Le interviste
INTERVISTA: Davide Carrieri, Inter e derby
![Davide Carrieri Inter](http://www.calciostyle.it/wp-content/uploads/2023/09/Davide-Carrieri.jpeg)
Davide Carrieri, tifoso dell’Inter ed opinionista televisivo di Calcissimo in onda su TopCalcio24 si racconta ai microfoni di Calciostyle.
Inter, Carrieri ed il Carrierismo
Davide Carrieri, personaggio molto amato di TopCalcio, raccontati un po’.
“Ho iniziato ad entrare nel circuito di Calcissimo precisamente un anno fa, infatti ieri per chi ha avuto la fortuna, la voglia e soprattutto il tempo di seguirci ho festeggiato l’anniversario di collaborazione con Calcissimo. Infatti mi hanno dedicato uno splendido epilogo alla puntata nel celeberrimo quarto d’ora finale di “Ignorantissimo”.
Dunque, io sono entrato un anno fa lì con una coincidenza abbastanza fortuita se vogliamo. Una mia amica è una collega di Gianluca Drammis, che entrambi fanno gli insegnanti alla scuola primaria in zona Precotto. Questa mia amica è consapevole delle mie competenze calcistiche ed ha informato Gianluca con cui mi ha messo in contatto e così ci siamo fatti una chiaccherata di circa 10 minuti nella quale mi ha confinto alla fine a provare ad andare là.
Mi ricordo ancora la prima puntata ed era il giorno dopo la vittoria dell’Inter sul campo del Viktoria Plzen nella seconda giornata della Champions League dell’anno scorso in un momento particolarmente delicato della nostra stagione, e con questo credo che abbia già rivelato la squadra per cui tifo.
Ricordo che la prima puntata a Calcissimo restò molto calda perché la Juve aveva appena perso in casa contro il Benfica compromettendo di fatto la qualificazione agli ottavi di finale dando un ultra-segnale che sarebbe stata una stagione complicata per gli uomini di Allegri.
Per cui sono arrivato ed ho incontrato per la prima volta un Gabriele Cantella particolarmente caldo che diciamo non aveva accennato nemmeno la sua versione nei confronti del tecnico toscano, per cui avevo avuto già il modo di entrare nel mood di Calcissimo“.
Da quando sei interista e come lo sei diventato?
“Sono interista da 29 anni, da quando son nato si può dire, figlio di interisti ed anche nipote di interisti. Da piccolo piccolo non ero molto interessato al calcio e non seguivo le partite regolarmente, mi appassionavo un pochino infatti i miei primi ricordi erano proprio timidi cioè li guardavo dalla televisione, ma non è che fossi particolarmente esperto quando nel 2000 l’Italia perse gli Europei in finale con la Francia.
Mi ricordo semifinale e finale perché allora era fine Giugno inizio Luglio e andavo in estate a Portofino Est. Mi ricordo mio zio che ha visto la partita non ha avuto proprio una reazione “Oxfordiana” dopo l’amaro epilogo della finale di Rotterdam.
Mi ricordo qualche cosa dei mondiali dopo in Korea. Per quanto riguarda l’Inter anche io guardavo e non guardavo, ho iniziato ad appassionarmi proprio seriamente con cognizione di causa verso la decina d’anni tant’è che l’anno dopo 2004/2005 quando andavo in 4a elementare avevo fatto la prima tessera dando inizio a una parentesi che è aperta ancora adesso e che non ho proprio intenzione di chiudere.
Anche tifando una squadra si imparano tante cose, infatti non solo per quanto riguarda l’Inter ma anche per tutte le squadre e tutti i tifosi delle squadre (almeno che non tifi Bayern Monaco che in patria vince sempre) le delusioni son sempre più delle vittorie per cui è anche un modo, se vogliamo, che ti insegna ad affrontare la vita nel fatto di dover convivere con delle delusioni
.
Anche se devo ammettere che in 20 anni di militanza, se vogliamo chiamarla così dell’Inter, mi son tolto parecchie soddisfazioni. Ho avuto comunque anche io le mie arrabbiature e le mie delusioni però, insomma, direi che mi son tolto molte soddisfazioni, infatti ho visto vincere all’Inter una 20ina di trofei negli ultimi 18 anni sperando di vederne ancora altri nel più breve tempo possibile”.
