Serie A
Fiorentina – Genoa 1-1: Ikoné risponde a Gudmundsson e poco altro | Le pagelle viola
Fiorentina – Genoa termina 1-1 e la squadra di Italiano probabilmente dice addio alla remota possibilità di tornare in Europa la prossima stagione attraverso il campionato.
Il lunedì di campionato ripropone la Fiorentina degli ultimi tempi: involuta, farraginosa, con poca qualità. Troppo poco per mettere in difficoltà il Genoa di Gilardino ben messo in campo e concentrato, che nel primo tempo ha messo spesso in croce la difesa viola, trovando il meritato vantaggio su rigore al 41′ con Gudmundsson.
Nella ripresa la Fiorentina trova il pareggio con un’azione estemporanea, cross di Bonaventura e Ikoné sbuca alle spalle della difesa rossoblu trovando il pareggio. La Viola si riversa nella metà campo dei liguri, ma nella mezz’ora abbondante rimanente non crea praticamente occasioni da gol.
Un problema quello del gol in casa viola, che ora si associa anche alla difficoltà a creare occasioni da rete. Se non cambia qualcosa, anche il ritorno di Conference League con il Viktoria Plzen si fa in salita.
Fiorentina – Genoa, le pagelle viola
Terracciano 6,5 – Incolpevole sull’azione del gol, che anzi aveva respinto il tiro di Messia. Un altro paio di interventi importanti.
Kayode 6 – Come al solito, attacca e difende, non sempre con lucidità. Il VAR lo grazia nella ripresa, poteva starci il rigore su Retegui.
Martinez Quarta 5 – Commette un solo errore in fase difensiva, ma da il via all’azione che porterà al rigore.
Ranieri 6 – Attento e gagliardo: sbaglia poco.
Parisi 5 – La partita in sè non è malvagia: ma commette un errore sul rigore. Non è il primo in questa sua difficile annata.
Bonaventura 7 – Il migliore dei viola, non per nulla l’assist è suo. Illuminante. Non si capisce il cambio sul finale…
Dall’84’ Milenkovic sv.
Duncan 5 – Dove è finito il giocatore che aveva dominato la mediana nella prima parte di campionato?
Dal 46’ Arthur 5,5 – La sua entrata alimenta il giro palla dei viola, ma non è mai veloce.
Ikone 6 – Fuori dai titolari da tempo, stasera ha la sua possibilità. il gol è l’unico segno di vita del francese.
Beltran 5,5 – Le ultime prestazione vedono un’involuzione dell’argentino. Più centrocampista che attaccante… e se ne perdono le qualità.
Dal 56’ Mandragora 6 – Il suo inserimento porta fisicità e corsa alla mediana, non riesce però a trovare il guizzo decisivo.
Sottil 5,5 – Sempre più una delusione. Anche stasera non trova mai la giocata giusta.
Dal 56’ Gonzalez 5.5 – Non ci siamo, una mezz’ora di confusione. Il talento argentino è già in difficoltà e Italiano lo tiene ancorato alla fascia meno attraente per il dieci viola.
Belotti 6 – Stasera è sfortunato, ha un’occasione e la realizza, ma il fuorigioco è millimetrico.
Dal 56’ Kouame 6 – Ellettrico, salta e scatta. Ma anche per l’ivoriano nessuna occasione da spingere in rete.
Serie A
Vieri: “Le delusioni fanno parte dello sport. Devo tutto a tre allenatori”
Vieri, intervistato a margine dell’evento con la Serie A, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla sua carriera e sul presente. Leggi con noi le parole di Vieri.
Presente all’evento di Iliad a Milano, Bobo Vieri ha ricordato le tappe della sua carriera, soffermandosi su alcuni momenti. In particolare, l’ ex attaccante della Nazionale ha omaggiato tre allenatori e si è esposto su alcuni giocatori del nostro campionato.
Le parole di Vieri
La parternship con la Serie A.
“Io e altre legend andiamo in giro per il mondo a promuovere il nostro campionato, secondo me il nostro calcio si sta riprendendo alla grandissima. Non a parole: abbiamo visto l’Inter in finale di Champions League, l’Atalanta che ha vinto l’Europa League, la Roma in Conference e la Fiorentina ha giocato due finali di fila. Cerchiamo i giocatori giovani più forti d’Europa: al di là delle vittorie, tutte queste finali testimoniano che le squadre migliorano anno dopo anno”.
La solidarietà creatasi attorno a Bove.
“Il gruppo è sempre stato fondamentale, lasciamo fuori i giornalisti che fanno sempre casino. Quando lavori in gruppo il singolo viene fuori se è forte il gruppo, è la prima cosa. La stessa Fiorentina lo dimostra, volersi bene e stare vicini tra compagni è fondamentale. Bove per fortuna si è ripreso, spero torni a giocare”.
Il rapporto con tuo nonno?
