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Serie A Milan, Theo: “Qui sono felice, ma non so il futuro”

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Il terzino francese ha rilasciato un intervista affrontando tanti argomenti: dal suo rapporto con il Milan al suo futuro. Sarà ancora in Serie A?

Parla Theo Hernandez. Il difensore francese del Milan, uno dei più forti della Serie A, ha parlato a ruota libera in un’intervista radiofonica.

Tante le tematiche trattate. Di seguito, un estratto delle sue parole:

Sul Milan: “Mi sento molto bene qui. Sono totalmente grato a questa meravigliosa città che mi ha accolto fin dal primo giorno. Tutto è stato facile fin dal primo momento del mio arrivo in Serie A. Ho messo su famiglia, mi sento amato e felice. Momento migliore della carriera? Credo di sì. Un giocatore non smette mai di migliorare, ma penso di essere in un momento di maturità ideale. Sento la fiducia dell’allenatore e dei miei compagni, e si vede sul campo”

Su Pioli: “Mi ha supportato in ogni momento, dandomi massima fiducia affinché sfruttassi le mie qualità, e ho cercato di ripagarlo sul campo con il mio lavoro. Gli sono molto grato sia a livello personale che professionale.”

Su Maldini: “La prima volta che ho visto un mito come Maldini ero nervoso. È stato molto chiaro fin dal primo momento. Mi ha detto che con lui sarei stato uno dei migliori al mondo, cosa che per me è stata una ragione sufficiente per non esitare nel volere andare al Milan, che è stata la decisione giusta. Il tempo mi ha dato ragione, perchè il Milan è tornato al posto che le spetta.”

Milan

Sul Real Madrid: “Per loro ho solo parole di gratitudine. Sono una persona a cui piace guardare avanti, ma da persona grata quale sono porto nel cuore quel grande club. Arrabbiato per non avercela fatta con il Real Madrid? Forse in quel momento non c’erano le circostanze ideali. Un ritorno? Non sappiamo mai cosa ci porterà la vita, ma vivo il presente per emozioni e professionalità. Nessuno conosce il futuro. Ci sono ancora tante partite da affrontare in questa stagione con il Milan.

Su Ibrahimovic: “Un leader nato. Anche nei momenti in cui non poteva aiutarci sul campo la sua sola presenza non faceva rilassare nessuno per un secondo. Ti contagia con il suo carattere vincente. Adesso si è ritirato ma è comunque vicino alla squadra, continua a far capire cos’è il Milan e le grandi esigenze di vestire questa maglia”.

Serie A

Atalanta-Inter: la sfida scudetto sarà in chiaro su Dazn

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Atalanta-Inter, la sfida cruciale per la corsa Scudetto, sarà disponibile per tutti i tifosi italiani. Calcio d’inizio previsto per domenica sera alle ore 20:45.

DAZN ha scelto la quarta partita da trasmettere gratuitamente in questa stagione di Serie A Enilive: Atalanta-Inter, match chiave per la corsa al titolo. L’appuntamento è fissato per domenica 16 marzo alle 20:45 al Gewiss Stadium di Bergamo, dove le due squadre si affronteranno in una sfida che potrebbe rivelarsi decisiva per lo Scudetto.

La squadra di Gasperini, reduce dall’entusiasmante 4-0 contro la Juventus, cercherà di fermare l’Inter di Inzaghi, leader della classifica dopo la rimonta sul Monza. Con solo tre punti a dividerle, lo scontro promette spettacolo e tensione fino all’ultimo minuto.

A raccontare la partita su DAZN ci saranno Pierluigi Pardo e Andrea Stramaccioni, con Diletta Leotta a bordo campo e Giorgia Rossi alla conduzione del DAZN Serie A Show nel post-partita, affiancata dagli esperti della DAZN Squad.

