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Milan, Pioli butta acqua sul fuoco:” Con Calabria tutto a posto” | I nostri rumors dicono il contrario
Milan, le parole del capitano non sono di certo andate giù all’allenatore ed a parte della tifoseria. Vediamo cosa starebbe accadendo nello spogliatoio rossonero
Stefano Pioli, forse per la seconda volta dopo il 5-0 contro l’Atalanta datato dicembre 2019, rischia seriamente di perdere la fiducia all’interno delle mura di Milanello. Quelle più importanti, dove si studiano le strategie, si sondano gli animi, si piange, ci si sfoga, insomma si sistemano le cose, o si prova a farlo, come dentro una grande famiglia.
Le sconfitte contro Juventus e Paris Saint Germain non possono e non devono guastare un cammino del tutto virtuoso, ma è innegabile che durante questa stagione contro le big il Milan non ha reagito da grande squadra. A stonare il modo con cui i rossoneri hanno perso, privi di mordente e cattiveria agonistica. E domenica al Maradona ci sarà un Napoli scevro dalla voglia di fare regali, quantomeno contro una diretta avversaria.
Le parole di capitan Calabria sono state forti, severe, decise e volutamente con l’intento di smuovere un ambiente all’apparenza sopito. In conferenza stampa Stefano Pioli ha voluto mettere a sua sul fuoco con queste parole:” Abbiamo chiarito, tutto a posto. Davide non parlava dei suoi compagni, ma dell’ambiente. A Milanello lavoriamo in un certo modo e ci crediamo”.
Prima di una partita importante come quella di domani, non si potevano usare altre parole, ma da quello che sappiamo i nervi sono tesissimi tanto che rumoreggia che il tecnico parmense, a fine stagione, verrà sollevato dall’incarico. Una situazione che di fatto si ripercuote, sappiamo infatti che già la scorsa primavera Paolo Maldini aveva contattato altri allenatori, tra i quali Andrea Pirlo.
Con la nuova dirigenza è tuttavia arrivata una fiducia a tempo determinato a Pioli. Il tecnico infatti, al netto dei tanti infortuni, ed anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi, non sta capitalizzando il valore umano messogli a disposizione in estate impuntandosi forse con eccessiva cocciutaggine nel difendere le sue posizioni senza provare, o trovare, valide alternative.
Il fatto che ci siano stati contatti, al momento solo perlustrativi, con Antonio Conte (questo l’articolo del nostro Cristiano Mezzi), è già di per sé esemplificativo del fatto che ci si stia guardando intorno. Non escludiamo qualche chiacchierata anche con De Zerbi il quale non rimarrebbe di certo impassibile, visto il suo passato, ad una chiamata rossonera. Ma per il toto allenatori è troppo presto.
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Ben Yedder condannato a 2 anni di carcere: tutti i dettagli
Arriva la svolta nel caso Ben Yedder, l’attaccante ex Monaco accusato di guida in stato di ebrezza e abusi sessuali. Il tribunale ha emesso la sentenza.
Il francese aveva in precedenza ammesso di essersi messo alla guida sotto l’effetto di alcol, ma aveva negato categoricamente ogni azione contro la ragazza in questione.
Ben Yedder condannato: ecco la sentenza
Il tribunale di Nizza ha giudicato l’imputato colpevole di entrambe le accuse e di conseguenza stabilito una pena di due anni di reclusione con condizionale più una multa di 5000 euro. Contenstualmente, anche l’obbligo di assistere e risarcire la ragazza di 23 anni presumibilmente vittima dell’accaduto risalente al 7 settembre scorso.
Inoltre è stata predisposta la sospensione della patente per 6 mesi per Ben Yedder, il quale dovrà sottoporsi ai classici esami del sangue periodici per ottenere la restituzione della licenza.
L’attaccante è svincolato da luglio scorso e a causa di questi problemi legali nessuna squadra si è fatta avanti per ingaggiarlo. Risolto questo nodo, potrebbe delinearsi finalmente il futuro del classe 1990. Tra i riconoscimenti più importanti i 3 titoli di capocannoniere della Ligue 1, Coppa del Re e Coupe de France.
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Infantino è american dream: “Congratulazioni Presidente”
Infantino celebra la vittoria di Donald Trump alle elezioni e con un post sui social e promette “Avremo un grande Mondiale 2026 negli Usa.”
Il presidente della Fifa dedica un post al neoeletto presidente degli Stati Uniti, che torna alla Casa Bianca battendo Kamala Harris.
“Football Unites the World!” scrive nel messaggio.
Infantino alla Casa Bianca
Era l’agosto del 2018, primo mandato per Donald Trump.
Accompagnato dal presidente della Federazione Calcio statunitense, Carlos Cordeiro, il presidente della Fifa venne ricevuto dallo stesso Trump proprio per discutere del Mondiale 2026, assegnato a Canada, Messico e Stati Uniti.
Scambio di regali e di battute: Gianni Infantino infatti consegnò a Trump una maglia blu con il numero 26 e il nome del presidente e insieme anche a dei cartellini gialli e rossi da utilizzare in conferenza stampa. Tutti i giornalisti vennero scherzosamente sanzionati col rosso.
Fifa…dei dem
I rapporti tra Infantino e Trump sono sempre stati amichevoli: infatti dopo l’esito delle elezioni statunitensi il presidente Fifa è stato tra i primi a pubblicare le foto risalenti a quell’incontro del 2018, prova molto chiara della buona intesa tra i due.
Invece durante l’amministrazione Biden tra i vertici apicali di Fifa e Casa Bianca non c’è stato alcun contatto.
Anche lo scorso maggio, quando si è recato a Washington DC, Infantino si è limitato a incontrare solo deputati e senatori.
Non può dunque che essere contento del cambio di schieramento alla Casa Bianca, a ridosso ormai del Mondiale 2026.
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Inter, Adriano: “Pensavano di mandarmi in una clinica. Volevo fuggire dal calcio”
L’ex attaccante dell’Inter Adriano ha parlato di alcuni brutti momenti della sua carriera e del tentativo dei nerazzurri di mandarlo in una clinica.
Considerato uno dei più grandi what if della storia del calcio, Adriano per caratteristiche sembrava potesse diventare l’erede del Fenomeno Ronaldo. Un giocatore completo dotato di potenza, tecnica, velocità, dribbling, finalizzazione. Purtroppo le cose sono andate diversamente: ne ha parlato lo stesso Adriano nella presentazione della sua autobiografia intitolata La mia più grande paura.
Adriano e la sua autobiografia: retroscena sull’Inter e non solo
“Tornavo a casa e trovavo sempre un motivo per bere, perché c’erano i miei amici o perché non volevo stare in silenzio“. Così Adriano racconta nella sua autobiografia i momenti difficili della sua carriera: “Molti usano il calcio come valvola di sfogo, io invece volevo fuggirne“.
“La mia fuga dal calcio era mio padre, ma quando se n’è andato il mio compagno è diventato il bere. Arrivavo tardi agli allenamenti, il club mi multava ma non mi interessava. La mia depressione raggiunse un livello che preferisco non ricordare“.
Sul ruolo dell’Inter nella vicenda: “Un giorno Moratti mi disse che mi volevano mandare in un posto speciale. Era una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso e non capivo di cosa stessero parlando. Iniziai a innervosirmi e gli chiesi perché stesse cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico. Un giocatore ricoverato in clinica psichiatrica? Non volevo crederci!“
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