Serie A
Acerbi: la speranza é l’ultima a morire
La sentenza del Giudice Sportivo è attesa all’inizio della settimana, Acerbi può ancora evitare la stangata.
E come si poteva immaginare, entrambi i giocatori hanno confermato le rispettive versione su quanto accaduto Domenica scorsa durante Inter–Napoli.
Adesso la palla passa al Giudice Sportivo, che dopo aver ricevuto gli atti dell’indagine, dovrà prendere la sua decisione definitiva sul caso.
Verità non facile
Di fronte a due versioni totalmente contrapposte, con Acerbi che nega di aver pronunciato insulti di natura razzista e Juan Jesus che conferma di aver sentito la parola ‘n…o’, stabilire la verità dei fatti non sarà facile.
A meno che dai file audio e video in mano a Chiné non emerga ‘in toto’ quanto accaduto sul terreno di gioco del ‘Giuseppe Meazza’.
Ipotesi di ‘Sconto’
Ma cosa potrebbe accadere se non ci fosse confermato l’insulto razzista?
La speranza di Acerbi e dell’Inter, secondo quanto riportato da ‘La Gazzetta dello Sport‘, è quella che la violazione contestata possa cambiare passando dall’articolo 28 all’articolo 29, ovvero quello relativo alla condotta gravemente antisportiva.
Se così fosse, la pena massima prevista dall’ordinamento è di 2 giornate di squalifica, che con eventuali aggravanti potrebbero salire fino a 3-4.
I precedenti
I precedenti però non lasciano molte speranze: in passato anche senza prove evidenti, casi simili sono stati puniti sempre col massimo della pena prevista ovvero “almeno 10 giornate di squalifica”.
Serie A
Lecce, Corvino: “Dorgu? Non gli manca nulla. Su Vlahovic…”
Il DS del Lecce ha parlato alla vigilia della sfida contro la Juventus e dell’attuale situazione dei bianconeri, parlando anche del suo passato a Firenze.
Domani sera allo Stadio Via del Mare andrà in scena la sfida tra Lecce e Juventus, valida per la quattordicesima giornata di Serie A. Una gara importante per i salentini che, con l’arrivo del nuovo tecnico Giampaolo, dopo il successo di Venezia vogliono provare il colpaccio anche contro i bianconeri.
Alla vigilia del match il direttore sportivo giallorosso Pantaleo Corvino ha rilasciato un’intervista al Il Corriere dello Sport, affrontando tanti temi.
“Vlahovic ancora mi manda qualche maglia”
“Ci sentiamo ogni tanto anche per messaggio, ma è normale che sia così. Ricordo che quando andai a vedere una partita del Partizan per osservare Milenkovic e vidi Dusan ne rimasi subito innamorato: aveva fisicità e destrezza e una qualità insolita per un attaccante di quelle misure, e anche senso del gol. Su di lui c’era tanto interesse, ma io giocai d’anticipo. I genitori mantennero la parola. A Firenze fui criticato per il suo acquisto poiché si aspettavano un giocatore di maggiore esperienza. Lo portai nello spogliatoio della Primavera prima della finale col Torino: vincemmo 2-0 e lui fece doppietta. Dovreste controllare, ma credo sia andata così.”
“Dorgu? Ha le stimmate del campione”
“E’ normale che piaccia ad Inter, Juventus e Milan. E’ un giocatore al quale non manca nulla.”
“Mihajlovic era il mio tipo di allenatore”
“Arrivò a Firenze dopo Prandelli, e per questo ebbe subito un confronto complicato. L’avvio fu complicato, ma la seconda parte di stagione fu convincente, tanto da essere tentato dall’Inter. Lui fu fantastico perché rispose che sarebbe andato via solo con il consenso di Della Valle. Lui rimase, poi però le cose non andarono bene, ma lui aveva onestà e cultura del lavoro.”
“Giampaolo? Non lascia nulla al caso”
“Alcuni allenatori lavorano per tante ore dentro e fuori dal campo. Giampaolo ha delle idee nelle quali mi riconosco, e conosce la realtà in cui si ritrova il Lecce. Noi tutti, a partire dal presidente, dobbiamo fare i conti con la nostra sostenibilità.”
“Thiago Motta è innovativo”
“Ha idee, e non segue codici d’interpretazione per quanto riguarda la fase offensiva e quella difensiva. Non guarda in faccia a nessuno, e questo l’ha fatto in tutte le squadre in cui ha allenato.”
“L’Atalanta la squadra più forte del campionato”
“Il suo è un integralismo creativo. Ogni anno applica correzioni ad un sistema di gioco già ben definito, che punta alla perfezione di quello stesso sistema. Perché il calcio, grazie a Dio, non contempla la perfezione. Il mio giocatore ideale? Barella: è manovale ed ingegnere allo stesso tempo.”
Serie A
Inter, emergenza in difesa contro la Fiorentina: le ultime
Per l’Inter c’è da fare i conti con gli infortuni in difesa: per la trasferta contro la Fiorentina non ci saranno sicuramente Pavard e Acerbi.
Come riportato da Calciomercato.com l’Inter partirà per Firenze con qualche problemino in difesa, visto che sia Francesco Acerbi che Carlos Augusto non prenderanno parte alla trasferta toscana, aggiungendosi al già infortunato Benjamin Pavard (che ne avrà per circa un mese).