Atalanta-Inter

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Serie A

Orsato: “Il Var ha attenuato le polemiche. C’è stata una volta in cui mi è stata assegnata la scorta…”

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Orsato

L’ex arbitro italiano Daniele Orsato ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, dove ha discusso dei suoi esordi e delle nuove modalità di arbitrare.

A seguire un estratto dell’intervista di Orsato

Le parole di Orsato

I suoi esordi
“In quegli anni ho visto violenze di tutti i tipi. Ogni settimana mi capitava di incontrare arbitri che erano stati vittime di giocatori o dirigenti di società che li avevano aggrediti negli spogliatoi o di tifosi che li avevano aspettati fuori dallo stadio e tutto questo ancora oggi non riesco a digerirlo, quanta rabbia e quanta tristezza ascoltare i racconti di quei colleghi, provavo quasi un senso di impotenza”.

Adesso c’è il Var, un alleato…
“In serie A la contestazione del tifoso verso l’arbitro si è alleggerita, lo strumento attenua la rabbia. Diciamo che la vita è migliorata, c’è meno astio”.

Ma nei campetti di periferia è ancora far west. E spesso ci sono i social a «preparare le contestazioni». Possiamo dire che nelle categorie inferiori ci vuole coraggio a fare l’arbitro?
“Nelle categorie inferiori l’ arbitro è un uomo solo e di questo dovrebbero tener conto tutti. Le parole nei campi di periferia sono macigni, le decisioni non sono facili. In quei campetti le offese verso un arbitro hanno un peso molto maggiore di quello che accade in serie A”.

Lei cosa si sente di dire a quelle frange di tifosi che attaccano giovani arbitri?
“Pensate a quei ragazzi e a quelle ragazze come se fossero i vostri figli. Vi piacerebbe se qualcuno li insultasse pesantemente, con cattiveria e senza alcuna ragione? Se sugli spalti si partisse da questa semplice riflessione, forse si guarderebbe l’arbitro con occhi diversi, riconoscendone il ruolo e il valore invece di trasformarlo nel bersaglio di ogni frustrazione”.

Orsato

Servono provvedimenti più severi per chi prende di mira un arbitro?
“La nostra associazione e la Figc hanno fatto grandi passi avanti dal punto di vista delle sanzioni nei confronti di chi aggredisce un arbitro. Io credo che si debba arrivare a punire l’aggressione ad un direttore di gara come si fa per chi si scaglia contro un carabiniere. Ci sono giovani arbitri che vengono picchiati per motivi futili e questa per me è violenza criminale . Bisogna essere severi. Purtroppo episodi di violenza si verificano sempre più spesso nelle stazioni, nei centri storici delle città, nelle periferie….. Per questo è necessario che la famiglia torni ad essere un punto di riferimento importante”.

Lei nel suo nuovo ruolo cosa insegna agli arbitri?
“Essenzialmente tre cose: che l’esperienza sul campo ti aiuta a prendere decisioni; che bisogna assumersi delle responsabilità ed oggi molti ragazzi sfuggono da questo aspetto; infine che c’è anche la possibilità di divertirsi e questo arriva dalle soddisfazioni”.

Adesso le partite come le guarda?
“Nel fine settimana ne seguo in presenza due o tre, altre 4/5 le guardo in tivù. E poi parlo con gli arbitri, mi confronto con loro sugli obiettivi, sulle cose da migliorare e anche sui loro punti di forza. Poi partecipo ai vari raduni e ogni giorno via web mi confronto con un arbitro per rivedere episodi e valutarli”.

Tanti anni a fischiare falli, fuorigioco ed espulsioni. C’è stato un episodio da cartellino rosso nella sua vita?
“Sicuramente il momento più difficile è stato quando, dopo una partita, mi è stata assegnata una scorta. Sette giorni di sorveglianza per me e la mia famiglia. Un arbitro sa di dover affrontare contestazioni, fa parte del gioco, ma quella volta era diverso: non ero solo io al centro della tempesta, c’erano di mezzo mia moglie e i miei due bambini piccoli. Il calcio dovrebbe essere passione, competizione, ma mai paura. Ecco, queste cose non dovrebbero accadere nel mondo dello sport. Perché quando il dissenso supera il confine del campo e diventa minaccia, significa che abbiamo smarrito il senso più autentico del gioco”.

