Esteri
Perché non ha senso indignarsi per il Pallone d’Oro a Messi
Messi ha vinto l’ottavo Pallone d’Oro della sua carriera. Nessuno ne ha vinti di più e quindi dovremmo esserci abituati. Eppure a qualcuno non va proprio giù.
Ci risiamo. E’ quel momento dell’anno. Quello in cui viene assegnato il Pallone d’Oro. Quello in cui, chiunque vinca, si solleva un’onda di indignazione popolare.
Indice
Pallone d’Oro a Messi, l’ira del web
Il mantra, sciorinato principalmente sui social network, è da anni sempre lo stesso. Il Pallone d’Oro è una farsa. Il Pallone d’Oro non vale niente.
Spesso ci si dimentica che il premio viene assegnato sulla base di una serie di votazioni. A votare ci sono delle persone. Giornalisti. Dirigenti. Ex calciatori. Ma comunque persone. E le persone hanno delle opinioni.
Opinioni che spesso, e questo potrebbe sorprendere e/o urtare la sensibilità di certuni, possono differire dalle nostre. Non esiste un algoritmo in grado di stabilire matematicamente il vincitore del premio.
E anche qualora ci fosse, ci potete scommettere, ci sarebbe qualcuno pronto a lamentarsi. Democrazia a orologeria. La libertà di espressione e di voto ci piace, ma soltanto quando chi la esprime è d’accordo con noi.
Pallone d’Oro a Messi: perché sì
Premessa doverosa. Per chi scrive il Pallone d’Oro sarebbe dovuto andare a Rodri. Ha realizzato il treble. Vincendo il campionato più difficile del mondo, la Premier League. Vincendo la coppa più antica del mondo, l’F.A. Cup. Vincendo la massima rassegna continentale per club, la Champions League. Quest’ultima segnando il goal decisivo in finale.
Sicuramente la sua candidatura è stata azzoppata (è arrivato quinto) dal non esaltante Mondiale della Spagna. Gli iberici hanno seriamente rischiato di non passare i gironi e sono usciti alla prima partita della fase a eliminazione diretta, dando il via alla favola del Marocco. Ma anche dalla dabbenaggine di Luis Enrique, che da Guardiola ha ereditato soltanto il suo overthinking, che per tutta la durata della rassegna iridata lo ha schierato difensore centrale.
Tuttavia, se c’è una cosa sensata detta da Antonio Cassano nella sua sciagurata carriera da “opinionista”, è che assegnare il Pallone d’Oro a Messi non è mai sbagliato. Se si sta premiando il miglior giocatore del mondo, o quello che si è distinto maggiormente nel corso dell’ultima annata, e si è in dubbio su chi premiare, darlo al migliore di sempre non è mai una cattiva idea.
Il Mondiale di Leo
Repetita iuvant. Messi, all’ultimo Mondiale della sua carriera, trascina l’Argentina sul tetto del mondo. Scrollandosi finalmente di dosso l’etichetta, pesante come una Spada di Damocle, di “non essere decisivo con la propria nazionale“. Scacciando l’ingombrante ombra di Maradona e diradando gli ultimi dubbi sulla comparazione fra i due fuoriclasse della storia argentina.
Questo vuol dire forse che Messi debba vincerlo a prescindere solo perché è Messi? No, altrimenti non ne avrebbe vinti “solo” otto. Però negare a Messi l’ultimo Pallone d’Oro della sua carriera, a un anno di distanza dal suo sempre più probabile ritiro, sarebbe stato vilipendio. Assegnare questo riconoscimento a Leo, tra l’altro nel giorno del compleanno di Maradona, equivale a chiudere un’epoca e non la si poteva salutare in modo migliore.
Affermare che il Pallone d’Oro a Messi sia addirittura “uno scandalo” significa mancare di rispetto al calcio. Tuttavia, agli atei del pallone che non danno peso alla sacralità di questa liturgia calcistica, rispondo facendo ciò che mi riesce meglio davanti a un foglio bianco: sciorinare dei dati.
Messi ha vinto il Mondiale venendo eletto miglior giocatore del torneo. E’ il giocatore dell’intera competizione ad aver messo a referto (3) più assist. E’ il secondo miglior marcatore (7) dopo Mbappe (8). Ha segnato una doppietta nella finale contro la Francia. Se questo è uno scandalo.
Pallone d’Oro a Messi: perché no
Ricordo i criteri per l’assegnazione del Pallone d’Oro, che potete trovare al punto 10 del regolamento di France Football sul premio.
• insieme delle prestazioni individuali e di squadra durante l’anno preso in considerazione;
• valore del giocatore (talento e fair play);
• carriera;
• personalità, carisma.
Non è quindi sbagliato assegnarlo al miglior giocatore del mondo. E non lo sarebbe stato nemmeno assegnarlo a colui che ha offerto le migliori prestazioni. La scelta è puramente discrezionale.
La domanda successiva sporge spontanea. Se non a Messi, allora a chi? Secondo ci è arrivato Haaland, la cui nazionale non si è neppure qualificata al Mondiale vinto da Messi. Senza contare che, nella finale di Champions League, il norvegese è stato cancellato dal campo da Acerbi.
Passaggio di testimone
Si poteva, forse sì, assegnarlo a Mbappe. La stella del PSG paga l’ennesimo flop europeo del club parigino, flop tra l’altro condiviso con Leo, con l’unica (grande) differenza di non aver vinto il Mondiale.
Certo, più di così a Mbappe non si poteva chiudere. Ha segnato una tripletta in finale, rimettendo in corsa una Francia che prima delle sue reti in campo non era neppure scesa, e ha vinto il titolo di capocannoniere del torneo.
