Serie A
Milan, acquisti flop? I nuovi arrivati ai raggi X
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2 anni fail

Il Milan è nel periodo più buio della storia rossonera, da quando Pioli guida il club meneghino. Un mercato che pare fallimentare, ma ne siamo certi?
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Il Milan sta affrontando uno dei periodi peggiori da quando Stefano Pioli è alla guida della squadra. Allo sbando, senza idee e senza grinta. I tifosi fino ad ora non hanno mai fatto mancare il loro supporto, ma la delusione che si respira è palpabile.
Il recente k.o. nel derby, con un modulo decisamente azzardato e degli interpreti inadatti al ruolo, hanno messo sulla gogna ancora di più squadra e staff tecnico. Le critiche non sono mancate, anche per il duo dirigenziale che si è occupato del mercato.
Difatti a Maldini e Massara, molti tifosi e addetti ai lavori, danno il demerito di non aver sostituito o integrato i reparti carenti. La partenza di Kessié, la mancanza di una punta giovane che segni regolarmente e l’up-grade sulla fascia destra.
La dirigenza ha puntato forte sul trequartista, spendendo la maggior parte del budget e, col poco che restava, ha acquistato negli altri reparti. In totale ha effettuato 7 tra acquisti e prestiti. Andiamo ad analizzare assieme il rendimento dei nuovi arrivati.
Milan, a De Ketelaere serve solo tempo
Il più impiegato in questa stagione, tra i nuovi, è sicuramente il talento belga Charles De Ketelaere. Il 21enne non ha entusiasmato fino ad ora, nonostante i 1050′ giocati. L’approccio col campionato italiano è stato timido ed impacciato. Ed ovviamente i tifosi per questo rumoreggiano.
A quanto pare i vari Tonali e Leão non hanno insegnato niente. Infatti, proprio molti tifosi, al termine della prima stagione del numero 8 rossonero, avrebbero preferito non venisse riscattato. Per poi rimangiarsi quanto detto la stagione successiva, quando è esploso.
Per il portoghese ci sono volute ben tre stagioni prima che riuscisse a trovare più continuità ed essere incisivo. La flemma che mette spesso sul campo lo rendono irritante agli occhi di molti. Ma anche qui la dirigenza ha avuto ragione di attendere.
Bisogna inoltre ricordare che De Ketelaere ha dovuto cambiare campionato, abitudini ed ambiente. E che l’arrivo del numero 90 rossonero è avvenuto a fine mercato, quando la preparazione era terminata. Per non parlare del fatto che Pioli usa tattiche spesso complesse da immagazzinare nell’immediato. Quindi le difficoltà ad entrare nei meccanismi della squadra sono più che comprensibili.
Origi e Dest, più di 600 minuti per loro
Divock Origi e Sergiño Dest sono quelli con più minuti concessi, subito dopo il trequartista belga. Il primo è arrivato infortunato e fuori forma a parametro zero. Mentre il secondo è in prestito dal Barcellona.
Il numero 27 rossonero ha collezionato 19 presenze su 29 gare, per un totale di 653′. Segnando due goal e fornendo 1 assist. Non proprio numeri ottimali per una punta. Ed uno dei peggiori in campo nel derby di domenica.
Il numero 21 invece ha collezionato 14 presenze, per un totale di 632′. Il terzino è tra quelli che hanno avuto più minuti giocati a partita. Complici gli infortuni di Florenzi e Calabria. E’ sembrato tecnicamente dotato con propensione offensiva ma carente in fase difensiva.
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Adli, Vranckx, Thiaw: chi li ha visti?
Arriviamo adesso al punto focale. Tra i nuovi arrivati qualcuno ha avuto a disposizione meno di 160′. Parliamo di Aster Vranckx, Malick Thiaw e Yacine Adli. Questi tre calciatori, nonostante i momenti di emergenza vissuti dal Milan, non sono riusciti ad avere delle possibilità concrete.
Aster Vranckx è subentrato in 7 partite mentre ne ha giocata una da titolare. Per un totale di 153′. Esclusa la gara di Coppa Italia contro il Torino, dove ha giocato 83′, negli altri match ha una media di 10′ sul campo di gioco.
Malick Thiaw ha giocato in 5 partite per un totale di 142′. Titolare in due match dove è rimasto in campo per circa 60′, nei restanti tre è subentrato per una media di 7′ sul terreno di gioco.
Il meno sfruttato è il francese Yacine Adli, impiegato in appena 4 partite per un totale di 114 minuti giocati. Nonostante il buon precampionato svolto, con prestazioni davvero ottime e che facevano presagire ad un campionato da protagonista.
Tutti i tre calciatori appena citati sono stati esclusi dalle liste Champions League per i gironi. E solamente Thiaw è stato appena aggiunto nell’ultima stilata per gli ottavi. Ovviamente con così poco tempo di gioco la valutazione del calciatore diventa davvero molto difficile.
Milan, per Pioli non sono pronti
L’ultimo arrivo in casa Milan, visto il protrarsi del problema di Mike Maignan è stato un portiere. Il colombiano Devis Vásquez, classe 1998 è arrivato per tamponare l’emergenza in porta.
Al momento, nonostante le diverse partite insufficienti di Tătărușanu, non ha ancora esordito. Ed ogni volta che Pioli viene interpellato, sul perché certi giocatori non vedano mai il campo, la risposta è sempre la stessa: “Non sono pronti”.
Ovviamente l’allenatore rossonero è quello che lavora a stretto contatto con la squadra. Nessuno meglio di lui può valutare quale sia il corretto utilizzo di ogni calciatore. Ma i dubbi su un’eventuale errata valutazione, in questo periodo dove molti titolari sembrano faticare, cominciano ad insinuarsi nelle menti di molti tifosi.
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Juventus, arrivato a gennaio con grandi aspettative, il classe 2003 fatica a imporsi. Ma il club crede ancora in lui e l’estate sarà tempo di rilancio, forse con un ritorno in Portogallo.
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Giunto a Torino a gennaio dal Portogallo, il centrocampista classe 2003 era stato accolto come un talento da seguire, ma finora il suo impatto è stato più teorico che concreto.
Il passaggio dal calcio portoghese alla pressione tattica e fisica della Serie A non è stato semplice. Costa ha trovato una Juventus che, tra ambizioni e necessità immediate, concede poco margine all’attesa. Nonostante il supporto della famiglia e l’inserimento graduale voluto dal club, le occasioni sono state poche.
Juventus, come si fa a sbagliare un gol del genere?…
La più significativa è arrivata proprio contro il Bologna, in una gara chiave per la corsa Champions: entrato nella ripresa, Costa ha avuto l’opportunità per cambiare la partita – e forse la sua storia in bianconero – ma ha mancato il gol. Un errore pesante, che fa rumore per il momento e il contesto. Ma non è una condanna, forse.
In casa Juventus si parla di crescita, non di bocciatura. Il talento è ancora lì, così come la fiducia della dirigenza. Tuttavia, per sbocciare davvero servono minuti e continuità: ecco perché prende quota l’ipotesi prestito. Diversi club della Primeira Liga, attenti alla valorizzazione dei giovani, hanno già mostrato interesse.
Un ritorno in patria, in un ambiente più familiare ma competitivo, potrebbe rappresentare la tappa giusta per il rilancio.
Serie A
Milan, Braida: “Mi dispiace vedere il Milan in difficoltà, sarei pronto ad aiutare. L’esperienza non si può comprare”
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05/05/2025
Ariedo Braida si offre al Milan in un momento di difficoltà: “L’esperienza è ciò che conta”. La posizione di Direttore Sportivo rossonero è ancora vagante.
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Il ritorno di Braida: un’opportunità per il Milan?
Ariedo Braida, storico dirigente del Milan, ha espresso la sua disponibilità a tornare al club in un’intervista a GR Parlamento. Braida ha dichiarato: “Vedere il Milan in difficili acque mi dispiace, sarei pronto a dare una mano”. Il Milan, alle prese con problemi di continuità e risultati altalenanti, potrebbe beneficiare dell’esperienza di Braida, specialmente in termini di gestione e strategia di mercato. L’ex dirigente sottolinea che “l’esperienza è qualcosa che non si compra”, offrendo così un chiaro messaggio alla dirigenza rossonera.

