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Roma, calvario Smalling. E spunta un retroscena sull’Arabia…
Un infortunio infinito e misterioso. Le dichiarazioni lapidarie di Mourinho e le sirene arabe. Il caso Smalling si arricchisce di un altro nebuloso capitolo.
Caso Smalling: le parole di Trani
Sull’argomento è intervenuto anche Ugo Trani, giornalista sportivo e opinionista radiofonico, alla trasmissione “Te la do io Tokyo” su Centro Suono Sport. Di seguito, vi riportiamo un estratto delle sue parole:
❝Possibile che ieri a Tiago Pinto non abbiano fatto nemmeno una domanda su Smalling? Quando recupera, se recupera, con chi ha intenzione di sostituirlo… Altro che autopromozione di Pinto. Ieri ha ammesso che ha preso giocatori come Renato Sanches che sono fisicamente distrutti. Visto che non lo dice nessuno, ora lo dico io: Smalling non gioca più da quando gli hanno impedito di andare a giocare in Arabia Saudita. Lo sanno tutti nel mondo del calcio, solo che qui a Roma non si può dire. E allora lo diciamo noi qui, così lo riprendono tutti. Quanto volete scommettere che se venisse regalato in Arabia, tornerebbe a giocare?❞
Mal d’Arabia? Il retroscena estivo
A corroborare la tesi proposta da Trani, il retroscena riportato da molti media nostrani. In estate Smalling aveva accettato di trasferirsi in una non-specificata squadra della Saudi Pro League. La Roma, dopo aver già perso Matic, non se la sentì di privarsi di un altro elemento portante della propria spina dorsale e bloccò il trasferimento.
I malumori di Smalling sono cominciati lì. Le prestazioni negative delle prime due giornate. Figlie anche di un nuovo modo di difendere, dovute al mercato confusionario e raffazzonato di Tiago Pinto, che non esalta le caratteristiche del centrale inglese. Poi l’infortunio contro il Milan e da lì il buio.
La reprimenda pubblica di Mourinho, che sempre più spesso utilizza i microfoni per palesare a mezzo stampa la propria insofferenza nei confronti del comportamento del suo ex-pupillo, è sintomatico di un pensiero diffuso all’interno dello spogliatoio giallorosso. Anche gli stessi compagni dell’inglese sarebbero esacerbati da alcuni suoi atteggiamenti.
Questo potrebbe spingere la Roma, nonostante il recente rinnovo di contratto da 3,5 milioni netti l’anno, a rivalutare il futuro dell’ex-Manchester United già a Gennaio. Qualora l’interesse saudita dovesse ripresentarsi nella finestra invernale di calciomercato, questa volta da Trigoria non si opporrebbero.
Tuttavia, la Roma chiede almeno dieci milioni per lasciar partire il proprio centurione. Una cifra propedeutica a rinforzare adeguatamente un reparto difensivo ridotto all’osso, dal momento che con la cessione di Smalling gli acquisti necessari diverrebbero due anziché uno.
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Juventus, il ritorno di Koopmeiners: il retroscena
Al centrocampo della Juventus è tornato Teun Koopmeiners: sulle pagine di Tuttosport si racconta un retroscena sulla sua convalescenza.
La reazione della Juventus a Udine è stata evidente: intensa, sia nella testa che nelle gambe dei giocatori. Ora, la sfida più complessa per i bianconeri è mantenere questa intensità. Per riuscirci, devono lasciarsi alle spalle l’immagine incerta mostrata allo Stadium contro lo Stoccarda, durante l’ultima uscita di Champions League.
Come sottolinea spesso Thiago Motta, “ogni partita è una storia a sé”, e quella allo Stade Mauroy di Lille potrebbe rappresentare una svolta per la Juventus in Europa. A centrocampo, Motta sta valutando l’idea di puntare sulla fisicità, rinunciando inizialmente alla regia di Fagioli e all’imprevedibilità di McKennie, opzioni che potrebbero tornare utili a gara in corso.
Crescono le possibilità di vedere Thuram e Koopmeiners titolari, una scelta che aumenterebbe anche l’altezza media della mediana, con i 192 cm di Thuram e i 185 cm di Koopmeiners, supportati dalla visione di gioco di Locatelli davanti alla difesa.
Mentre Thuram mostra sempre più consapevolezza, Koopmeiners è in una fase decisiva della sua crescita, dopo aver accumulato minuti e fiducia nella partita di campionato di sabato. Ed è sempre più legato alla squadra bianconera.
