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Salernitana, Inzaghi si presenta: “Salerno è l’occasione giusta per me”

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Salernitana

Il nuovo allenatore della Salernitana, Filippo Inzaghi, si è presentato in conferenza stampa. Ecco di seguito le sue dichiarazioni.

A Salerno è l’Inzaghi Day. Si è da poco conclusa infatti la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Salernitana, Filippo Inzaghi.

L’ex tecnico della Reggina arriva al posto di Paulo Sousa, esonerato a causa del brutto inizio di campionato.

Di seguito tutte le sue parole: “Ringrazio tutte le persone che mi hanno contattato, è un qualcosa di travolgente. Ero stanco di riposarmi, non ne potevo più. Aspettavo la chiamata giusta, mi ero un po’ stufato di quello che mi era successo e di alcuni trattamenti umani. Non sapevo più se questo calcio meritasse la mia onestà e la mia professionalità. Puoi vincere o perdere ma devi essere onesto intellettualmente. Guardavo il telefono ogni momento e aspettavo la chiamata di gente come Iervolino e come De Sanctis. Io e il mio staff possiamo tornare a lavorare come ci piace, quando ci hanno messo in condizione i risultati sono arrivate. Faccio un grande in bocca al lupo a Paulo Sousa che ha fatto molto bene, io voglio valorizzare questi giocatori e arrivare alla salvezza. Ma abbiamo bisogno di voi. Se la Salernitana retrocede è un male per tutti. Criticate me, come accade da 30 anni, ho segnato 300 gol e mi dicono che non sapevo fare uno stop. Quello che conta è che la gente ci apprezzerà per l’atteggiamento. Se potete aiutateci, abbiamo bisogno di affetto e di aiuto. So già che pubblico c’è, in questo stadio ho fatto doppietta nel 1998. Nel riscaldamento non riuscivo nemmeno a parlare con i compagni, a Monza c’erano 3000 persone e questa cosa mi ha colpito”.

Mister, che Salernitana vedremo?
“Ho detto al presidente e al direttore che non esiste uno schema che fa vincere le partite. Ho vinto e sono stato esonerato col 4-3-3 e col 3-5-2. Sono numeri. A me interessa riportare entusiasmo e convinzione, i giocatori si devono divertire. Non è con i nomi che ci salviamo. Oggi non posso fare promesse di alcun genere. Se diranno che non lottiamo andrò a casa. Non so se giocheremo bene o male, sfido chiunque ad affermare il contrario. Però dobbiamo essere bravi a far punti, è questo che fa grande una squadra. L’anno scorso era bello veder giocare la Salernitana, ha mantenuto la stessa ossatura e sono arrivati calciatori bravi. I giovani vanno supportati e noi cercheremo di trasmettere fiducia. Sono certo che ci possiamo salvare ma dobbiamo dimostrarlo. Avremo subito una gara sosta e per fortuna c’è la sosta pur senza 10 nazionali. Questo fa capire che se hai dieci nazionali non puoi lottare per non retrocedere. Dobbiamo dare il massimo per meritare la passione della gente e lo stipendio del presidente. Il fatto che ci sia un gemellaggio con Reggio mi fa piacere, sono certo che ci sosterranno anche loro”.
Dia è una prima o una seconda punta?
“Per me è una prima punta, ma può giocare anche assieme a un’altra punta o trequartista. E’ un calciatore che va recuperato, ci deve fare 15 gol altrimenti non portiamo a casa le penne”.

 

