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Juve, Vlahovic è un problema

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juventus

Non segna. Non gioca. A bilancio pesa come un macigno, ma la Juve vola anche senza di lui. La deludente parentesi di Vlahovic in bianconero spiegata coi numeri.

Vlahovic è un problema per la Juventus. Lo dicono i numeri. Lo dice il bilancio. Vlahovic è il giocatore più pagato della rosa (assieme a Rabiot) e il suo stipendio da 7 milioni netti l’anno verrà raddoppiato automaticamente nel 2025. Lo dicono, soprattutto, gli impietosi numeri di campo del serbo.

I numeri da incubo di Vlahovic

Vlahovic effettua in media 3 tiri (2,88) per partita. Sono 26 tentativi in totale in 9 presenze. In Italia soltanto sei calciatori hanno tentato di più il tiro.

Vlahovic è anche il sesto giocatore di Serie A per tiri in porta (11) e solo in cinque hanno calciato di più nello specchio. La sua media-gol è però di 0,44 per partita. E’ un dato molto basso, considerando lo 0,77 di xG per partita.

E qui si potrebbe obiettare che “non le abbia giocate tutte da titolare“. E allora rifacciamo il calcolo considerando solo i minuti (555) che il serbo ha trascorso effettivamente sul rettangolo verde. La media è quella di 1 rete ogni 139 minuti.

Tanto? Poco? Stando ai suoi numeri, Vlahovic dovrebbe produrre 1 gol ogni 117 minuti. Anche il dato globale sugli xG è molto basso. Vlahovic, in 9 partite e quindi 555 minuti, ha prodotto xG per un totale di 4,85. Ciò significa che il differenziale negativo rispetto ai gol segnati (4) è di 0,85.

Quasi un punto percentuale in meno rispetto a quanto avrebbe dovuto segnare. Per fare un confronto, Lautaro Martinez, attuale capocannoniere del campionato, ha un xG di 7,32 a fronte dei 12 gol segnati. Il differenziale è in positivo di 4,68: il più alto dell’intera Serie A.

Vlahovic

Rimpianto Lukaku

Per fare un altro paragone, la media-gol di Lukaku (che ha giocato le stesse partite del serbo) è di 0,67 contro lo 0,44 del serbo. Anche il dato sugli xG è migliore. Il belga ha un xG per partita di 0,55, quindi inferiore a quello di Vlahovic, ma nonostante ciò ha segnato di più (6 contro 4) e ha un xG complessivo di 4,45. Ergo, ci si aspettava che segnasse meno di quanto ha effettivamente segnato. L’esatto contrario di Vlahovic, e infatti il differenziale di Lukaku (1,55) è positivo. Parliamo di una differenza totale, ottenuta sommando i -0,85 del serbo e +1,55 del belga, di ben 2,4 punti percentuali.

Non sbagliavo quando questa estate, concetto poi ribadito non appena iniziata la mia collaborazione con CalcioStyle, affermavo che la Juventus con Lukaku sarebbe stata una squadra da scudetto. Lo pensava anche Allegri, che sicuramente capisce di calcio molto più del sottoscritto.

E non ci sono dubbi sul fatto che conosca il gioco molto meglio di quegli pseudo-tifosi che questa estate ne chiedevano l’esonero quando si fece da garante per lo scambio di centravanti con il Chelsea. Mi chiedo se siano ancora della stessa opinione, alla luce degli incontrovertibili dati di cui sopra.

Vlahovic

Echo chamber e “calcio reale”

Dusan Vlahovic rappresenta l’ultima roccaforte argomentativa del castello di carta su cui si poggia il fragile partito degli anti-Allegri.

Reo, secondo i suoi instancabili detrattori, di non proporre un gioco in grado di valorizzare il serbo. Stante che il calcio è un gioco di squadra e il singolo non può mai prevaricare il collettivo. Non è successo con Ronaldo al Manchester United quindi perché dovrebbe succedere con Vlahovic?

In secundis, come ho ampiamente dimostrato nel corso di questo articolo, il fatto che Vlahovic non riesca a esprimersi per colpa di Allegri è un falso mito sulla cui falsità oramai conviene la maggior parte degli addetti ai lavori. Il fatto è che indagini statistiche come questa richiedono ore di tempo. Un complesso lavoro di analisi dei dati e di verifica delle fonti.

Belare qualcosa di vacuo e inconsistente su concetti astratti come l’estetica del gioco è, invece, un esercizio mentale pigro di quelli che tanto piacciono all’opinione pubblica nostrana. Senza contare che questa narrativa si basa su un assunto errato. Ovvero si dà per scontato che il vero valore di Vlahovic sia diverso da quello attuale. Una conclusione affrettata, nonché aprioristica e pretestuosa. Figlia e vittima al tempo stesso di bias ideologici.