Per quanto riguarda lo stadio, la prima volta? Ci vai ancora, ci andrai?
“Allo stadio ci vado sempre! La prima volta avevo 6 anni ed era un Inter-Brescia e mi ricordo che faceva freddo. Non c’era tantissima gente ed era finita 0-0, ricordo solo che Baggio che giocava nel Brescia aveva fatto un goal di tacco che gli era stato annullato per motivi misteriosi. Questa è stata la mia prima partita.
Negli anni dopo sono andato qualche volta, appunto dal 2004/2005 andavo tutte le domeniche fino anche ad adesso. Ho iniziato negli anni d’oro del ciclo Mancini-Mourinho a frequentare anche gli altri stadi italiani ed europei. Su tutti la straordinaria cavalcata dell’Inter di Mourinho me la son vista tutta, lì andavo veramente sempre.
Prima di tutto non c’erano i prezzi esorbitanti di adesso e se facevi parte di un gruppo dei tifosi avevi veramente il biglietto e viaggio a prezzi veramente stracciati, cosa che adesso.
Infatti quando ne parlo con i miei amici per quanto mi muovevo in quegli anni là mi prendono quasi per pazzo perché con le cifre che girano adesso sembra di essere in un paradiso di avventure. Se penso che adesso devi pagare 50€ per vedere una partita nemmeno di cartello di campionato, vabbè lasciamo stare è una battaglia dove ormai sono rassegnato”.
La partita che porti di più nel cuore e che ti ricordi di più?
“Non posso non ricordarmi lo scorso Euro-Derby! Cioè, un derby di coppa, di Champions League dello scorso Maggio credo non serva neanche dire quanto sia finito! Lo ricordo perch poi alla fine la partita è andata più liscia di quanto mi aspettassi, difatti dopo i primi 10 minuti della prima partita abbiamo già ipotecato la qualificazione alla finale di Instambul.
Però io mi ricordo che c’è tutto il pregresso, tutta la settimana… Non è che non ho visto partite importanti tipo finali di champions ecc. ma quei 10 giorni son quelli che mi han segnato di più in tutta la mia vita. Infatti mi ricordo che quando non ci eravamo qualificati col Porto ai quarti di finale, che già vedevo 3 italiane in semifinale dopo tantissimi anni, iniziavo a farmi le paranoie.
Lo scorso 18 Marzo c’era a Nyon il sorteggio per i quarti di finale che rischiava di diventare un incubo perché c’erano 3 italiane su 8. Le possibilità di uno scontro tra squadre del proprio paese non dico che erano elevate ma erano quantomeno possibili.
La mia priorità era sicuramente di evitare il derby perché sapevo quello che mi avrebbe provocato interiormente e poi non avrei nemmeno voluto incontrare il Napoli . Per me una sfida tra squadre delle stesso paese nelle coppe non mi piace perché poi ti porti degli strascichi per chissà quanto tempo.
Io nelle grandi notti di coppa preferisco, anche da appassionato di calcio, misurarmi con i Top-Club europei. Poi c’erano le 3 ingiocabili che erano Real Madrid, City e Bayer Monaco e le 2 intermedie con cui potevi stare lì a giocartela che erano Chelsea e Benfica“.
Il giocatore che per te rappresenta di più l’Inter, di questa o di un’altra rosa?
“Beh, nella mia vita il nome è obbligato e si chiama Javier Zanetti, è stato nei primi 10 anni in un periodo storto, quello in cui l’Inter era tra le grandi e faceva fatica a raggiungere i risultati. Infatti più penso a Zanetti e più sento disgusto per dei personaggi di adesso che per dei soldini di commissione o questioni d’ingaggio vogliono cambiare maglia.
Lui, dato che erano 17 anni che non vincevamo il campionato, ha rifiutato club come il Real Madrid dove avrebbe avuto la possibilità di guadagnare di più e di vincere ancora di più. Ma capisco che Zanetti era un’estremità dell’altro senso e capisco che purtroppo quei tempi non ci sono più. Infatti dico sempre che col calcio di adesso le splendide avventure come quelle di Zanetti all’Inter o Totti alla Roma col calcio di adesso non sarebbero state possibili”.
Cosa ne pensi dell’attuale gestione dell’Inter e della proprietà, di Zhang?
