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L'”urlo italiano” del 1982
Uno scandalo sportivo, scelte discutibili del CT, pressione mediatica alle stelle: ecco la coreografia che fa da sfondo al terzo mondiale italiano.
La Nazionale Italiana di calcio ha una tradizione sportiva molto controversa, che spesso raggiunge i suoi picchi e i suoi momenti più rappresentativi quando versa apparentemente in condizioni disastrose.
Facendo un rapido focus in tal senso, se puntassimo la lente sugli ultimi due successi degli Azzurri capiremmo come il Mondiale vinto nel 2006 in realtà sorge dalle ceneri dello scandalo legato a Calciopoli, e l’Europeo del 2021 deriva dalla voglia di rivalsa in seguito alla mancata qualificazione a Russia 2018.
Ma il tema da trattare stavolta è ben più spinoso, e anche quello che probabilmente viene ricordato con più piacere dalle scorse generazioni di italiani: il Mondiale vinto in Spagna nell’82.
Una classica storia all’italiana, dove la nazionale si apprestava ad affrontare il torneo più importante del globo circondata da negatività derivante dal recente scandalo del Totonero, e dalle scelte del CT Bearzot, fortemente criticato dalla stampa che giocò a sua volta un ruolo inibitore nella totalità della situazione.
Andando in ordine, il Totonero fu il primo grande scandalo calcistico in Italia, che affonda le sue radici nella stagione 1979/80, legato a una rete fitta di calcio scommesse nella quale rete erano caduti tanti club e calciatori, il che sfasò completamente gli schemi del campionato italiano e della nazionale stessa negli anni a venire.
Il Milan fu retrocesso in B, club come la Juventus furono assolti, mentre altri penalizzati con la detrazione di punti in classifica, tra i quali Perugia, Avellino e Lazio. Però a pagare furono pure i singoli, tra tutti spicca la figura di Paolo Rossi, costretto a una lunga squalifica.
Tutte fratture che crearono un clima fortemente burrascoso, ancor più aggravato da quello che fu il secondo fattore citato: le scelte di Bearzot, che finì nell’occhio del ciclone quando presentò la lista dei convocati.
In particolare un dettaglio lasciò tutti di stucco: la rosa capitanata dal leggendario Dino Zoff, era vedova di Roberto Pruzzo, capocannoniere di quel campionato di Serie A alla Roma, a favore dello stesso Paolo Rossi reduce dalla squalifica.
E in effetti nel primo turno dei Mondiali spagnoli l’Italia fa molto male: tre pareggi con Polonia, Perù e Camerun, con solo due goal segnati, nessuno da Rossi.
Però il secondo turno cambia drasticamente le carte in regola, con un Italia tenuta a fare risultato con le due corazzate sudamericane: gli Azzurri schianteranno prima l’Argentina di Maradona e Passerella per 2-1, e in seguito il Brasile di Socrates e Zico con un secco 3-2, e doppietta di Rossi che non si fermerà più.
La semifinale di Barcellona, nuovamente contro la Polonia di Boniek, è il trionfo definitivo dell’intuito di Bearzot: 2-0 per l’Italia, con una nuova doppietta di Paolo Rossi.
Anche nella finale di Madrid contro la Germania Ovest vinta per 3-1 il bomber azzurro timbra il cartellino aprendo la danze, ma al 68esimo minuto fu realizzato uno dei goal più iconici della storia del calcio: segnò Marco Tardelli, il quale “Urlo Mundial” con il quale esultò divenne storia.
Ed obiettivamente non c’è da stupirsi al riguardo: un urlo che racchiude tutta la passione degli italiani, che porta alla vittoria nel torneo più importante del globo, e che scarica tutta la frustrazione di un movimento calcistico criticato e frustrato, nonché polverizzato dalla corruzione.
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Milan, Fonseca su Rafael Leao:” Lui sa perché non ha giocato e ha capito”
Milan, il dubbio che avevamo espresso questa mattina era del tutto legittimo, Fonseca infatti spiega nell’immediato post partita la situazione Leao.
Nel post partita di questa sera contro lo Slovan Bratislava è intervenuto ai microfoni di Sky Paulo Fonseca il quale ha legittimato tutti i nostri dubbi di questa mattina.
Rafael Leao non è stato lasciato in panchina per la botta rimediata contro la Juventus di sabato scorso, bensì per scelta tecnica.
Le sue parole:” Io parlo sempre con Rafa, lui sa perché non ha giocato e ha capito. Quando è entrato è stato decisivo e io sono soddisfatto di vedere questo atteggiamento anche quando sta in panchina”.
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Juventus, il sogno in difesa è classe 2003
Alla Juventus si sta intavolando una trattativa per colmare il vuoto lasciato in difesa da Gleison Bremer: ecco chi è il giocatore che potrebbe sostituirlo.
La trattativa è già avviata: questo pomeriggio a riportare la notizia sono svariate fonti, Tuttosport compreso. L’oggetto è l’avvio della trattativa per un giovane prospetto classe 2003, cresciuto professionalmente al Benfica, dalle giovanili alla Prima Squadra.
Alludiamo al giovane difensore centrale portoghese Antonio Silva, che sarebbe un ottimo sostituto per Gleison Bremer, colpito da un infortunio al crociato.
Il lusitano è valutato dal Benfica 40 milioni di euro.
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Amarcord Juventus: 28 anni fa la conquista di una Coppa illustre
Ventotto anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo trofeo internazionale di primo piano: la Coppa Intercontinentale. Autore della vittoria un immenso Del Piero.
Il 26 novembre 1996 un gol di Alessandro Del Piero all’81’ regalò alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai bianconeri.
A Tokyo, nella gara secca contro il River Plate, fu proprio il numero 10 della Juventus a decidere una sfida che, secondo lui stesso, “avremmo dovuto vincere 5-0, non 1-0“. Quel gol, come ricordato da Del Piero nel suo libro Manualex, è uno dei momenti più belli della sua carriera: “Quando segnai il gol-vittoria non capii più niente”.
Juventus, la partita
La Juventus di Marcello Lippi scese in campo con un 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Montero, Porrini; Di Livio, Deschamps, Jugovic; Zidane; Del Piero, Boksic.
In panchina, tra gli altri, c’erano Tacchinardi, subentrato all’89′ per Zidane, Vieri e Padovano.
Dall’altra parte, il River Plate, guidato da Ramón Díaz, si affidava a una formazione piena di futuri campioni: Bonano; Hernán Díaz, Celso Ayala, Berizzo, Sorin; Monserrat, Astrada, Sergio Berti; Francescoli; Ortega, Cruz.
Particolarmente interessante era la sfida tra i due numeri 10: Del Piero per la Juventus e Ortega per il River.
“Due giorni prima mi avevano comunicato che la regia giapponese avrebbe dedicato telecamere speciali a noi due”, ha raccontato Del Piero, aggiungendo che la notizia lo aveva riempito di responsabilità.
A distanza di 28 anni, quella Coppa Intercontinentale rimane l’ultimo trionfo internazionale importante della Juventus. All’epoca, la Coppa si assegnava in una gara secca tra la vincitrice della Champions League e quella della Copa Libertadores, mentre oggi si disputa il Mondiale per Club, un torneo con un format completamente diverso.
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