Esteri
Quand je l’ai vu, j’ai eu le coup de foudre: il punto sulla 20esima giornata di Ligue 1
Bentornati sulla prima rubrica di Calcio Style dedicata alla Ligue 1, dove cercherò di trasmettervi la passione per il calcio francese.
PSG a +9, ma che sofferenza!
❝Fermo restando che, in caso di necessità, dai piani alti della FFF per il PSG si muoverà sempre qualcuno.❞
Me medesimo ipse dixit. Con questa frase avevo chiuso il resoconto della scorsa giornata di Ligue 1 e sicuramente qualcuno mi avrà dato del complottista o dell’esperto di dietrologia. Eppure sono bastati quattro minuti, tra l’altro conditi da due clamorose occasioni per lo Strasburgo, per far scattare l’allarme.
La simulazione di Kolo Muani (Perrin è sciocco perché non si scivola mai in area di rigore, ma il contatto non c’è) viene premiata da Ruddy Buquet (e il VAR, come sempre, chiude un occhio con i parigini) con il calcio di rigore.
E’ però la serata (nel bene e nel male) di Alan Bellaarouch. Marocchino classe 2022, prodotto del centro di formazione dello Strasburgo e titolare quasi per caso dopo che gli alsaziani, nell’ultimo giorno di mercato, avevano venduto il titolare (Matz Sels) al Nottingham Forest per un’offerta irrinunciabile.
L’oramai ex-secondo portiere degli alsaziani para un rigore a Mbappé, ma venti minuti dopo sbaglia il disimpegno con i piedi regalando ad Asensio la palla dell’uno a zero. Lo spagnolo è lucido nel servire il sette parigino, che a porta vuota realizza il più facile dei suoi venti gol stagionali in Ligue 1.
La premiata ditta Asensio-Mbappé fa vedere i sorci verdi alla squadra di Vieira, che a inizio secondo tempo concede inspiegabilmente una situazione di quattro contro due agli ospiti. Questa volta è Mbappé, con l’esterno del destro, a servire lo spagnolo a centro area, che sterza e deposita in rete di mancino.
Lo Strasburgo, che tutto meriterebbe fuorché di perdere questa partita, la rimette in piedi con Bakwa ma nel finale si divora due gol giganteschi. Prima con il subentrato Emegha e poi, in pieno recupero, con Sylla.
Il PSG torna a +9 sul Nizza di Farioli, impegnato nel big match sul campo del Brest, ma nella capitale cominciano a vedere i fantasmi in vista della doppia sfida di Champions League contro l’insidiosa Real Sociedad di Alguacil.
Stephan ha ribaltato il Rennes
Stante che devono ancora giocare tutte le squadre coinvolte nella bagarre europea, ma il Rennes ora è a due punti dal sesto posto del Reims (che vale i preliminari di Conference League) e a sei punti dall’ultimo posto utile per qualificarsi alla prossima Champions League: ovvero il quarto del Monaco.
La cura Stephan funziona alla grande. Infatti, se si eccettuano le tre sconfitte consecutive (contro Marsiglia, Monaco e Villareal) all’inizio dello Stephan-bis, il bilancio dei bretoni sin qui è estremamente positivo.
6 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte. Una striscia di imbattibilità che dura da sette partite (l’ultima sconfitta in Ligue 1 risale ai primi vagiti di Dicembre) e quella di oggi contro il Montpellier è la quarta vittoria consecutiva in campionato.
Stephan sembra essere riuscito a quadrare la squadra, donandole un assetto stabile e funzionante. Fatto salvo per qualche sporadica presenza concessa a Belocian in luogo di Omari o Theate, Stephan conferma in blocco lo stesso undici di partenza da quattro partite.
Una sorta di 4-2-3-1, o 4-4-2 che dir si voglia, che s’impernia su una cerniera estremamente amalgamata come quella composta da Le Fee e Santamaria.
Davanti l’esuberanza di Doué, il talento di Terrier e l’intelligenza di Borigeaud a servizio di Kalimuendo. Dietro la squadra subisce ancora qualcosina di troppo, ma il restyling del Rennes è appena cominciato e le missive inviate al Milan dalla Bretagna iniziano a essere tante.
Il Lens irrompe in zona Europa
Colpo esterno del Lens sul campo di un Nantes sempre più in crisi. Il nuovo allenatore, Gourvennec, ha vinto solo all’esordio contro il Nizza. Da lì in poi i canarini hanno inanellato una striscia di quattro sconfitte e un pareggio.
