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Milan, non è ancora crisi: un’eccessiva negatività | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan

Milan, un eccessivo clima di negatività e sconforto sta regnando intorno alla galassia rossonera. Ma è proprio il caso di allarmarsi?

Sono bastate due gare controcorrente, contro Torino Cremonese, per fare dimenticare ai tifosi in tempo zero di avere vinto uno scudetto la passata stagione. E di averlo fatto senza alcun favore dei pronostici. E di averlo fatto con l’Inter, un anno fa, a più otto punti dal Milan. Guarda caso, gli stessi otto punti di distacco dal Napoli nella presente stagione.

Al di là che personalmente non scorgo tutta questa grande differenza tecnica tra il Milan ed il Napoli, posso affermare che in questo momento i partenopei affrontano un bellissimo periodo di forma smagliante. Un periodo nel quale tutto gira nel verso giusto, e non mi riferisco ad alcune decisioni arbitrali dubbie.

La squadra di Spalletti macina gioco e punti, verissimo, ma il divario tecnico tra le due compagini, durante la sfida diretta, non si è visto. E se Kalulu da due metri non avesse centrato la traversa, ma la rete…adesso staremmo discutendo di tutt’altre cose.

Che il Milan stia invece affrontando un periodo un po’ meno bello, non lo definirei complicato, è fuori da ogni dubbio. Ma ricordiamoci il numero di infortuni che ha nuovamente falcidiato la squadra di Pioli da settembre fino ad oggi. Un aspetto che spesso non viene tenuto in considerazione, ma d’uopo rilevarlo per un’analisi che sia precisa e corretta.

Mercato fallimentare? Calma con i giudizi troppo frettolosi. Parliamone un attimo. Col senno di poi probabilmente sarebbero serviti tre giocatori di maggiore esperienza e magari qualche giovane. Botman Renato Sanches avrebbero garantito quella tranquillità anche in Champions, ma sappiamo come è andata a finire. E soprattutto, a parlare dopo siamo tutti maestri.

Paolo Maldini Frederic Massara si sono basati sullo zoccolo duro preesistente e, complice una limitata disponibilità economica per il mercato, hanno fatto, a mio parere, delle scelte giuste centrando il tutto sul giocatore più discusso del momento: Charles De Ketelaere.

Il belga, giusto ricordarlo ogni tanto, ha cambiato nazione, campionato, usi e costumi, allenatore, allenamenti, compagni e stile di vita. Il tutto circondato da una serie di pressioni che a Bruge nemmeno sapeva dell’esistenza. Ci ha messo del suo? Sicuramente sì, il classe 2001 è bloccato mentalmente. Cosa fare? Lasciarlo lavorare, costruirgli intorno una patina di protezione senza esporlo al pubblico ludibrio.

Quello che posso osservare è una sbagliata gestione del giocatore. Il principio in base al quale gioca chi è più in forma è sempre valido ed attuale, ma ci sono casi in cui si deve buttare nella mischia, sempre o quasi, chi è in difficoltà non come condizione, ma di testa. Lasciare De Ketelaere in panchina per farlo entrare al 70′, ad esempio, è un ulteriore massacro psicologico dal quale, se fragili, può essere difficile uscirne. Su questo Pioli dovrebbe essere maggiormente attento, anche perchè in campo ci va Brahim Diaz, bravo ed in crescita, ma non Maradona, per intenderci.

Che Pioli abbia spesso il braccino nel fare esordire i giovani non è certo una novità. Il tecnico, anch’egli subissato da pressioni importanti, si affida spesso ai suoi aficionados tralasciando in questo caso alcuni giovani interessanti come gli ultimi arrivati Thiaw, Adli Vranckx. Non gliene si può fare una colpa, i giocatori d’altronde in allenamento li vede solo lui, le valutazioni non le possiamo certo fare noi dall’esterno.

Insomma, se una rondine non fa primavera, nemmeno due gare sottotono fanno una catastrofe. Probabilmente ci vuole maggiore equilibrio nei giudizi. La buona stella, quella che ora brilla in testa al Napoli, non l’abbiamo ancora vista. Aspettiamo che la sorte si giri un po’, rientrino alcuni infortunati, venga definita la questione Leao, perchè no…venga preso un rinforzo o due a gennaio, poi vediamo se il Milan è così bollito come ormai tutti dicono e scrivono.

