vedrà impegnata la capolista Atalanta in casa del Cagliari. Qui di seguito le ultime notizie, le probabili scelte dei due allenatori e dove vederla.
Tra obiettivo salvezza e voglia di sognare qualcosa di irreale, Cagliari e Atalanta si sfidano all’Unipol Domus per la sedicesima giornata di serie A.
Nel turno precedente i sardi sono usciti sconfitti contro la Fiorentina, ma lottando fino all’ultimo e tenendo aperto fino al 90′ il risultato.
La Dea, invece, ha conosciuto la parola sconfitta per mano del Real Madrid, in settimana, ma vuole dare seguito al 2-1 inflitto al Milan venerdì scorso.
Qui Cagliari
Solito dubbio sulla trequarti per Nicola, con Viola in vantaggio su Oristanio.
La coppia centrale di centrocampo dovrebbe essere quella composta da Makoumbou e Marin, quest’ultimo avanti su Adopo.
In attacco Piccoli sarà l’unico giocatore dei saldi con licenza di segnare.
Qui Atalanta
Gasperini e’ orientato a riproporre il tridente offensivo più collaudato, composto da Retegui (che torna dopo la panchina iniziale contro il Real Madrid), De Ketelaere e Lookman.
Dopo la buona prestazione di martedì, Pasalic si gioca un posto a centrocampo con Ederson.
Sugli esterni confermati Bellanova e Ruggeri.
In difesa Djimsiti con Hien e Kolasinac.
Probabili formazioni
Cagliari (4-4-1-1): Sherri; Zappa, Mina, Luperto, Augello; Zortea, Marin, Makoumbou, Luvumbo; Viola; Piccoli. Allenatore: Davide Nicola.
Atalanta (3-4-2-1): Carnesecchi; Djmsiti, Hien, Kolasinac; Bellanova, De Roon, Ederson, Ruggeri; De Ketelaere, Lookman; Retegui. Allenatore: Gian Piero Gasperini.
Dove vederla
La partita dell’Unipol Domus, in programma per domani pomeriggio alle 15, sarà visibile in esclusiva sull’app DAZN.
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