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Milan, Hugo Cuenca manda fuori giri il Capitano
Milan, Hugo Cuenca manda fuori giri il Capitano. Il giovane mancino paraguayano è in ritiro con la prima squadra e mostra numeri
Aggregato per il ritiro estivo, Hugo Cuenca (classe 2005) non sembra un diciottenne alle prime armi. Lavora con il sorriso sulle labbra, recepisce i dettami tattici di Stefano Pioli e gioca senza paura, con personalità.
Come ruolo è stato inquadrato da esterno offensivo sulla fascia sinistra (ma se la cava anche a destra), mentre con Ignazio Abate è stato spesso utilizzato da trequartista alle spalle degli attaccanti. Il ragazzo ha classe e gamba.
Peccato che la gestione tecnica di Stefano Pioli sia poco incline al lancio dei giovani primavera. Purtroppo solo in Spagna, Inghilterra, Germania gli allenatori non hanno paura a lanciare i ragazzi e la differenza si vede.
Al momento come esterni in rosa ci sono Alexis Saelemaekers, Luka Romero, Rafael Leao e Messias Jr (con il cartello di vendita al collo). Il club sta provando a prendere Arnat Danjuma dal Villarreal come rinforzo.
Davide Calabria in difficoltà contro il talento del ragazzino
Qualche giorno fa, durante una partitella in allenamento Davide Calabria si è trovato a fronteggiare proprio il giovane talento sudamericano. Il capitano rossonero è uno che non si spaventa di nulla, ormai ha esperienza.
Tuttavia la velocità di pensiero, la tecnica sopraffina e soprattutto la famelica vogli di mettersi in mostra del ragazzino lo hanno messo in grande difficoltà. Gira un video diventato virale, dove Hugo Cuenca “scherza” il difensore.
Alto 1.83 per 79 kg il ragazzo nato a Coronel Oviedo (Paraguay) il 08/01/2005 ha dei margini di miglioramento inesplorati. Sarà messo a disposizione della Under 19 rossonera, con vista sulla prima squadra.
Soprattutto per gli impegni in Coppa Italia e in caso di infortuni nel reparto avanzato, lo staff tecnico farà ricorso al giovane talento sudamericano. Nel quale tutti in società credono, tanto da avere rifiutato proposte di prestito o vendita.
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Ben Yedder condannato a 2 anni di carcere: tutti i dettagli
Arriva la svolta nel caso Ben Yedder, l’attaccante ex Monaco accusato di guida in stato di ebrezza e abusi sessuali. Il tribunale ha emesso la sentenza.
Il francese aveva in precedenza ammesso di essersi messo alla guida sotto l’effetto di alcol, ma aveva negato categoricamente ogni azione contro la ragazza in questione.
Ben Yedder condannato: ecco la sentenza
Il tribunale di Nizza ha giudicato l’imputato colpevole di entrambe le accuse e di conseguenza stabilito una pena di due anni di reclusione con condizionale più una multa di 5000 euro. Contenstualmente, anche l’obbligo di assistere e risarcire la ragazza di 23 anni presumibilmente vittima dell’accaduto risalente al 7 settembre scorso.
Inoltre è stata predisposta la sospensione della patente per 6 mesi per Ben Yedder, il quale dovrà sottoporsi ai classici esami del sangue periodici per ottenere la restituzione della licenza.
L’attaccante è svincolato da luglio scorso e a causa di questi problemi legali nessuna squadra si è fatta avanti per ingaggiarlo. Risolto questo nodo, potrebbe delinearsi finalmente il futuro del classe 1990. Tra i riconoscimenti più importanti i 3 titoli di capocannoniere della Ligue 1, Coppa del Re e Coupe de France.
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Infantino è american dream: “Congratulazioni Presidente”
Infantino celebra la vittoria di Donald Trump alle elezioni e con un post sui social e promette “Avremo un grande Mondiale 2026 negli Usa.”
Il presidente della Fifa dedica un post al neoeletto presidente degli Stati Uniti, che torna alla Casa Bianca battendo Kamala Harris.
“Football Unites the World!” scrive nel messaggio.
Infantino alla Casa Bianca
Era l’agosto del 2018, primo mandato per Donald Trump.
Accompagnato dal presidente della Federazione Calcio statunitense, Carlos Cordeiro, il presidente della Fifa venne ricevuto dallo stesso Trump proprio per discutere del Mondiale 2026, assegnato a Canada, Messico e Stati Uniti.
Scambio di regali e di battute: Gianni Infantino infatti consegnò a Trump una maglia blu con il numero 26 e il nome del presidente e insieme anche a dei cartellini gialli e rossi da utilizzare in conferenza stampa. Tutti i giornalisti vennero scherzosamente sanzionati col rosso.
Fifa…dei dem
I rapporti tra Infantino e Trump sono sempre stati amichevoli: infatti dopo l’esito delle elezioni statunitensi il presidente Fifa è stato tra i primi a pubblicare le foto risalenti a quell’incontro del 2018, prova molto chiara della buona intesa tra i due.
Invece durante l’amministrazione Biden tra i vertici apicali di Fifa e Casa Bianca non c’è stato alcun contatto.
Anche lo scorso maggio, quando si è recato a Washington DC, Infantino si è limitato a incontrare solo deputati e senatori.
Non può dunque che essere contento del cambio di schieramento alla Casa Bianca, a ridosso ormai del Mondiale 2026.
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Inter, Adriano: “Pensavano di mandarmi in una clinica. Volevo fuggire dal calcio”
L’ex attaccante dell’Inter Adriano ha parlato di alcuni brutti momenti della sua carriera e del tentativo dei nerazzurri di mandarlo in una clinica.
Considerato uno dei più grandi what if della storia del calcio, Adriano per caratteristiche sembrava potesse diventare l’erede del Fenomeno Ronaldo. Un giocatore completo dotato di potenza, tecnica, velocità, dribbling, finalizzazione. Purtroppo le cose sono andate diversamente: ne ha parlato lo stesso Adriano nella presentazione della sua autobiografia intitolata La mia più grande paura.
Adriano e la sua autobiografia: retroscena sull’Inter e non solo
“Tornavo a casa e trovavo sempre un motivo per bere, perché c’erano i miei amici o perché non volevo stare in silenzio“. Così Adriano racconta nella sua autobiografia i momenti difficili della sua carriera: “Molti usano il calcio come valvola di sfogo, io invece volevo fuggirne“.
“La mia fuga dal calcio era mio padre, ma quando se n’è andato il mio compagno è diventato il bere. Arrivavo tardi agli allenamenti, il club mi multava ma non mi interessava. La mia depressione raggiunse un livello che preferisco non ricordare“.
Sul ruolo dell’Inter nella vicenda: “Un giorno Moratti mi disse che mi volevano mandare in un posto speciale. Era una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso e non capivo di cosa stessero parlando. Iniziai a innervosirmi e gli chiesi perché stesse cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico. Un giocatore ricoverato in clinica psichiatrica? Non volevo crederci!“
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