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Milan, Stefano Pioli è il condottiero giusto? La valutazione del tecnico rossonero

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Milan, dopo le difficoltà in campionato e la cocente eliminazione dalla Coppa Italia, tifoseria in fermento. Spaccata fra pro e contro Pioli, reo di essere un “perdente di successo”. Con il cambio di proprietà, l’allenatore potrebbe essere al passo d’addio ? Una valutazione approfondita del lavoro svolto dal tecnico emiliano

Dopo l’eliminazione dai gironi di Champions League, le difficoltà a mantenere la testa del campionato e l’eliminazione dalla Coppa Italia, il tifo rossonero “litiga” sul web. L’operato di Pioli sotto la lente di ingrandimento. C’è chi apprezza il lavoro svolto dall’ex tecnico fra le altre di Inter, Bologna, Lazio e Fiorentina. Altri, invece puntano l’indice su una serie di mancanze, soprattutto in merito alla preparazione atletica e alle scelte tecnico-tattiche. Con l’imminente cambio dei vertici societari, la figura dell’allenatore sarà oggetto di confronto nei piani alti di Casa Milan.

La nuova gestione potrebbe voler cominciare l’avventura nel calcio affidandosi a un tecnico di maggiore qualità e appeal. L’attuale dirigenza in carica ha sempre sostenuto Pioli, in tutti modi. Con la presenza fisica ad allenamenti e partite, avallandone le scelte in materia di gestione tecnica e cercando di mettergli a disposizione giocatori adatti al suo credo tattico.

Quel contratto rinnovato di un solo anno, l’aiuto di Ibrahimovic e la genesi della ripartenza

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La cartina tornasole di una fiducia non totale è rappresentata dal rinnovo annuale del contratto, con estensione fino al 30/06/2023. Con l’inserimento dell’opzione di una ulteriore annata in rossonero, che porterebbe la prosecuzione del rapporto fino al 2024. Da un lato, un modo per ripagare il lavoro di Pioli, dall’altro invece un modo per mettersi al riparo. Il rinnovo era un atto dovuto, verso l’allenatore che ha riportato la squadra in Champions League, dopo oltre sette anni di assenza.

L’arrivo di Ibrahimovic è stato fondamentale per il lavoro di Pioli e dello staff tecnico: ha portato professionalità, mentalità vincente e presenza in campo, segnando reti importanti. Non è un caso che il motore Milan ha cominciato a marciare a pieni giri dopo l’innesto dello svedese a Milanello. Lo strano binomio fra il pacato allenatore emiliano e il fumantino leader svedese ha prodotto risultati importanti: prima il ritorno in Europa League, la qualificazione alla Champions League, il percorso fino alla semifinale di Coppa Italia e soprattutto l’essere da due anni a questa parte, in corsa per il tricolore. Anche da infortunato, il peso di Ibrahimovic è un supporto importante per staff tecnico, giocatori e tifosi.

Non tutto rose e fiori: i contrasti con alcuni giocatori, la fossilizzazione sul modulo tattico e le scelte di formazione. I “contro” della gestione Pioli-Murelli.

L’applauso verso l’operato dell’allenatore arriva da addetti ai lavori, tifosi e branche della società. Nelle stanze dei bottoni, però hanno segnato in rosso alcune magagne nella gestione della squadra. La prima riguarda la preparazione atletica: la scorsa annata ha fatto registrare il record di 77 infortunati, adesso la squadra si sta avvicinando alla casella numero 50. Un sensibile miglioramento, dovuto all’aut-aut societario, che ha imposto allo staff atletico di relazionarsi obbligatoriamente con lo staff medico. Questi dati pesano nella valutazione globale del lavoro di Pioli.

Poco incline a consigli e intromissioni dall’alto, è uno che va dritto per la sua strada. Ostinatamente. Come certifica l’insistenza su un modulo tattico, il 4-2-3-1, ormai memorizzato dagli avversari. E che non sembra essere l’abito adatto alle caratteristiche di molti giocatori, calati a livello di rendimento. Molti fra società e giocatori auspicavano un cambio di modulo, per non dare riferimenti agli avversari.

Milan, un clima complicato

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Tanto è vero che il clima a Milanello non è dei più sereni: molti giocatori hanno tolto il saluto al tecnico. Fra chi soffre il mancato impiego, chi si sente di meritare una collocazione tattica diversa e chi invece imputa a Pioli di affidarsi sempre e solo agli stessi giocatori. A vario titolo, i vari Bakayoko, Saelemaekers, Messias Jr, D. Maldini, Bennacer, Gabbia, Rebic, Giroud, Diaz e Leao, hanno avuto da ridire con Pioli. Maldini e la dirigenza fanno un grosso lavoro per tenere compatto lo spogliatoio e cominciano a vedere lacune di gestione.

