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Serie A, Camoranesi: “Mi sento pronto, non mi spaventa nulla”

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Serie A, Camoranesi

In un’esclusiva di Tuttomercatoweb, l’ex Campione del Mondo Mauro Camoranesi ha parlato della possibilità di tornare in Serie A. Stavolta come allenatore.

Da giocatore, Mauro Camoranesi la Serie A l’ha conosciuta molto bene. E anche l’Italia, con la quale è stato Campione del Mondo nel 2006.

Dopo la carriera di giocatore, l’ex centrocampista di origini argentine ha deciso di diventare allenatore. Dopo aver girato le panchine di mezzo mondo, oggi è il tecnico del club maltese più titolato, il Floriana. E si riavvicinato alla sua Italia.

L’obiettivo: tornare alla Serie A che gli ha dato tanto, soprattutto alla Juventus. Camoranesi ha vestito la maglia bianconera per ben 8 anni, dal 2002 fino al 2010, conquistando 27 gol in 224 partite.

Queste le sue parole in esclusiva ai colleghi di Tuttomercatoweb:

Mauro German Camoranesi, come procede questa avventura maltese?
“Devo dire molto bene, perché tutte quelle che erano le mie aspettative sono state ripagate. Stiamo facendo un bel torneo e siamo nella volata finale per cercare di vincere un titolo che manca da tre anni”.

Cosa ti ha portato nell’isola?
“Prima di tutto l’importanza della squadra, che nella sua storia ha vinto tanti campionati. Ho fatto l’analisi del campionato, ho avuto la conferma che si poteva fare un buon lavoro. Inoltre il fatto di essere vicino all’Italia è un fattore importante, sono contento e si sta da Dio”.

Che calcio hai trovato a Malta?
“La cosa che mi ha sorpreso è quante squadre ci sono per un paese così piccolo. Ci sono 3 divisioni e persino un campionato a parte a Gozo. L’influenza inglese e italiana la si vede da questi aspetti”.

Abbiamo conosciuto Camoranesi giocatore, un’ala estrosa. Che allenatore è, invece?
“Sono un allenatore semplice, che cerca la quadra giusta per trovare le posizioni migliori dei suoi giocatori. Credo molto nella parte atletica e fondamentalmente poi gioco molto di strategia a seconda dell’avversario.

Ho la convinzione, contrariamente alla tendenza della mia carriera di calciatore, che si debba andare alla ricerca del risultato, che sia con la palla o senza. Non amo le squadre che aspettano, il giocatore stesso non ha voglia di aspettare cosa decide l’avversario”.

Modulo preferito?
“Negli ultimi anni ho giocato col 3-4-3“.

Quindi stile Malesani, rifacendoci ai vecchi maestri della tua carriera?
Malesani mi ha lasciato sensazioni molto positive quando giocavo. E quel che ho imparato con lui, magari non con quelle caratteristiche, mi è servito molto. E poi ho trovato anche i giocatori adatti per giocare in questo modo”.

In carriera hai inoltre avuto grandi maestri, come Lippi e Capello, ma anche Deschamps e Ranieri.
“Tutti gli allenatori ti lasciano qualcosa. Ma alla fine la differenza la fanno i giocatori, non l’allenatore. Il calcio è troppo semplice per complicarlo con moduli e schemi”.

Un giocatore con le tue caratteristiche, che salta l’uomo, nel calcio di oggi è difficile trovarlo. Che spiegazione ti sei dato?
“Il calcio è cambiato, gli allenatori sono diventati troppo protagonisti. Ma in un certo senso posso capire: ogni settimana si devono guadagnare la conferma e a quel punto il coraggio di rischiare manca”.

Immaginiamo però che tu sia per la salvaguardia dell’estro.
“Assolutamente. Ancora oggi comunque ci sono allenatori che lasciano libertà ai loro giocatori, io sono uno di quelli. Chiaro che mi piaccia l’ordine, l’organizzazione ma anche il giocatore può insegnarci qualcosa. Devi permettergli di creare e rischiare. E anche sbagliare. Soprattutto sbagliare”.

Calcio cambiato in meglio o in peggio?
A me piace di più il calcio di oggi, è più dinamico“.