“Quando è arrivato nel Giugno 2016 avevamo grandi speranze in lui perché si era presentato con voglia di rilanciare la società che veniva da 5-6 anni non proprio semplici. Dopo l’era Moratti c’è stato l’intermezzo dei 3-4-anni di Thohir e si è pensato più che altro a sistemare i conti però senza ottenere grandi risultati sportivi.
Infatti Thohir è riuscito a rivendere l’Inter ad un prezzo superiore a quello con cui l’aveva acquistata senza aver nemmeno mai portato l’Inter in Champions League. Con Suning dopo un primo anno 2016/2017 dove è stato un po’ così così, aveva speso tanto ma doveva ancora imparare di come si gestisce una società italiana. Quella stagione è stata una delle più complicate che io mi ricordi, infatti sono stati 3 o 4 gli allenatori sulla panchina dell’Inter.
La stagione era iniziata con Mancini che poi si era dimesso, a ferragosto era arrivato De Boer. Dopo una serie di panchine non esaltanti con la splendida parentesi del successo interno con la Juve, la Juve che poi avrebbe fatto la finale di Champions. A fine stagione è arrivato Pioli che ha fatto una striscia di partite importanti ma poi quando aveva capito che, dato il ritardo accumulato nelle prime giornate e dato il grande ritmo che tenevano Juventus, Napoli e Roma e che andavano solo 3 squadre in Champions League, la qualificazione alla massima competizione europea per l’Inter era compromessa.
Per cui i giocatori, sapendo un po’ che Spalletti era il prossimo ad dover approdare a Milano hanno un po’ mollato Pioli per cui la squadra nelle ultime partite ha sbragato. Dall’anno dopo invece con l’arrivo di Spalletti con qualche innesto intelligente si è cominciato a ragionare come si deve ed infatti la squadra è tornata in Champions League dopo 6 anni di purgatorio, infatti una delle trasferte a cui sono più legato e quella di Roma all’ultima giornata dove in una partita spareggio ci siamo qualificati a spese della Lazio di Simone Inzaghi al 4° posto.
La stagione dopo di Spalletti è stata più complicata della prima per note vicende interne alla società per il casino della questione Icardi che ha complicato la stagione della squadra che si è qualificata all’ultima giornata quell’anno ma per me aveva i mezzi per arrivarci più agevolmente.
L’anno dopo con Conte c’è stato un ulteriore step e l’Inter ha cominciato a ritornare credibile poi vincente anche ad alti livelli per quanto riguarda l’ottica nazionale. Il primo anno che poi è stato segnato dalla pandemia più di mezza stagione è stato tutto sommato positivo dove abbiamo provato a tenere il ritmo della Juve per 2/3 di campionato. L’ultima Juventus dei 9 scudetti era ancora più esperta e consolidata e noi siamo arrivati secondi.
Lì c’è stata l’amarezza ad Agosto che infatti mi ha rovinato l’ultima settimana di ferie che è stata la sconfitta in finale di Europa League che però poi è stato lo slancio per la cavalcata tricolore dell’anno dopo. E fin qui sulla parentesi di Suning non posso che non esprimermi positivamente
Dall’estate 2011 in poi col ritorno della conquista dello scudetto dopo 11 anni di attesa l’era Suning ha svoltato in senso negativo.
Data la situazione straordinaria di emergenza perché per 1 anno e mezzo tutti gli stadi erano chiusi, tutte le società hanno avuto dei bilanci disastrosi, la priorità delle società non è stato più quello del raggiungimento dell’obiettivo sportivo ma quanto quello di applicare una politica di contenimento dei costi e di maggior attenzione al bilancio.
Infatti la squadra si è a poco a poco ridimensionata e in effetti nei 2 anni successivi in ottica nazionale non ha raggiunto gli obiettivi che avrebbe potuto raggiungere.
Su tutti lo scudetto 2022 che rappresenta forse la mia maggiore amarezza. Ora, senza rinnegare quanto è stato fatto, credo che la proprietà Zhang debba passare la mano”.
Cosa ne pensi di Inzaghi come allenatore?
“Quando era arrivato era una delle soluzioni post Conte più appetibili perché o ti prendevi Allegri che era abituato a vincere gli scudetti o prendevi Inzaghi che era un allenatore voglioso di fare quello step in più dopo anni di ottimi risultati ottenuti con la Lazio.
