Serie A
Atalanta, orgoglio d’appartenenza

Un giocatore brasiliano divenuto colonna dell’Atalanta sfodera la sua dichiarazione d’amore per i colori bergamaschi.
Atalanta, gioia brasileira

Rafael Toloi
All’Atalanta arrivò nel 2015, di provenienza da San Paolo. E fu amore a prima vista. Se chiedi a Rafael Toloi che cosa siano per lui i colori nerazzurri, il sorriso gli si illumina d’immenso.
E risplende sovrano anche sulle labbra dei tifosi che lo hanno visto all’opera 272 volte e bucare le porte avversarie 14.
Le parole scorrono sull’onda dell’emozione quando ricorda, con parole riprese da Tutto Atalanta, i suoi esordi nel sodalizio orobico: “quando arrivai qui il 26 agosto 2015 – esordisce – non capivo molto bene l’italiano ma ricordo che il presidente Antonio Percassi mi fece capire che cosa significa l’Atalanta e l’amore che ha per questa squadra, la sua presenza anche in ritiro fa la differenza, è importante per noi giocatori”.
Un secondo padre, quindi? Forse. O magari un fratello maggiore. I suoi ricordi più belli in nerazzurro guardano tutti oltre il canale della Manica. “Di tutti questi anni – afferma – i ricordi migliori sono le due trasferte in Europa e Champions League con Everton, con un 5-1 il 23 novembre 2017, e Liverpool, con un 2-0 il 25 novembre 2020″.
E tornare a calcare i palcoscenici europei con la Dea è motivo per mettere nel serbatoio della sua felicità ulteriore benzina. “Giocare in Europa è sempre bello – aggiunge – sarà una sfida intensa e con tante partite difficili ma sono sicuro che saremo pronti , sono arrivati giocatori forti e ho voglia di vivere ancora tante belle cose”. Dipinte di nerazzurro, ca va sans dire. E con una missione in più da adempiere: “vorrei fare capire ai giovani cosa significa l’Atalanta”.
Serie A
Milan, Bondo: “A Monza ho avuto difficoltà, ora sono in un grande club. Il mio idolo è Yaya Touré”

Dalle giovanili in Francia all’esperienza attuale con il Milan: il centrocampista Warren Bondo ripercorre la sua carriera in una lunga intervista.
Acquistato nel mercato invernale per 10 milioni dal Monza, ieri a Lecce ha fatto il suo esordio con la maglia del Milan. Non inganni il fatto che appena è stato sostituito i rossoneri hanno rimontato da 2-0 a 2-3: il periodo complicatissimo del Diavolo, la formazione stravolta dall’allenatore Conceicao, le difficoltà di tutta la squadra sono tutte attenuanti più che valide. Nel complesso la prestazione di Warren Bondo, al netto di qualche errore, non è stata da dimenticare. A soli 21 anni, il francese ha ancora ampi margini di miglioramento.
Il percorso giovanile, gli idoli, l’esperienza al Milan: Bondo si racconta
In una lunga intervista rilasciata a footmercato.net, Bondo ha ripercorso la sua carriera, partendo dalla sua prima esperienza in giovane età.
La crescita nel Brétigny
“Sono esploso al Brétigny. Quando sono arrivato, ho visto che ero una spanna sopra gli altri e mi sono detto che potevo fare qualcosa. Nella mia generazione del 2003 c’erano Abou Sakho, che poi ha firmato per il Le Havre, Igor Deba Nsingi, poi al Bordeaux, Sekou Lega, al Lione e ora internazionale U20 francese, e Lenny Belin, allo Strasburgo. Cinque di noi hanno firmato per club professionistici, un’impresa rara per una generazione. Abbiamo vinto tutto: i campionati U14 e U15, la Coppa di Parigi… È qualcosa che ti rimane dentro per tutta la vita, anche se non si tratta di titoli importanti. Quando si batte il PSG a livello giovanile, quando si domina il proprio campionato dell’Ile-de-France, è qualcosa che rimane impresso nella mente“.