L’ESULTANZA DI LUKA JOVIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Una situazione da perfezionare: la visione di Braida
Braida ha riconosciuto il valore della squadra attuale, definendola forte ma bisognosa di perfezionamenti. Le sue parole arrivano in un momento cruciale per il Milan, impegnato in quello che sembra essere un casting per un nuovo direttore sportivo. “Se hanno bisogno di me, sono qui”, ha affermato Braida, sottolineando la sua disponibilità a contribuire al rilancio del club. La sua esperienza e la profonda conoscenza del mondo del calcio potrebbero rappresentare un importante tassello nella ricostruzione del Milan, che cerca di ritrovare la sua storica solidità.
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Fonte: l’account X di Schira

Roma, un mese fa Ranieri lo definiva imprescindibile, mentre invece oggi Paredes è finito fuori dalle rotazioni. E il suo futuro in giallorosso è tutto da decifrare.
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Leandro Paredes non è più al centro della Roma. L’argentino, che solo poche settimane fa Claudio Ranieri aveva definito “un monumento”, è sparito dai radar. Basti pensare al fatto che nelle ultime sei partite è partito titolare solo nel derby, restando per quattro gare intere in panchina (contro Lecce, Verona, Inter e Fiorentina).
Le ragioni dell’esclusione restano poco chiare. C’è chi ha ipotizzato una connessione con il bonus da 2 milioni che la Roma dovrebbe versare al PSG in caso di 80% di presenze da titolare (85 su 106 gare totali), ma l’ipotesi è smentita dai numeri: Paredes è fermo a 62 titolarità, massimo 65 possibili entro fine stagione, troppo poche per far scattare il pagamento.
Roma, la posizione di Paredes
Il centrocampista ha provato a spegnere le polemiche con un post su Instagram (“Forza Roma sempre”), ma il suo ruolo nella squadra sembra ormai ridimensionato. Nelle gerarchie è stato superato da Cristante, Pisilli e Gourna-Douath, e le sue parole sul Boca Juniors – “ho fatto di tutto per tornare” – potrebbero aver pesato nello spogliatoio.

LEANDRO PAREDES ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
E il futuro? Paredes ha rinnovato fino al 2026 lo scorso marzo, ma la sua permanenza a Trigoria non è più scontata. Esiste un accordo con il Boca in base al quale, se dovesse arrivare un’offerta da 3,5 milioni, la Roma lo lascerebbe partire. Il problema è che gli argentini non sembrano intenzionati a investire quella cifra e puntano a riportarlo a casa a parametro zero nel 2026.
Non solo Boca, poiché anche il Santos ci pensa, spinto da Neymar – grande amico di Paredes – che lo avrebbe già contattato. E in sottofondo tornano le sirene dal mondo arabo, già rifiutate la scorsa estate. Ma oggi, con un posto da titolare sfumato e un ruolo tutto da ridefinire, anche Leandro potrebbe pensarci davvero.
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