Sul carro dei vincitori si sale e si scende, da sempre è così, consuetudine conclamata. A volte basterebbe semplicemente restarci ed affrontare le intemperie che inevitabilmente in un campionato colpiscono tutti. E colpiranno tutti.

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Napoli, uno scambio può portare un attaccante da fuori

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Napoli, l'allenatore Antonio Conte

Napoli, Antonio Conte vuole un rinforzo in attacco: e punta un ex della Serie A che all’estero non sta trovando tanto spazio. In coda c’è anche la Juve.

Dopo quindici giornate, la corsa allo scudetto non sembra più essere una questione esclusiva tra Napoli, Juventus e Inter.

A rimescolare le carte ci hanno pensato prima Juventus e Napoli, con rivoluzioni estive capaci di dare subito un nuovo slancio rispetto alla scorsa stagione, e poi alcune sorprendenti conferme: la Fiorentina di Palladino, la Lazio di Baroni e, soprattutto, l’Atalanta di Gasperini, ormai consolidata come una delle principali protagoniste del campionato.

Le necessità di Juventus e Napoli

L’incompatibilità tecnico-tattica tra Dusan Vlahovic e Thiago Motta, ormai nota e confermata dallo stesso attaccante serbo in una controversa intervista, obbliga Cristiano Giuntoli a muoversi sul mercato.

A gennaio sarà necessario portare a Vinovo un centravanti di livello, a meno che Motta non decida di puntare tutto sul recupero completo di Arkadiusz Milik, giocatore di indubbio talento ma caratterizzato da una fragilità fisica che non offre garanzie.

Anche il Napoli, con Antonio Conte in panchina, sta pianificando rinforzi per il reparto offensivo. Nonostante la presenza di Romelu Lukaku, Conte avrebbe richiesto un attaccante in grado di permettere nuove soluzioni tattiche, come un possibile ritorno al suo amato 3-5-2.

Il nome di Joshua Zirkzee spicca tra i possibili obiettivi, indicato dal tecnico come una priorità per il mercato invernale, secondo quanto riportato da Il Mattino. Un’alternativa, come da noi riportato, potrebbe essere Rashford.

Lo scenario Osimhen-Zirkzee

L’ipotesi di un affare che coinvolga Victor Osimhen rende ancora più interessante questa prospettiva. Il nigeriano potrebbe essere protagonista di uno scambio vantaggioso con il Manchester United, scenario che, tuttavia, rischierebbe di penalizzare la Juventus di Motta.

La Vecchia Signora si ritroverebbe infatti non solo priva di Zirkzee, ma anche del possibile colpo estivo rappresentato proprio da Osimhen, lasciando un vuoto importante nelle ambizioni di rimonta per il titolo.

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Salone d’Onore CONI: Premio Giovani Giornalisti a Daniele Bartocci

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Successo al Salone d’Onore CONI per la XV Edizione del Premio Andrea Fortunato, che ha celebrato le eccellenze dello sport italiano e della medicina. Tra i protagonisti, oltre a illustri personaggi come l’ex CT Nazionale Italiana di Calcio Roberto Mancini e il campione del mondo 2006 Andrea Barzagli, il giovane giornalista e amico Daniele Bartocci, grande esperto food&sport.

Salone d'Onore CONI

Ieri mattina, lunedì 9 dicembre, presso il prestigioso Salone d’Onore CONI a Roma, si è tenuta la XV Edizione del Premio Andrea Fortunato – Lo Sport è Vita, uno dei riconoscimenti più ambiti e significativi del panorama sportivo nazionale, che ogni anno premia i più grandi personaggi del calcio italiano e della medicina. Organizzato dalla Fondazione Fioravante Polito di Santa Maria di Castellabate (Salerno), il premio non è solo un’occasione per celebrare i protagonisti dello sport, ma rappresenta anche un’importante iniziativa per sensibilizzare sul tema della prevenzione medica nello sport. Il cuore del messaggio promosso dalla Fondazione è il Passaporto Ematico, uno strumento volto a rendere obbligatori esami ematici e cardiaci per gli atleti. Questo progetto è intitolato a quattro compianti calciatori: Andrea Fortunato, Piermario Morosini, Flavio Falzetti e Carmelo Imbriani, le cui tragiche scomparse hanno evidenziato l’importanza della prevenzione nella pratica sportiva.