Allo Stade de la Beaujoire è arrivata la quinta, grazie a un gol di David Costa a inizio secondo tempo. I giallo verdi hanno tre punti di margine sul terzultimo posto, attualmente occupato dal Lione, ma anche una partita in più rispetto a tutte le altre compagini invischiate nella lotta per non retrocedere.
Il Lens, invece, con questo successo si prende di prepotenza il sesto posto in classifica. L’ultimo che garantirebbe l’Europa a prescindere e senza doversi curare di chi vincerà la Coupe de France. Chiaro, i Sang Et Or hanno una partita in più rispetto a tutte le altre squadre iscritte alla bagarre europea.
Però i giallorossi, seppur chiaramente meno forti della passata stagione, hanno ritrovato l’identità che ha contraddistinto il ciclo di Haise e soprattutto nuovi e inaspettati “eroi”. Come il 22enne franco-marocchino Neil El Aynaoui: alla sua nona da titolare consecutiva nel suo primo anno da titolare in Ligue 1.
Brest e Nizza non si fanno male
Quando si affrontano il Brest di Roy e il Nizza di Farioli è difficile aspettarsi una partita scoppiettante, intensa e ricca di gol. Il Brest è probabilmente la squadra più orizzontale della Ligue 1. E’ una squadra a cui piace avere il pallone per sé e che sa tenerselo stretto, in modo tale da potersi permettere di piegare i ritmi della partita imponendole quelli a lei più congeniali.
Il Nizza è probabilmente più verticale, ma è sovente tenere un baricentro molto più basso e linee molto più strette. Questo perché Farioli sa che la sua squadra fatica a fare gol (20 gol fatti, il quarto peggior attacco della Ligue 1 e il peggiore in assoluto delle prime dieci in classifica) e quindi fa di tutto per non subirne. E la sensazione è che entrambe preferissero non perderla.
Brest e Nizza dimostrano di essere due buonissime squadre, perché comunque la partita è stata godibile e dai contenuti tecnici sicuramente elevati, ma ancora imperfette e lontane da poter rappresentare un’alternativa credibile al PSG. Sebbene questa versione dei parigini, lo ripeto di puntata in puntata, sia la più opaca fra quelle viste nel quindicennio qatariota.
Le partite contro le dirette concorrenti scottano, a maggior ragione fra due squadre consapevoli che difficilmente riuscirebbero a raddrizzare lo svantaggio, e il peso dei “sei punti” virtuali in ballo è una Spada di Damocle che inibisce le gambe dei protagonisti. Il PSG ora dista otto punti, e non è una fuga solo perché l’Armata Brancaleone guidata da Luis Enrique sembra poter perdere punti contro chiunque, ma manca la volontà di inseguire.
Nizza e Brest, probabilmente, sanno che essere rispettivamente la seconda e la terza della classe è un qualcosa che va ben oltre non solo le previsioni iniziali ma probabilmente anche le reali possibilità delle due compagini. E allora non spaventano più di tanto neppure la presenza del Lille o la rincorsa del Lens. Perché tanto il Monaco balbetta vistosamente e il Marsiglia non ritrova sé stesso. Tutto sommato va bene così.
Le altre del Sabato di Ligue 1
Il Monaco non vince più. Solo un pareggio in casa contro il Le Havre, in una partita che sembra stregata. O che sembrava stregata, per meglio dire.
Perché dopo il gol del vantaggio, segnato da un Ben Yedder che non ci pensa nemmeno a mollare la palma di secondo miglior marcatore della Ligue 1, i monegaschi pensavano che il grosso fosse stato fatto. E invece la maledizione non è stata spezzata, perché i ragazzi di Elsner portano a casa un punto dal Principato senza aver mai calciato verso la porta di Kohn.
Appena tre tiri in novanta minuti, di cui nessuno verso lo specchio, e un xG di 0,10. Tradotto in termini pratici: nessuno si aspettava che le doyen l’avrebbero potuta riprendere. Probabilmente neppure il Monaco, che però viene beffato dal goffo autogol di Fofana nemmeno due minuti dopo essersi illusi di essere usciti dall’incubo. Per la prima volta la squadra di Hutter abbandona la zona Champions, anche se solo per la differenza reti.
Questo perché il Lille ha schiantato il Clermont al Pierre Mauroy, in una partita senza storia e ampiamente andata in archivio dopo quaranta minuti. La doppietta di David, intervallata dalle firme di André e Zhegrova, mandano Fonseca al quarto posto in classifica. Sarà difficile scacciare da lì i Les Dogues.