Piaccia o no, il Mondiale è l’evento calcistico più atteso ed è inevitabile che condizioni anche l’assegnazione del Pallone d’Oro. Forse se El Dibu Martinez non avesse calato la parata dell’anno su Kolo Muani, proprio sul finire dei tempi supplementari, ora saremo qui a celebrare un altro vincitore.
Però Kylian è giovanissimo, i suoi numeri da extraterrestre spesso fanno sì che ci si dimentichi che deve ancora compiere 25 anni, e ha tutto il tempo per fare incetta di Palloni d’Oro. Lui come Haaland. O come Bellingham. Allo stato attuale delle cose è stato giusto celebrare Messi. Onorando la sua carriera e regalandogli un’uscita di scena degna del migliore di sempre.
Ligue 1
PSG, Luis Enrique ha convinto: pronto il rinnovo
Il futuro di Luis Enrique dovrebbe essere, almeno per le prossime tre stagioni, ancora a Parigi. La squadra sembra aver trovato stabilità, l’obiettivo resta uno.
L’allenatore spagnolo ha ridato identità e vita a una squadra sfiduciata e con la situazione Mbappè che teneva tutti in scacco. Si sono già visti i primi risultati e a quanto pare il club sta pensando a una soluzione.
PSG, rinnovo Luis Enrique: il piano del club
Secondo alcune indiscrezioni, l’avventura dell’ex Barcellona, tra le altre, sulla panchina francese è destinata a continuare. Il mercato sembra aver soddisfatto le richieste e ora la palla passa al campo.
Nella scorsa stagione il PSG ha chiuso con il triplete locale (Ligue 1, Coppa di Francia e Supercoppa Francese), dominando ogni tipo di avversario.
La nota dolente riguarda ovviamente la Champions League. L’uscita in semifinale contro il Borussia Dortmund ha destato parecchio clamore e delusione sia dentro che fuori dall’ambiente.
Col rinnovo per l’allenatore la società vuole dare un segnale forte e puntare tutto sulla coppa dalle grandi orecchie, grande ossessione ormai da quasi 20 anni. La stagione 2024/2025 è cominciata con 3 vittorie su 3, che per ora valgono la vetta della classifica.
Uno degli obiettivi è certamente confermarsi come Campioni di Francia ma la maggior parte delle energie saranno canalizzate negli impegni europei. Luis Enrique ha già conquistato il trofeo con il Barcellona nel 2015 e conosce il significato di vittoria.
L’idea della dirigenza è quella di allungare l’attuale contratto (in scadenza nel 2025) fino alla stagione 2027/2028. Nelle prossime settimane cominceranno i colloqui col tecnico spagnolo.
🚨🆕 #TransferNews
PSG is looking to extend Luis Enrique’s contract until the 2027/2028 season.▪️This shows the club’s confidence in him and their long-term plans. pic.twitter.com/y2B3G1yrOw
— Ekrem KONUR (@Ekremkonur) September 9, 2024
Liga
Barcellona, Flick è già un Culer: arriva il primo premio
Hansi Flick non poteva iniziare meglio la sua avventura sulla panchina del Barcellona. La Liga lo ha premiato con un riconoscimento prestigioso e meritato.
L’ottimo inizio dei blaugrana in campionato, primo posto a punteggio pieno, è sicuramente da attribuire in gran parte all’allenatore tedesco. Si è già abituato al nuovo tipo di calcio.
Barcellona, Flick è l’allenatore del mese di agosto
Tramite un post sui profili social e sito della Liga, l’ex Bayern Monaco è stato premiato come Manager of the Month per il mese di agosto. Quattro vittorie su quattro e solo 3 goal subito contro i 13 fatti.
L’ambientamento di Flick in Spagna si è rivelato più rapido del previsto, infatti la squadra sembra completamente rivoluzionata dal punto di vista del gioco. Anche se gli interpreti sono rimasti pressoché gli stessi, fatta eccezione per Dani Olmo, in campo sembrano presentare un’altra faccia rispetto alla scorsa stagione.
L’esplosione di Yamal ha sicuramente contribuito a innalzare il livello della squadra e il mercato ha portato in dote quello di cui la rosa aveva bisogno. La dimostrazione di questa tesi è il rendimento frizzante dell’ex Lipsia, che ha già timbrato il cartellino 2 volte (senza considerare i vari legni).
In Spagna l’ex C.T. della Germania ha saputo sin da subito offrire un calcio divertente e frizzante, in linea con lo stile che ha contraddistinto il Barca negli ultimi anni di Messi.
Esteri
Galatasaray, un azzurro per il centrocampo: individuata l’alternativa a Casemiro
Galatasaray, i turchi vogliono rinforzare il centrocampo in questi ultimi giorni di apertura del mercato. Si apre la pista che porta a un azzurro dell’Arsenal.
Ancora poco meno di quattro giorni alla fine del mercato in Turchia e il Galatasaray punta a piazzare ancora qualche colpo.
Dopo lo sbarco di Victor Osimhen, la dirigenza vuole allargare il parco dei gioielli, arricchendo anche il centrocampo.
Secondo l’inglese The Sun, dopo la porta chiusa incontrata nella direzione di Casemiro, ora il nuovo obiettivo sarebbe un nazionale azzurro.
Ad essere entrato nei radar del Galatasaray, infatti, sarebbe Jorginho. Il campione d’Europa 2021 con l’Italia e’ soltanto una alternativa di Mikel Arteta e potrebbe ripartire dalla terra del Bosforo.
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