I motivi del trasferimento al Nancy
“Inizialmente dovevo firmare per il Nantes, ma all’ultimo momento non se ne fece nulla. Era aprile e tutti i miei amici erano entrati in club professionistici, tranne me. Avevo fatto dei test anche al Bordeaux e al PSG, ma siccome ero già fisicamente più avanti di loro alcuni club avevano dei dubbi e pensavano che una volta raggiunto il livello U17 le cose si sarebbero appianate. In realtà, il Nancy è stato l’unico club a proporre qualcosa di concreto“.
L’arrivo al Nancy a soli 15 anni
“Quando sono arrivato al centro, avevo tutte le intenzioni di firmare come professionista, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo così rapidamente. Avevo un contratto di tre anni come aspirante, ed eccomi qui a firmare come professionista in un solo anno… Quindi ho un po’ rovinato tutto. Ho giocato una stagione nelle Nazionali U17, poi sarei dovuto andare al PSG, che mi ha offerto un contratto da professionista, ma non ha funzionato tra i due club. Così sono rimasto al Nancy e mi hanno offerto un contratto“.
E’ stato il momento più bello del suo percorso giovanile?
“Se devo sceglierne uno, sì. Quando si è bambini si sogna di diventare professionisti, ma non necessariamente a 15 anni. Nessuno lo immagina davvero. Sapevo che un giorno avrei firmato come professionista, ma non così presto, mi ha persino scioccato. Quando all’epoca il PSG voleva offrirmi un contratto da professionista… io, un ragazzo della regione parigina, ho pensato che fosse meraviglioso. Alla fine sono rimasto al centro con i miei compagni del Nancy, e tanto meglio. Non volevo andare all’estero, anche se c’erano il Liverpool, il Manchester United e l’Inter“.
Le difficoltà a 15 anni nell’allenarsi con i “grandi”
“Ciò che mi ha aiutato, è che ero abituato a giocare con giocatori più grandi fin da piccolo. Salivo spesso di categoria e sono passato rapidamente da metà campo a un campo intero, perché a 12 anni giocavo negli U14/U15 e con gli adulti, questo mi ha aiutato. Per esempio, durante il mio primo anno da professionista, ero con le riserve, che erano composte da giocatori nati nel 1999 e nel 2000. Ovviamente non è lo stesso livello, ma si può dire che partivo da una base, anche se avevo un ampio margine di miglioramento“.
Punti di riferimento nel suo ruolo
“Il mio riferimento è Yaya Touré, lo reputo il miglior centrocampista della storia. Era il giocatore che poteva segnare 20 gol giocando come numero 8, e non come centrocampista d’attacco, sia chiaro. Era troppo forte. Poi mi sono piaciuti Pogba, Modric e Kanté. Anche un giocatore come Ndombele al suo meglio mi piace“.
Il trasferimento al Monza nel 2022
“Francamente non avevo un piano di carriera e non avevo mai pensato che avrei giocato in Italia. Quando è scaduto il mio contratto con il Nancy, dovevo firmare per il Nizza, ma l’allenatore Galtier se ne andava e anche il direttore sportivo… Il Monza mi ha contattato tramite Francois Modesto, che prima era all’Olympiakos. Mi parlò del progetto e non ci è voluto molto per convincermi. Mi hanno detto che avrei giocato, che ci sarebbe stato un gruppo solido e mi sono detto di accettare“.
Il livello della Serie A
“Per me la Serie A è il secondo miglior campionato al mondo, dopo la Premier League. Ci sono troppi grandi club: Milan, Inter, Roma, Juventus, Atalanta, Napoli… È un campionato molto omogeneo. Quando sono arrivato mi sentivo bene, ma durante gli allenamenti ho capito subito che si trattava di un altro livello“.
