Serie A
Summit Lotito-Tudor, gli scenari: c’è anche l’ipotesi addio
La stagione è ormai alle spalle e a breve andrà in scena un incontro fra Lotito e Tudor per delineare il futuro della Lazio.
Tudor bravo allenatore, ma pessimo diplomatico
Ci è voluto poco affinché la mia previsione (“la Lazio si pentirà della scelta di Tudor” il sottoscritto ipse dixit) iniziasse a far intravedere i primi prodromi. Ad onor del vero, a oggi nessuno a Formello è insoddisfatto della scelta del tecnico croato. L’arrivo dell’ex-allenatore di Verona e Marsiglia ha restituito linfa a una squadra dall’encefalogramma piatto e il suo stile di gioco ha attecchito sulla rosa prima del previsto.
Tuttavia, non tutto ciò che luccica poi si rivela essere oro. Dopo un avvio esaltante, contraddistinto da una rincorsa alla zona europea (che si è conclusa con una insperata qualificazione all’Europa League) e lo spavento fatto passare alla Juventus nella semifinale di Coppa Italia, la Lazio si è come inceppata, tornando ad arrovellarsi sugli stessi difetti atavici palesati durante la gestione Sarri.
Il pareggio di Monza, al termine di una prestazione tutt’altro che esaltante, ha scoperchiato il vaso di Pandora e risvegliato i giocatori della Lazio dal proprio torpore. Sin lì, sulle ali dell’entusiasmo, la squadra aveva (forse) realmente creduto alla possibilità della clamorosa rimonta Champions.
Dopo la rete di Djuric, infatti, c’è stata la vittoria (balbettante e immeritata) con l’Empoli, che ha fatto da contraltare al pareggio di San Siro con l’Inter (dove obiettivamente i biancocelesti avrebbero meritato di più) e che ha preceduto il mortificante pareggio dell’ultima giornata contro un Sassuolo già retrocesso.
Summit decisivo oggi: rischio dentro o fuori
Tutto sommato, lo score di Tudor sulla panchina bianco celeste è (sin qui) estremamente positivo. 6 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte. In campionato la media è di 2 punti esatta per partita, dato che la Lazio di Tudor ha collezionato 18 punti in 9 giornate. Le avvisaglie per continuare assieme ci sono tutte, dato che la dirigenza bianco celeste è soddisfatta del suo lavoro e non potrebbe essere altrimenti.
Tuttavia, non si possono ignorare i numerosi problemi di spogliatoio che il modus operandi Tudoriano ha causato in appena tre mesi di gestione tecnica. Se infatti è innegabile che la squadra abbia giovato (quantomeno dal punto di vista tecnico-tattico) dall’avvicendamento in panchina, è altrettanto vero che buona parte dello spogliatoio non sembra essere d’accordo con la scelta di affidarsi al croato.
Romagnoli. Luis Alberto. Guendouzi. Immobile. Troppi i calciatori con i quali Tudor ha avuto confronti (anche piuttosto accesi) nei suoi primi vagiti da allenatore della Lazio. Una sensazione corroborata anche dalla richiesta fatta a Lotito dallo stesso Tudor. Una sorta di lista del molibdeno, in cui (in buona sostanza) il tecnico croato chiede al patron bianco celeste e a Fabiani di esautorare buona parte della rosa.
Una scelta che la dirigenza bianco celeste non vuole e che soprattutto non può farlo. Abiurare il mercato estivo dopo un singolo anno, benché disastroso, sarebbe un salasso economico per le casse di Formello, già di loro impelagate nello scongiurare l’incubo del ritorno del famigerato indice di liquidità. Giocatori come Isaksen (completamente fuori dal progetto) e Rovella (tornato nell’undici titolare solo grazie all’avanzamento di Kamada sulla trequarti) rappresenterebbero una minusvalenza certa a bilancio.
Lotito è disposto a venire incontro alle esigenze del proprio allenatore, ma quest’ultimo dovrà essere ragionevole ed essere disposto a scendere a compromessi. Altrimenti nessuna ipotesi potrà essere aprioristicamente scongiurata. Neppure quella del prematuro addio, a un anno di distanza dalla naturale scadenza dell’accordo.
Comunque vada a finire, il leitmotiv è sempre lo stesso. A Villa San Sebastiano sembrano non imparare mai dai propri errori. Da Sarri a Tudor, Lotito sembra non voler capire che non può permettersi questa tipologia di allenatori (pretenziosi, rigidi e anche un po’ capricciosi) se vuole perorare una strategia aziendale (legittima e per certi versi anche condivisibile) come quella che ha contraddistinto la sua ventennale gestione.
Serie A
Bettega: “La Juve è sempre la Juve. Su Thiago Motta…”
L’ex calciatore e vicepresidente della Juventus Roberto Bettega ha parlato del neo tecnico bianconero Thiago Motta. Di seguito le sue parole riportate da Tuttosport.
Bettega su Thiago Motta
“Se l’hanno preso vuol dire che ha le qualità per allenare la Juventus”. Le sue aspirazioni? “La Juventus è sempre la Juventus. Facciamolo lavorare, i giudizi li daremo alla fine. Spero che la stagione inizi con lo spirito e l’entusiasmo che la Juve cerca.”
Serie A
I Friedkin hanno deciso: rimediano all’errore
I Friedkin hanno deciso: la proprietà statunitense della AS Roma ascolta i propri tifosi e prende una decisione. Aperto anche un procedimento disciplinare.
Il responsabile commerciale, Michael Wandell, è stato sollevato dall’incarico. A lui è stato contestato il lancio, della Felpa Adidas, che ricorda i colori sociali dell’altra squadra di Roma: la Lazio. Per i Friedkin è molto grave.
