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Milan: ritiro punitivo

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Non smette di stupire in negativo il centrocampista rossonero Bakayoko nuovamente protagonista di un comportamento che ha ben poco a che fare con il professionismo. Diligente e spesso ordinato ed elegante in campo quanto sregolato nella vita privata. Dopo l’esecrabile esibizione della maglia di Acerbi insieme al compagno di merende Kessiè nel post gara tra Milan e Lazio ecco che il francese ne combina un’altra presentandosi con un’ora di ritardo all’allenamento ed adducendo ad una scusa ai limiti della credibilità, ossia è rimasto senza benzina sulla tangenziale che lo portava a Milanello. Che sia o meno la verità poco conta, fatto sta che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso considerato il grande clima di tensione che aleggia a causa delle troppe prestazioni negative del Milan in queste ultime settimane. La situazione precaria del tecnico Gattuso, sicuro partente a fine stagione, e la poco confortante posizione in classifica possono certamente aver contribuito ad acuire un certo lassismo generale che non può giustamente restare impunito, pertanto per Bakayoko in arrivo ci sarà una multa salata oltre al ritiro punitivo da oggi alle 16 fino a lunedì quando la squadra affronterà in casa il Bologna dell’ex Mihajlovic.

Quello che preoccupa è il fatto che un comportamento del genere è accaduto all’indomani che il tecnico Gattuso insieme ad Ivan Gazidis avevano tenuto un discorso ben preciso alla squadra ed era logico pensare a tutto un altro tipo di reazione, il gesto pertanto è stato visto come un affronto. Il ritiro punitivo non è stato gradito da molti giocatori, ma Gattuso è rimasto fermo sulla sua decisione a maggior ragione che già dopo la gara persa contro il Torino aveva in mente di farlo poi ha desistito in quanto sia Leonardo che Gazidis non avevano dato il loro assenso. Ancora una volta però la fiducia è stata disattesa pertanto appare assolutamente legittima e doverosa la punizione imposta da Gattuso in un momento della stagione in cui la squadra è in evidenti difficoltà, ma nulla è ancora perduto. Serve massima concentrazione e coesione per non buttare alle ortiche una stagione caratterizzata da alti e bassi, ma che per un lungo periodo ha visto il Milan combattere stabilmente per la Champions e mollare proprio adesso ad un mese dal traguardo sarebbe veramente un peccato e ritengo anche ben poco comprensibile.

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Lutto nel mondo del calcio. Ci ha lasciato Aldo Agroppi

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Como

L’ex calciatore di Torino, Genoa e Perugia ci ha lasciati all’età di 80 anni. Agroppi era ricoverato da alcuni giorni a Piombino.

Il centrocampista, con diverse esperienza sia da giocatore che da allenatore, era stato ricoverato qualche giorno fa a Piombino, città in cui era nato.

Tragedia morto un calciatore, Agroppi

Il decesso

Dopo aver calcato i campi di calcio, prima da giocatore e poi da allenatore, negli ultimi anni Agroppi era diventato commentatore Rai. Il suo decesso è avvenuto oggi a causa di una polmonite bilaterale, che lo aveva costretto al ricovero. La sua salma sarà portata alla sala del commiato della Pubblica assistenza di Piombino.

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Accadde oggi: ricordando le vittime dell’Ibrox

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Accadde oggi: 2 gennaio 1971. Nello storico derby Rangers-Celtic furono 66 le vittime di un tragico incidente all’uscita dello stadio.

ll derby di campionato tra Rangers e Celtic del due gennaio è un appuntamento fisso del calendario scozzese, da più di un secolo.

Anche oggi, alle 16.00 ora italiana scenderanno in campo per l’incontro numero 444 e valido per la giornata 21 della Scottish Premiereship. 

Ma nella storia è tristemente famosa la sfida di 53 anni fa.

Il fatto: cosa accadde il 2 gennaio 1971

Quel giorno erano presenti 80.000 persone all’Ibrox Stadium per seguire la tradizionale sfida tra le due formazioni.

Accadde oggi: strage Ibrox Stadium

La partita rimase a reti inviolate fino quasi alla fine del secondo tempo.

Invece all’89º minuto il Celtic passò in vantaggio e molti tifosi del Rangers decisero di abbandonare lo stadio.

Ma poi accadde un colpo di scena: dopo pochi minuti Colin Stein segnò il gol del pareggio.

