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Milan, il Capitano verso il rinnovo ma…
Milan, gli agenti del terzino a colloquio con Giorgio Furlani per l’estensione del rapporto contrattuale. Volontà da tutte le parti, ma l’addio è possibile
Il contratto che lega Davide Calabria ai colori rossoneri scade il 30/06/2025, percepisce 2 milioni netti a stagione. La volontà del club rossonero è quello di spostare la scadenza al 30/06/2027 con un leggero adeguamento economico.
Ovviamente il capitano non vede l’ora di prolungare il legame, con la sponda della dirigenza che gli riconosce attaccamento, professionalità, correttezza. E’ cresciuto facendo tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra.
Classe 1996 è stabilmente in rosa dal 2015/16, aggregato al gruppo allenato dal compianto Sinisa Mjhailovic. Ha cominciato ad affermarsi nella stagione 2017/18, diventando il capitano della squadra nella stagione 2022/23.
Adesso è probabile che apporrà la firma su un nuovo contratto, ma la permanenza non è sicura. La società estende i contratti per evitare fughe a parametro zero. Sul ragazzo le mire di Roma, Napoli e Juventus.
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Camarda, che la favola abbia inizio: debutto Champions gol Var e tante emozioni
Camarda, un debutto in salsa agrodolce quello in Champions per il baby talento rossonero. Tanta soddisfazione anche da parte dei genitori presenti in tribuna.
Minuto 75′, Alvaro Morata si appresta a lasciare il campo in luogo di un giovanissimo talento: Francesco Camarda. L’abbraccio prolungato tra i due a bordo campo, quasi un naturale passaggio di testimone e le prime sgambate del classe 2008 in terreno Champions League.
Il più giovane italiano di sempre a debuttare in questa competizione a soli 16 anni e 226 giorni. Una gioia indescrivibile che poteva addirittura essere più grande se il VAR non gli avesse annullato un gol di testa, su bacio di Reijnders, al minuto 88.
Una forte emozione, per lui, i genitori, i compagni e l’intera tifoseria. Un ragazzo da crescere bene, ma già fortemente determinato e senza eccessivi timori reverenziali quello che ha calcato il San Siro. Se le premesse sono queste…
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Italia U20, Mirabelli su Bonucci: “E’preparato, diventerà un grande allenatore. Mi ricorda Antonio Conte”
E’ ufficiale. Leonardo Bonucci farà parte dello staff nell’Italia under 20 di Bernardo Corradi. A commentare la notizia ci pensa Mirabelli.
Massimiliano Mirabelli, responsabile tecnico e DS del Padova, durante un’intervista a “TuttoMercatoWeb.com“, ha parlato in merito all’ufficialità della notizia sull’ex difensore di Juventus e Milan.
Le parole di Mirabelli su Bonucci
Le aspettative– “Se mi aspettavo che intraprendesse la carriera da allenatore una volta smesso col calcio? Assolutamente sì, anzi ne parlavamo pure. L’aveva nelle corde, era già molto preparato e molto attento a tutte le situazioni riguardanti quel ruolo. Secondo me diventerà un grandissimo allenatore”
Perché Leonardo Bonucci può diventare un grande allenatore?- “Lui caratterialmente, essendo già stato spesso e volentieri il capitano nelle sue squadre, aveva grande capacità nel relazionarsi con i compagni di squadra, con i dirigenti, con tutto l’ambiente che lo circondava. Ma soprattutto, era veramente attentissimo a tutti i dettagli. Aveva la testa, non era il classico giocatore che staccava una volta finito l’allenamento. Era sempre sul pezzo. Come caratteristica, penso che possa somigliare tantissimo ad Antonio Conte, che stava sempre sul pezzo e pensava sempre al bene della squadra”.
Cominciare dal basso, per gradi, può permettere di acquisire una conoscenza completa per poi fare un salto ulteriore da solo.- “Sono d’accordissimo. Lui deve imparare a vedere le cose dall’altro lato. Si metterà dall’altra parte della barricata per capire tutte le dinamiche che esistono non essendo più giocatore. Ha fatto la scelta più giusta, iniziare il percorso facendo il collaboratore con l’Under 20, acquisirà esperienza, tempi e modi di allenare. E pian piano avrà secondo me le sue opportunità. L’importante è il percorso, che non deve sbagliare, secondo me ha tutto per poter diventare un allenatore importante”.