Vlahovic

C’è centravanti e centravanti…

I numeri, che non mentono mai, ci vengono in soccorso anche in questo. Di seguito vi elenco il dato relativo ai gol segnati dal serbo in ciascun anno solare.

• 2019: 5 gol.
• 2020: 7 gol.
• 2021: 34 gol.
• 2022: 18 gol.
• 2023: 11 gol. (In corso)

Tolto l’exploit del 2021, che lo fa rientrare ufficialmente nella categoria dei cosiddetti “One Season Wonder“, Vlahovic è andato in doppia cifra solo due volte in carriera e mai si è spinto sopra i venti gol. Infatti, la sua media-gol, buttandoci dentro per completezza d’informazione anche la stagione della vita del 2021, è di 15 gol esatti a stagione. Sicuramente non sono pochi ma non sono neanche numeri da grande centravanti.

Per dire, Lautaro Martinez quest’anno sta a 14 dopo 15 partite. L’argentino in un 1/3 di stagione segna quanto Vlahovic in un’intera annata. Siamo ancora convinti di voler dare la colpa ad Allegri se la Juventus da quattro anni non riesce più a lottare per lo scudetto? La verità, che dà fastidio a tanti, è che Allegri sta facendo un miracolo a essere lì con questa squadra. 

La squadra non è forte, è lui che è bravo. La scusa del “primo monte ingaggi d’Italia” non regge. La Juventus è piena di giocatori strapagati, come Vlahovic appunto, e infatti Giuntoli è stato assunto proprio per questo.

Liberarsi di zavorre che appesantiscono il bilancio. Come Vlahovic, che però è fondamentalmente invendibile a causa di un prezzo del cartellino spropositatamente gonfiato dalla stagione di grazia vissuta a Firenze e da uno stipendio da top player quale non è. E infatti nessuna grande squadra europea si è mai mossa concretamente per acquistarlo. Compreso il Chelsea di Boehly, che in un anno ha speso oltre un miliardo ma che nonostante ciò ha preferito regalare Lukaku alla Roma piuttosto che accollarsi Vlahovic.

Vlahovic

I limiti di Vlahovic

Vlahovic è un grande centravanti di nome. Lautaro Martinez lo è di fatto. La differenza fra un attaccante che è realmente fra i più forti al mondo e uno figlio di una bolla mediatica creata ad hoc da chi ha interessi nel portare avanti un certo tipo di narrativa. Anche il più irremovibile fra i giochisti è costretto ad ammettere a denti stretti che ci sono delle fasi della partita in cui bisogna giocoforza lasciare il pallone ai propri avversari.

E per quanto io odi l’espressione “calcio moderno” devo comunque riconoscere che oggi più di ieri un centravanti deve possedere un bagaglio di rara completezza se vuole giocare ai massimi livelli. Vlahovic non tiene un pallone spalle alla porta. Non riesce a far salire la squadra. Sbaglia tutte le sponde e ha una capacità di associarsi con i compagni che rasenta il risibile.

Bisogna rendersi conto che nel calcio esiste un contesto. Vlahovic è esploso a Firenze. Una realtà di medio-bassa classifica dove era per distacco il miglior giocatore della rosa. Non era quindi un reato basare l’intera manovra della squadra su di lui e renderlo il catalizzatore di tutte le azioni.

Semplicemente è una cosa che alla Juve non si può fare. Sia perché alla Fiorentina era un Re mentre alla Juventus, anche in un momento storico così delicato, è uno dei tanti. Sia perché alla Juventus, come in tutte le squadre di alto livello, il risultato viene prima di tutto. Spesso non è neppure un discorso di ideologia ma di semplice sopravvivenza economica.

In un calcio sempre più malato e al limite dell’implosione, raggiungere determinati traguardi economici tramite meriti sportivi è spesso l’unico modo che hanno le società per tirare avanti. La Fiorentina lo scorso anno ha avuto il secondo possesso palla medio del campionato (57,17% dietro solo al Napoli Campione d’Italia) e quest’anno ha il primo: 58,64%.

La Juventus l’anno scorso è stata la 10esima squadra del campionato per possesso del pallone e quest’anno è la dodicesima, ma sempre con lo stesso dato ovvero un possesso che oscilla fra il 49% e il 50%. Se Vlahovic per esprimersi ha bisogno di una squadra che viva unicamente per metterlo nelle condizioni di segnare, allora è meglio che riveda le sue pretese economiche e che si rassegni a essere il centravanti di una squadra di medio livello. Altrimenti è meglio che arricchisca il suo repertorio, perché all’estero nessuno si è creato una professione parlando male di un allenatore e quindi non troverà nessuno disposto a difenderlo in questo modo a prescindere da tutto.

