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Caso scommesse: spunta l’ipotesi partite truccate

La Procura di Torino prosegue nelle indagini per arricchire di dettagli l’inchiesta riguardante l’ormai famigerato caso scommesse.
In attesa delle rivelazioni di Fabrizio Corona, programmate per questa sera intorno alle 22:40 su Rai 3, la questione potrebbe assumere nuovi contorni.
Nel dettaglio
Nei prossimi giorni gli inquirenti scandaglieranno gli apparecchi elettronici (cellulari e smartphone) appartenenti a Tonali e Zaniolo per certificare o meno attraverso il ritrovamento di prove il loro effettivo coinvolgimento.
Nel frattempo, però, starebbe prendendo piede l’ipotesi della frode sportiva: la sensazione è che dietro gli enormi flussi di denaro che alimentavano questo circolo vizioso ci siano delle partite dai risultati “prestabiliti”. Ipotesi questa che al momento, però, non ha trovato alcun fondamento, ma che denota come la Procura non si senta di escludere alcuna pista considerata la portata dell’inchiesta.
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Roma, Dybala: “L’infortunio ai Mondiali fu davvero tosto. Pinto voleva darmi la 10 della Roma. Arabia? Dico questo…”

Paulo Dybala è stato intervistato in esclusiva Sport Illustrated dove ha discusso del suo infortunio e di alcuni retroscena circa il suo approdo alla Roma.
A seguire l’intervista completa di Dybala
Roma, le parole di Dybala
Sulla finale dei Mondiali:
“Sapevo che Scaloni mi aveva mandato in campo solo per calciare il rigore. La pressione era immensa, perché o sei un eroe o un cattivo e se sbagli, tutti ti ricorderanno per aver giocato due minuti e aver sbagliato il rigore”.
Sull’infortunio:
“Ero alle prese con un infortunio e mi mancavano cinque partite. Non volevo sprecare un solo giorno senza poter recuperare. Così, quando ho saputo l’entità del mio infortunio, ho parlato con le persone che lavoravano con me. Abbiamo formato un gruppo e ci siamo detti che dovevamo trovare un modo per recuperare il più velocemente possibile. Intendo quali macchinari andavano utilizzati usare, che dieta seguire? Abbiamo lavorato su tutto. Dormivo con un macchinario per essere pronto e ne avevo quattro a casa. Li usavo quotidianamente. Ci stavamo allenando negli Emirati Arabi Uniti e ricordo che l’allenatore fece un discorso dicendo che avrebbe personalmente informato tre giocatori che non sarebbero stati inclusi nella lista finale perché avrebbe dovuto prendere solo 26 giocatori. Quando quel discorso finì, sapevo che avrei potuto essere uno di quei tre. Ero nervoso, pensavo di non essere all’altezza. Poi, l’ho visto camminare verso di me e ho pensato: “Sono fuori”. Ma lui è venuto da me e mi ha detto: “Allenati con calma, tu resti”. Credo di aver perso due o tre chili in quel momento. È stata una gioia personale immensa perché ho sentito che tutti gli sforzi e i sacrifici fatti per un mese – essendo stato meticoloso in ogni piccolo dettaglio – erano stati ricompensati. Sapevo quanto fosse alta la posta in gioco ed eravamo tutti convinti al 100% di poter vincere la Coppa del Mondo”.