Colpo grosso del Tolosa in casa del Reims, che all’intervallo si ritrova avanti clamorosamente tre a zero sulla squadra di Still. I padroni di casa si scuotono e rientrano bene dagli spogliatoi, accorciando subito le distanze grazie al gol di Teuma in avvio di ripresa. Il forcing de Les rouges et blancs si traduce in tante occasioni, ma non in gol. Quello arriva solo al primo minuto di recupero, con il primo gol in Ligue 1 del nuovo acquisto Akieme, ma è troppo tardi per sperare di piegare la stoica resistenza degli uomini di Carles Martinez.
Il Tolosa compie un balzo importante al di fuori della zona retrocessione e si porta a +4 dal Metz, ora terzultimo dopo aver perso anche lo scontro diretto con il Lorient in casa. Il Reims, invece, esce dalla zona europea e perde una grossa occasione di (ri)scavalcare il Lens e avvicinarsi al Monaco.
Il big match della 20esima di Ligue 1
Generale, è quasi casa. Senza il “quasi“: perché questa è sempre stata la sua casa. E’ quasi amore. Senza il “quasi“: perché il pubblico di Lione ama il suo generale e Lacazette ama il pubblico di Lione. Lo dimostra il Groupama che quasi esplode al gol del vantaggio, decisivo per dare ai Les Gones l’agognata rivincita sugli odiati rivali marsigliesi, e la standing ovation alla sostituzione.
Fra Lacazette e il Lione c’è un legame simbiotico surreale. Per certi versi quasi magico. Perché i lionesi alla retorica del “Lione ai lionesi” ci avevano creduto per davvero. E non se ne può far loro una colpa. Chi lo fa, come per esempio Dembelé, dimostra di non aver mai capito i propri tifosi.
Magari per la società sarà stata davvero solo una pigra operazione di marketing, ma per i lionesi quelli veri (quelli sugli spalti ma anche quelli in campo) non lo è stato affatto. Basti vedere l’abnegazione, quasi commovente, di Lacazette nel cercare di raddrizzare una nave che è promessa sposa della deriva.
O il volto di Tolisso al triplice fischio finale, felice come un bambino sin quasi alle lacrime. O il modo in cui Pierre Sage, altro lionese acquisito, è riuscito a entrare nel cuore e nella testa dei suoi giocatori in pochissimo tempo. E questo il pubblico di Lione lo sa. E lo apprezza. Riconosce che una squadra dal tasso tecnico risibile e assemblata alla bene meglio sta dando tutto ciò che ha per uscire dalla selva oscura. Con le unghie. Con i denti. Il cuore. L’orgoglio.
Sicuramente il mercato qualcosa ha portato. Matic, nonostante i suoi 35 anni suonati e qualche (anche più di qualche) comportamento sopra le righe fuori dal campo, rimane un sublime maestro di calcio. Fofana, stavolta, è entrato bene, anche se rimane abbastanza fumoso. Sicuramente il tasso tecnico ed esperienzale del Lione è cresciuto esponenzialmente questo inverno.
Dovrebbe essere sufficiente, assieme alla ritrovata amalgama del gruppo, per far attraccare serenamente la nave in un porto sicuro. Per quanto concerne l’altra sponda del naviglio, il Marsiglia proprio non ritrova sé stesso.
Gattuso gli aveva trovato un’identità, ma la Coppa D’Africa e (soprattutto) il mercato (che, parere puramente personale, ha indebolito la squadra) l’hanno portata via. Tanto talento inespresso, ma anche una continuità che a questo punto della stagione sarà difficile da ritrovare. A Rino non resta che far calzare alla squadra il proprio vestito migliore, quello che le sta meglio, ovvero quello delle notti europee. Il quarto posto dista “solo” sei punti e quelle davanti non corrono, ma l’Europa League sembra l’unico viatico (per quanto paradossale possa sembrare) per trascinare il Marsiglia fuori da una stagione anonima.
Esteri
Mourinho: “Se avessi saputo tutta la verità non sarei venuto qui”
L’ex tecnico di Inter e Roma, José Mourinho, ha parlato in maniera molto dura riguardo il campionato turco, dove allena da questa estate il Fenerbahce.
José Mourinho continua a far parlare di se in Turchia. L’ex allenatore di Inter e Roma ha parlato al termine della vittoria raggiunta nell’ultra extremis del match di campionato contro il Trabzonspor. Infatti, la formazione allenata dal tecnico di Setubal ha portato a casa i tre punti per 3-2, mettendo a segno il goal vittoria al dodicesimo minuto di recupero del secondo tempo con Amrabat.
Il Fenerbahce sotto la guida di José Mourinho si trova secondo in classifica con 23 punti realizzati a fronte di 7 vittorie, due pareggi ed una sconfitta contro il Galatasaray, primo a 28 punti.