Juventus, il retroscena sul recupero di Koopmeiners
Il legame di Koopmeiners con la Juventus non si è visto solo in estate, quando ha spinto per il trasferimento a Torino dopo gli anni passati all’Atalanta.
La sua determinazione è emersa anche durante il recupero dalla frattura a una costola, subita in uno scontro di gioco che gli ha fatto saltare la Nazionale e diverse partite importanti, tra cui quelle contro Lazio, Stoccarda e Inter.
Come riporta Tuttosport, per circa 20 giorni l’olandese ha dovuto dormire su una poltrona per alleviare il dolore che rendeva difficile respirare, compromettendo la qualità del suo riposo. L’infortunio ha pesato anche sugli allenamenti: se in palestra ha potuto mantenere parte della forma, la corsa è stata limitata per il dolore, rallentando il suo recupero completo.
Però Koopmeiners ha stretto i denti e ha ripreso ritmo: contro il Parma è entrato con il giusto approccio, e contro l’Udinese è tornato titolare, sfiorando il gol. Stasera a Lille è pronto a riprendersi un ruolo da protagonista e cerca la prima rete in bianconero.
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Parma, Bernabè preoccupa: le parole di Pecchia
Il fantasista del Parma è uscito durante la sfida contro il Genoa per infortunio. Bernabè salterà almeno il prossimo match, da valutare le condizioni.
L’allenatore dei crociati ha parlato in conferenza stampa delle condizioni del centrocampista, precisando che almeno un match dovrà saltarlo.
Parma, quanto sta fuori Bernabè?
Il club emiliano non ha ancora emesso un comunicato in merito alle condizioni dello spagnolo ma le prime sensazioni non sono positive. A partire dal momento in cui il giocatore ha sentito una fitta alla coscia destra, chiedendo di conseguenza il cambio.
L’uscita dal campo in lacrime non rassicura per nulla i tifosi che ora sperano di rivederlo in campo al più presto. Fabio Pecchia può fortunatamente contare su Estevez, rientrato ieri e recuperato completamente per i prossimi impegni.
Lo stesso allenatore ha però parlato nello specifico delle condizioni di Bernabè: “Si tratta di un problema muscolare, non ci sarà con il Venezia e vedremo dopo la sosta“.
Dunque almeno tre settimane di stop aspettano il centrocampista classe 2001, che vuole recuperare ed essere a disposizione per il match contro l’Atalanta del 23 novembre.
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Milan, sono del partito del “Leao è così”: l’editoriale di Mauro Vigna
Milan, Leao sì Leao no. Sembra una canzone degli Elio e le storie tese, ma c’è molto di più. Un giocatore che divide costantemente i tifosi rossoneri.
Ho cambiato una decina di volte l’opinione su Rafael Leao. Sono andato dal brocco di qualche anno fa, al fenomeno durante l’anno dello scudetto nel quale è stato (giustamente) premiato come miglior giocatore della stagione.
Ma quindi cos’é Leao? Un brocco o un fenomeno? Certe volte a rimanere sulla via di mezzo non si fa peccato e nemmeno si sbaglia. Ecco, io sono del partito del “Leao è così”. Croce e delizia.
N0n chiedetegli di difendere, lo ha mai fatto e mai lo farà. Non chiedetegli di essere spietato sotto porta, non lo è e mai lo sarà. Non chiedetegli di prendere la squadra sottobraccio, non è un leader e mai lo sarà.
Ma ad oggi è il più forte in rosa, colui che può stare a ciondolare 89 minuti e fare la giocata vincente al 90’ con disarmante facilità. Ho ancora davanti agli occhi l’azione contro il M0nza durante la quale ha saltato gran parte dei brianzoli salvo poi calciare in bocca al portiere. Appunto, non chiedetegli freddezza, vi deluderà.
Il Milan ha due scelte, venderlo se non è contento, oppure tenerlo con pregi e difetti. Gestirlo in questa maniera non serve a nulla. La panchina servirà a tirar fuori il fuoco dentro? La risposta è no. Leao è così. O lo si prende per quello che è, o lo si vende. Non è un top player e mai lo sarà, ma in questo Milan fa ancora la sua porca figura.
Spiace dirlo, ma Fonseca ci ha capito nulla. Il tecnico non sa leggere Leao, non ne comprende la lingua, anche se è della stessa nazionalità, cerca di combattere una guerra persa in partenza. Quindi perché inimicarsi il giocatore e parte della dirigenza? Su questo aveva visto lungo, molto lungo, Stefano Pioli il quale non era felice di Leao, ma se lo faceva andare bene, lo idolatrava davanti ai microfoni e lo accarezzava a Milanello. Così si fa coi non campioni dotati di buon talento.
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