Da lì una coincidenza fatale di eventi e tesi contrastanti. C’è chi sostiene che la calca sulla fatidica stairway 13 sia aumentata perché alcuni spettatori cercavano di andare via mentre altri invece volevano tornare sugli spalti per festeggiare il gol.

Le indagini svolte smentirono questa versione: piuttosto sembra che la caduta di un bambino portato sulle spalle dal padre abbia causato una tragica reazione a catena. Si concluse quindi che i corpi caddero gli uni sugli altri, schiacciandosi a vicenda.

Tutte le vittime avevano meno di cinquant’anni: cinque tredicenni, altri ventisei adolescenti, sedici tra i venti e i ventinove anni e un bambino di nove anni.
I giocatori lasciarono il campo all’oscuro di tutto.

Persero la vita 66 persone, e 200 rimasero ferite.

La maggior parte dei decessi fu causata dall’asfissia.

I precedenti

Il 5 aprile 1902 durante Scozia-Inghilterra la Western Tribune Stand cedette a causa dell’usura provocata anche dalle intemperie dei giorni precedenti.

25 morti e 300 feriti.

Il 16 settembre del 1961 sempre una calca in prossimità della scalinata 13 provocò la morte di due persone e alcuni feriti.

L’inchiesta e la ristrutturazione

Vennero incolpati i Rangers, proprietari dello stadio.

Il dolo si riferiva soprattutto alla negligenza riguardo la sicurezza dell’impianto, aggravata anche dai precedenti casi.

Alla luce di ciò Willie Waddell, manager dei Rangers decise di intraprendere un’ambiziosa opera di ristrutturazione dello stadio.

Si ispirò agli stadi tedeschi, in particolare il Westfalenstadion di Dortmund.

Statistiche e cosa accadde nell’ultimo match

Ad oggi il Celtic conduce 170 a 169 sui Rangers mentre i pareggi sono 104.

Nell’ultimissimo disputato in finale di Coppa di Lega, il risultato è stato di 3-3 dopo i tempi supplementari.

Alla fine con il Celtics la spuntò ai calci di rigore.

Sue anche le vittorie nei derby giocati tra maggio e settembre.

In tutte le occasioni, e sarà così anche in quello di oggi, vengono sempre ricordati i 66 “absent friends”.

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Calcio e razzismo: un anno di cori, gesti e match interrotti

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calcio e razzismo

Calcio e razzismo, cosa è successo in quest’anno e cosa dobbiamo aspettarci nel 2025. Tra soluzioni, direttive e sportwashing.

Il razzismo è innegabilmente una piaga del calcio ormai da diverso tempo. Si sono alternate iniziative per il contrasto a risoluzioni più o meno drastiche.

Un bilancio dell’anno appena chiuso e aspettative per quello nuovo.

Calcio al vertice della (triste) classifica dei casi di razzismo e discriminazione

Secondo lo studio Oscad pubblicato all’inizio del 2024 il 90% degli episodi discriminatori riguardano il calcio, dato che gli conferisce il triste primato di sport con con più episodi di razzismo.

Il trend nel tempo è di un fenomeno in aumento: nel 2022 i casi segnalati erano 77, nel 2023 sono arrivati a 96 e al momento della pubblicazione dello studio, gennaio dello scorso anno, erano già 8.

Cominciamo bene

Uno dei primi episodi non si fa attendere, a neanche un mese da inizio anno.

Infatti il 20 gennaio a Udine il portiere del Milan Mike Maignan viene insultato, tanto da interrompere la partita, ripresa dopo 15′.

Il suo racconto a Sky: “Al primo rinvio sono andato a prendere la palla e ho sentito chiamarmi scimmia, ma non ho detto niente. Poi lo hanno rifatto ancora e ho chiesto aiuto alla panchina, poi ho detto che non si può giocare così a calcio.”

Ha poi concluso “Non è la prima volta che mi succede né a me né ad altri giocatori. Sono cose che vanno dette. Sono persone ignoranti. Il tifoso viene allo stadio per tifare, magari per fischiare, ma queste cose nel calcio non devono succedere.

Si alzò un coro di voci a condannare l’accaduto, si paventò anche l’ipotesi della cittadinanza onoraria per il giocatore francese proposta da parte del sindaco di Udine Alberto Felice De Toni. Ma il consiglio comunale non fu dello stesso avviso e tutto si risolse in un nulla di fatto.

Tuttavia la curva dell’Udinese venne squalificata per una giornata e le persone identificate bandite per sempre dallo stadio.

L’episodio ebbe comunque un seguito a ottobre: infatti durante il secondo tempo di Milan-Udinese Maignan ha difeso la porta sotto il settore ospiti.

