Calciomercato
Petrachi: “Prima o poi lavorerò con Conte. Zaniolo sta bene alla Roma”
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Petrachi, ex direttore sportivo della Roma è stato intervistato ai microfoni di TMW Radio dove ha parlato dei giallorossi ma anche del Torino.
Ospite a Maracanà, trasmissione di TMW Radio, l’ex ds della Roma, Gianluca Petrachi ha parlato della sua esperienza in giallorosso e molto altro.
Petrachi: “Della Salernitana non ho sentito nessuno. Belotti andrà via”
Qual è stata la sua esperienza al Torino e alla Roma?
“Torino è stato un percorso, il Toro navigava in cattive acque ma è stato un percorso fatto di sacrifici e fatica. Non è stato semplice seguire le mie idee. Si fa fatica a lavorare con Cairo, perché determina nelle sue aziende e prendermi il mio spazio non è stato facile. Ho imparato tanto, mi è servito per crescere. Nelle mie gestioni il Torino è arrivato in Europa League, rispettando sempre il Fair Play Finanziario. Ci siamo arrivati a certi risultati con idee e competenza. Ci siamo presi delle soddisfazioni. Poi è finito un percorso e ho deciso di andare via, e si è creata frizione col presidente, che non comprendeva la mia voglia di andare via. Però poi mi sono buttato a capofitto nella realtà di Roma, che è importante. Volevo la Roma perché mi ha sempre affascinato come ambiente. A loro modo, sia Torino che Roma sono dei club forti dal punto di vista emotivo. Alla Roma non ho trovato chi mi aiutasse a far crescere il club e se non hai una società forte che ti sorregge, sei destinato a crollare”.
Serve uno staff per la comunicazione anche per i ds?
“Non amo la comunicazione, anche se non ho paura di mettermi davanti a un microfono. È nel dopo che non riesco a curare certi tipi di rapporto. Marotta è un DG, si occupa della gestione. Lui lavora con Ausilio, quindi ha una capacità enorme nella gestione di certi particolari. Per un ds è più difficile. Io c’ho messo la faccia nella Roma, perché in momenti di difficoltà mi sono trovato esposto. Il mio lavoro mi ha sempre spinto a prendermi delle responsabilità”.
Come funziona il lavoro del DS? Meglio prendere giocatori sicuri a parametro zero o cartellini per giovani ancora non completi?
“È una valutazione che si fa a 360 gradi. Non c’è uno che spinge solo in una direzione. Il tecnico chiede certi tipi di giocatori, il ds deve assemblare la squadre mettendo dentro quello giovane, quello di esperienza, oltre alle scommesse che fanno sì che un club si possa adeguare ad avere. Se sei alla Juventus non ti puoi permettere mille scommesse, ti servono giocatori pronti. Al Torino devi fare di necessità virtù, accettando qualche scommessa in più. Devi capire dove sei, cosa vuole il club e le risorse economiche”.
Qual è la più grande soddisfazione e il più grande rimpianto?
“Sono orgoglioso di ciò che ho fatto dall’inizio della mia carriera. Racconto sempre la verità ai miei giocatori e questo è quello che mi gratifica di più. Il rimpianto è che il calcio non vive di meritocrazia. Vedi ds bravi boicottati perché gli viene messa sopra un’etichetta e poi vedi gente che retrocede, che non ha mai fatto il DS e gira sempre”.
È in una squadra di mezza classifica e deve prendere tre giocatori: quali prenderebbe per un 4-3-3?
“Davanti Immobile tutta la vita, in mezzo recupererei uno come Torreira”.
È amico di Conte, vorrebbe lavorare con lui?
“Prima o poi capiterà che lavoreremo insieme, perché parliamo la stessa lingua. È stato bello qualche piccolo approccio avuto, spero arrivi”.
Se fosse il DS della Juve, tra Zaniolo e Berardi chi prenderebbe?
“Sono entrambi giocatori che fanno la differenza. Zaniolo l’ho avuto, è un ragazzo che a volte viene etichettato in maniera sbagliata. È un bravo ragazzo, che ha valori, princìpi, è giovane e ha avuto i suoi problemi. Ma se gli stai dietro è uno sentimentale. Io dico lui perché ce l’ho avuto, è mancato poi molto anche in Nazionale. Forse si poteva capire di più la sua emotività”.
Zaniolo e Bremer rimangono a Roma e Torino?
“Non lo so. Credo che Zaniolo alla Roma ci sta bene, non so se il ragazzo o la società hanno idee diverse. Credo che sia un giocatore importante, spero torni al 100%. Ad avercene di giocatori come lui, cambiano gli equilibri. Fossi la Roma, lo terrei tutta la vita. Bremer? È stato riconoscente rinnovando col club, ha grandi valori. Se vuole fare il salto, spero che il Torino glielo faccia fare perché se lo merita”.
Sul suo futuro?
“Dalla Salernitana non mi ha mai chiamato nessuno. Ho avuto un confronto con il presidente dell’Hellas Verona qualche mese fa e ho detto che avevo preso degli impegni per lavorare in un club italiano. Forse a breve ci saranno novità. Mi sarebbe piaciuto lavorare Gattuso, è uno vero come me. Poteva lavorare tranquillamente in Italia, peccato sia andato all’estero”.