La Felpa della discordia: genesi e ritiro
La società ha deciso di accogliere le richieste dei tifosi, che in qualche modo si sentivano traditi. La felpa in questione ricordava ai più il legame con i colori sociali della Lazio, e non c’è stato bisogno di aspettare molto per vedere l’insorgere delle polemiche. Il concept era stato pensato dall’Adidas per rendere omaggio ad un murale sito nel quartiere Ostiense di Roma, che raffigura l’antinquinamento rappresentando un airone tricolore che lotta per la sopravvivenza.
L’artista Federico Massa per l’opera ha scelto colori che vanno sulla tonalità del verde acqua e nello specifico un “vintage”, che ricorda il colore celeste (poco caro ai romanisti) poi rivisto sulla felpa. Per Adidas solo una questione di immagini che rendono poco chiaro il colore, ma i tifosi sono insorti.
La posizione dei Friedkin
Per i Friedkin l’anima della Roma sono i tifosi e per questo la felpa è stata tolta dal mercato, nonché da tutti gli store. Non ci saranno altri richiami ai colori celesti sulle prossime tute. Aperto, inoltre, un procedimento disciplinare, che dovrà far chiarezza sulle scelte commerciali del reparto predisposto.
Serie A
Zangrillo: “Il mio Genoa deve tornare dove merita”
Il Presidente Zangrillo, intervistato all’evento “Margini d’estate”, ha parlato a Telenord del suo Genoa, del mercato e delle ambizioni nel prossimo futuro.
Il professor Zangrillo è stato, prima che Presidente del Genoa, un rinomato Primario dell’ospedale San Raffaele di Milano, nonché medico personale di Silvio Berlusconi. Cavaliere della Repubblica Italiana per le sue numerose pubblicazioni in ambito medico, è Presidente del Genoa dal 2021.
Indice
Zangrillo, il Presidente tifoso
Il Presidente Zangrillo (scelto dalla cordata 777) è tifoso rossoblù fin da bambino. Da sempre ha seguito sugli spalti del Ferraris la sua squadra del cuore, ma ora con qualche responsabilità in più.
L’intervista
Alcuni punti salienti dell’intervista rilasciata a Telenord:
Sulla questione stadio, Zangrillo ha dichiarato: “Genova, orograficamente, è ostile perché non ci sono spazi. La cosa che viene in mente è costruire uno stadio sul mare. Prima ci ha pensato qualcuno. Allora, pare che Sampdoria e Genoa siano d’accordo per presentare un progetto in comune. Per una serie di motivi, il Ferraris dobbiamo considerarlo lo stadio della città e non di uno due club. Facciamo questo sforzo. Essere pronti significa aver fatto il primo passo di un percorso burocratico che vedrà contenziosi”.
Facendo anche riferimento alle infrastrutture italiane: “Lo stadio per eccellenza per noi italiani è lo stadio di San Siro, obbrobrio di cemento nella periferia di Milano, poi abbiamo delle piccole realtà nella provincia come Monza e Sassuolo. Invece andiamo a Madrid o Parigi e vediamo queste strutture meravigliose, o il centrale di Wimbledon che si chiude appena vengono due gocce d’acqua. ”
Sul Calcio: “Il mondo del calcio è un mondo drogato, malato. Non per fare piagnistei facili, ma il fatto che la rappresentazione recente che abbiamo dato della nazionale sia poco simpatica. Vedevo la Turchia ieri che davano l’anima. Fai poi delle considerazioni e vedo che ci sono questi procuratori leggendari che girano con Lamborghini e Ferrari. Questi signori muscolosi e ipertatuati che la fanno da padroni andando a proporre ingaggi alle società. E poi vedi che c’è un campione che speriamo non ci rovinino come Sinner.”
“L’ambiente è pulito”
Sul suo Genoa: “Il Genoa è stato straordinario. E’ cresciuto, adesso il Genoa è un gruppo bello, pulito e dobbiamo garantirgli la continuità. È innegabile che esistano delle difficoltà di cui non conosciamo l’entità. Ma possiamo dire che non immaginiamo ci possano essere dei riflessi sulla società Genoa perché è all’interno di una struttura sana, governata e strutturata in modo sapiente.
C’è una governance in cui c’è il controllo reciproco, lo scambio di informazioni e noi speriamo che tutto si possa, nel rispetto della giustizia, garantire su quelli che sono i fondamentali di una società che ha ben operato e noi pensiamo debba ben operare. Se respiro, come sto respirando, aria pulita, se c’è dialogo, reciproca stima e condivisione, io ho questo ruolo e continuerò a tenerlo perché è un ruolo di garanzia e responsabilità nei confronti dei tifosi che sono tutti quelli che ci seguono e non solo quelli che vengono allo stadio”.
“Il Genoa deve tornare dove manca da tanto tempo”
“Il calcio, mi ha insegnato Galliani, è crudele. Penso che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole un consolidamento economico che consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci, che tu controlli, di cui tu sei padrone.”
“Il Genoa deve essere padrone di se stesso”
Zangrillo, infine, chiosa sul mercato, dove riconosce al Genoa una gestione di compravendita che punta a migliorare sempre più la rosa: “E che quindi ti consenta di dire di no al signor Marotta quando vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, e lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa sognare e continuare a sognare. Però il Genoa deve essere padrone di se stesso: se vende Martinez è perché pensa di poterselo permettere, perché arriva un altro Martinez o meglio di lui, e se va via Gudmundsson, come è andato via Dragusin abbiamo visto che abbiamo fatto ancora meglio”.
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