Su di lui mi dispiace che come professionista serissimo penda la spada di Damocle dello scudetto perso del suo primo anno che ha fatto dimenticare anche le 2 coppe che sono arrivate. Noi oggi facciamo gli schizzinosi ma se mi dicevi 6 anni fa che avremmo vinto una Supercoppa contro la Juve, una contro il Milan, una coppa Italia battendo Roma Milan e Juventus dicevo, beh insomma mica male.
Secondo me lui si è riabilitato con lo splendido percorso europeo dell’annoi scorso soprattutto con la vittoria nell’euro-derby. Non avesse superato quello scoglio avremmo detto che prima ha perso uno scudetto col Milan, poi li avrebbe fatti andare in finale di Champions e forse sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Invece con quello step Simone Inzaghi è diventato quasi un idolo adesso, infatti noto in questo inizio di stagione di cui sono già stato già 2 volte a S.Siro e ci ritornerò per il derby, un interismo da parte del pubblico ed un entusiasmo che non vedevo dagli anni d’oro di Mancini e Mourinho“!
Che aspettative hai per il derby e come stai vivendo questo momento?
“Come si vive di solito una settimana pre-derby, a maggior ragione quando prima di questa partita c’è la sosta di mezzo che interrompe il ritmo del campionato e ci pensi già dal giorno dopo della partita precedente, dal giorno dopo della partita con la Fiorentina.
Dopo la traumatica esperienza della semifinale dell’anno scorso sono un po’ vaccinato, parliamoci chiaro: siamo alla 4a giornata di campionato ed in ogni caso non si decide nulla. Scaramanticamente parlando e vedendo l’ultima volta cosa è successo in un derby, sabato alle ore 18:00 ed alla 4a giornata non posso che essere ottimista.
Infatti i due precedenti sono l’anno dello scudetto di Conte che abbiam perso il derby con la doppietta di Ibrahimovic appunto alla quarta giornata in cui siamo precipitati momentaneamente a -5 dai cugini e poi alla fine si sa com’è finito il campionato.
Anche l’anno scorso una delle partite traumatiche è stato il derby che abbiamo perso 3-2 in cui per 1 ora ci abbiamo capito ben poco e fatti mettere sotto dal Milan sul piano del gioco ma anche soprattutto dell’intensità cui poi ci siamo risvegliati dopo il 3-2 di Dzeko e creato poi azioni pericolose che se non fosse stato per uno strepitoso Maignan potevamo raggiungere il pareggio, poi lì la stagione sappiamo com’è finita con 2 trofei e la finale di Champions a spese dei cugini
Ho sempre approcciato al derby con sensazione positiva, è la partita che io cancellerei dal calendario se dipendesse da me ma che ci vado sempre alla fine con l’idea di andare là e facciamogli vedere che ci sappiamo fare”.
Se potessi dare un messaggio al Mr. o alla squadra per il Derby che cosa gli diresti?
“Mah, premetto che io non sono proprio la persona più adatta per lanciare messaggi specialmente per questo tipo di partita ma userei i toni come se si dovesse trattare di uno sbarco in Normandia. Gli direi di affrontarla tranquillamente perché tanto i giocatori che scenderanno in campo sono quelli che hanno affrontato i derby di questo 2023 per cui gli direi di stare tranquilli perché voi siete sempre gli stessi, sapete come giocano loro.
Siete temprati perché avete vinto derby che contavano più di questo come posta in palio. Giocatevi la partita che è solo un capitolo di una maratona dove avete tutte le possibilità di ottenere l’obiettivo che è nelle vostre corde che è quello della conquista e vittoria dello scudetto”.
Finisci di raccontare la tua scalata ed i tuoi momenti Top a Calcissimo?
“Ho avuto la fortuna di trovarmi bene sin da subito. Mi ricordo la prima volta che dicevo “cavolo magari la prima volta con la telecamera e diverse persone che ci seguono entro un po’ in soggezione” ed invece no! Infatti penso di aver fatto una buona impressione anche all’editore Fulvio Collovati altrimenti non sarei ancora qua ed a fare questa intervista probabilmente.