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Serie A

Juventus: 134 milioni quasi irrecuperabili

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Juventus

Juventus in difficoltà. Koopmeiners, Nico Gonzalez e Douglas Luiz rischiano di compromettere il bilancio bianconero nell’immediato futuro.

Stagione indecifrabile quella bianconera: partenza col freno a mano, continuità di risultati quasi mai presente e alti e bassi paurosi. Tutto quello che non dovrebbe accadere in una squadra che ambisce al titolo e che, in estate, ha fatto un importante mercato a livello economico.

Stagione, dunque, complicatissima per Thiago Motta e Cristiano Giuntoli. Il Managing Director Football della Juventus, in quello che ha definito il primo anno del suo “progetto triennale”, non è stato per nulla all’altezza. A partire dalla scelta dell’italo-brasiliano come mister.

Juventus, Douglas Luiz

DOUGLAS LUIZ IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Bilancio Juventus: 134 milioni buttati?

Come per il mister, il mercato della Juventus sembra aver deluso le aspettative, per non parlare del bilancio. In questi 9 mesi con la Vecchia Signora, spuntano fuori 3 acquisti che ad oggi hanno deluso. Si tratta di Teun Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzalez. Tre giocatori che, per motivi diversi, rischiano di creare un buco non irrilevante nel bilancio juventino.

Il primo ad arrivare a Torino è stato Douglas Luiz. Il centrocampista brasiliano arriva dall’Aston Villa, con Barrenechea e Iling-Junior che fanno il percorso inverso, per circa 50 milioni di euro più 9 milioni lordi d’ingaggio. Un impatto a bilancio, quello del brasiliano, di 19,25 milioni di euro l’anno.

Percorso totalmente differente è stato quello di Teun Koopmeiners. L’olandese, per arrivare alla Juventus dall’Atalanta ne ha fatte di ogni, persino smettendo di allenarsi. Il costo dell’operazione è stato significativo: 51,3 milioni di euro più 6 di bonus e altri 6 lordi di ingaggio annuo. Impatto anche questo molto elevato, circa 16,15 milioni di euro all’anno.

Nico Gonzalez è stato un caso a parte, quasi un’ultima spiaggia. Non potendo arrivare ad altri profili si è puntato sull’argentino. Anche se la formula è stata quella del prestito con obbligo, è stata già contabilizzata a bilancio per 33 milioni. L’ingaggio, sfruttando il decreto crescita come per l’olandese, si aggira intorno ai 4,7 milioni lordi. L’impatto annuo dell’ex Viola è di circa 11,3 milioni.

Juventus

Teun Koopmeiners e Thiago Motta ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Salviamo il salvabile

Vestendo i panni del contabile più matematico possibile, si parla di 134 milioni di euro che probabilmente non verranno recuperati, sopratutto considerando che, in estate, potrebbe esserci una nuova rivoluzione in casa Juventus. In più c’è da aggiungere la stagione non eccelsa dei tre che ha fatto crollare il loro valore.

L’unico ad avere un po’ di mercato sembra essere il brasiliano. Per lui si potrebbe tentare la strada del prestito con diritto oppure lo scambio con altri profili, a patto che però non vada a creare minusvalenza. In Premier ha ancora estimatori, come il Newcastle.

Per gli altri due servirà un rilancio, probabilmente anche in prestito: situazione che non creerà un introito nel breve termine per i bainconeri. Entrambi in estate avranno 27 anni e questa sarebbe dovuta essere la stagione più importante per la loro carriera.

Alla fine dei conti, la Juventus per non svalutarli dovrà puntare su di loro. Ma ad oggi, quei 134 milioni investiti difficilmente rientreranno nelle casse bianconere.

 

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