Inter, le ultime in vista della Fiorentina
Niente di grave, invece, per i primi due, entrambi saranno a disposizione per la partita casalinga contro il Parma nel prossimo turno di Serie A, ma nel frattempo Inzaghi dovrà pensare alla sfida del Franchi, dove la coperta rischia di essere un po’ corta. La rifinitura di domani mattina scioglierà gli ultimi dubbi ma per adesso i tre candidati titolari sembrano essere Bisseck, de Vrij e Bastoni, con Darmian e Dimarco titolari sulle corsie laterali. Salvo sorprese sarà della sfida Davide Frattesi, anche se il centrocampista azzurro partirà dalla panchina dopo i fastidi fisici delle ultime settimane.
Serie A
Matthäus: “La ‘mia’ Inter? È al top in tutti i reparti”
Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, l’ex centrocampista nerazzurro Lothar Matthäus ha parlato dell’Inter, focalizzandosi su alcuni giocatori.
Tedesco, classe 1961, un passato all’Inter dal 1988 al 1992, l’ex Lothar Matthäus ha disputato ben 153 partite tra Serie A, Coppa Italia e Coppa UEFA, totalizzando anche 53 gol e 13 assist.
Interpellato dalla Gazzetta dello Sport sul suo ex club, ha dichiarato che continua a seguirla anche dalla Germania, molti anni dopo essersi ritirato.
Ecco che cosa ha dichiarato ai microfoni del noto quotidiano.
Inter, l’intervista a Lothar Matthäus
Sul club
Per quanto riguarda il club, Matthäus ne ha un’ottima impressione: “Un mix unico di giocatori di esperienza e di giovani talenti, con un allenatore che ha trovato la formula giusta. È al top in tutti i reparti, in Europa e non solo in Italia.
Sono davvero contento del livello che ha raggiunto la “mia” squadra, ma questo lavoro arriva da lontano, non è certo una novità di quest’anno. Ormai da tempo l’Inter se la gioca con tutte: sta superando il turno in Champions senza playoff e può andare in fondo in Europa. In più, ovviamente, può rivincere lo scudetto in questa A che è diventata davvero divertente e più livellata…”.
Sulla Serie A
Per l’ex centrocampista, è un campionato in continua evoluzione: “La seguo in generale, soprattutto la domenica in tv quando sono a casa. Il vostro calcio continua a crescere e il campionato è molto equilibrato, con le sorprese Lazio e Fiorentina e il ritorno del Napoli. Ma, da quello che vedo da fuori, forse la squadra più forte è diventata l’Atalanta“.
Sugli scontri dell’Inter con le tedesche
“Il Lipsia sta avendo molti problemi, ha buttato tanti punti in Bundesliga, mentre il Bayer Leverkusen che aspetta l’Inter è molto più pericoloso: per me è l’unica squadra che ha qualche chance di insidiare il Bayern Monaco. Ormai Xabi Alonso è tornato al suo livello, e questo non è poco…”.
Sul Leverkusen
Per Matthäus, il club sta tornando forte: “Ha lo stesso allenatore, gli stessi giocatori e ha aggiunto pure dei tasselli di qualità: dovrebbe essere perfino più forte! Semplicemente, l’anno scorso tutto andava bene, avevano la fiducia che permettano di vincere anche all’ultimo minuto.
Questa stagione è diversa… Io, però, vedo il Leverkusen in netto miglioramento, come visto in Champions con il Salisburgo: mi auguro che stia in vetta a competere per il bene del nostro campionato”.
Sul ruolo di Calhanoglu
Nella sfida contro il Leverkusen, per Matthäus, Hakan Calhanoglu “è il giocatore chiave. Prima di arrivare all’Inter non faceva la differenza a questo livello, ma evidentemente ha trovato il club perfetto per lui. C’è la giusta connessione con l’allenatore e con i compagni: tutti credono veramente in Hakan, questo fa la differenza.
Come quando c’ero io all’Inter e gli altri si fidavano di me: mi davano la palla come ora la danno a Calha…. Peccato per il rigore col Napoli, ma quella sera ha comunque segnato lui. E pure in nazionale ha uno status diverso: maglia di capitano, numero 10, tutte cose che ti rendono speciali. Ma molto del merito è di Inzaghi“.
Il merito dell’allenatore, oltre a quell di avergli trovato la giusta posizione, è che “sta facendo quello che Julian Nagelsmann ha fatto con Toni Kroos all’ultimo Europeo: lo ha messo al centro di tutto. Simone ha detto a tutti i giocatori, qualunque sia il loro compito, di guardare Calha per primo”.
Sul super centrocampo dell’Inter
“Per ottenere questi risultati per molti anni vuol dire che la rosa è completa per intero, non solo il centrocampo. Dal primo al 22esimo tutti sanno cosa fare, questo fa la differenza. In più, la squadra ha una grande difesa e un attacco di classe mondiale, con la coppia Lautaro–Thuram.
E aggiungo pure Arnautovic, decisivo in maniera diversa. Negli ultimi 20-25 minuti il suo fisico serve per tenere il pallone”.
Sugli attaccanti
“No, la coppia funziona alla perfezione, l’equilibrio non è cambiato rispetto all’anno passato: qui ognuno ha sempre bisogno dell’altro, in un certo senso “approfitta” dell’altro. Se hai davanti uno come Lautaro, allora scatta l’allarme rosso per le difese: si concentrano sull’argentino e così, magari, il francese ne approfitta.
In fondo, è il lavoro di coppia e di scambio che fanno perfettamente in Bundesliga Hugo Ekitiké e Omar Marmoush, i due attaccanti dell’Eintracht Francoforte. Seguiteli…”.
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