Ho avuto l’opportunità di conoscere settimana dopo settimana i vari componenti della squadra di Calcissimo. Per il mio modo di fare e per il mio modo di vedere il calcio e di saper partecipare alla conversazione ho creato, anche per merito dei due maestri Drammis e Cantella che sono stati bravi che sono riusciti a commentare, la celebre filosofia del “Carrierismo” che è una simpatica aurea che mi hanno dato i due che ho nominato e che consiste ad aggiungere ad ogni puntata alcuni termini e neologismi che sono stati proposti da me nelle trasmissioni e con cui abbiamo avuto la possibilità di catturare numerosi followers.
Mi capitano persone anche davanti allo stadio che mi fermano e mi chiedono di fare un selfie con loro e questo, personalmente, è anche un motivo di soddisfazione. Vuol dire che se non altro in questo anno di militanza a Calcissimo qualcosa di buono penso di averlo dimostrato”.
Hai parlato di Fulvio Collovati, cosa ne pensi di lui come sportivo e anche come editore?
“Ho avuto la fortuna di conoscerlo a Gennaio e di approfondire il rapporto con lui intervistandolo a Giugno nel periodo di calciomercato e sono molto contento di averlo conosciuto perché si è rivelato un capo molto disponibile ed è stato molto bravo a farmi sentire a mio agio perché era la mia prima intervista che rilasciavo e mi dicevo:
Cavolo intervisto uno che è stato campione del monde ha giocato nel Milan e nell’Inter, contro i più grandi giocatori degli anni ’80. Forse il miglior periodo di splendore della nostra Serie A!
Mi son sentito di ammirarlo molto per la sua tranquillità e per la sua competenza nello spiegare le varie situazioni di campo che noi da tifosi emotivi. Sono molto contento di essere entrato nella sua squadra”!
Vuoi aggiungere tu qualcosa all’intervista?
“Se devo aggiungere qualcosa devo ringraziare voi, Lucia e Beppe e altri che mi avete fatto partecipare per la prima volta Lunedì scorso ad una sorta di salotto che si chiama I TIFOSI DEI SOCIAL in cui ho avuto la possibilità di interagire con altre persone competenti.
Ringrazio Claudio che mi ha anche scritto in privato quando abbiamo finito la riunione e mi ha anche salutato in chat Mercoledì quando ero lì a Calcissimo, e con cui spero di aver fatto solo la prima di una serie di una lunga serie di puntate. So già che mi aspetteranno al varco Lunedì dopo il derby, speriamo almeno di dovermi presentare in una sitazione senza caschetto, ecco!”
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Rijeka, Djalovic: “Cannavaro e Gattuso grandi allenatori, ma noi puntiamo al titolo”
![](http://www.calciostyle.it/wp-content/uploads/2025/02/Radomir-Djalovic-Rijeka.jpeg)
La nostra redazione ha avuto l’onore e il piace di intervistare Radomir Djalovic, allenatore del Rijeka, attualmente primo in classifica in Croazia.
La redazione di Calciostyle ha avuto l’opportunità di intervistare Radomir Djalovic, ex attaccante montenegrino che, dopo due anni trascorsi da vice-allenatore, ad agosto scorso è stato scelto come guida tecnica del Rijeka.
Scelta che, almeno fino a questo momento, ha ampiamente ripagato, visto il primo posto in classifica nel campionato croato. Con lui abbiamo parlato del rendimento della squadra ma anche degli allenatori nostrani emigrati in Croazia.
Esclusiva CS – Rijeka, le parole di Djalovic
Il Rijeka occupa la posizione di leader nel campionato croato nonostante il fatto che si combattano due grandi allenatori italiani Gennaro Gattuso (Hajduk) e Fabio Cannavaro (Dinamo Zagabria). È vero che il budget annuale del Rijeka è di 15 milioni di euro, dell’Hajduk di 50 milioni e della Dinamo di 60 milioni? Come riesci a combatterli?
È vero che i budget di Dinamo e Hajduk sono 6, 7 volte più grandi dei nostri, ma a volte, anche se i soldi sono molto importanti, non sono decisivi. Cerchiamo con un grande lavoro di creare un clima familiare in cui i giocatori danno il massimo, insieme ai nostri tifosi, per lottare con loro, e per ora sta andando bene.
Chi è il tuo più grande rivale in questa stagione, Gennaro Gattuso o Fabio Cannavaro?
Sono entrambi bravissimi allenatori, come dimostrano i loro risultati, ed entrambi sono rivali nella corsa al titolo, a pari merito si potrebbe dire.
Pensi che i due allenatori italiani abbiano portato lo stile di calcio italiano nei due più grandi club croati?
