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Serie A

Inter: il giorno di Asamoah. Domani tocca a de Vrij

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Secondo giorno di lavoro per i nerazzurri con la squadra che ha svolto un allenamento molto intenso al mattino suddiviso con un lavoro iniziale di 40 minuti in palestra (con un risveglio muscolare), per poi proseguire con circa un’ora e mezza di parte atletica. Subito dopo pranzo invece e’ stata la volta di Asamoah ad essere presentato. Il giocatore ghanese si e’ detto molto felice della scelta fatta e di essersi subito sentito come a casa grazie all’accoglienza riservatagli dai nuovi compagni di squadra, ringraziando anche tutti i suoi nuovi tifosi per i molti messaggi di benvenuto che ha ricevuto. Per quanto riguarda il numero di maglia dell’ex giocatore bianconero, Kwadwo ha scelto la numero 18, maglia che ai tifosi evoca grandi nomi (uno su tutti, Ivan Zamorano con la famosa maglia 1+8 nell’era di Ronaldo il fenomeno brasiliano).

Nel pomeriggio la squadra invece si e’ ritrovata a svolgere lavoro tecnico-tattico per circa due ore. Si puo’ dire tutto tranne che in questi primi due giorni mister Luciano Spalletti non stia mettendo sotto torchio i ragazzi, come e’ giusto che fosse. Da notare come si stia mettendo in luce Lautaro Martinez: il ragazzo ex Racing Avellaneda, nella prima partitella ha messo a segno una doppietta, lasciando letteralmente di sasso i suoi nuovi compagni di squadra. L’allenatore nerazzurro sembra gia’ molto contento di avere in squadra ‘el toro’, ragazzo che fino a ieri aveva visto solo nei filmati.

Domani, durante il terzo giorno di allenamento, durante la pausa, ci sara’ presentazione del nuovo centrale difensivo Stefan de Vrij, acquistato a parametro zero dalla Lazio.

Serie A

Torino, Cairo: “Prima o poi passerò la mano. Spalletti…”

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Il Presidente del Torino, Urbano Cairo, è intervenuto ai microfoni parlando della sua presidenza. Per la prima volta sembra aver aperto ad una cessione.

Urbano Cairo è ormai a Torino da 19 anni. Il club non sta vivendo uno dei migliori periodi della sua presidenza, in merito a questo durante la sesta edizione dello “Sport Talk Industry“, il presidente granata sembra aver aperto ad un’eventuale cessione.

Torino, le parole di Cairo

In seguito le parole del presidente granata.

Torino

IL TORINO FA GRUPPO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Cessione

“Sono al Torino da 19 anni e non rimarrò a vita, prima o poi passerò la mano. Spero di vendere il Toro a qualcuno più ricco di me che possa spendere qualcosa in più. Quando arriverà mi farò da parte. Ma non dobbiamo generalizzare: il fondo Elliot al Milan ha fatto bene, così come Commisso a Firenze, nel calcio non basta avere molti soldi per fare bene. Il calcio italiano attira le proprietà straniere perchè i prezzi sono molto competitivi.”

La sua avventura al Torino

“Presi il club 19 anni fa perchè fui chiamato dal Sindaco della città. Il Torino stava fallendo ed era preoccupato della situazione. Risposi a quella chiamata perchè mia madre era tifosissima dei granata, ero conscio dei problemi e delle insidie del calcio. Inizialmente abbiamo fatto molto bene, poi alti e bassi. Si può sempre fare meglio. Ora l’Atalanta ha creato un precedente e tutti si chiedono perchè non possiamo fare lo stesso. Sono stato vicino a Gasperini ma poi il Genoa non lo ha liberato”.

Sulla Nazionale

Spalletti ha fatto i correttivi giusti rispetto alla delusione dell’Europeo, è giusto coinvolgere quei giocatori che non potevano giocare come Tonali. Penso possa darci buone soddisfazioni”.

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Serie A

Lazio, rinnovo automatico per Marusic: i dettagli

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Lazio, Baroni

Lazio, il futuro del club biancoceleste si chiama Adam Marusic: complice una clausola contrattuale tenuta segreta. Ecco tutti i dettagli.

La clausola che blinda Marusic
Tra i giocatori legati alla Lazio, Adam Marusic è uno di quelli che con maggiori probabilità verrà confermato a fine stagione.

Il motivo è legato al suo contratto, che è in scadenza fino al 30 giugno 2025, ma prevede un rinnovo automatico per un ulteriore anno. Le condizioni per il prolungamento sono facilmente raggiungibili: la permanenza in Serie A. Solo in caso di retrocessione in Serie B, il montenegrino sarebbe svincolato al termine della stagione.

Questa clausola, emersa dai bilanci, è stata inserita nell’accordo siglato dal procuratore Kezman e dall’ex ds Tare. All’epoca, l’opzione di rinnovo annuale era stata volutamente tenuta riservata.

Lazio, Marusic: futuro in biancoceleste

Grazie alla clausola, la Lazio e Marusic sono virtualmente legati fino al 2026, ma non è escluso che il club possa avviare trattative per un nuovo accordo in anticipo.