Salernitana

Filippo Inzaghi, foto presa da depositphotos.com

Mister, come mai ha accettato Salerno?
“Quando sono andato al Brescia mi davano del pazzo, quando sono passato dal Milan in A al Venezia in C mi dicevano che ero matto. Ora mi chiedono chi me lo abbia fatto fare visto che la Salernitana è penultima. Io sono la persona più felice del mondo. Quando capisco cosa rappresento per la gente mi passa la tristezza, io voglio trasmettere quello che sono. Da allenatore ho vinto e ho perso, ma ho voglia di rialzarmi con forza. Non smetto mai di imparare, cambio idea senza fossilizzarmi su un solo concetto. C’è gente che porta a casa la Champions e poi viene esonerata dopo pochi mesi. A me spetta fare meno danni possibili, noi tecnici ci montiamo la testa e pensiamo di aver inventato il calcio ma in campo vanno i giocatori. Io devo valorizzare le loro potenzialità, senza concedere alibi. Con una società del genere non possiamo aggrapparci a nessuna scusante”.
Mister, squadra piena di infortunati. Si è fatto un’idea?
“Amo fare i ritiri proprio per avere sempre un quadro chiaro e controllare tutto in prima persona. Subentro perchè avevo l’obbligo morale, per amore e riconoscenza, di capire cosa sarebbe successo a Reggio Calabria. A me piace lavorare molto e devo stare attento a tutto. Qualche problema fisico c’è stato e col direttore ne ho parlato. Stimo molto Morgan De Sanctis, è stato un mio compagno di squadra e sono qui anche grazie a lui. E’ una persona perbene, che ama questo lavoro e sarà un piacere confrontarmi”.
Mister, come giocherà la difesa?
“Mi piace individuare quei calciatori di cui non posso fare a meno. Potremmo metterci a 4 o a 5, vedremo. La visione di calcio che ho col presidente è molto simile. Sono uno di quelli che, se a 10 minuti dalla fine sta vincendo, non mette dentro l’attaccante ma aggiunge un difensore. Gli altri mettono le punte, a me tocca stare più attento. Io sono una persona molto pratica, non vendo un prodotto che si chiama Inzaghi. A me interessa vincere le partite, l’attacco è il reparto più forte della Salernitana e cercherò di far coesistere più giocatori di qualità possibile. Ma se non corrono stanno fuori, la collaborazione deve essere totale tra i dieci giocatori di movimenti. Se i difensori vedono il centravanti rincorrere trovano ulteriore carica agonistica”.
É più preoccupato che l’attacco non segna o che la difesa prende tutti questi gol?
“Se mi preoccupasse qualcosa non sarei qua. I risultati arrivano col lavoro e occorre pazienza. A me spaventano di più i giornalisti. In questo momento abbiamo bisogno di aiuto. Io vengo da un’esperienza particolare, da ultimo arrivato lancio un appello: tenetevele strette queste società, un giorno le rimpiangerete. Il trasporto del presidente mi ha colpito, vedo la sofferenza personale nel vedere la squadra penultima in classifica e voglio renderlo orgoglioso di me, di noi, della squadra. Non vedo l’ora di iniziare. sono in giro con la stessa borsa da tre giorni e sono stato sveglio tutta la notte aspettando la risposta definitiva del patron. I miei figli piangevano, ma la mia passione per questo lavoro è straordinaria. Nessuno mi ha mai regalato nulla e sono qui per chiedere alla squadra di sudare la maglia”.
Cambiano i programmi di lavoro?
“Devo ancora fare il programma, però vi dico che in Inghilterra, nella sosta, danno una settimana libera ai calciatori. Noi dobbiamo uscire dalla credenza che facciamo otto allenamenti al giorno e il problema si risolve. Potrei fare doppia quotidianamente, ma sbaglierei. Le cose vanno fatte con una logica. Non ho avuto tempo di fare il punto della situazione, sappiate che anche il giorno libero è importante. Quello che conta è lavorare bene. Se vedo che lottano e sono all’altezza avranno 2-3 giorni liberi, se sbagliano gli atteggiamenti si va in ritiro”.

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Milan, confermare Fonseca? Deve esserci un solo presupposto

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Milan, il destino di Paolo Fonceca appare sempre più segnato. Una sua permanenza, però, dovrebbe essere preceduta da una profonda ristrutturazione. Vediamo di seguito il come.

La sconfitta contro il Liverpool sembra essere stata la cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso. A prescindere dal risultato del derby, Paulo Fonseca e’ sempre più distante dalla panchina del Milan.

L’allenatore portoghese e’ ormai un corpo estraneo a Milanello, con i senatori dello spogliatoio che lo hanno abbandonato, Leao e Theo Hernandez su tutti.

La società, inoltre, non ha mai preso le pubbliche difese dell’ex Lille, sintomo, questo, di una crisi di rapporti ormai profonda con i componenti della dirigenza.

Come raccontato da Calciostyle, sono molti i profili valutati per la successione, primo fra tutti, quello di Massimiliano Allegri.

Ma davvero non esistono più margini per proseguire con Fonseca? Semmai si dovesse andare su questa strada, dovrebbe esserci un presupposto.

Una riorganizzazione profonda e radicale della struttura, con le funzioni di Geoffrey Moncada, Zlatan Ibrahimovic e Giorgio Furlani ben chiare a livello di gerarchia.

Una definizione dell’orologio Milan con ogni ingranaggio che si muove in funzione dell’altro, in un’orchestra che suona tutta lo stesso spartito.

Tutto ciò consentirebbe anche di tutelare Paulo Fonseca, che a quel punto avrebbe una certa autorità alle proprie spalle per poter lavorare con serenità.

Uno scenario, allo stadio delle cose, abbastanza improbabile, considerati gli innumerevoli equivoci esistenti, primo fra tutti quello legato al ruolo del senior advisor Zlatan Ibrahimovic.