Il j’accuse fra tifosi e parte della dirigenza verte anche sulla gestione dei giovani, trascurati. Gli esempi di Kalulu e D. Maldini sono lampanti: l’italiano dopo la rete allo Spezia è sparito dai radar, il francese è stato lanciato dagli infortuni dei titolari. Inoltre, ci si chiede se i vari Nasti, Roback, Capone, Di Gesù, Stanga non potevano essere utili, con il loro carico di entusiasmo e capacità tecniche. Aleggia la domanda: perchè Lazetic si e i giovani della primavera no ? Nella sua lunga carriera, Pioli non è mai stato un allenatore pro giovani, alla Gasperini per intenderci. Mourinho è stato capace di lanciare i baby Zalewski, Bove, Volpato e altri.

In ultimo, non si capisce l’insistenza su un giocatore a fine contratto come Kessie e autore di prestazioni sconfortanti e l’accantonamento totale di Bakayoko, reduce da 42 partite nel Napoli e con una media voto di 6,25. Ma non è l’unico caso: le formazioni iniziali sbagliate, il rapporto con Rebic ai minimi termini, Giroud che non è l’ultimo arrivato che non viene messo nelle condizioni di essere letale, l’onesto mediano Kessie messo a fare il trequartista, la mediana sempre in sofferenza numerica, gli esterni d’attacco costretti a sorreggere in centrocampo e la difesa con sfiancanti rincorse difensive, le sostituzioni scontate e sistematiche sempre fra gli stessi giocatori.

Maldini pur stimando Pioli, la settimana scorsa gli ha ricordato che la rosa a disposizione conta 28 elementi…..Quando il tecnico gli ha fatto notare che secondo lui, molti elementi sono inadeguati, il direttore dell’area tecnica gli ha risposto che la nazionale di Conte è arrivata a una semifinale europea con Giaccherini e Zaza…..Da allora le parti si sono verbalmente allontanate sensibilmente.

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Milan, Fonseca su Rafael Leao:” Lui sa perché non ha giocato e ha capito”

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Milan, il dubbio che avevamo espresso questa mattina era del tutto legittimo, Fonseca infatti spiega nell’immediato post partita la situazione Leao.

Nel post partita di questa sera contro lo Slovan Bratislava è intervenuto ai microfoni di Sky Paulo Fonseca il quale ha legittimato tutti i nostri dubbi di questa mattina.

Rafael Leao non è stato lasciato in panchina per la botta rimediata contro la Juventus di sabato scorso, bensì per scelta tecnica.

Le sue parole:” Io parlo sempre con Rafa, lui sa perché non ha giocato e ha capito. Quando è entrato è stato decisivo e io sono soddisfatto di vedere questo atteggiamento anche quando sta in panchina”.

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Juventus, il sogno in difesa è classe 2003

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Juventus, il ds Cristiano Giuntoli

Alla Juventus si sta intavolando una trattativa per colmare il vuoto lasciato in difesa da Gleison Bremer: ecco chi è il giocatore che potrebbe sostituirlo.

La trattativa è già avviata: questo pomeriggio a riportare la notizia sono svariate fonti, Tuttosport compreso. L’oggetto è l’avvio della trattativa per un giovane prospetto classe 2003, cresciuto professionalmente al Benfica, dalle giovanili alla Prima Squadra.

Alludiamo al giovane difensore centrale portoghese Antonio Silva, che sarebbe un ottimo sostituto per Gleison Bremer, colpito da un infortunio al crociato.

Il lusitano è valutato dal Benfica 40 milioni di euro.

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Amarcord Juventus: 28 anni fa la conquista di una Coppa illustre

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Juventus, Del Piero

Ventotto anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo trofeo internazionale di primo piano: la Coppa Intercontinentale. Autore della vittoria un immenso Del Piero.

Il 26 novembre 1996 un gol di Alessandro Del Piero all’81’ regalò alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai bianconeri.

A Tokyo, nella gara secca contro il River Plate, fu proprio il numero 10 della Juventus a decidere una sfida che, secondo lui stesso, “avremmo dovuto vincere 5-0, non 1-0“. Quel gol, come ricordato da Del Piero nel suo libro Manualex, è uno dei momenti più belli della sua carriera: “Quando segnai il gol-vittoria non capii più niente”.

Juventus, la partita

La Juventus di Marcello Lippi scese in campo con un 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Montero, Porrini; Di Livio, Deschamps, Jugovic; Zidane; Del Piero, Boksic.

In panchina, tra gli altri, c’erano Tacchinardi, subentrato all’89′ per Zidane, Vieri e Padovano.

Dall’altra parte, il River Plate, guidato da Ramón Díaz, si affidava a una formazione piena di futuri campioni: Bonano; Hernán Díaz, Celso Ayala, Berizzo, Sorin; Monserrat, Astrada, Sergio Berti; Francescoli; Ortega, Cruz.

Particolarmente interessante era la sfida tra i due numeri 10: Del Piero per la Juventus e Ortega per il River.

“Due giorni prima mi avevano comunicato che la regia giapponese avrebbe dedicato telecamere speciali a noi due”, ha raccontato Del Piero, aggiungendo che la notizia lo aveva riempito di responsabilità.

A distanza di 28 anni, quella Coppa Intercontinentale rimane l’ultimo trionfo internazionale importante della Juventus. All’epoca, la Coppa si assegnava in una gara secca tra la vincitrice della Champions League e quella della Copa Libertadores, mentre oggi si disputa il Mondiale per Club, un torneo con un format completamente diverso.

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