Serie A

Dove vedere la Serie A in TV? Il palinsesto DAZN e Sky per la 32^ giornata

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Copa Libertadores, Serie A

Il palinsesto completo per seguire in TV la 32^ giornata del campionato di Serie A: ecco dove vedere i match sulle piattaforme di DAZN o SKY.

La Lega Serie A ha reso noti anticipi e posticipi del campionato dalla 1^ alla 33^ giornata (con relativa programmazione televisiva). Ecco dove vedere le partite in tv sulle piattaforme di DAZN o SKY.

Di seguito il palinsesto completo.

Serie A, Sky DAZN

Serie A, il palinsesto televisivo per la 32^ giornata

Udinese-Milan, venerdì 11 aprile 20:45 – Dazn, Now e Sky
Venezia-Monza, sabato 12 aprile 15:00 – Dazn
Inter-Cagliari, sabato 12 aprile 18:00 – Dazn
Juventus-Lecce, sabato 12 aprile 20:45 – Dazn, Now e Sky
Atalanta-Bologna, domenica 13 aprile 12:30 – Dazn
Fiorentina-Parma, domenica 13 aprile 15:00 – Dazn
Verona-Genoa, domenica 13 aprile 15:00 – Dazn
Como-Torino, domenica 13 aprile 18:00 – Dazn, Now e Sky
Lazio-Roma, domenica 13 aprile 20:45 – Dazn
Napoli-Empoli, lunedì 14 aprile 20:45 – Dazn

Dove vedere la Serie A in TV e in streaming gratis?

I programmi di Sky Sport e Sky Calcio sono visibili in streaming su SkyGo e relativa app, per i soli abbonati.

I programmi di DAZN sono visibili in streaming per i soli abbonati al servizio.

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Serie A

Bologna, Aebischer: “Beukema ha vinto quasi tutti i duelli con Lukaku”

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Bologna

Al termine della sfida tra Bologna e Napoli che ha chiuso la 31° giornata di Serie A, ha parlato ai microfoni di DAZN il centrocampista austriaco Aebischer.

Tiro nel primo tempo? “L’avevo visto entrare, mancava poco! Abbiamo fatto un bel secondo tempo da grande squadra. Peccato per il pareggio, però su questo possiamo lavorare”.

Qual è stata la difficoltà nel primo tempo? “Sapevamo che anche loro vengono a pressare uomo contro uomo, quindi volevamo far girare la palla più veloce, ma non ci siamo riusciti molto bene. Inoltre, andavano spesso su Lukaku spalle alla porta e questa sfida contro di lui è stata molto importante, perché Beukema ha fatto molto bene ed ha vinto quasi tutti i duelli. Poi siamo ripartiti e nel secondo tempo abbiamo sfruttato meglio gli esterni e mancava solo il secondo gol”.

Bologna

Spogliatoio? “Tutti si sentono importantissimi e siamo un bel gruppo, dove tutti vogliono bene agli altri. Uno gioca e l’altro lo tifa e questa è la nostra forza”.

Ti aspettavi qualcosa di più dal Napoli? “Loro si sono abbassati tantissimo anche per merito nostro. Abbiamo vinto tutti i duelli e siamo ripartiti. Quando non hai la palla è più difficile farlo”.

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Serie A

Napoli, Scuffet: “Bisogna guardarsi sia davanti che dietro”

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Napoli su Scuffet

Al termine del Monday night tra Bologna e Napoli ha parlato il portiere degli azzurri Scuffet, che ha giocato dal primo minuto al posto dell’indisponibile Meret

Di che umore era Conte? “L’umore della squadra è quello di una squadra che sa che avrebbe potuto raggiungere qualcosina in più in questa partita, però ci portiamo a casa 1 punto che ci fa stare la davanti a una partita dall’Inter e ci fa stare tranquilli guardando quelle indietro. Bisogna guardarsi sia davanti che dietro”.

Napoli

Il sogno dello Scudetto quanto lo sentite? “La classifica la vediamo tutti e siamo molto vicini, per cui non si può non pensare di provare a raggiungerlo. Dobbiamo fare uno step e dare tutto in queste ultime partite, ma non dipende solo da noi perché comunque siamo dietro. Noi dobbiamo lavorare e prendere spunta dalle partite come oggi”.

La tua serata? “Era una partita molto impegnativa, forse l’occasione più pericolosa è stata quella alla fine. Penso che l’importante sia farsi trovare pronti sempre. Da quando sono arrivato è stato molto facile inserirsi in questo gruppo, perché è sano e si lavora bene”.

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