Lo svedese, nominato da Gerry Cardinale quale consulente di Redbird, non e’ nell’organigramma rossonero, ma opera come se fosse componente organico della struttura sportiva.

Per questo, a oggi, appare molto difficile che Paulo Fonseca possa avere un futuro di lunga durata sulla panchina del Milan.

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Roma, Vincent Candela infuriato per l’esonero d De Rossi: “Società fragile”

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Candela

Vincent Candela, ex Roma, rimane sconcertato per l’esonero di Daniele De Rossi, non si risparmia e dice anche lui la sua ai microfoni del “Il Messaggero”

Ai microfoni di “Il Messaggero“, il francese Vincent Candela,  esprime il suo pensiero riguardante l’esonero (definito ingiusto per lui).

Lascia una dura critica alla società, definendola “fragile”.

DANIELE DE ROSSI SALUTA I TIFOSI DELLA ROMA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Ecco le dure parole di Candela

Dichiara: “Così non si costruisce niente, follia,  è un problema di fondamenta, è sempre così. Dipende sempre dal manico. Dopo quattro partite ormai non mi stupisco più di niente, tutto è già accaduto. Non è un caso se qui non si vince da 23 anni. Gli hanno appena fatto un contratto di tre anni, nell’ultimo campionato non è andato in Champions per una partita persa, per pochi punti. Ora ha sbagliato un paio di gare; Non si trattano così le persone. Colpa dei risultati? Non solo , mi pare che ci sia l’assenza della società, serve un presidente più presente.”

O una figura alla Totti?  “O Boniek, uno con cui gestire questioni di campo e strategie di mercato”

Troppe figure ingombranti come sostiene Totti?  “Questa cosa non la concepisco, quante volte mi è capitato di giocare con calciatori più forti di me, Zidane o lo stesso Totti. Ho sempre trovato piacere a confrontarmi con loro, non ho mai pensato fossero ingombranti, certi personaggi hanno un peso. Ma poi, con tutto il rispetto per Ghisolfi, aggiungo che forse sarebbe servito un direttore con più conoscenze del calcio italiano. Lui stava in Francia, magari certi meccanismi non li conosceva.

Questione Dybala:  “Va via, resta, non si capiva. Una questione che ha messo in difficoltà i tifosi e anche Daniele. La Roma è una cosa seria, una storia del genere non era concepibile nemmeno nel paesino dove sono nato, é una società fragile.”

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Atalanta, Scamacca: cambiano i tempi di recupero

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Scamacca si è operato lo scorso 5 Agosto, in seguito alla rottura del legamento crociato. Con una buona riabilitazione potrebbero cambiare i tempi di recupero.

Scamacca torna a lavorare dopo l’operazione dello scorso Agosto. L’intervento del professor Mariani è andato a buon fine e il bomber dell’Atalanta ha cominciato la riabilitazione con i medici di Villa Stuart.

Grazie al loro lavoro, i tempi di recupero potrebbero accorciarsi. L’attaccante della Nazionale potrebbe tornare già da Gennaio, invece che a metà Marzo come era stato inizialmente ipotizzato.

Scamacca

Il “vice” Scamacca

Nel mercato estivo è sbarcato a Bergamo l’attaccante italo-argentino Mateo Retegui. Il centravanti ex Genoa ha avuto un impatto clamoroso nella realtà bergamasca: ha segnato ben 4 gol nelle prime 4 presenze.

Nonostante il mister Gasperini abbia ricevuto una grave perdita dall’infortunio di Scamacca, la campagna acquisti della società ha dimostrato di aver rimediato al meglio a questo imprevisto.

Retegui si è anche guadagnato la titolarità nel match di Nations League dell’Italia, giocato contro la Francia al Parco dei Principi. In quell’occasione ha fatto un’ottima prestazione, così come il resto della squadra, dimostrando di poter reggere lo scontro fisico con colossi del calibro di Saliba e Konaté.

Cosa aspettarci dal suo ritorno

Come la storia recente insegna, è molto complicato per un calciatore recuperare il ritmo giusto dopo un infortunio grave come la rottura del legamento crociato anteriore. Ad esempio, il suo attuale compagno di squadra Nicolò Zaniolo, dopo il secondo lungo stop di 6 mesi, non è mai riuscito a far vedere spunti di qualità all’altezza del suo primo periodo alla Roma.

Gianluca Scamacca deve avere pazienza e seguire al dettaglio tutte le indicazione dettate dal suo staff medico, al fine di rientrare in campo il prima possibile. Senza dubbio l’Atalanta e la Nazionale non vedono l’ora di poter riabbracciare il loro bomber, che ha fatto molto bene nell’ultima stagione di Serie A.

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