In un’intervista hai dichiarato che da calciatore prendevi spesso delle multe per i ritardi. Ora sei dall’altra parte della barricata…
“Quando sei giocatore è un discorso, ora devi ragionare in un modo diverso. Ed essendo la testa del gruppo sono esigente. Poi chiaro che non è che se uno ritarda lo rincorro col bastone, una multa può bastare (ride, ndr)”.

Messico, Argentina, Slovenia, Malta: praticamente culture e calcio agli antipodi. Che esperienze sono state?
“Sono tutte diverse. In Sudamerica si ragiona in un modo, in Europa un altro. Personalmente mi sento davvero a mio agio in Europa, per il modo di lavorare e ragionare anche del giocatore. In Sudamerica ci sono altre componenti con cui convivere, non sempre uno più uno fa due. Poi parlano i risultati: in Europa sono stati ottimi, mi accorgo che il messaggio arriva”.

Prossima tappa?
“Ora penso a questa stagione e a cercare di vincere il campionato. Al Floriana c’è la possibilità di estendere il contratto ma ovviamente se arrivasse qualche proposta la valuterei”.

Magari dall’Italia?
“Dipende qual è la proposta. Ad ogni modo mi sentirei pronto, faccio calcio da 40 anni e non mi spaventa nulla. Mi piacerebbe tornare in Italia ma i tempi sono cambiati e il mercato si è globalizzato. C’è una realtà mondiale che non possiamo certamente ignorare”.

Se potessi scegliere dove ti vedresti?
“Domanda difficile, ma dico la Serie A”.

Non il River Plate?
“Amo questa squadra, certamente mi piacerebbe”.

Intanto in Serie A la corsa al titolo è già chiusa.
“E questo mi dispiace perché con questo divario non c’è più pathos. Però mi fa piacere che il calcio italiano si stia facendo valere all’estero, l’anno scorso con tre finaliste in Europa è stato un anno magico”.

C’è un allenatore di questa Serie A che ti piace particolarmente?
“In giro che ne sono tanti che stanno facendo molto bene. A mio avviso il migliore degli ultimi quattro anni è stato Vincenzo Italiano. Andrebbe sottolineato il lavoro che ha fatto, vincendo a Trapani e a La Spezia. A volte però si guarda solo alle prime tre”.

La Nazionale invece manca di grandissimi talenti. Certamente rispetto alla tua generazione.
“Non è giusto fare paragoni perché ogni periodo è diverso. Chiaro che sei l’Italia e le esigenze sono sempre alte. Credo che la Nazionale abbia dei buoni giocatori, magari c’è una leggera differenza rispetto ad altre come Inghilterra, Francia, Spagna, Brasile e Argentina. E anche il calcio africano sta crescendo. Diciamo che l’Italia deve trovare la propria strada, ha una squadra competitiva anche se difficilmente in grado di vincere il grande trofeo”.

Spalletti è l’uomo giusto?
“In questo momento sì. Ha grande esperienza alle spalle ed era il meglio che potesse offrire il mercato. Ed è reduce da un campionato vinto alla grande”.

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Cagliari, Gaetano: “Resto il primo tifoso del Napoli, ci sono rimasto male…”

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Cagliari gaetano

L’ex giocatore del Napoli Gianluca Gaetano, nel corso di un’intervista, non ha nascosto il suo rammarico per esser stato ceduto dai partenopei in estate. 

Attualmente in forze al Cagliari, Gianluca Gaetano ha rilasciato un’intervista per La Gazzetta dello Sport: nella quale dichiara apertamente di non aver preso bene la notizia della cessione quest’estate.

Nonostante quegli iniziali malumori appena appresa la sua posizione, ha affermato di aver fatto bene a scegliere Cagliari: una piazza che sicuramente gli darà più possibilità di crescita e più minutaggio.

Infine, ha fatto una considerazione anche su Spalletti e sulla nazionale.

Gaetano sul Napoli e sul suo trasferimento

Di seguito le sue parole.

Resterò tifoso del Napoli. Spero possa vincere un altro scudetto. Può stare al vertice, i ragazzi stanno alla grande. Giocano per 90′ alla perfezione e Conte è il valore aggiunto. Ha rimesso a posto tutto. La qualità della squadra è superiore e De Laurentiis ha fatto un gran lavoro. Chiaro che ci sono stato un po’ male, ma penso di aver dato tutto al Napoli. A volte le strade si dividono”.

