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Fiorentina-Atalanta 3-2, la Dea si complica la vita | Le pagelle nerazzurre

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Fiorentina- Atalanta 3-2, i bergamaschi cedono nel finale a Kouame e subiscono una cocente sconfitta. Le pagelle.

Atalanta

Carnesecchi 6: per nessuno dei gol subito ha pene da espiare.

Toloi 6: non una gara difficile per il capitano, non al meglio ma sempre pronto.

Scalvini 5: distratto su due gol su tre della Fiorentina. Non una prestazione da lui, urge riscatto.

Kolasinac 5,5: la fisicità contro la fantasia dell’attacco viola serve, ma anche lui soffre.

Zappacosta 6: ha coraggio e spinge quando trova lo spazio. Parisi non e’ cliente facile e deve preoccuparsi anche di coprire (dal 58′ Zortea 6: tiene l’intensità).

Ederson 5,5: sarebbe stato un 7 pieno, se non ci fosse stata la disattenzione sul gol di Kouame. Prova notevole macchiata da un grave errore.

De Roon 7: di solito non e’ uomo da bonus, come si dice nel gerco fantacalcistico. Tira fuori due assist per i quali Koopmeiners e Lookman dicono grazie.

Ruggeri 6,5: molto intraprendente, ma alle volte deve frenare per non lasciare lo spazio alle ripartenze (dall’ 80′ Miranchuk sv).

Koopmeiners 7,5: stappa il match per un vantaggio che poi non avrà seguito. Il solito trattore (dal 75′ Adopo 5: molto male nella gestione nel finale).

De Ketelaere 6: la fiducia continua a macinare, ma contro la Viola non lascia il segno (dal 58′ Scamacca 5: poco servito, pochi spazi per lui).

Lookman 6,5: il pericolo porta il suo nome. La difesa viola va in panne quando se lo trova di fronte. Entra nel tabellino (dal 58′ Pasalic 5: troppo poco).

 

Gian Piero Gasperini 5: il coraggio non manca, a differenza dell’incisivita. L’Atalanta perde per un peccato di presunzione sul finale. Una sconfitta evitabile.

 

 

 

Serie A

Juventus: la soluzione dopo lo stop di Cabal

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La Juventus, a causa del grave infortunio di Juan Cabal, sta valutando le opzioni per coprire temporaneamente la difesa in attesa del mercato invernale.

Javier Gil Puche

Tra i nomi interni, emerge quello di Javier Gil Puche, il promettente difensore spagnolo di 18 anni, arrivato dall’Alaves la scorsa estate e già inserito nel progetto della Next Gen.

Le sue tre apparizioni in Serie C hanno convinto il club bianconero, tanto da portarlo ad alcune convocazioni con la prima squadra sotto la guida di Thiago Motta.

Ora, con la possibilità di un esordio in prima squadra, Gil Puche potrebbe entrare stabilmente nei piani della Juventus dei grandi, iniziando forse già dalla trasferta di San Siro contro il Milan.

Tuttavia, il direttore sportivo Giuntoli ha fatto intendere che, oltre alla necessità di un sostituto per Bremer, si sta valutando anche un rinforzo temporaneo per rimpiazzare Cabal fino al termine della stagione.

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Serie A

Inter: Inzaghi può finalmente sorridere

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Ottime notizie per l’Inter: l’infermeria si sta finalmente svuotando con i rientri di Carlos Augusto e Buchanan.

Inter, Carlos Augusto

Carlos Augusto

L’ex Monza, si era fermato durante la partita contro lo Young Boys per un risentimento al flessore della coscia sinistra, ed è sempre più vicino al rientro.

L’esterno potrebbe tornare disponibile dopo la pausa per le nazionali, in vista della partita di campionato contro l’Hellas Verona del 23 novembre.

Il recupero di questi due calciatori, porta praticamente a zero gli infortunati in casa nerazzurra.

Questo permetterà a Simone Inzaghi di avere più opzioni per far riposare la fascia sinistra, dando respiro a Bastoni e Dimarco, entrambi costretti agli straordinari nelle ultime settimane.

Con questa maggiore rotazione, l’Inter può contare su una squadra più fresca e competitiva per i prossimi impegni.

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Serie A

Lorentini: “L’Heysel fu una tragedia nazionale. Sul numero 39…”

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Juventus, 39 anni fa la strage dell'Heysel

L’Associazione familiari vittime dell’Heysel, guidata da Andrea Lorentini, tiene viva la memoria di quella giornata drammatica in un’intervista al Corriere della Sera.

Domani sera, a Bruxelles, si svolgerà una partita di Nations League attesa da molti: Belgio-Italia. Ma per molti tifosi italiani, belgi ed europei, questa non è solo una partita di calcio. Il richiamo è immediato e doloroso. A Bruxelles, quasi quarant’anni fa, lo stadio Heysel fu teatro di una delle tragedie più cupe della storia del calcio. Era il 29 maggio 1985 quando la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool si trasformò in un incubo, con 39 tifosi – in gran parte italiani – che persero la vita schiacciati nella calca e nel caos sugli spalti.

A mantenere vivo il ricordo di quella giornata tragica c’è l’Associazione familiari vittime dell’Heysel, fondata proprio per rendere onore alle vittime e promuovere una cultura di rispetto e sicurezza negli stadi. L’associazione è oggi presieduta da Andrea Lorentini, figlio di Roberto, intervistato dal Corriere della Sera, ha ricordato il padre e ha ribadito l’importanza della memoria collettiva, sottolineando come la tragedia dell’Heysel sia un monito affinché eventi simili non si ripetano più. A seguire un breve estratto della sua intervista.

Le parole di Lorentini

UNA TRAGEDIA NAZIONALE
“Sì, non è stata solo una tragedia di parte: oltre ai tifosi juventini, a un fotografo di Reggio Emilia e a 7 stranieri, quanti sanno che sono morti anche tre interisti?”.

LA NAZIONALE HA RITIRATO LA MAGLIA 39
“Sì, allora abbiamo ringraziato molto il presidente Tavecchio per la sensibilità, come oggi facciamo con Gravina. La prima cerimonia si svolse nel 2015”.

LA SUA PRIMA VOLTA ALL’HEYSEL
“No, fu nel 2005 per il ventennale: una sensazione straniante. Mio nonno Otello, che ha istituito l’associazione dopo la strage, raccontò a me e a mio fratello la dinamica degli incidenti. Il luogo è stato ricostruito, ma la morfologia dell’impianto non è poi così diversa. E quella sensazione non si cancella”.

COME TENERE VIVO IL RICORDO
“Con diversi progetti di educazione civico-sportiva: la memoria fine a se stessa rischia di finire nel pietismo, noi cerchiamo di riempirla di contenuti sul fair play”.

IL RAPPORTO CON LA JUVE
“C’è sempre stata una mancanza di memoria fin da subito e non siamo mai arrivati alla piena condivisione della vicenda, per cui noi facciamo il nostro percorso: la logica adesso è proprio quella di elevare la tragedia da vicenda di parte, con i morti e lo scalpo del nemico, a una tragedia europea e italiana”.

SI GIOCO’ PER LIMITARE I DANNI
“Sì, è un elemento chiave. Mio nonno era a bordo campo accanto al cadavere di mio padre e pensava fossero matti a giocare. Ma poi anche in sede processuale è stato ricostruito che fu fondamentale disputare la partita per tenere tutti dentro lo stadio, mentre i carrarmati dell’esercito venivano chiamati per garantire il deflusso. Ma non era più un evento sportivo”.

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