Sì, entrambi hanno portato uno stile italiano riconoscibile in Croazia, e i loro risultati dimostrano che sono allenatori bravi e di grande successo.
Speri di poter ancora vincere il titolo?
Lo spero. anche se questo è il mio primo lavoro da allenatore, ma sarebbe bellissimo riuscire a superare entrambi e riuscire a festeggiare alla fine. Noi ci crediamo, anche se ci siamo indeboliti perché abbiamo venduto 3 dei nostri migliori giocatori una settimana fa. Una cosa è certa: non ci arrenderemo e lotteremo fino alla fine.
Hai mai pensato di allenare un club italiano?
Certo. Sono ancora giovane, ma sarebbe un onore e un privilegio lavorare in Italia in futuro.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Mauro Scarino: “Serata all’insegna del calciomercato, il Gran Galà del Calcio…”
![Mauro Scarino](http://www.calciostyle.it/wp-content/uploads/2025/02/Mauro-Scavino.jpg)
Mauro Scarino, organizzatore dell’Adicosp, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni per l’ultimo giorno di calciomercato all’evento all’hotel Hilton di Roma.
Mauro Scarino è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni nell’ultima giornata di calciomercato direttamente dall’evento organizzato dall’Adicosp, associazione italiana direttori e collaboratori sportivi, all’hotel Hilton EUR La Lama proprio per le ultime trattative della sessione invernale.
ESCLUSIVA CS – Le parole di Mauro Scarino
“Questa è una serata all’insegna del calciomercato, che comprende tutta la Serie A e anche il calcio internazionale. Questo tipo di evento all’Hilton comincia a prendere sempre più piede, vediamo una partecipazione sempre più ampia da parte delle persone persone. Una serata importante anche per il gruppo dell’Adicosp che si sacrifica ogni anno per organizzare questi eventi in cui siamo tutti presenti.”
Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi eventi Adicosp?
“Con il presidente Morrone si cercherà sempre di organizzare eventi importanti. La sua presenza è molto fondamentale in quanto è una persona che per impegno e per serietà non si trova facilmente in giro. Il gruppo continuerà ad andare avanti cercando di migliorare le situazioni in questi eventi in cui l’affluenza di pubblico è enorme.
Il Gran Galà del Calcio è un evento molto bello in cui partecipano anche persone, all’interno del mondo calcistico, di spicco. Dietro c’è sempre un’organizzazione fatta ai minimi dettagli, con accuratezza per tutte le situazioni. Ogni anno comunque si spera sempre di migliorare l’esperienza e di andare sempre avanti.”
Colpo del mercato?
“Sicuramente può essere quello di Joao Felix al Milan.”
Ranieri ha dato la scossa alla Roma?
“Ranieri ha sicuramente dato una scossa importante alla squadra giallorossa, in quanto il gruppo, rispetto a prima, ha acquisito più sicurezza. Lo abbiamo visto nella partita contro il Napoli in cui la Roma ha fatto una bellissima partita e, nonostante sia andato in svantaggio, è riuscita a recuperare facendo un bellissimo secondo tempo impegnando il Napoli in diverse azioni. Credo che la Roma punterà sul rinnovo in panchina di Ranieri.”
Intervista completa sul nostro canale Youtube
Le interviste
ESCLUSIVA CS e OC – Repice: “Alla Roma Claudio Ranieri presidente o plenipotenziario”
![Roma](http://www.calciostyle.it/wp-content/uploads/2025/01/ranieri-europa-league.jpg)
In diretta su Officine Calcio abbiamo fatto una chiacchierata con Francesco Repice, uno dei radiocronisti più noti in Italia.
Con Francesco Repice abbiamo parlato della sua Roma e del valore della radiocronaca oggi.
Officine Calcio, l’intervento di Francesco Repice
Repice sull’arrivo di Claudio Ranieri e sul suo ruolo alla Roma
“Per quello che riguarda la Roma sono stati fatti degli errori che a Trigoria hanno ammesso: errori pacchiani mostruosi. La Roma ha pagato le conseguenze, il tributo, a questi errori.
Ora è arrivato Claudio Ranieri e tutti noi sappiamo quanto potesse risultare utile il suo arrivo a Trigoria in questa fase della stagione.
