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Arsenal-Porto, le formazioni ufficiali: fuori Gabriel Jesus e Taremi! Gioca Kiwior
Dopo le conferme del passaggio del turno di Real, City, Bayern e PSG ora tocca ad Arsenal-Porto ampliare il quadro dei quarti.
Il Porto, nella gara d’andata, si è confermato squadra estremamente insidiosa e difficile da piegare fra le mura amiche. La rete di Galeno, arrivata a tempo praticamente scaduto, conferisce un leggero vantaggio alla squadra di Conceicao nella gara di ritorno che si giocherà questa sera all’Emirates.
Nonostante ciò, i gunners rimangono chiaramente i favoriti. Per il fattore casa, per il valore della squadra e per il percorso netto che stanno facendo in Premier League. Tuttavia, quest’anno (così come nella stagione precedente) si è vista una differenza netta fra “l’Arsenal di coppa” e “l’Arsenal di campionato“.
Non credo si possa ricorrere al vecchio adagio del “snobbare una competizione“. In primis perché questo è un discorso che prospera e muore nei salotti e nei social, promulgato da gente che agonista non lo è mai stata. Chi fa sport a livello agonistico, soprattutto in un club enorme come l’Arsenal, parte per vincere qualsiasi partita e nessuna squadra rinuncia scientemente a una competizione: qualsiasi essa sia.
I vincenti si vedono nelle cosiddette “competizioni minori”, perché nelle grandi partite gli stimoli vengono da sé. E la Champions League di certo non è una competizione minore. Nemmeno per chi si trova di fronte alla concreta possibilità di laurearsi campione del campionato più difficile al mondo.
Infatti, l’Arsenal è attualmente primo in Premier. In ex-aequo con il Liverpool (64 punti a testa) ma avanti per differenza reti. I londinesi hanno vinto le ultime otto gare di campionato e l’ultima sconfitta è proprio quella nel match d’andata contro i portoghesi. Per trovare una sconfitta della squadra di Arteta nella massima serie inglese bisogna tornare all’ultima gara dello scorso anno, ovvero quella in casa del Fulham.
In mezzo, come detto, c’è stata la sconfitta sul campo del Porto e quella interna contro il Liverpool che ha sancito l’eliminazione dalla F.A. Cup. Ed è proprio il percorso accidentato nelle competizioni collaterali a sancire una sorta di linea maginot fra l’Arsenal che affronta la Premier League e quello che affronta tutte le altre manifestazioni: quasi come fossero due squadre diverse.
Qualora dovesse uscire anche dalla Champions League, dopo essere uscito al primo turno di F.A. Cup e al secondo di EFL Cup, all’Arsenal rimarrebbe soltanto il campionato per non dilapidare una stagione sin qui memorabile. E’ un po’ il rischio di concentrare tutti i propri sforzi su un unico obiettivo, in quanto a fine stagione il tuo lavoro verrà giudicato sul fatto che tu abbia tagliato quel traguardo o meno e non sul percorso che ti ha condotto a sfiorarlo.
Era già successo lo scorso anno, con l’Arsenal artefice di un campionato strepitoso ma reso vano dalla flessione nel periodo finale della stagione e la conseguente rimonta del Manchester City. La storia rischia di ripetersi anche quest’anno, ma io non credo che Arteta stia “snobbando” le altre competizioni per potersi concentrare unicamente sul campionato.
Sia perché l’Arsenal ha una rosa costruita per poter affrontare al meglio tutte le competizioni a cui prende parte ma anche perché Arteta è talmente bravo che spesso ci si dimentica di quanto sia giovane. Nella sua giovane carriera ha disputato relativamente poche partite nelle competizioni a eliminazione diretta e questo rende comprensibile il fatto che forse prepari meglio i campionati che non le coppe.
Nelle coppe quest’anno l’Arsenal ha vinto 5 partite su 11. Troppo poco per una squadra che (almeno in potenza) è una delle più forti d’Europa. Tutti discorsi relativi e rimandati al triplice fischio di stasera, che decreterà se Arsenal-Porto sarà la consacrazione dell’ottimo lavoro svolto da Conceicao in terra lusitana (e la dimostrazione che è pronto al grande salto) oppure se darà al basco la possibilità di sognare la finale “casalinga”.
Arsenal-Porto, ecco le scelte ufficiali dei due tecnici
Di seguito le scelte di Arteta e Conceicao per questo Arsenal-Porto:
Arsenal (4-3-3): Raya; Kiwior, Gabriel, Saliba, White; Odegaard, Rice, Jorginho; Trossard, Havertz, Saka.
Porto (4-4-1-1): Diogo Costa; Wendell, Otavio, Pepe, Joao Mario; F.Conceicao, Varela, N.Gonzalez, Pepe; Galeno; Evanilson.
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Milan, tanti auguri al Pallone d’Oro Van Basten
A pochi giorni dalla cerimonia del Pallone d’Oro 2024 si festeggia il compleanno di uno storico Pallone d’Oro: l’olandese ex Milan Marco Van Basten.
