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Mourinho, e ora? Dall’Arabia al Newcastle: le possibili destinazioni
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Il tempo di smaltire la delusione per un esonero immeritato e poi per José Mourinho sarà subito il momento di tornare in sella.
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La Roma non è stata all’altezza di José Mourinho. Non che ci fossero grossi dubbi a riguardo, dato che lo Special One da solo in carriera aveva vinto più trofei dei giallorossi in tutta la loro storia. Si pensava però che il progetto ambizioso dei Friedkin avrebbe regalato alla Roma un connubio vincente.
E invece la proprietà americana si è rivelata un gigantesco bluff. Mai fidarsi degli americani, disse un vecchio saggio. Chiedere al Lione e al Chelsea per conferma. Mou è stato sedotto e abbandonato dalla stessa classe dirigente che invece avrebbe dovuto tutelare il suo più grande patrimonio.
Invece il portoghese è stato prima trattato come un capro espiatorio e infine scaricato, ma Mourinho è tutt’altro che finito. E questo i tifosi della Roma (quelli veri), che lo hanno acclamato con le lacrime agli occhi fuori dai cancelli di Trigoria, lo sanno bene. Ma lo sanno bene anche all’estero.
Mourinho, che fai adesso?
Solo in Italia si può deturpare in questo modo un monumento calcistico come José Mourinho, che non appena avrà smaltito la delusione per un esonero ingiusto (sia nei tempi che nei modi) tornerà in sella per fare la cosa che gli riesce meglio: ovvero vincere, esattamente come ha fatto a Roma.
L’ipotesi di un pensionamento anticipato in Arabia Saudita, sebbene a oggi sia l’opzione più probabile e accreditata, non sembra stuzzicare più di tanto i pensieri dello Special One. Sa di poter dare ancora tanto al calcio che conta.
Per l’Arabia c’è ancora tempo. Prima meglio aspettare un paio d’anni e vedere se la bolla si sgonfia, come successo con quella cinese. L’esodo biblico dalla prigione dorata di questi primi mesi (da Henderson a Benzema passando per Jota e Demiral) è un campanello d’allarme che sarebbe da stolti ignorare.
Per José potrebbero aprirsi le porte di qualche nazionale, anche se lui in estate ha fatto capire chiaramente che si vede ancora allenatore a tempo pieno, e allora ecco che potrebbe (ri)emergere una suggestione a sorpresa.

Photo Source: BBC.
Suggestione Newcastle
Il Newcastle aveva già cercato Mourinho due anni fa, non appena formalizzato il passaggio al fondo saudita. Gli inglesi, scontratosi con la volontà di José di restare nella Capitale, ripiegarono su una soluzione tampone: Eddie Howe.
L’ex-tecnico del Bournemouth ha fatto però benissimo nel suo primo anno e mezzo a Newcastle, tanto da meritarsi un rinnovo di contratto appena nove mesi dopo il suo avvicendamento con Steve Bruce. Tuttavia, i risultati di quest’anno hanno fatto storcere il naso alla proprietà saudita.
Il Newcastle ha terminato ultimo il proprio girone di Champions League. E’ decimo in Premier League e ha abbandonato la Carabao Cup ai quarti di finale, per mano di un Chelsea non propriamente irresistibile. Come dimostra la sconfitta maturata nell’andata delle semifinali contro il Middlesbrough.
Le attenuanti per Howe ci sono tutte. Dagli infortuni (tanti, spesso pesanti e tutti concentrati nello stesso arco di tempo) al fatto di allenare per la prima volta in Champions League. E il terzo posto della stagione passata probabilmente non rispecchia il reale valore della rosa, che è andata ben oltre le proprie possibilità creando così aspettative eccessive sulla squadra.
Mourinho, ritorno in Inghilterra?
Va detto che senza il furto clamoroso subito a Parigi, con il direttore di gara Kwiatkowski sospeso dal UEFA dopo la partita, il Newcastle avrebbe passato il turno. Al di là dell’evidente condizionamento arbitrale, per il Newcastle fare un punto in due partite con il Milan è inaccettabile.
Il contratto che lega Howe al Newcastle scadrà questa estate e al momento non si profila un rinnovo all’orizzonte. Nel calcio, si sa, i risultati possono cambiare tutto, ma essere arrivato ultimo in un girone con il Milan e il peggior PSG dell’era Al Khelaifi è una macchia difficile da rimuovere.
Al netto di tutte le possibili giustificazioni, rimane la sensazione che Howe non sia l’uomo giusto per far fare il salto di qualità ai magpies. E’ stato un ottimo traghettatore, ma il progetto saudita ha sempre contemplato la possibilità di arrivare a un grande allenatore nel giro di due o tre stagioni.
Ed ecco che allora l’atavico interesse per Mourinho, che difficilmente tornerà in pista prima dell’estate, potrebbe riaccendersi in estate. L’Inghilterra è un paese in cui il portoghese ha lasciato un ricordo eccellente. Non solo per le vittorie al Chelsea, ma anche per quanto fatto al Manchester United.
Dal ritiro di Ferguson (2013) in poi, in dieci anni il Manchester United ha vinto la miseria di cinque trofei. Tre di questi li ha portati proprio lo Special One e per di più nello stesso anno. E a proposito di Manchester, anche la posizione di ten Hag è abbastanza in bilico. In attesa di capire se De Rossi sarà davvero la panacea a tutti i mali della Roma, Mourinho aspetta e osserva.
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La Juventus si trova in una fase decisiva e al tempo stesso delicata della stagione. Lunedì, a Parma, ci si gioca molto di più di tre punti.
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Una Pasquetta da dentro o fuori, e servirà una prestazione solida, concreta, senza sbavature. Tudor lo sa bene, e lo sanno anche i giocatori, soprattutto quelli che stanno stringendo i denti per rientrare.