Il difensore, che ha compiuto 32 anni a ottobre, potrebbe desiderare maggiore stabilità per la fase conclusiva della carriera: “A Roma mi trovo molto bene”, ha dichiarato di recente.

A settembre, i suoi agenti avevano già sondato il terreno con Lotito, anche se l’incontro si era focalizzato principalmente su spettanze legate alla cessione di Milinkovic-Savic in Arabia Saudita. La Lazio, dal canto suo, preferisce rimandare ogni decisione alla primavera, in assenza di situazioni urgenti.

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Serie A

De Rossi: “Tutti vogliono imitare Guardiola, Gasperini è il migliore in Italia. Su Totti…”

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de rossi Friedkin

L’ex allenatore della Roma Daniele De Rossi ha rilasciato delle dichiarazioni in occasione dell’evento ‘Sport Talk Industry’, relative a diversi temi.

L’ex calciatore e tecnico di Spal e Roma Daniele De Rossi ha rilasciato delle dichiarazioni in occasione della sesta edizione dello ‘Sport Talk Industry, relative a diverse tematiche legate al club giallorosso e non solo.

Le parole di De Rossi

De Rossi

Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex allenatore della Roma Daniele De Rossi in occasione della sesta edizione dello ‘Sport Talk Industry’.

“Dico sempre quello che penso, noi interpreti del calcio dobbiamo avere la capacità di cambiare. Ci stiamo avvicinando al mondo del tennis per la faccia di chi sta vincendo, così come i suoi compagni. Facce pulite e giovani che lottano per il nostro paese. Il mondo del calcio essendo così tanto popolare ha una serie di interessi che vengono tirati dal tifo.

Ciò che importa è l’interesse della squadra, così funziona il calcio. Siamo tutti attratti dal tornaconto economico. La normalità è sottovalutata al giorno d’oggi, è difficile giocare semplice: mi viene da citare Rodri che ha vinto il Pallone d’Oro, lui gioca semplice ma farlo come fa lui prevede mille pensieri quando non viene inquadrato.

Il calcio è uno sport semplice e ti avvicina alla gente, ma fare le cose semplici è difficile. Tutti gli allenatori vogliono emulare chi sembra geniale come Guardiola, questo però toglie il pallone dai piedi dei ragazzini per fare un’ora di tattica.

E ancora in un altro passaggio:

“Il ragazzino deve fare uno contro uno, giocare e divertirsi. Poi crescendo si deve fare un lavoro diverso, tutti gli sport stanno cambiando e si va verso una importante fisicità. Il calcio va sempre verso quei calciatori di gamba. Per chi tifa avere qualcosa in cui rivedersi dentro la propria squadra è importante.

Quando Sinner vince siamo tutti contenti, ma quando lo fa in Davis siamo ancora più contenti. Ha un sapore particolare vedere un giocatore proseguire tutta la sua carriera con la stessa maglia. Ogni tanto a chiunque viene il pensiero di staccarsi, ma poi questo sentimento forte ti lega alla maglia.

Non solo la vittoria rende felici, rende belli, intelligenti e credibili. Forse il più grande allenatore in Italia negli ultimi 15 anni è Gasperini che ha cambiato la vita di una società e di una città. Era una squadra che faceva l’ascensore e adesso è una big del calcio italiano.

Adesso però che ha vinto l’Europa League è più affascinante, ma vincere un trofeo non cambia il tuo percorso. La finale la puoi vincere come ha fatto l’Atalanta ma la puoi perdere anche per un rigore sbagliato.

Anche Spalletti che è un allenatore gigante dopo che ha vinto lo scudetto a Napoli viene ascoltato in maniera diversa. Per me la vittoria non è fondamentale, ma sento che chi vince ha più peso a livello di attenzione”.

Sulla leadership avuta alla Roma da Totti:

“Il giocatore più forte e più affascinante è Francesco, ci ho giocato tanti anni insieme. Aveva questa luce che si portava dietro, questa leadership anche silenziosa.

Parlava con i gesti, l’ho vissuto anche da tifoso come adolescente. Da avversario mi affascinava Zidane, era proprio bello da vedere e fortissimo, sia fisicamente che tecnicamente.

Il più difficile da affrontare per me è stato Seedorf, marcavo grandi giocatori con grande facilità, ma con Seedorf affrontavo un giocatore più forte fisicamente, più forte tecnicamente e più rapido nelle scelte.

Per allenare una squadra si può parlare di doti tecniche e di conoscenze calcistiche che servono, ma a me sta aiutando una cosa che avevo anche da calciatore ovvero l’altruismo. A me piaceva aiutare i compagni, serve altruismo dentro uno spogliatoio con 30 giocatori”.

E infine sui suoi primi passi da allenatore:

“Nel primo spogliatoio alla SPAL mi vedevano come un oggetto non identificato e dovevo fargli capire che ero al loro servizio.

Alla Roma sono entrato come una bandiera del club e venivo visto quasi come amico da alcuni giocatori, devi trovare le giuste misure ed è importante anche lo staff. La parte mentale e la gestione del gruppo è molto importante, poi ci vogliono le conoscenze calcistiche. Se non hai conoscenze i calciatori ti battezzano subito”.

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