“Mio nonno era l’unica persona che credeva in me. Aveva fatto il portiere e allenava i ragazzi del Santa Lucia: il nonno di Diamanti era il presidente e mi proposero di giocare lì. Alino lo conosco da quando aveva cinque anni. Mio nonno mi promise 5 mila lire a ogni gol, alla prima ne feci quattro. Era convinto sarei diventato uno dei più forti attaccanti al mondo”.
Sogni e sacrifici.
“Non solo nel calcio, ma nello sport in generale e nella vita. Se vuoi raggiungere degli obiettivi devi dare tutto, sennò fai fatica. Non si tratta di un singolo sacrificio: è normale che il weekend fai fatica, perché gli altri escono e tu no. Ma se hai un obiettivo pensi a fare di tutto per raggiungerlo”.
L’inizio di carriera
Il primo ricordo su un campo da calcio?
“Era questo, ero un bambino ed ero conto. Già poter dire che giocavo in Italia e avevo fatto quattro gol, a quattordici anni, era tanta roba. Volevo testarmi, io volevo giocare a calcio: spesso i bambini mi chiedono se i soldi si realizzano veramente. Ci sono qua io, avevo due sogni e li ho realizzati. Devi sempre seguire la tua strada, senza ascoltare nessuno. Io ho giocato in A e in Nazionale”.
L’inizio di carriera.
“Ero in Australia, ho iniziato da terzino sinistro. Poi dopo sei mesi avevo fatto più gol degli attaccanti e ho detto al mio allenatore di mettermi davanti. Ero una specie di Roberto Carlos più grosso. Mi ha messo in attacco, ho fatto 15-20 gol e ho continuato così. Il mio sogno era giocare in Serie A e nazionale, lo dissi a mio padre che mi disse di trasferirmi da mio nonno a Prato. E non sono più tornato. Mio padre aveva giocato a calcio, sono stati bravi a lasciarmi libertà di scelta”.
Primo impiego ufficiale?
“Non l’ho mai visto come un lavoro. Il mio primo contratto ufficiale l’ho fatto a Pisa. Ero contento, ma quello viene di conseguenza a quello che fai, la prima cosa è voler giocare in una squadra”.
La svolta quando?
“Tre allenatori mi hanno fatto svoltare: Rampanti nella Primavera del Torino, ha sempre creduto in me, anche al primo anno quando ero più piccolo degli altri. Poi Mondonico che mi ha fatto esordire nel Torino e mi ha voluto all’Atalanta: mi martellava, che la roba che facevo in settimana la portavo in campo la domenica. E Cesare Maldini, l’ho avuto 6-7 anni tra Under-21 e Nazionale maggiore. Mi hanno messo sulla giusta strada”.
Quanto conta l’allenatore?
“È come un secondo padre, nel settore giovanile non devi vincere ma ti devono preparare per i campionati veri. È importante che ti dicano la cosa giusta, dai 14 ai 18 anni sono figure centrali”.
Che hai fatto con i primi soldi?
“Non mi ricordo, forse ho comprato la macchina a mio padre, credo una Peugeot”.
Eri felice?
“Chi mi conosce sa come sono: prendo per il culo tutti, mi piace far ridere e divertire. Anche ora che ho 50 anni e giochiamo a padel. Di Biagio dice che faccio le stesse battute da trent’anni”.
Il soprannome?
“In Primavera al Torino c’era Brunetti che giocava con me in attacco, disse che mio padre si chiamava Bob e mi avrebbero chiamato Bobo. Sono 37 anni”.
E bomber?
“Se segni, sennò ti chiamano coglione. Il bomber deriva da quello che fai in campo, è quello che si porta la squadra sulle spalle e cerca di farla vincere”.
Saresti stato un bomber lo stesso ?
“Avrei giocato a cricket, sarei stato un bomber anche lì. Con mio fratello siamo malati di tennis, mi prende per il culo perché ho sempre detto che, se avessi giocato a tennis, sarei stato il numero uno al mondo. Ho questo carattere duro, se voglio fare qualcosa la faccio. Tutti mi dicevano che ero scarso, lento, pesante, grezzo, debole tecnicamente, e invece sono andato avanti per la mia strada”.
Delusioni?
“Sì, quando perdi le partite. Umane? No. Quando non sono andato al mondiale perché mi sono rotto il ginocchio. La finale di Champions con la Juve, e il cinque maggio con l’Inter. Fanno parte dello sport, però è bello esserci: sono partito dall’Australia, quando sono arrivato in Italia andavo a vedere Baggio in curva e dopo sette-otto anni poi ho giocato in Nazionale e nell’Inter con lui”.
Giocatori che somigliano a Vieri?
“Tre-quattro: Vlahovic, Lukaku, Haaland, Dovbyk. Per caratteristiche siamo simili. Dovbyk è forte forte”.
La caratteristica che ti distingueva dagli altri.
“Dovete chiedere agli allenatori. Io sapevo che meglio lavoravo durante la settimana e meglio stavo. Più mi allenavo più andavo forte la domenica: io mi sono sempre allenato tantissimo. Dovevo migliorare in tutto”.