Il problema è che da lui ci si aspetta qualcosa di importante: non tanto da allenatore perché non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno, ma ci si aspetta qualcosa di importante da dirigente”.
Sul futuro allenatore giallorosso
“I tifosi della Roma quando sentono parlare di certi nomi in panchina rabbrividiscono e sperano invece che si possa chiudere nel più breve breve tempo possibile o che si possa arrivare ad allenatori che garantiscono un certo tipo di stagione, anche per come costruiscono le squadre.
Ogni riferimento a Massimiliano Allegri non è puramente casuale”.
Sulle ultime dichiarazioni di Claudio Ranieri
“Secondo me ha voluto dire due cose: la prima è che la Roma in campionato, se succede un miracolo, può conquistare una posizione di Europa League. Quindi deve arrivare in Europa da un’altra porta, dalle coppe, e in questo momento io credo che la partita con il Milan sia più importante della partita con il Napoli.
La seconda cosa, forse ancora più importante, è che ha voluto dimostrare a tutti che questa è la squadra che ha a disposizione. La vera domanda è: si viaggia ancora d’amore d’accordo o perlomeno si viaggia ancora con i medesimi obiettivi, la società e Claudio Ranieri? Perché questa è la vera domanda.
Dopodiché la Roma ha una proprietà ricchissima, potrebbe comprare giocatori stratosferici e quindi ci si aspetta che non arrivino soluzioni strane.
Ecco io quando sento parlare gli allenatori che parlano del ‘mio calcio, il calcio propositivo’, ho i brividi.
Sull’evoluzione e il valore della radiocronaca oggi
“Noi credevamo che le nuove tecnologie avrebbero ucciso il mezzo radiofonico. Quando si è imposta la rete noi credevamo che la radio sarebbe finita lì.
In realtà è successo l’esatto contrario: la radio ha moltiplicato la sua capacità di diffusione proprio grazie alle nuove tecnologie. Faccio un esempio: se io sono a Newport in Nuova Zelanda e voglio ascoltare una partita del Cosenza, la squadra della città in cui sono nato, posso benissimo farlo attraverso la rete.
C’è un altro aspetto: la televisione ti costringe a star seduto a farti lobotomizzare dalle immagini e da suoni e da parole sette giorni alla settimana 24 ore al giorno 365 giorni l’anno. La radio no: la radio ti insegue, ti consente di farti una vita, di portare a cena a tua moglie, di portare a giocare i tuoi figli, di uscire con gli amici e di fare tantissime cose.
Perché la radio ti insegue. Il metodo, e quindi la tecnica, della radiocronaca è cambiato perché dobbiamo essere, non dico competitivi perché questo è assolutamente impossibile con le piattaforme televisive, ma dobbiamo affascinare chi ci ascolta.
Io ho scelto di sudamericanizzarmi, quindi di raccontare le partite in una certa maniera ben sapendo che che chi ascolta le partite di calcio vuole disegnare nella sua mente una fotografia vuole avere un’immagine ben precisa vuole dipingere addirittura un e io cerco di farlo e la radiocronaca per questo secondo me non perderà mai il suo fascino ormai la sua potenza”.
Sulla gestione della dirigenza giallorossa
“Per me già la scelta di tornare a Claudio Ranieri è una scelta importante, che significa: ‘Guardate, noi abbiamo sbagliato, adesso cerchiamo di correre di pari’. Bisogna proseguire su quella via.
Per me la posizione di presidenza dell’AS Roma ideale sarebbe quella di Claudio Ranieri come faceva la famiglia Agnelli con Boniperti, come fece Cragnotti con Zoff.
Mettere lì qualcuno che sappia di che cosa si parla, che sappia di calcio. Poi fate scegliere a Ranieri, fate scegliere a lui. La grande intelligenza di Oaktree è stata mettere Marotta alla presidenza dell’Inter e quindi far decidere a lui.
Quando i grandi uomini dell’impresa americana, tra cui i Friedkin, che quest’anno hanno fatturato solo con la loro prima attività 15 miliardi di dollari, capiranno e si convinceranno che un uomo come Claudio Ranieri deve avere tutto in mano, allora può darsi che ritornerà qualcuno.
Può darsi che si possano fare scelte, visto che si parla più di direttori sportivi, ad esempio di Pantaleo Corvino. E se salva la squadra bisogna inginocchiarsi e inchinarsi”.
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