Lui ha vinto non uno, ma tre Palloni d’Oro tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: è Marco Van Basten, ex attaccante del Milan. Colui che nel dicembre 1999 fu eletto “attaccante milanista del secolo”, anche in virtù dei 90 gol segnati in 147 disputate in maglia rossonera.
Oggi taglia il traguardo dei 60 anni e, guardandosi alle spalle, può rivivere i fasti di una carriera inziata ufficialmente all’Ajax, dove nel 1981 conoscerà, prima nelle vesti di giocatore, poi di allenatore, Johan Cruijff. Una persona fondamentale per il suo percorso, con il quale però si interromperanno i rapporti.
Questo uno dei rimpianti maggiori di Van Basten, che in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Non ho potuto fare pace con Johan Cruijff. Il mio idolo, il mio maestro, il mio amico. Morì prima che gli potessi dire quanto è stato importante per me. Aveva un progetto. Un’utopia. Voleva ridare l’Ajax agli ex calciatori. Avrei dovuto fare il team manager.
Poi mi lasciò fuori. Non ho mai capito perché. Forse era un modo per proteggermi. Andai da lui, e sua moglie mi cacciò di casa. Non sono mai più riuscito a parlargli, anche se con la sua famiglia poi ho fatto pace. Johan mi manca”.
Dopo l’Ajax, al quale disputa 133 partite e segna ben 128 gol, arriva al Milan nel 1987: hanno inizio per lui 8 anni di successi, inclusa la conquista dei tre Palloni d’Oro. Ma questi anni porteranno con sé anche un altro grande rimpianto: quello del mancato scudetto del 1990.
Uno scudetto che, stando a quanto dichiarato da Van Basten, fu “rubato”. Così l’attaccante: “Se sono ancora convinto? Lo sanno tutti che fu così. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo. Prima la sceneggiata di Bergamo, con la moneta in testa ad Alemao e il massaggiatore del Napoli che gli dice di simulare un trauma.
Poi la nostra sconfitta a Verona. Un’imboscata, con un arbitro come Lo Bello che fece di tutto per farci perdere e fischiò in maniera scandalosa. Un lavoro fatto bene dal sistema del calcio italiano. Da chi aveva interesse a mandare due squadre in Coppa dei Campioni. Tutti sapevamo che eravamo favoriti per rivincere, aggiungere un’altra squadra conveniva a tutti. Fu una vera porcheria“.
Malgrado i molti alti e bassi, il cigno di Utrecht, arriva al ritiro nel 1995 e inizierà a lavorare da allenatore – e da vice-allenatore – nella stagione 2003-2004 allo Jong Ajax. Chiuderà la carriera da vice-CT della Nazionale dei Paesi Bassi nel 2016.
Il gol più bello della sua carriera da giocatore? Quello segnato in rovesciata al Goteborg nella stagione 1992-1993, quando il Milan era Campione d’Italia in carica.
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Milan, i dettagli dopo il confronto con la dirigenza: imposta una deadline a Fonseca
Milan, la dirigenza è stata totalmente assente nel post partita contro il Napoli, ma presente nel confronto con l’allenatore. Siamo riusciti ad avere dettagli in merito.
Il Milan è uscito molto male martedì sera dal San Siro. Due reti sul groppone, una sconfitta che lo porta a meno undici punti dallo stesso Napoli e molte consapevolezze in meno, in primis quella di avere trovato la strada giusta. E non basta il gol annullato ad Alvaro Morata per recriminare.
Nell’immediato post partita la dirigenza non si è presentata davanti alle telecamere, ma ha avuto un acceso confronto con il tecnico Paulo Fonseca. Presenti all’appuntamento Furlani, Ibrahimovic e Moncada.
Il messaggio è che non c’è più tempo. Da qui alla sosta ci si aspetta vittorie, non solo prestazioni buone. L’ordine è stato perentorio: punti per recuperare il gap e portarsi in zona Champions. Altrimenti la pausa sarà utile per inserire il nuovo allenatore già individuato e contattato (questo il link).
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Behrami si scaglia contro Leao: “Non è un campione, smettiamolo di trattare come tale”
L’ex centrocampista di Napoli e Lazio, Valon Behrami, ha parlato su Dazn sul momento della stagione di Leao, criticandolo pesantemente.
Valon Behrami non le manda a dire. L’ex centrocampista di Napoli e Lazio ha criticato duramente l’attaccante del Milan Rafael Leao durante il suo intervento su “Serie A Show” in onda su Dazn.
Behrami, le parole su Leao
“Bisogna definire anche i campioni. Per me Leao non lo è in questo momento. Ha fatto una grande stagione, dove l’abbiamo scoperto tutti, vince lo scudetto, ma da lì in poi non riesco definirlo un campione. Perché non riesco mai a vedere un giocatore che riesce a prendersi la scena per più partite di fila. In campo aperto sappiamo quanto lui sia bravo, all’Europeo male.
Adesso in Nazionale, in questa Nations League, trova squadre decisamente più aperte, sappiamo che tatticamente le Nazionali non sono pronte come magari i club, e da questo punto di vista dobbiamo forse smettere di trattare Leao come un campione. Se va in panchina va in panchina, basta”.
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