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De Zerbi perfetto per il dopo-Xavi, ma Barcellona non è Brighton…
Gli agenti di Roberto De Zerbi, allenatore del Brighton, nella giornata di ieri sono stati avvistati negli uffici del Barcellona.
Ufficialmente per parlare di Araujo (che comunque si chiama “Ronald” e non “Nelson“, cara Gazzetta…) il cui contratto con il Barcellona scade nel 2026.
Tuttavia, il difensore uruguaiano condivide gli agenti proprio con l’allenatore del Brighton. Due degli esponenti dell’agenzia, vale a dire Edmundo Kabchi e Edoardo Crnjar, sono stati avvistati ieri nella sede del club blaugrana e non è escluso che possano aver parlato anche di De Zerbi.
De Zerbi-Barca, cosa c’è di vero?
Per ora solo voci e suggestioni. Il tecnico italiano è legato al Brighton fino al 30 Giugno 2026 e chiunque volesse liberarlo dovrebbe pagare una lauta clausola rescissoria. Si parla di circa 11,5 milioni di sterline, ovvero poco più di 13 milioni di euro. De Zerbi si trova benissimo al Brighton e probabilmente è l’ambiente ideale per il suo modo di lavorare oltreché di intendere il calcio.
Non ci sono avvisaglie che l’ex-allenatore di Sassuolo e Benvenuto (tra le altre) abbia intenzionato di lasciare l’Inghilterra, a maggior ragione con i Seagulls pronti da tempo a rinnovargli il contratto. E anche lo stesso Barcellona (per il quale De Zerbi non sarebbe una priorità) sta facendo diversi casting per diversi allenatori e non ha ancora un’idea chiara sull’erede di Xavi.
L’uomo giusto per il Barcellona?
Nonostante io non sia esattamente un estimatore di De Zerbi, per usare un vasto eufemismo, è innegabile che il suo stile di gioco si sposerebbe meravigliosamente con la filosofia del Barcellona e viceversa.
Questo almeno in linea teorica, perché la pratica dice che non tutte le filosofie sono trasversali a ogni contesto. Ci sono filosofie e modi di lavorare che semplicemente in determinate realtà non attecchiscono.
Vuoi per un discorso culturale, vuoi perché, semplicemente, non reggono il confronto con il modo in cui si fa calcio nelle grandi squadre. E De Zerbi, per quanto sappia indubbiamente fare il suo lavoro, finora ha allenato solo in piazze “provinciali“. Con il massimo rispetto per queste splendide realtà, ma le pressioni a Brighton o a Reggio Emilia sono quasi nulle.
A differenza di Barcellona, dove sei obbligato a vincere sempre e De Zerbi in carriera ancora non ha vinto nulla. Lo stesso Xavi, che pure conosce a menadito l’ambiente blaugrana e che bene aveva fatto sia in Qatar sia al suo primo anno in catalogna, non ha saputo reggere la pressione.
Questo perché allenare il Barcellona (parafrasando Koeman) “mette a rischio la tua salute mentale“. Per allenare il Barcellona, ma in generale per allenare in grandi piazze, non basta essere bravi allenatori. Motivo per il quale la stragrande maggioranza degli esponenti della nouvelle vague degli allenatori ha fallito all’appuntamento con il calcio che conta.
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Milan, Fonseca su Rafael Leao:” Lui sa perché non ha giocato e ha capito”
Milan, il dubbio che avevamo espresso questa mattina era del tutto legittimo, Fonseca infatti spiega nell’immediato post partita la situazione Leao.
Nel post partita di questa sera contro lo Slovan Bratislava è intervenuto ai microfoni di Sky Paulo Fonseca il quale ha legittimato tutti i nostri dubbi di questa mattina.
Rafael Leao non è stato lasciato in panchina per la botta rimediata contro la Juventus di sabato scorso, bensì per scelta tecnica.
Le sue parole:” Io parlo sempre con Rafa, lui sa perché non ha giocato e ha capito. Quando è entrato è stato decisivo e io sono soddisfatto di vedere questo atteggiamento anche quando sta in panchina”.
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Juventus, il sogno in difesa è classe 2003
Alla Juventus si sta intavolando una trattativa per colmare il vuoto lasciato in difesa da Gleison Bremer: ecco chi è il giocatore che potrebbe sostituirlo.
La trattativa è già avviata: questo pomeriggio a riportare la notizia sono svariate fonti, Tuttosport compreso. L’oggetto è l’avvio della trattativa per un giovane prospetto classe 2003, cresciuto professionalmente al Benfica, dalle giovanili alla Prima Squadra.
Alludiamo al giovane difensore centrale portoghese Antonio Silva, che sarebbe un ottimo sostituto per Gleison Bremer, colpito da un infortunio al crociato.
Il lusitano è valutato dal Benfica 40 milioni di euro.
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Amarcord Juventus: 28 anni fa la conquista di una Coppa illustre
Ventotto anni fa la Juventus vinceva il suo ultimo trofeo internazionale di primo piano: la Coppa Intercontinentale. Autore della vittoria un immenso Del Piero.
Il 26 novembre 1996 un gol di Alessandro Del Piero all’81’ regalò alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ultimo trofeo internazionale conquistato dai bianconeri.
A Tokyo, nella gara secca contro il River Plate, fu proprio il numero 10 della Juventus a decidere una sfida che, secondo lui stesso, “avremmo dovuto vincere 5-0, non 1-0“. Quel gol, come ricordato da Del Piero nel suo libro Manualex, è uno dei momenti più belli della sua carriera: “Quando segnai il gol-vittoria non capii più niente”.
Juventus, la partita
La Juventus di Marcello Lippi scese in campo con un 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Montero, Porrini; Di Livio, Deschamps, Jugovic; Zidane; Del Piero, Boksic.
In panchina, tra gli altri, c’erano Tacchinardi, subentrato all’89′ per Zidane, Vieri e Padovano.
Dall’altra parte, il River Plate, guidato da Ramón Díaz, si affidava a una formazione piena di futuri campioni: Bonano; Hernán Díaz, Celso Ayala, Berizzo, Sorin; Monserrat, Astrada, Sergio Berti; Francescoli; Ortega, Cruz.
Particolarmente interessante era la sfida tra i due numeri 10: Del Piero per la Juventus e Ortega per il River.
“Due giorni prima mi avevano comunicato che la regia giapponese avrebbe dedicato telecamere speciali a noi due”, ha raccontato Del Piero, aggiungendo che la notizia lo aveva riempito di responsabilità.
A distanza di 28 anni, quella Coppa Intercontinentale rimane l’ultimo trionfo internazionale importante della Juventus. All’epoca, la Coppa si assegnava in una gara secca tra la vincitrice della Champions League e quella della Copa Libertadores, mentre oggi si disputa il Mondiale per Club, un torneo con un format completamente diverso.
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