Cagliari, Gaetano

LUCIANO SPALLETTI ALZA LE MANI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Su Kvaratskhelia

“Quando l’ho visto la prima volta a Dimaro ho detto “Ma questo chi è?” Fortissimo, un fenomeno.

Sul Cagliari

Sono felice della scelta di Cagliari. In quei 4-5 mesi da gennaio, ho sentito l’affetto della gente. Si sta bene, vivo al Poetto. Posso solo essere riconoscente”.

Gaetano su Spalletti e la nazionale

La Nazionale non deve essere un tormento. Fu una bella soddisfazione. Con Spalletti sono stato bene a Napoli. Una volta mi buttò dentro al 65′ contro la Roma. Sentivo la fiducia. Mi faceva fare pure il mediano”.

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Milan, Savicevic va controcorrente: “Fonseca? Devono dargli fiducia”

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Milan, Dejan Savicevic è sempr stato un genio e sregolatezza in campo. Anche in seguito, quando ha appeso gli scarponcini al chiodo, ha continuato ad essere un personaggio divisivo, ma sempre vero. Leggiamo le sue dichiarazioni in merito all’attuale tecnico rossonero.

Fa discutere l’intera tifoseria la scelta in panchina di Paulo Fonseca, a maggior ragione in seguito ad alcuni risultati non confortanti e una posizione in classifica che un po’ preoccupa.

C’è chi ne chiede già la testa, chi – come Dejan Savicevic – professa calma e sangue freddo.

Ecco le parole del forte fantasista rossonero e numero 10 dal 1992 al 1998:” Fonseca? Devono dargli fiducia. Prima di ingaggiarlo avranno certamente fatto le loro ricerche e se l’hanno portato ci sarà un motivo. Il lavoro dell’allenatore è difficile, la panchina dipende da tante cose. Se si riprende, può lottare per lo scudetto. 

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Jankulovski: “Berlusconi e Galliani hanno cambiato il calcio. Su Theo e Leao…”

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galliani monza

L’ex difensore del Milan, Jankulovski, ha parlato dell’inizio di stagione dei rossoneri, focalizzandosi su due giocatori del presente e su elementi del passato.

In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Marek Jankulovski, si è espresso su Leao e Theo Hernandez, definendoli due giocatori decisivi per il Milan, ma a cui manca continuità.

Inoltre, non ha potuto esimersi dal ricordare la gestione societaria del suo periodo da calciatore, confrontandola con quella attuale.

Di seguito le sue parole.

Jankulovski sull’inizio di stagione del Milan

Il Milan non è partito forte e sta faticando ad assimilare il calcio di Fonseca, ma ha una rosa importante e il tempo per recuperare c’è. Io ho fiducia: con un filotto può accorciare sul Napoli, che nella corsa scudetto è favorito rispetto a Inter e Juventus. Il derby è stata un’affermazione bella e meritata. Purtroppo però contro la Fiorentina ci sono stati i due rigori sbagliati…”.

Su Theo Hernandez

È un esterno che mi piace tanto, uno dei più forti al mondo e non a caso ha eguagliato il numero di gol in A di Paolo Maldini. A Udine i rigori e le punizioni li calciavo, per questo qualche rete l’ho segnata, mentre al Milan con tutti i fenomeni che c’erano, neppure nelle partitelle in allenamento li tiravo (ride, ndr)”.

Milan, Serie A, THEO HERNANDEZ

Su Theo e Leao

Theo e Leao due fuoriclasse e devono dimostrarlo con continuità. Tutti chiedono gli chiedono molto, ma vedrete che saranno decisivi“.

Sulle differenze tra le coppie Berlusconi-Galliani e Cardinale-Ibrahimovic

Berlusconi e Galliani hanno cambiato tutto il mondo del calcio con loro intuizioni. A Galliani sarò sempre grato perché mi ha preso nel 2005 nonostante mi fossi rotto il perone. Berlusconi quando veniva a Milanello ci dava sempre una carica speciale. Ibra è diverso perché è alla prima esperienza da dirigente, ma ha una voglia di vincere pazzesca. Ho giocato con lui un anno al Milan e non accettava di perdere neppure nelle partitelle di allenamento… Noto che gli piace ancora prendersi le responsabilità e metterci la faccia rilasciando certe dichiarazioni. Così i giocatori sono più tranquilli e ‘protetti’” Conclude Jankulovski.

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