L’inizio non semplice a Monza
“Appena arrivato, l’allenatore che mi aveva portato, Giovanni Stroppa, andò via. Lo sostituì Raffaele Palladino, ora alla Fiorentina, che non mi fece giocare molto. Non parlavo la lingua e nel mio ruolo c’erano giocatori che avevano vinto l’Europeo co l’Italia, come Matteo Pessina. Io ero un ragazzo giovane, quindi avevo tutto da dimostrare. Sapevo che sarebbe stata dura, ma sapevo anche di avere le carte in regola“.
Col passare del tempo le cose sono cambiate
“Ero reduce da una stagione in cui avevo giocato tutte le partite per il Nancy. Non ero abituato a stare in panchina e mi sono imposto di andare in prestito. Così sono andato alla Reggina e lì ho giocato solo 3 partite. Quando sono tornato a Monza la scorsa stagione, è stata la stessa cosa, fino a quando l’allenatore Palladino mi ha dato la mia possibilità. Da gennaio 2024 a gennaio 2025 ho giocato sempre e non sono mai uscito dall’undici titolare“.
I 6 mesi in prestito alla Reggina
“Dal punto di vista calcistico, non è stato molto proficuo perché sono stato in panchina e ho perso 6 mesi. Ma è stata un’esperienza, sono stato in Serie B senza giocare, quindi questo mi ha dato mentalità. Lì però Jeremy Menez mi ha preso come fratello minore, mi ha dato consigli e sapeva che avevo un buon livello. Siamo ancora in contatto. Ha avuto una grande carriera ed è stato un grande giocatore. Alla Reggina era a fine carriera, ma si vedeva che di un livello alto”.
Su Valentin Carboni, ex compagno di squadra a Monza
“È un giocatore del 2005, è arrivato a Monza molto giovane e ha avuto un impatto immediato. Ha sempre giocato in Italia, quindi ha potuto vedere che la Francia era un’altra cosa. Credo che, se avesse avuto tempo a sufficienza, avrebbe avuto successo a Marsiglia. Carboni è davvero molto forte per la sua età, fa cose che i grandi non fanno. È un nazionale argentino e ha vinto la Copa America, ma purtroppo l’infortunio lo ha frenato“.
Il giocatore che lo ha impressionato di più
“Quello che non conoscevo e che ho visto quando sono arrivato a Monza è stato Reijnders. Ora gioco con lui, ma la scorsa stagione dicevo ai miei amici che era il miglior giocatore della Serie A, almeno tra quelli che non conoscevo. Quando ho giocato contro di lui, era davvero forte, ed è stato quello che mi ha shockato di più“.
I retroscena sul suo arrivo al Milan
“Diciamo che è stato fatto in due ore, questo è il bello. Quando il mercato ha aperto quest’inverno avevo intenzione di rimanere a Monza. Avevo sentito dire che il Milan fosse interessato, ma niente di concreto. Mi è stato detto che non pianificavano di comprare, quindi mi sono detto “non c’è problema, resto qui e mi concentro sul Monza”. Poi, quando sono uscito dall’allenamento, sono andato sui social network per seguire il mercato come tutti gli altri, e verso le 14 ho saputo che Bennacer voleva partire per l’OM“.

ESULTANZA MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
“Non avevo altri pensieri in quel momento, se non che alle 17 del pomeriggio mio zio, che è il mio agente, mi chiamò per dirmi che il Milan mi voleva dopo la partenza di Bennacer e che il club avrebbe fatto un’offerta al Monza. Mi chiese cosa volessi fare e io risposi di andare. Tre anni fa ho avuto la possibilità con Maldini e Massara, ma non è successo. I contatti con la direzione sportiva non si sono mai interrotti, quindi la trattativa non è durata molto. Abbiamo trovato subito un accordo, così come i club“.