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Juventus, Weah: “Sarà una stagione divertente. Su Motta…”
Juventus, Timothy Weah è stato intervistato dal The Athletic ed ha discusso il suo passato e ciò che pensa della squadra.
Juventus, Weah: “Mckennie uno dei motivi per cui sono qui”
A seguire l’intervista completa del centrocampista bianconero.
Il calcio per lei è di casa
“Sinceramente i miei genitori non mi hanno mai forzato per essere un calciatore, è semplicemente qualcosa che sono finito a fare. Quando ero giovane giocavo anche a basket. A livello di mentalità, stiamo cercando di portare nel calcio quello che vediamo nei giocatori di basket”.
La sua infanzia nel calcio?
“E’ stato divertente, mia mamma è stata la mia prima allenatrice e la gente vedeva che io volevo soltanto correre verso la porta e segnare. Questa è il ricordo più vecchio che ho. Prendere la palla e palleggiare per tutto il campo”.
Il gol di suo padre, il coast to coast contro il Verona?
“Lo avrò visto un milione di volte. Essere così bravo a dribblare, specialmente in quel periodo quando i difensori cercavano le gambe e attaccavano duramente… Sembra folle ma è così”.
Gli inizi nel New York Red Bulls?
“Non lo prendevo troppo sul serio. Ho iniziato a vedere tutto più seriamente quando sono arrivate le chiamate delle Nazionali giovanili. A quel punto mia mamma ha iniziato a dire ‘Ok, possiamo fare qualcosa, iniziamo a studiare un piano’. Quando ero giovane ho fatto un provino al Chelsea, ho passato il tempo con Abraham, Tomori e tanti altri. Poi al Tolosa, ho affrontato il PSG e lì mi hanno notato. Mi hanno chiesto di andare da loro ed è stata una decisione senza pensarci. In quel periodo c’erano Ibrahimovic e Cavani, quindi scelsi di sfruttare quell’occasione”.
Il rapporto con Pulisic in Nazionale?
“Rendiamo la vita facile l’uno all’altro. La connessione che abbiamo sul campo è fantastica. So che quando Christian fa certi movimenti io devo farne altri. So che quando lui ha la palla, gran parte dei difensori si ammassano intorno a lui e questo apre spazi”.
A differenza di suo padre non è un centravanti…
“Non sono il tipico 9 ovviamente, quello che segnerà 15 o 20 gol a stagione. Ma mi piacerebbe arrivare a quel punto, è sulla mia lista. A me però piace giocare in molte posizioni. Al Lille dopo l’infortunio di Ismaily ho giocato l’intera stagione da esterno destro e alla fine del campionato mi ha chiamato la Juventus… e lo ha fatto per quella posizione, è stata una sorpresa per me perché era il primo anno che giocavo lì”.
Con Thiago Motta vi eravate conosciuti ai tempi del PSG, entrambi giocatori…
“Lui era un giocatore esperto e io un ragazzino. Non avemmo troppe interazioni, ma lui era un calciatore fantastico. Tecnicamente era uno dei più dotati al PSG. Ora con lui in panchina è tutto 10 volte più difficile, devo lavorare 10 volte di più. Ma al termine della giornata è divertente, mi godo ogni momento”.
Poi c’è McKennie
“Onestamente Wes è una delle principali ragioni per cui ho scelto di venire qua. Sapevo che avrei avuto in squadra uno dei miei migliori amici. Dopo gli allenamenti sono sempre a casa sua. Se guardate al passato, le mie gare migliori le ho giocate quando ho Wes vicino. E’ bravo a fare tutto, corre 24 ore al giorno ed è uno dei saltatori migliori che abbia mai visto. Segna tanto, un box to box che è un killer, importantissimo per la squadra”.
La Juventus di quest’anno?
“Se guardate le partite di quest’anno, non prendiamo gol, dominiamo e sappiamo segnare. Questa è una stagione molto divertente. Stiamo ancora cercando di capire tutte le richieste tattiche e il feeling fra di noi, ma siamo ragazzi giovani e credo che quest’anno sarà divertente”.
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