I tifosi bianconeri hanno intonato cori denigratori nei confronti del giocatore. “Maignan uomo di m…”, si è sentito a San Siro. I sostenitori dell’Udinese evidentemente serbavano ancora molto rancore per i fatti di gennaio. Aspettiamo il match di ritorno di aprile.

La Fifa e il gesto No Racism

Il 17 maggio nel corso del 74° Congresso della Fifa che si è tenuto a Bangkok, è stato introdotto il gesto anti-razzismo. Consiste nell’incrociare le braccia durante la gara per richiamare l’arbitro.

Il direttore di gara può quindi decidere se interrompere o meno la partita. Un annuncio informa i tifosi dei motivi dell’interruzione. Se l’episodio dovesse continuare si passa alla sospensione del match con il rientro dei giocatori o giocatrici negli spogliatoi. Se, nonostante tutto, le discriminazioni non dovessero cessare, c’è il definitivo abbandono della partita, sentito il parere di autorità ed esperti competenti.

“Combattere il razzismo è qualcosa che dobbiamo fare tutti insieme” era stato il commento del presidente della Fifa, Gianni Infantino, in merito a questo provvedimento, applicato per la prima volta in occasione della Coppa del Mondo femminile Under 20, disputata da fine agosto in Colombia.

A Roma il prefetto vuole il pugno di ferro

Sempre in agosto furono dello stesso tono le dichiarazioni del prefetto della Capitale Lamberto Giannini.

Prima dell’inizio del Campionato 2024/2025 i vertici provinciali delle Forze dell’Ordine, del Comune di Roma Capitale e dei rappresentanti dell squadre di calcio di Roma e Lazio si sono riuniti in un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Tutti risultarono concordi sul fato che le manifestazioni di razzismo negli stadi “devono essere contrastate con il massimo rigore e fermezza.”

Dunque Giannini chiese alle società calcistiche di “impegnarsi nella prevenzione, anche con specifici spot antidiscriminatori.”

Memori anche degli episodi discriminatori, razzisti e antisemiti del derby.

Durante la stracittadina infatti si sono visti un ex giocatore in curva con le effigi delle SS naziste, Mancini in campo a sventolare una bandiera con il topo “laziale”, cori della tifoseria biancoceleste di discriminazione razziale contro Lukaku e di matrice religiosa verso la tifoseria giallorossa che risponde con la stessa moneta, intonando cori di discriminazione razziale verso Guendouzi.

Mancini calcio

Mancini sotto la Curva giallorossa

Inevitabile che tutto finisse nelle mani del Giudice Sportivo, che coinvolge anche la procura della Federcalcio.

Altri episodi che in cui si sono tristemente distinti i tifosi della capitale per razzismo, antisemitismo, richiami al Ventennio si sono svolti nelle trasferte della Lazio a Monaco di Baviera, dove ha affrontato il Bayern nel ritorno degli ottavi di Champions League, e della Roma a Monza.

I biancocelesti in Germania nella birreria Hofbrauhaus hanno inneggiato al Duce e a Hitler: in questo locale infatti nel 1920 il dittatore tedesco pronunciò il suo primo discorso da leader del partito nazionalsocialista.

Non sono stati da meno i tifosi giallorossi che sul treno di ritorno dalla trasferta di Monza cantarono “Il nostro centravanti è un iraniano, fa il saluto romano, fa scoppia’ un aeroplano, odia negri e giudei, donne trans e gay. Nella As Roma non ci sono ebrei.”

Il razzismo nel calcio d’oltreoceano

Una forte rivalità lega Argentina e Francia e purtroppo si è tradotta anche in cori di profonda connotazione razzista e transfobica.

Già cantati in occasione della finale dei Mondiali del 2022, nella quale l’Argentina vinse ai rigori contro la Francia, sono stati riproposti durante i festeggiamenti per la vittoria della Copa América.

Il calciatore Enzo Fernández ha anche pubblicato le immagini su Instagram. Nel video si vedono e si sentono i componenti della squadra cantare “Giocano in Francia, ma vengono tutti dall’Angola, la loro madre è del Camerun, il loro padre è della Nigeria, ma il loro passaporto dice francese”.

Inoltre nel coro c’è un riferimento all’attaccante francese Kylian Mbappé definito “uno a cui piacciono le trans”. Questo perché il calciatore ha avuto in passato una relazione con la modella transgender Ines Rau.