Tra i giovani talenti emergenti, tra l’altro sempre molto sensibili a queste fondamentali tematiche sociali, grande attenzione al Premio Giovani Giornalisti, vinto da Daniele Bartocci, una figura brillante e già affermata nel panorama giornalistico sportivo e del food italiano. Daniele Bartocci rappresenta l’essenza del giornalismo sportivo moderno: innovazione, competenza e passione. 

Salone d'Onore CONI

Un estratto della motivazione: Un riconoscimento al lavoro svolto con professionalità, sensibilità e una visione innovativa da Daniele Bartocci,  già vincitore del Myllennium Award e di tanti altri premi nazionali, esempio di dedizione e qualità, e di ispirazione per le nuove generazioni”.  

Insomma, oltre a premiare le eccellenze del Bel Paese e Daniele Bartocci come miglior giornalista italiano giovane 2024, il Premio Andrea Fortunato al Salone d’Onore CONI è una celebrazione dei valori dello sport come resilienza, solidarietà e impegno sociale. La manifestazione riafferma il suo ruolo centrale nel promuovere iniziative di grande rilevanza sociale, rendendo omaggio a chi si distingue non solo per risultati sportivi, ma anche per il contributo umano e professionale. “Sono particolarmente felice di questo riconoscimento, in un’iniziativa di assoluto valore per lo sport italiano” ha commentato Daniele Bartocci presente al Salone d’Onore CONI.

Salone d'Onore CONI

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Bologna, festeggiamenti per mister Italiano

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Bologna, Vincenzo Italiano

Oggi in casa dei felsinei è giorno di festa: l’occasione speciale è il compleanno del mister Vincenzo Italiano. Ripercorriamo insieme la sua carriera.

Prima di allenare Fiorentina e Bologna in Serie A, Vincenzo Italiano, che oggi taglia il traguardo dei 47 anni, era un bambino. Nato in un piccolo paese siciliano, Ribera.

Fin da allora, Vincenzo aveva un solo obiettivo: diventare un calciatore. Ma crescere al sud, dove le opportunità sono poche, ha reso il suo cammino ancora più difficile. “A 15 anni ho lasciato casa, abbandonando tutto ciò che pensavo fosse impossibile lasciare”, ha ricordato lui stesso.

E ha rivendicato di essere uno dei pochi a farcela: “Venire fuori dal paesino in cui sono nato è qualcosa di straordinario. Sono solo il terzo nella storia a diventare un calciatore professionista”.

Quando è tornato in Sicilia per allenare il Trapani, ha trasmesso il suo messaggio di speranza e determinazione: “Nessun limite, solo orizzonti”. Questo motto riassume la sua visione: ambizione e lavoro duro.

Il percorso da allenatore

Diventare allenatore per Italiano non è stata una scelta casuale. Come ha spiegato lui stesso: “Il destino ha voluto che in alcune stagioni superassimo le aspettative grazie a una precisa organizzazione e a un’identità di gioco chiara”.

Essere un allenatore, però, è una vera e propria vocazione: “L’allenatore pensa h24: squadra, club, dirigenti, presidenti, tifosi”, afferma. È un impegno totale, che richiede sacrificio e dedizione costante.

Italiano è arrivato in Serie A, ma non senza sforzi. L’esperienza da allenatore dello Spezia è stata decisiva per la sua crescita: ha guidato la squadra alla promozione nella massima serie e l’ha mantenuta in A, due traguardi che hanno consolidato la sua reputazione. Con la Fiorentina, poi, ha fatto il salto di qualità definitivo, dimostrando di poter competere ai massimi livelli.

Con il Bologna, in questo periodo, sta trovando una quadra: soprattutto nelle ultime partite, inclusa quella allo Stadium contro la Juventus, dove ha conquistato un pareggio 2-2.

Il suo club gli fa tanti auguri.

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