La pressione di essere l’erede di Bennacer
“Bennacer è un giocatore di alto livello, e ha anche avuto una carriera pazzesca da quando ha lasciato l’Arles-Avignon. Penso che sostituirlo sia un’ottima mossa. Ma non è necessariamente una pressione in più, perché se il Milan mi cerca è perché c’è qualcosa. Ora devi dimostrare il tuo valore in un grande club, davanti a 80.000 persone e con molta pressione. Sono convinto che avrò successo“.
La storia di un ragazzo che parte dal basso e arriva a giocare in un club iconico
“Anche nella situazione più complicata del mondo, in cui mi dicevano “non giocherai nemmeno a Monza”, non mi sono fatto prendere dal panico. Sapevo che non era una questione di livello se non giocavo. Ogni calciatore è capace di fare autocritica e sa se ha il livello o meno. Non sapevo che avrei giocato nel Milan, ma sapevo che le porte si sarebbero aperte se avessi giocato nel Monza e che l’opinione della gente sarebbe cambiata. Quando l’anno scorso sono andato a giocare nella squadra francese U20, ho capito che avrei potuto raggiungere il livello di un club come il Milan. Era il destino“.
Giocare nel Milan è come entrare in un nuovo mondo
“Quando vai al ristorante a Milano, la gente ti guarda, ti fotografa, non puoi nemmeno uscire. A Monza potevo andare a comprare il pane in panetteria, qui è più complicato. Non è imbarazzante, ma sei più osservato, più richiesto, e hai anche più obblighi mediatici, più servizi fotografici…“.
Come si è integrato nella sua nuova squadra
“Mi hanno fatto sentire il benvenuto Fofana e Leao, che parla molto bene il francese… Per quanto riguarda Rafael, lo conoscevo bene grazie al mio ex compagno di squadra al Monza, Dany Mota, che parla anche lui il francese. È un suo amico e io ero sempre con lui. C’era quindi un legame tra noi e Rafael era felice del mio arrivo. Con i francesi è stato naturale. In mensa mi sono seduto direttamente accanto a Fofana, Maignan, Théo Hernandez… Mi hanno facilitato l’integrazione e ogni giorno osservo i loro metodi di lavoro. Sono dei campioni“.
La cosa che lo ha colpito di più del Milan
“Il livello degli allenamenti, ovviamente, le infrastrutture, il modo in cui vieni gestito, sei in un ambiente estremamente confortevole. A Milano hai tutto quello che ti serve per avere successo, quindi se non ce la fai è colpa tua. Tutto ciò che dovete fare è giocare il vostro calcio, perché vi mettiamo nelle migliori condizioni possibili”.
Gli obiettivi personali e di squadra
“Voglio lasciare il segno al Milan, qualificarmi per la Champions League, perché per un club come il Milan è importante arrivare tra le prime 4. Mancano 10 partite, quindi possiamo ancora farcela. Anche vincere la Coppa Italia è un obiettivo da qui alla fine della stagione“.
Il ricordo più bello in Nazionale
“Direi la semifinale di Euro U19 nel 2022, che purtroppo abbiamo perso contro Israele. Era una competizione importante e si passava un mese lì con i propri compagni. Avevamo fatto quasi tutto bene e forse eravamo troppo sicuri di noi stessi, anche se Israele meritava di vincere. Siamo usciti un po’ stupidamente, ma se si considera la competizione, avevamo il capocannoniere Loum Tchaouna, il miglior attacco, avevamo tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo“.
Obiettivo Francia under 23
“Certo, sarebbe già un buon passo entrare nella squadra U23, farmi un nome e vedere dove mi porta. Essere a Milano mi dà più visibilità, ma devo anche giocare. Ma la squadra U23 francese è sicuramente nei miei pensieri“.
Serie A
Napoli: Lukaku in doppia cifra aggiorna le statistiche

Romelu Lukaku con il gol alla Fiorentina entra in doppia cifra per la dodicesima volta in carriera, dietro solo a Lewandowski.
Giornata da ricordare per l’attaccante belga classe 93′, che con il gol alla Fiorentina fa 10 in campionato. Dodicesima stagione su tredici per il 31enne in forza al Napoli in doppia cifra.