Mourinho, le parole sfogo del portoghese
“Il Fenerbahçe non mi ha detto tutta la verità sul campionato turco. Se l’avessi saputa prima non sarei mai venuto qui ad allenare”.
Premier League
West Ham, ultimatum a Lopetegui: c’è Terzic?
Julien Lopetegui continua ad essere in discussione al West Ham. Dopo il pesante k.o. in casa del Nottingham Forest, la sua panchina è in bilico.
A Julien Lopetegui è arrivato il secondo ultimatum dalla dirigenza del West Ham. Il primo era già arrivato a Settembre, dopo il pessimo avvio di campionato degli Hammers, e ora la sua panchina traballa sempre di più.
West Ham, Lopetegui a rischio: se salta c’è Terzic
Dal modus operandi di David Sullivan si evince che il proprietario del club londinese non è sovente esonerare i suoi allenatori prima di Novembre/Dicembre. Proprietario del West Ham dal 2010, sin qui Sullivan ha esonerato soltanto tre allenatori: Grant nel Maggio del 2011; Bilic a Novembre 2017 e Pellegrini nel Dicembre del 2019.
Lopetegui (che comunque è solo il 18esimo allenatore nella storia degli Hammers) sarebbe il quarto, ma una eventuale non-vittoria contro l’Everton non comporterebbe automaticamente il suo esonero. Ciò che è certo è il gradimento della dirigenza nei confronti dell’ex-tecnico del Borussia Dortmund Edin Terzic.
L’allenatore tedesco (ma di origini bosniache) è stato spesso accostato anche alla Roma, in caso di esonero di Ivan Juric. Tuttavia, fonti inglesi affermano come la sua priorità sia quella di allenare in Premier League. Per il momento Lopetegui resiste, ma rischia. Le prossime partite saranno decisive per il suo futuro.
West Ham are sticking by Julen Lopetegui after defeat to Forest. Everton at home next currently not seen as make or break but pressure on Lopetegui to improve results is getting bigger #whufc
— Jacob Steinberg 🎗️ (@JacobSteinberg) November 3, 2024
Ligue 1
Donnarumma, nuovi attriti con Luis Enrique: il catalano lo manda in panchina con il Lens
Si riapre il “caso” Donnarumma in Francia, dopo la decisione di Luis Enrique di preferirgli Safonov nella gara interna con il Lens.
Il rapporto fra Donnarumma e Luis Enrique non è mai stato idilliaco, anzi. E lo stesso portiere di Castellammare di Stabia non è mai stato particolarmente amato (per usare un vasto eufemismo) oltre le Alpi.
Donnarumma-Safonov, normale turnazione o posto a rischio?
Errori, critiche e l’acquisto estivo di Safonov. Portiere russo per il quale il PSG in estate aveva speso 20 milioni di euro e che sembrava il preludio ad un cambio di gerarchie. Così non è stato, in quanto l’ex-Krasnodar ha giocato soltanto tre partite: quando il numero uno della Nazionale Italiana è stato infortunato. Questo fine a sabato, quando il tecnico catalano ha mandato in panchina Donnarumma: ufficialmente per scelta tecnica.
“Sapevo che avremmo trovato delle difficoltà contro il loro pressing e in questo caso l’unico libero può essere il portiere. Safonov è stato molto bravo, ci ha garantito una certa superiorità numerica e sono contento della sua prestazione: non ha commesso errori. Parliamo di un giocatore molto completo, ma non ho detto che sia meglio di Donnarumma. Tutti devono farsi trovare pronti se vogliono giocare e questo discorso vale per tutti i ruoli.”
Frasi che sono sembrate un “attacco” indiretto all’estremo difensore ex-Milan e che riportano le lancette dell’orologio indietro di un anno. Alla scorsa stagione, quando l’ex-commissario tecnico della Spagna fu ripreso dalle telecamere a inveire contro il suo portiere per la gestione del pallone con i piedi. La scarsa capacità di Donnarumma di partecipare alla costruzione del gioco è un vecchio tarlo nel loro rapporto.
L’acquisto di Safonov è sembrato sin da subito un segnale nei confronti del portiere, che la dirigenza continua a stimare e a proteggere ma da cui, al contempo, si attende risposte concrete. Il possibile dualismo fra i due rievoca ai tifosi parigini vecchi ricordi, quelli della dannosa e deleteria alternanza fra Navas e Donnarumma nell’anno di Galtier. Un “problema” che, sotto la Torre Eiffel, dovranno risolvere subito. O al limite in estate.
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