L’URLO DI DOLORE DI PAULO DYBALA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Sulla partita contro il Messico ai Mondiali.
“Vincere contro il Messico è stato uno dei momenti più importanti che ci ha dato una spinta di fiducia. Quando Leo ha segnato, e poi Enzo ha chiuso la partita, sapevamo che ci saremmo qualificati perché eravamo sicuri di vincere contro la Polonia. Il calcio è pazzesco, perché anche ai Mondiali in Russia ho fatto la mia prima apparizione contro la Croazia. Quella partita fu diversa perché eravamo sotto 2-0, mentre questa volta eravamo in vantaggio e mi sono divertito un sacco. Quando sei lì e vedi che non c’è stata nessuna partita, pensi solo: questa è nostra”.
Sulla chiamata di José Mourinho:
“In quel momento mi sentivo davvero strano: l’incertezza di non sapere dove avrei giocato, cosa sarebbe successo o se avrei dovuto lasciare l’Italia, che è praticamente diventata casa mia. Sono qui da 12 o 13 anni ormai e, onestamente, probabilmente conosco l’Italia meglio dell’Argentina a questo punto. Ricordo che all’epoca volevo aspettare un po’, prendermi una pausa. Ero a Torino, a casa. Un giorno, uno dei miei procuratori venne da me e mi disse che Mourinho voleva parlarmi. Certo, Mourinho è speciale: è un allenatore che ha vinto tutto, una persona unica. Non potevo ignorare la sua chiamata. Ma sapevo che mi avrebbe convinto, ed è per questo che ho voluto aspettare. La prima volta abbiamo solo avuto una bella chiacchierata, è stata una lunga conversazione, ma non ha fatto pressione per ottenere una risposta immediata. Ma il giorno dopo voleva richiamarmi, così gli ho detto di darmi qualche ora per parlare con la mia famiglia e mia moglie. Ho parlato con loro e con la mia squadra e, una volta presa la decisione di unirmi alla Roma, gli ho mandato un messaggio dicendogli: ‘A presto’. E con quello abbiamo concluso l’affare”.
Poi il retroscena su Tiago Pinto:
“Poi ci siamo incontrati con Tiago Pinto nell’ufficio che avevamo a Torino. Si è presentato con la maglia numero dieci. Totti è stato il numero dieci della Roma ed è stato amatissimo dalla gente. Per quello che rappresenta per questa città. ovviamente ho pensato non fosse il momento adatto per fare una cosa del genere. Nessuno l’ha indossata dopo di lui. Ero appena arrivato e nonostante venissi da un club come la Juventus dove indossavo quel numero, risposi a Pinto: ‘Tiago grazie, è un onore per me, ma per rispetto preferisco indossare il numero 21′”.
Sulla presentazione al Colosseo Quadrato:
“Prima di uscire potevo vedere la situazione da dentro ed è stata una delle poche volte nella mia vita in cui le gambe mi tremavano un po’. Vivere quello, ok, giochiamo a calcio davanti a 50.000 o 60.000 persone, ed è normale. Ma loro vengono per vedere uno spettacolo, per vedere la partita, siamo 22 in campo, con gli allenatori, tutto lo spettacolo. Ma in quel momento, la folla era lì solo per me. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere, non avevo mai visto una cosa del genere. I tifosi mi hanno davvero sorpreso. È stato qualcosa di bellissimo, un momento unico nella mia vita e nella mia carriera. E in quel momento, ho capito che avrei dovuto lavorare il doppio per restituire tutto l’amore che mi avevano dimostrato quel giorno”.
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Sampdoria: possibile colpo di mercato dai rivali

Sampdoria-Genoa: Da rossoblu a blucerchiato, nuovo colpo Samp in vista del mercato estivo. Con un passato anche al Milan. Ecco di chi si tratta:
Da rossoblù a blucerchiato: questo potrebbe essere il destino di Junior Messias. Dopo aver trascorso gli ultimi due anni sull’una delle due sponde di Genova, l’esterno offensivo brasiliano potrebbe cambiare gradinata una volta riaperto il calciomercato, passando così dalla parte del Grifone a quella della Gradinata Sud.
Stando ai vari rumors, mentre la squadra lotta con ogni mezzo possibile per evitare una storica retrocessione, la dirigenza ha già iniziato a pianificare il futuro. Il tutto senza però distogliere l’attenzione dalla delicata situazione attuale della Doria, che — come ampiamente pronosticabile — farà di tutto per evitare che una simile stagione possa ripetersi.
È notizia delle ultime ore che proprio la dirigenza blucerchiata sarebbe sulle tracce dell’ex Milan Junior Messias. Un esterno tecnico, dotato di grande esperienza anche a livello internazionale, che rappresenta un profilo interessante per una squadra in cerca di rinforzi.
Reduce da una stagione trascorsa ai box e animato da una forte voglia di riscatto, oltre al fatto che attualmente si trova in scadenza di contratto, l’esterno brasiliano — con un passato anche al Crotone — si candida come profilo ideale per rilanciare le speranze di promozione della Sampdoria.