ROMELU LUKAKU ZITTISCE TUTTI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Semplicemente Lukaku
In un Maradona sold out per la nona volta consecutiva, il Napoli chiude i primi 45′ minuti della 28esima giornata di Serie A in vantaggio.ntro un’avversaria ostica come la Fiorentina a portare avanti i partenopei è stato Romelu Lukaku. Il gigante belga aggiorna così le proprie statistiche realizzative. Per la 12esima volta su tredici stagioni giocate in doppia cifra. Ad oggi il belga è dietro solo ad un mostro del calcio di oggi: Robert Lewandowski.
Digiuno lungo quello di Big Rom, che non segnava dal 25 gennaio scorso contro la Juventus.
I numeri di Romelu
Per la prima doppia cifra del classe 93′ bisogna tornare indietro alla lontana stagione 2009/10 quando vestiva la maglia dell’Anderlecht in JPL League. Con Les Mauve et Blanc, il belga segna 15 reti in 27 partite di campionato, con anche 5 assist. Stessi assist ma 3 gol in meno la stagione successiva sempre a Bruxelles.
Vittima successiva di doppie cifre la Premier League. Con le maglie di West Bromwich, Chelsea, Man UTD ed Everton colleziona ben 6 doppie cifre, con il record di 25 gol, con la maglia dei Toffees. Ad oggi rimane ancora la stagione più realizzativa per il gigante belga.
Concludono il palmares, di questa speciale statistica, le 4 doppie cifre italiane con Inter, Roma e adesso Napoli.
L’unico neo, se proprio si vuole andarlo a cercare, rimane l’unica stagione in cui non è riuscito ad arrivare a 10 in campionato. Si tratta della stagione Chelsea 2021/22. Quell’anno si fermò a 8, arrivando poi a 15 gol in totale a fine stagione.
Conte potrà sempre contare sui gol della sua gigante punta.
Le bombe di Vlad
Al Maradona il Napoli batte la Fiorentina 2 a 1

Il Napoli torna alla vittoria, risponde all’Inter che aveva battuto il Monza ed accorcia nuovamente a -1. Gli azzurri sapevano di aver un solo risultato a disposizione per continuare la corsa scudetto e lo dimostrano da subito in una partita dominata per lunghi tratti. La decidono alla fine le reti di Lukaku e Raspadori anche se il Maradona è costretto a soffrire fino all’ultimo minuto dopo il gol di Gudmundsson che aveva rimesso la Fiorentina in partita.
Le scelte
“Gioca chi merita” aveva detto Conte ed in campo allora vanno gli stessi della gara con l’Inter con il doppio play Gilmour-Lobotka e Spinazzola preferito ad Olivera. Nella Viola panchina per Gosens con Palladino che torna a schierare Gudmundsson dal primo minuto.
Primo tempo è solo Napoli
La gara inizia con dieci minuti di dominio puro da parte del Napoli. Dieci minuti che si concludono con la clamorosa occasiona capitata sui piedi di Giacomo Raspadori. Lukaku difende palla a centrocampo e lancia Di Lorenzo. L’esterno azzurro pesca in area tutto solo il numero 81 che però colpisce male e centra De Gea.
L’occasione mancata non frena però il Napoli che continua a macinare gioco. Appare subito chiaro che determinante sarà il ruolo di Gilmour, più mezzala avanzata che doppio play. Lo scozzese è tra i migliori dei suoi, alla fine della prima frazione toccherà 51 palloni con il 100% di duelli vinti in mezzo al campo.
Il Napoli viaggia su percentuali di possesso palla che sfiorano il 60%. Ci prova prima con McTominay, poi al 18′ proteste della panchina azzurra per il contatto in area di rigore viola con Lukaku che viene abbracciato e poi tirato giù. Per Colombo però non c’è nulla. Il vantaggio è comunque nell’area ed arriva al minuto 26′. Fa tutto McTominay che dribbla, entra in area e calcia. De Gea riesce solo a respingere ma sul pallone si avventa Lukaku che sigla la rete del vantaggio.