Calcio

Ne scoppia un caso diplomatico, finito col licenziamento del sottosegretario allo Sport dell’Argentina, Julio Garro. Infatti il presidente Javier Milei ha ritenuto inopportuna la sua richiesta di scuse per l’episodio al capitano Lionel Messi.

Migliore forse il punto di vista della vicepresidente, che definì la Francia come un paese “colonialista e ipocrita”.

A mettere una pezza intervenì la segretaria generale e sorella del presidente Milei, che la definì solo un’opinione personale della vicepresidente. Di lì a poco Milei sarebbe dovuto andare a Parigi per la cerimonia di apertura dei giochi olimpici, meglio non creare troppa acredine tra le due Nazioni.

Nazioni che si sono infine fronteggiate ai quarti durante il tabellone olimpico: il match, vinto dai Blues per 1-0, non poteva che finire in rissa.
Beltran la prese male: “Ci hanno accusato di essere razzisti, ma io non sono così” commentò l’attaccante della Fiorentina “Ho trovato strano che siano andati a festeggiare la vittoria davanti alle nostre famiglie, non è il modo migliore di comportarsi. Non ho nessun problema con i francesi, anzi li invito a venire da noi per verificare che non c’è razzismo in Argentina.”

Fine anno tra sospensioni e diffide

Ma proprio la tifoseria viola è stata protagonista di provvedimenti disciplinari in chiusura d’anno.

Infatti dopo pochi minuti dall’avvio del primo tempo del big match della 18a giornata di Serie A tra Juventus e Fiorentina, l’arbitro Mariani ha interrotto la partita a causa dei razzisti contro l’attaccante bianconero Vlahovic, grande ex della sfida.

Il direttore di gara ha parlato con capitani e allenatori, lo speaker ha spiegato i fatti agli spettatori e intimato il rischio di sospensione.

Nel calcio femminile

Neanche il calcio femminile è esente da questi episodi: è successo nel torneo Brasil Ladie’s Cup, a San Paolo in occasione di una partita tra le brasiliane del Grêmio di Porto Alegre e le argentine del River Plate.

Il 20 dicembre allo stadio Canindé Candela Díaz, Camila Duarte, Juana Cangaro e Milagros Diaz del River Plate hanno rivolto insulti razzisti nei confronti di un raccattapalle e avrebbero insultato le avversarie con espressioni razziste come macaca e negrita.

La squadra brasiliana per protesta ha abbandonato il campo prima del termine della partita.

Le giocatrici argentine sono state arrestate, dopodiché il tribunale di San Paolo ha concesso loro la libertà provvisoria. Tuttavia non potranno lasciare il Brasile fino alla conclusione delle indagini.

Nelle serie minori

Addirittura in un campionato amatoriale si è verificato un episodio di razzismo. In questo caso è stato proprio il direttore di gara a insultare un giocatore, che aveva protestato in seguito a un’ammonizione.

“Va… te e chi ti ha portato, torna al tuo Paese” gli ha detto. È scattata una denuncia.

Invece allo stadio comunale di Santa Teresa Riva, in provincia di Messina, l’episodio si è verificato durante un incontro del campionato di Eccellenza.

A farne le spese l’attaccante colombiano Jairo Alegria della squadra di casa lo Jonica che ospitava il Città di Avola.

Dopo aver sopportato per gran parte del match, il giocatore si è rifiutato di proseguire. Il match alla fine è stato sospeso.

“In otto anni di carriera calcistica” ha dichiarato il giocatore, che ha militato in squadre della Colombia, del Perù, Bolivia, della Repubblica Dominicana “non mi era mai capitato qualcosa del genere, non ce l’ho fatta a restare in campo. Mi sembra assurdo nel 2024, che in Italia ci siano ancora episodi di razzismo. Mi insultavano e continuavano a fare buuu, hanno iniziato al ventesimo del primo tempo. Cose come questa non dovrebbero mai succedere nel calcio, non me la sono sentita di continuare, non capisco la ragione di questo odio.”

Il calcio che verrà

Sono numerose e periodiche le iniziative di sensibilizzazione su tanti argomenti nel mondo del calcio.

Misurare la loro efficacia in tempi brevi non è semplice e neanche funzionale.

Certo è che da sole queste iniziative sono fini a se stesse e neanche così utili ai vari movimenti, come il contrasto alla violenza sulle donne o l’omotransfobia.

Serie A: continua la campagna #MAIPIÙ calcio

Quello che serve è una rivoluzione culturale, che oltrepassi gli spalti di uno stadio.

Che possano essere i buoni propositi per il nuovo anno?

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