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Roma, chi resta e chi va? Da Dybala a Sanches e Smalling: tutti gli scenari
Il terremoto in casa Roma, rappresentato dall’esonero di Mourinho, porta con sé i prodromi di una annunciata rivoluzione estiva.
Potrà sembrare assurdo, ma non tutti a Roma vedevano di buon occhio la permanenza di Mourinho. La sensazione, condivisa (oltreché dal sottoscritto) anche da Fabio Caressa sui propri profili social, che lo Special One non avesse l’interezza dello spogliatoio in mano è latente.
Sanches, galeotta fu la propic…
Uno dei principali motivi di attrito fra Mourinho e il dimissionario Tiago Pinto riguarda la fissazione di quest’ultimo per Renato Sanches, considerato un suo “pupillo“. Il giocatore, di proprietà del PSG, è stato portato a Roma contro la volontà dell’allenatore, che avrebbe gradito profili diversi.
Non a caso, fin quando il portoghese è rimasto in sella, si è parlato con grande insistenza di un’interruzione anticipata del prestito per puntare su un nuovo centrocampista. Il rapporto fra Mourinho e Sanches era ai minimi termini dopo la trasferta di Bologna, dove l’ex-Lille (subentrato a inizio secondo tempo) è stato richiamato in panchina dopo diciotto minuti.
Da quel momento Sanches non ha più messo piede in campo ed è stato anche escluso dai convocati nel big match con il Napoli. Lo stesso giocatore aveva poi rimosso la foto profilo con la maglia della Roma dai propri canali social: sintomatico di come fosse pronto ad accasarsi altrove.
Casualmente, il giorno dopo l’ufficialità dell’esonero di Mourinho, la stessa foto è magicamente riapparsa. Sintomatico di come il portoghese fosse totalmente ai margini del progetto con Mou, ma che ora, con l’arrivo di un aziendalista come De Rossi, potrebbe essere reintegrato in rosa.
Smalling, guess who’s back?
Come tutti ben sapete, la Roma, impegnata a barcamenarsi attraverso i debiti e i rigidi paletti imposti dal FFP UEFA, non si sarebbe potuta permettere di acquistare un altro centrocampista. Per i Friedkin risulta molto più conveniente tenere il portoghese sino all’estate e pregare faccia come Lazzaro.
Parliamo di una società il cui margine di manovra sul mercato è talmente limitato che è stata costretta a elemosinare il prestito gratuito di un giovane prospetto da una diretta concorrente. L’operazione Huijsen è lo specchio di cosa è diventata la Roma sotto la scellerata gestione americana.
Non a caso Mourinho di difensori ne aveva chiesti due, ma non è stato accontentato su Bonucci. Huijsen da solo non basta per sopperire alla cronica assenza di Smalling, che però stamane è magicamente riapparso. Non sul campo, ovviamente, ma su Instagram. L’inglese ha affidato ai suoi canali social un lunghissimo sfogo sulle dicerie circolate sul suo conto in questi mesi.
Smalling non parlava in pubblico da tempo immemore ed è quantomeno sospetto che abbia deciso di farlo proprio il giorno dopo l’esonero di Mourinho. Il tecnico si era scagliato più volte contro il difensore in conferenza stampa. Talvolta accusandolo di scarsa resistenza al dolore. Talvolta accusandolo di “avergli rovinato la stagione” et similia.
Roma, che fanno Dybala e Lukaku?
A Trigoria tiene banco, soprattutto, la questione legata a Dybala e Lukaku. Il ben servito dato a Mourinho potrebbe essere il preludio a una vera e propria rivoluzione tecnica, contraddistinta da un forte abbattimento dei costi. La Roma, infatti, attualmente ha il terzo monte ingaggi della Serie A.
Un dato che, come tutti sappiamo, ha smesso da tempo di essere un affidabile indicatore della qualità di una rosa. Soprattuto quando, come la Roma, ti trovi costretta a operare prevalentemente sui parametri zeri. Uno scenario che da sempre porta gli ingaggi dei calciatori a lievitare sensibilmente, non dovendo la società pagarne il prezzo del cartellino.
L’attuale monte ingaggi non rispecchia minimamente il reale valore della rosa giallorossa, cosa che invece fa il campo, ed è probabile che i Friedkin in estate intendano abbassarlo drasticamente: abbassando di conseguenza anche l’età media della rosa, che attualmente è la terza più vecchia d’Italia.
La proprietà americana vuole una squadra più giovane, che verosimilmente verrà messo in mano a un allenatore emergente. Per intenderci, uno come Palladino o Italiano. E’ inutile sottolineare come due big del calibro di Dybala (di cui ho parlato approfonditamente in questo articolo) e Lukaku non avrebbero la minima intenzione di farsi allenare da certa gente.