La rete non ferma la pressione del Napoli anche perché l’1-0 sta stretto agli azzurri per quanto vista in questa prima parte di gara. Ci prova allora ancora Raspadori al 30′, poi tocca a Di Lorenzo che da fuori area centra la traversa. Il raddoppio sembra ormai questione di minuti ma De Gea è miracoloso al 38′ sulla conclusione ravvicinata di Spinazzola.
Il portiere viola è assolutamente il migliore dei suoi. In attacco nulla da registrare per gli ospiti in tutta la prima frazione se non una conclusione di Kean, alta, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Le squadre vanno a risposo così sull’1-0 dopo un solo minuto di recupero.
Gol ed emozioni
Sembra una partita diversa quella del secondo tempo. La Fiorentina parte forte aggredendo il Napoli e provando a fare la gara. Gli azzurri ci mettono un po’ per prendere le misure ma poi la prima occasione della ripresa è comunque dei padroni di casa. E’ ancora Raspadori ad infilarsi in area ed a calciare dalla sinistra. Bravo ancora De Gea a coprire il primo palo e respingere in angolo. L’appuntamento con il gol per l’attaccante azzurro però è solo rinviato di qualche minuto. E’ il 60′ quando il Napoli costruisce l’azione del raddoppio. Un lungo fraseggio che coinvolge nell’ordine Lukaku, Raspadori, Gilmour, poi ancora Lukaku ed infine ancora Raspadori che capitalizza l’assist del belga battendo per la seconda volta De Gea.
E’ la rete che consegnerebbe al Napoli la tranquillità in una partita a lungo dominata. Gli uomini di Conte però inspiegabilmente si addormentano, lasciano il centrocampo alla Fiorentina e difendono malissimo sulla sponda di Kean che mette Gudmundsson nelle condizioni di battere da fuori area Meret con un destro preciso. Nell’azione la difesa del Napoli è tutta fuori posizione ed a 7′ dal raddoppio la partita è di nuovo riaperta.
Gli ultimi 20′ sono di confusione totale. In campo, dove le squadra si rincorrono nei cambi modulo. E sulle panchine con sostituzioni annunciate e poi rinviate. In questi minuti il Napoli ha anche una clamorosa occasione per chiuderla quando nel recupero Simeone, entrato per Raspadori, si trova a tu per tu con De Gea ma calcia malissimo.
I minuti di recupero sono prima 5′, poi diventano 6′ ma questa volta il Napoli resiste e dopo 4 pareggi ed una sconfitta ritorna il segno 1 al Maradona.
La corsa scudetto
Il Napoli sale così a 60 punti, ad un solo punto dall’Inter e domenica prossima è atteso a Venezia. La Fiorentina invece vede allontanarsi il sesto posto, quello che oggi vale la Conference League, e adesso attende in casa la Juventus.
(Foto: Depositphotos)
-
Notizie6 giorni fa
Milan, crolla il castello: fallito l’intero progetto | Cardinale pronto a vendere
-
Notizie5 giorni fa
Milan, il gioco del toto allenatore: con Tare potrebbe arrivare lui
-
Notizie2 giorni fa
Ultim’ora Milan, l’ira di Furlani: Conceicao a rischio esonero
-
Serie A3 giorni fa
Milan, Conceicao fa fuori tutti: rivoluzione contro il Lecce
-
Serie A5 giorni fa
Milan, la farsa Maignan. Ma Lautaro?
-
Notizie2 giorni fa
Milan, retroscena sull’incontro Furlani-Cardinale. Tutti i dettagli
-
Calciomercato2 giorni fa
Juventus, arrivano conferme per Tonali: la chiave può essere…
-
Calciomercato3 giorni fa
Milan-Tare, chiusura vicina. Spunta la data per la firma