Il Vieri di oggi
Ti manca il campo?
“Si da pazzi, ma a tutti noi”.
Pure a Totti?
“Gli ho scritto l’altro giorno, gli ho detto che se vuole tornare a giocare deve farlo, fregandosene degli altri. Lui già non doveva smettere, ora se vuole riprendere deve farlo. Se lo fa felice, deve farlo: c’è Miura che gioca a 57 anni… Gli diranno che è lento, ma che gliene frega”.
Un consiglio da dare a un giovane?
“Di allenarsi”.
Cosa vorresti per il futuro?
“Sarà banale ma di stare bene”.
Cosa non si sa ancora di te?
“Tante cose, che però devono rimanere così. Io dico sempre quello che penso: a volte va bene e altre meno. Però sto mollando con l’età. Cazzate non ne dico, ma dico quello che penso. Che senso ha cambiare ora: vado avanti ora”.
Che sportivo ti definisci?
“Oggi sovrappeso. Sono un ex sportivo, che ha fatto quello che voleva fare ed è felice, finito lo sport mi sono spostato e ho due figlie: sono i gol più importanti che ho fatto. La felicità che mi hanno portato non me la sarei mai aspettata, sono le gioie più importanti della mia vita”
Serie A
Torino, Maripan: “Ho sempre sognato di giocare in Italia”
Il difensore del Torino, attraverso i canali social, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla sua nuova avventura in Italia. Leggi con noi le parole di Maripan.
L’ex capitano del Monaco, trasferitosi in estate al Torino, ha rilasciato alcune dichiarazioni. In particolare, Maripan si è soffermato sui motivi della scelta e sul ruolo della sua famiglia in questa esperienza.
Le parole di Maripan
Il trasferimento in Italia.
“Per me il Toro è qualcosa di speciale, mi ha dato la possibilità di giocare in Italia che era un sogno che avevo fin da bambino. Ho trovato un gruppo incredibile di giocatori e persone che mi hanno accolto molto bene: sono una famiglia, sono molto contento di essere qui. Per me il Toro è calcio, è passione, sono molto contento della mia decisione di essere venuto qua”.
Cosa significa per te il Natale?
“Natale è famiglia, amore e tempo con le persone che ami. Lo vivo con i miei cari aspettando Babbo Natale, circondato dalle persone che mi danno amore. Condividere i momenti e lo spirito del Natale è bello.
La famiglia.
“Papà e mamma, sono loro. Si sono sempre impegnati per me e per i miei fratelli, abbiamo avuto infanzia e adolescenza sempre positiva e felice, è la cosa più importante. Sarò grato a loro per tutta la via, non è stato facile. Nei giorni di allenamento stavo lontano dalla famiglia e dagli amici di scuola, era complicato. L’appoggio della famiglia mi ha fatto arrivare dove sono ora. Nei momenti difficili quando ero giovane, ho preso certe decisioni grazie a loro”.
Serie A
Como, Ludi: “Zero possibilità che Nico Paz vada via a gennaio. Su Alli…”
Se da una parte un grande nome potrebbe presto vestire la maglia del Como, uno potrebbe non farlo più. Nico Paz via già da gennaio? Il punto della situazione.
L’obiettivo minimo del Como per questa stagione, come è stato annunciato ad inizio stagione, è la salvezza. Obiettivo che fino a ora sembra ampiamente alla portata, anche grazie al grande talento a disposizione di coach Fabregas.
Uno su tutti Nico Paz, il classe 2004 argentino (nonostante sia nato a Tenerife) ha fatto impazzire tutti in questi mesi, affermandosi come una dei più grandi talenti del nostro campionato.
Le parole di Ludi
Carlalberto Ludi, ds del Como. ha parlato così in una recente intervista a TMW :
“Non si è mosso nessuno, che io sappia almeno direttamente. Ma non c’è nessuna possibilità che vada via a gennaio. È un talento puro, si mette a disposizione sempre della squadra”.
Lasciando intendere l’intenzione della società nel non voler assolutamente cedere il suo gioiello.
Scongiurata quindi un imminente cessione di Paz, il ds Ludi si è espresso così riguardo Dele Alli, ospite questa domenica sugli spalti per assistere al match vinto 2 a 0 dai comaschi contro la Roma.
“In condizioni ideali interessa a chiunque. Abbiamo ottimi rapporti con l’agente, si può creare qualcosa d’interessante ma non possiamo ancora sapere. Deve passare qualche settimana, di conoscenza anche, e poi vedremo la decisione migliore. Una percentuale? E’ prematuro. Faremo un periodo di allenamenti e conoscenza reciproca, a Fabregas però piace molto”.
Parole che lasciano ben sperare i tifosi, soprattutto considerando quelle di Fabregas: che lasciavano intendere che Dele alli, a partire da dopo natale avrebbe iniziato ad allenarsi con la squadra comamsca.
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