Milan’s Junior Messias portrait during friendly football match LR Vicenza vs AC Milan at the Romeo Menti stadium in Vicenza, Italy, August 06, 2022 – Credit: Ettore Griffoni
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Juventus-Aguero: la storia del grande rimpianto

Aguero alla Juventus: una storia che sembrava destinata a scrivere un capitolo importante nel calciomercato, ma che è rimasta un’occasione mancata del club.
In una recente intervista esclusiva a Marca, l’ex attaccante argentino ha rivelato un retroscena. Facendo sognare i tifosi della Vecchia Signora: “Era fatta, poi…”. Un amore mai sbocciato, un’ipotesi che avrebbe potuto cambiare il corso della Juventus degli anni successivi, ma che alla fine non si concretizzò.
Un passo dalla Juventus, ma il City cambiò tutto
Era l’estate del 2011, quando la Juventus stava cercando di risorgere dalla stagione deludente di Luigi Delneri. Il nome di Aguero, esplosivo attaccante dell‘Atletico Madrid, sembrava essere il colpo perfetto per rilanciare il progetto bianconero. Con il cambio di gestione e l’arrivo di Beppe Marotta, l’idea di portare un “top player” in casa Juventus prendeva piede. Ma qualcosa andò storto.
Aguero ha dichiarato: “Prima di firmare con il Manchester City, ero a un passo dalla Juventus,” facendo chiarezza su una delle voci più ricorrenti legate alla sua carriera. Il trasferimento alla Juve sembrava ormai essere cosa fatta. El Kun era pronto per la Serie A, ma alla fine la chiamata dalla Premier League cambiò tutto. “Scelsi il City per l’esperienza in Premier League. Perché loro avevano la Champions League, mentre la Juventus non era qualificata.”
Il trasferimento che avrebbe cambiato tutto
Immaginate un attimo: Aguero in maglia bianconera, pronto a guidare l’attacco della Juventus. Con Conte alla guida, avrebbe rappresentato il centravanti ideale per il suo progetto vincente. La Juventus degli inizi anni 2010 con un Aguero in attacco avrebbe forse scritto una storia diversa. Ma così non è stato. Il destino ha voluto che il Kun indossasse la maglia del Manchester City, lasciando sfumare l’approdo in bianconero.
Lì ha costruito una carriera straordinaria, collezionando trionfi e record. Nel frattempo, la Juve, alla ricerca di un “top player”, dovette accontentarsi di altre soluzioni. Quello che arrivò fu un altro nome che ancora oggi fa battere i cuori dei tifosi: Carlos Tévez. Una gran consolazione, certo, ma nessuno può negare che l’idea di vedere Aguero in bianconero rimanga un sogno irrealizzato.
Un futuro che sarebbe potuto essere
A distanza di anni, il pensiero di come sarebbe stata la Juventus con Aguero fa venire i brividi. Con lui in campo, la squadra avrebbe forse trovato il gol che le è mancato in tante stagioni cruciali. El Kun, con il suo carisma e la sua classe, avrebbe sicuramente cambiato gli equilibri. E quella Juventus di Conte avrebbe potuto essere ancora più letale. Eppure, la storia è andata diversamente. In fondo, il calciomercato è fatto di incroci di destini e di scelte improvvise. Aguero alla Juventus è una di quelle storie che è rimasta nel limbo delle occasioni perdute.
Il suo nome è legato ai successi di una delle squadre più forti degli ultimi anni, il Manchester City. Ma la Juventus, con quel “quasi” vissuto nel 2011, può solo immaginare cosa sarebbe stato se le strade di Aguero e della Vecchia Signora si fossero incrociate. Alla fine, El Kun ha scritto la sua leggenda in Inghilterra. Ma ogni volta che si parla di mercato, quel “un passo dalla Juve” rimarrà un rimpianto. Una storia che non è mai diventata realtà, ma che ha fatto sognare un intero popolo bianconero.
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