Belotti poteva essere gestito diversamente?
“C’era già qualche crepa prima che me ne andassi. È un ragazzo di grandi valori comunque. Non so poi come si è evoluta la situazione”.
Calciomercato
Genoa, Ottolini ammette: “Gudmundsson può tornare, ma ci sarebbe un problema…” | La situazione
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In casa Fiorentina in questi giorni tiene banco la questione del riscatto di Gudmundsson: sul tema parla anche il direttore sportivo del Genoa Ottolini.
L’ultimo infortunio di Gudmundsson, con una frattura nella zona del coccige che potrebbe tenerlo fuori per un altro mese, ha fatto scattare l’allarme in casa Fiorentina. L’islandese, su cui la società viola ha deciso di fare un importante investimento, non è mai riuscito a trovare una continuità nella sua prima stagione fiorentina.
Il club di Commisso ha pagato 6 milioni di euro di prestito oneroso (una cifra che per un club come la Fiorentina equivale all’acquisto di un discreto giocatore…) e entro giugno può riscattarlo versando nelle casse del Grifone 17 milioni di euro più 3,5 di bonus.
Una valutazione che dovrà essere bene ponderata dagli uomini mercato viola, che potrebbero anche risedersi al tavolo con i liguri per ridiscuterne le cifre.
Sul tema Gudmundsson è intervenuto sulle colonne del Secolo XIX Marco Ottolini, l’uomo mercato genoano, queste le sue parole su un possibile ritorno del giocatore a Marassi, ma anche cosa potrebbe allontanarlo: “I viola hanno la possibilità di riscattarlo, non l’obbligo. A fine stagione ci vedremo e ne parleremo, se non lo riscattano dal primo luglio tornerà al Genoa. Se può restare in rossoblu? I giocatori forti me li terrei tutti ma questo è un caso molto particolare. Tante cose sono cambiate, a cominciare dal suo stipendio.”
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Southampton, l’insolita vicenda di Ali Dia
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La straordinaria storia di Ali Dia, il calciatore dilettante che si fece passare per il cugino di George Weah e riuscì a giocare in Premier League con il Southampton. Un episodio divenuto leggenda nel mondo del calcio.
La storia di Ali Dia, ex giocatore dilettante di origini senegalesi, ha dell’incredibile. Nel 1996, Dia riuscì a convincere un suo compagno d’università a chiamare vari club di Premier League, spacciandosi per il cugino di George Weah, il calciatore che in quegli stessi mesi aveva vinto il Pallone d’Oro con il Milan. Da questa curiosa idea, Dia riuscì a far breccia nel Southampton, squadra di Premier League, diventando protagonista di una delle storie più bizzarre del calcio moderno.
Ali Dia e il Southampton
Il Southampton, all’epoca allenato da Graeme Souness, decise di dare una chance a Dia, attratto dalla sua presunta parentela con Weah e dalle sue affermazioni di aver giocato in squadre prestigiose come il PSG. Il senegalese ebbe l’opportunità di scendere in campo in una partita contro il Leeds United, sostituendo l’attaccante titolare del Southampton, Matt Le Tissier, che si era infortunato. Dia riuscì a restare in campo per 53 minuti, sfiorando un gol incredibile, ma la sua squadra perse 0-2. Pochi giorni dopo, il suo contratto con il club inglese terminò, segnando la fine di un sogno.
Nel 2020, Sky Sport intervistò Souness, l’allora allenatore del Southampton, che raccontò con ironia l’insolito episodio: “È una storia divertente. All’epoca non erano strane operazioni del genere, ma dopo cinque minuti avevamo capito tutto. Non avevamo però abbastanza giocatori per la domenica. È tutto colpa di Matt e del suo infortunio”. Anche Le Tissier ha parlato dell’accaduto, affermando con umorismo: “Pensavo avesse vinto una competizione per giocare con noi. Sono stato il giocatore sostituito forse dal peggior calciatore della storia della Premier League, è stata tutta colpa mia”. Una storia incredibile che è diventata leggenda nel mondo del calcio.
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Fonte: Gianluca Di Marzio
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Milan, l’obiettivo è chiudere per Jimenez: Theo Hernandez la chiave?
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Milan, sappiamo quanto il difensore spagnolo sia attenzionato dalla dirigenza la quale vorrebbe disimpegnarsi dalla clausola a favore del Real Madrid. Vediamo quale potrebbe essere la chiave per agevolare il tutto.
Il Milan vuole considerare Alex Jimenez un suo giocatore al 100%, senza clausole verso il Real Madrid. Sappiamo infatti che i Blancos qualora volessero prelevare il classe 2005 spagnolo dovrebbero sborsare una cifra di 9 milioni per la stagione in corso, 12 per quella successiva.
L’intenzione dei rossoneri è invece quella di sedersi a un tavolo, già dalle prossime settimane, e discutere sulla formula.
Sappiamo inoltre che Theo Hernandez potrebbe partire e che Madrid è una soluzione a lui del tutto gradita. Possibile quindi uno scambio, ovviamente non alla pari? Riteniamo possa essere una possibilità.
Il costo del terzino francese si aggirerà intorno ai 35 – 40 milioni. Difficile che il Milan possa strappare un prezzo più alto a solo un anno dalla scadenza del contratto del giocatore.
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