E i primi “rami secchi” a venire sacrificati sull’altare della green revolution potrebbero essere proprio i fedelissimi del portoghese. Da Lukaku a Dybala, passando per Mancini e Paredes. La rivoluzione a Roma è appena cominciata. Solo il tempo ci dirà se i Friedkin avranno avuto ragione.
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Esclusiva Calcio Style, contatti per il post Fonseca: Edin Terzic in pole
Esclusiva Calcio Style, i contatti sono avvenuti diverse settimane fa, prima della sconfitta casalinga contro il Napoli e noi di Calcio Style lo avevamo scritto in esclusiva. In essere uno stato di allerta, vediamone i dettagli.
Il cammino di Paulo Fonseca è sotto gli occhi di tutti. Il Milan di certo non si può ritenere soddisfatto e le sconfitte iniziano ad essere troppe per poter mantenere il passo. Contro la Juventus non è stata sconfitta, ma un qualcosa che ci è andato molto vicino, sicuramente un punto che non ha fatto felici nessuno al quarto piano di Via Aldo Rossi, per non parlare dei tifosi che hanno pagato un centinaio di euro per il terzo anello.
Dieci punti dalla vetta pesano come un macigno, soprattutto se i rossoneri non dovessero centrare la qualificazione alla Champions League per la prossima stagione. Questo rappresenterebbe una vera sconfitta per un club che ha sempre sostenuto di volere crescere step by step, di anno in anno.
Non è sicuramente l’unico, ma uno dei responsabili dell’attuale debacle è il tecnico portoghese il quale non sta avendo vita facile nemmeno all’interno delle mura di Milanello con alcuni giocatori che sembrano essersi girati di traverso. E la dirigenza sembra averlo abbandonato ormai da tempo.
Ma veniamo al nome, un profilo che sembra mettere tutti d’accordo, quantomeno i componenti della dirigenza che in altri periodi non erano riusciti a trovare una quadra. Stiamo parlando di Edin Terzic, ex allenatore del Borussia Dortmund. Giovane e preparato, il 42enne gioca principalmente con il modulo 4-2-3-1 senza tuttavia disdegnare assolutamente il 4-3-3. Famoso per un gioco offensivo, a viso aperto, Terzic è stato contattato alcune settimane fa, prima ancora della sconfitta al San Siro contro il Napoli.
E i contatti sembrano proseguire, l’allenatore ha fatto recapitare dai suoi agenti tutto il suo entusiasmo per una nuova avventura in Italia.
La posizione di Fonseca è compromessa, domani in Champions e in campionato contro l’Empoli non saranno più permessi e tollerati passi falsi. Altrimenti sarà esonero certo. Questa è la notizia, la falsa credenza che la dirigenza sia contenta di Fonseca non corrisponde a verità.
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Milan, chi è il vero Gerry Cardinale? L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, non so se in molti se lo chiedono, ma in cuor mio la domanda sorge spontanea: chi è il vero Gerry Cardinale?
“Nessuno vuole vincere più di me”, questa frase non l’ha pronunciata un tifoso, non l’ho pronunciata io, ma Gerry Cardinale in tempi non sospetti.
E cosa deve fare il tifoso medio? Ovvio, ascoltare il verbo del presidente e soprattutto crederci.
Direi che lo abbiamo ascoltato e lo abbiamo creduto per troppo tempo. Abbiamo assistito alla demaldinizzazione, un nuovo verbo creato ad hoc per descrivere tutto ciò che è stato distrutto dopo la cacciata di Paolo Maldini l’anno dopo lo scudetto.
Perché di errori ne sono stati fatti e per me viene difficile elencarli tutti nello stesso articolo, ma voglio citare i principali. E’ stato ad esempio fatto partire un allenatore, Stefano Pioli, sicuramente a fine ciclo, ma per alzare l’asticella, siccome si vuole vincere, si deve provare a prendere un top allenatore e senza girarci troppo intorno Antonio Conte, Massimiliano Allegri o Maurizio Sarri in estate non speravano altro di venire in rossonero.
Si poteva fare un mercato diverso. Piuttosto che prendere Emerson Royal a 16 milioni, si poteva tenere Kalulu il quale avrebbe certamente giocato meglio senza per forza regalarlo alla Juventus, peraltro una diretta avversaria.
Si poteva inserire in organico un dirigente di esperienza anzichè promuovere u talent scout, Geoffrey Moncada, che prima di questa estate aveva mai direttamente trattato un giocatore. Si poteva fare maggiore chiarezza intorno alla figura di Zlatan Ibrahimovic perchè in fondo, dietro alla parola Senior Advisor, nessuno ha ancora capito perfettamente cosa faccia, al di fuori delle storie su Instagram.
Riprendendo la frase Nessuno vuole vincere più di me posso solo aggiungere che finora la gestione Cardinale, quantomeno guardando questioni di campo, è stata fallimentare. E bisognerà stare attenti perché questa non si tratta di costruzione, bensì distruzione di quanto era stato fatto. Siamo infatti così certi che i vari Theo Hernandez, Rafael Leao e compagnia cantante vorrà rimanere a fine stagione se saremo fuori dall’Europa che conta? Io così sicuro non lo sono e non riesco a dar loro torto.