Kenan Yıldız ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il recupero di Veiga è una notizia fondamentale per la difesa, soprattutto per dare un po’ di respiro a un reparto che, senza di lui, avrebbe rischiato di dover lanciare Savona titolare. Anche Cambiaso e Weah potrebbero rivelarsi chiavi tattiche importantissime: il primo per il suo dinamismo e l’intelligenza tattica, il secondo per l’intensità che può offrire quando è al top fisicamente e mentalmente.
Il vero nodo, però, è davanti. Con Yildiz e Koopmeiners non ancora al 100%, la pista del tridente con Kolo Muani, Nico Gonzalez e Vlahovic si fa sempre più concreta. È una soluzione che potrebbe sorprendere il Parma, soprattutto se Tudor riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra verticalità e palleggio.
Certo, Kolo Muani è ancora una scommessa: talento ce n’è, ma deve ancora integrarsi pienamente nei meccanismi e soprattutto trovare quella continuità che, finora, è mancata. Però Tudor è chiaro: chi lo convince, gioca. E chi no, aspetta.
Insomma, servono sei punti tra Parma e Monza, senza se e senza ma. La Champions è lì, vicina, ma ancora da conquistare.

Figc e Federfama hanno deciso di contribuire in alleanza sulla promozione della cultura, la salute, e la lotta al doping. Questi sono gli obiettivi della collaborazione nata con la firma del protocollo d’intesa tra i presidenti Gabriele Gravina e Marco Cossolo, ribaditi oggi durante la presentazione del progetto “Insieme contro il doping”.
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L’incontro svolto in data odierna, ha visto riuniti i presidenti Gabriele Gravina e Marco Cossolo, presso la sala Paolo Rossi della sede Figc di Roma con la partecipazione del sottosegretario alla salute, Marcello Gemmato, del segretario generale della Figc, Marco Brunelli e del direttore generale di Nado Italia, Alessia Di Gianfrancesco.
Figc e Federfarma insieme contro il doping
Grazie a questa nuova iniziativa nata per puri scopi professionali, vede la collaborazione della commissione antidoping Figc guidata da Pino Capua, ove vedono coinvolte le farmacie di riferimento, le quali diventeranno luoghi di informazione e formazione per la lotta al doping. Attraverso un presidio sanitario qualificato, infatti, il protocollo si pone l’ambizione di educare sportivi di tutte le età al benessere e alla salute del proprio corpo.

IL PRESIDENTE DELLA FIGC GABRIELE GRAVINA PERPLESSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Le parole di Gabriele Gravina
Le parole di Gabriele Gravina hanno ribadito l’importanza del progetto, al fine di contrastare il fenomeno doping. Così ribadisce il suo punto di vista: “La Figc ha a cuore la salute dei propri tesserati e sentiamo la responsabilità di creare sempre nuove opportunità per garantire continua informazione e assistenza specializzata, perché in gioco c’è molto di più di una partita vinta o persa. La salute prima di tutto.”
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Milan, nessun DS è adatto a Furlani: l’editoriale di Mauro Vigna
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8 ore fail
17/04/2025By
Mauro Vigna
Milan, una situazione non di certo facile quella relativa al tanto discusso casting per il ruolo di direttore sportivo. Ma sarà facile riuscire a trovare un accordo? Ritengo di no e vi spiego i motivi.
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Inizio febbraio, data in cui ci sono stati i primi contatti tra Igli Tare e la coppia Ibrahimovic-Cardinale. Ovviamente i dialoghi sono stati anche con altri, ma la differenza è che il dirigente albanese, a piede libero, sarebbe stato di conseguenza assoldabile fin da subito. Avessero voluto.
Come scritto da tempo, il primario obiettivo rimane Tony D’Amico il quale potrebbe non liberarsi troppo facilmente dall’Atalanta con la quale è legato fino al 30 giugno 2027 visti anche i problemi di dialogo con la famiglia Percassi.
Ma il dubbio sta a monte, quale DS potrebbe a oggi accettare le condizioni di Giorgio Furlani? Perchè qui sta lo snodo principale.
Quale DS accetterebbe questa situazione? Sappiamo che l’allenatore lo vuole scegliere Furlani e lo stesso AD vuole avere l’ultima parola su ogni nuovo giocatore. Ad oggi non mi risultano direttori sportivi in grado di accettare tali clausole, nemmeno Tare che poi, a dirla tutta, ha un certo caratterino.
Si possono fare casting, parlare 4-5 ore con chiunque, ma il problema – come scritto prima – sta a monte.
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