Ma in fondo chi ha vinto o perso in tutta questa faccenda? Dall’incasso di quasi 8 milioni dall’orrenda sfida tra Milan e Juventus di sabato pomeriggio la risposta è semplice: Gerry Cardinale. Ma allora…a questo si riferiva? Un suggerimento caro Gerry, la prossima volta le cose dille con più chiarezza, usa i verbi giusti. La frase corretta sarebbe stata nessuno vuole incassare più di me. Ti avremmo creduto di più.
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Florentino Pérez senza freni: “UEFA e FIFA stanno distruggendo il calcio: Superlega unica soluzione”
Non le manda a dire Florentino Pérez, presidente del Real Madrid. Durante l’assemblea dei soci del club, il patron ha toccato diversi argomenti.
Durante l’assemblea dei soci del Real Madrid, Florentino Pérez ha affrontato temi cruciali legati al futuro del calcio, intervenendo per la prima volta dopo le due sentenze favorevoli alla Superlega.
Le sue dichiarazioni hanno spaziato dalle critiche al nuovo format della Champions League, al calendario sempre più congestionato, fino alla necessità di un cambiamento radicale rappresentato dalla Superlega. Pérez non ha risparmiato critiche alla UEFA e alla FIFA, accusandole di anteporre i profitti al benessere dei giocatori e alla qualità dello spettacolo.
Le critiche di Florentino Pérez alla nuova Champions League
Pérez ha espresso tutta la sua insoddisfazione per il recente cambiamento nel format della Champions League:
“Il nuovo format ha dimostrato, come avevamo previsto, di non essere la soluzione ai problemi del calcio. La UEFA ha aumentato il numero di partite, ma ogni gara vale molto meno rispetto al passato. Nessuno capisce questo sistema: è ingiusto e ha ridotto il valore di ogni singola partita del 30%. Più partite non significano maggiore interesse, e la competizione susciterà passione solo alla fine della stagione. Questo non è ciò di cui il calcio ha bisogno”.
Un calendario insostenibile per i giocatori
Uno dei punti centrali del discorso è stato il sovraccarico del calendario, con conseguenze sempre più gravi per i giocatori:
“La salute dei calciatori è messa a rischio. Quest’anno, per esempio, potremmo giocare fino a 82 partite in una stagione, un aumento del 63% rispetto al passato. Gli infortuni sono in aumento: già in questa stagione abbiamo registrato nove rotture del crociato, lo stesso numero dell’intera scorsa stagione. Gli specialisti indicano la stanchezza come causa principale”.
Pérez ha portato l’esempio di Jude Bellingham per evidenziare il carico eccessivo:
“A soli 21 anni avrà giocato 251 partite. Beckham, alla sua età, ne aveva disputate solo 54. Questa pressione fisica e mentale è sproporzionata e insostenibile”.
Il pensiero di Florentino Pérez sul Mondiale per club
Pérez ha riservato parole dure anche per il Mondiale per Club, considerato un ulteriore ostacolo al riposo indispensabile dei giocatori. “La FIFA non si ferma. Ha aumentato il numero di soste internazionali e il numero di partite nei tornei esistenti. Ha creato nuovi format, come la Nations League e ora il Mondiale per Club, ignorando completamente il benessere dei calciatori. Dieci anni fa si giocavano 488 partite organizzate dalla FIFA; oggi sono 760. Tutto questo non ha niente a che fare con la sostenibilità dello sport, ma solo con l’avidità economica”.
La Superlega come risposta necessaria
Sul tema della Superlega, Pérez ha difeso con forza il progetto, descrivendolo come l’unica via per salvaguardare il calcio:
“Non vogliamo che il calcio diventi come Blockbuster, incapace di adattarsi al cambiamento e superato dai tempi. La Superlega è un’opportunità per riportare la grandezza nel calcio. La nostra proposta prevede calcio gratuito e un format interamente meritocratico. La recente sentenza della Corte Europea ha sancito la fine del monopolio della UEFA, restituendoci la libertà. Questo è un momento storico e sarà studiato nelle università. Non si tratta solo di celebrare una vittoria legale, ma di cogliere l’occasione per cambiare davvero il sistema”.
Il calcio deve tornare ai tifosi
Pérez ha infine sottolineato l’importanza di un calcio più emozionante e accessibile:
“In 122 anni, una squadra inglese ha giocato al Bernabéu solo 22 volte. L’Arsenal è venuto una sola volta e il Manchester United una in 16 anni. Questo non è lo spettacolo che i tifosi meritano. Vogliamo un sistema che metta al centro i tifosi, i club e i giocatori, non solo i profitti di UEFA e FIFA”.
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