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Il “Fattore Pep” sta cambiando la visione del calcio?
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10 mesi fail

Il proselitismo di Guardiola, vale a dire la tendenza ad affidarsi ad allenatori che hanno studiato alla scuola del catalano, ha ora una sua nomenclatura.
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Il “Pep Factor” spopola: da Maresca a Kompany, tutti i casi
“Pep Factor” non è un nuovo programma televisivo, sulle orme del celeberrimo X Factor, ma una nomenclatura (una sorta di neologismo di matrice anglosassone) che sta prendendo piede oltremanica. “E non solo” verrebbe da dire, considerando che il proselitismo di Guardiola sta mietendo vittime worldwide.
Per “Pep Factor” (italianizzato “Fattore Pep“) s’intende quella tendenza ad affidarsi ad allenatori che si sono abbeverati alla fonte del tecnico catalano. I casi più recenti sono Arteta (in forze all’Arsenal dopo il suo trascorso nell’Academy del Manchester City) ed Erik ten Hag, attuale tecnico del Manchester United (ma vicino all’esonero) e che è stato assistente di Guardiola ai tempi in cui questi allenava il Bayern.
Proprio il Bayern Monaco è in procinto di assumere Vincent Kompany, (oramai) ex-allenatore del Burnley che ha “rubato” dallo spagnolo durante il periodo in cui quest’ultimo lo ha allenato. Una scelta ha fatto discutere ma che è sintomatica della volontà dei principali club europei di ricercare il “nuovo Guardiola“.
Guardiola “inimitabile”, ma il suo è un esempio virtuoso?
Il termine “Pep Factor” è stato utilizzato anche da Andy King, bandiera del Leicester, che ha parlato ai microfoni della PA News Agency dell’imminente passaggio di Enzo Maresca (che è stato prima allenatore delle giovanili dei citizens e poi assistente di Guardiola) al Chelsea. Di seguito, un estratto delle sue parole:
❝Ho giocato due volte quest’anno (con il Bristol City, n.d.r.) con il Leicester ed erano disposti in campo esattamente come il Manchester City. Sono certo che ci abbia messo del suo, ma l’aver avuto accesso in prima persona alle sessioni di allenamento di Guardiola è stato certamente importante. Questo appare chiaramente nella disposizione in campo della squadra e nel suo modo di giocare. So che ai ragazzi è piaciuto molto lavorare con Maresca. Parlano sempre molto bene di lui e avendoci giocato contro, capisco anche il perché.❞
Una tendenza iniziata nel 2009, l’anno successivo alla promozione di Guardiola da tecnico della Masia a tecnico della prima squadra del Barcellona, e la Juventus, con l’esonero di Claudio Ranieri e la conseguente scelta di affidarsi all’esordiente Ciro Ferrara, è stata (suo malgrado) precursore di questa tendenza.
Tuttavia, difficilmente l’imitazione raggiunge la grandezza dell’originale. Sin qui soltanto Arteta, fra i proseliti del catalano, ha rispettato le (enormi) aspettative che posano sulle spalle di questa scuola di pensiero. Non ci resta che attendere per capire se Maresca e Kompany faranno altrettanto o se saranno soltanto l’ennesimo frutto di una moda passeggera e (forse) anche dannosa per il movimento calcistico internazionale.
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Arda Güler brilla in Copa del Rey: tre assist decisivi nei tempi supplementari per il turco, di cui Ancelotti elogia la visione di gioco.
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Arda Güler continua a impressionare con le sue prestazioni in Copa del Rey. Il giovane talento turco ha fornito ben tre assist nei tempi supplementari nella competizione, dimostrando una capacità di lettura del gioco che ha suscitato l’ammirazione e i complimenti di Carlo Ancelotti. Il tecnico italiano, al termine del match, l’ha elogiato: “Legge il gioco in modo brillante”.
Un futuro promettente per Güler
Le abilità di Güler non sono passate inosservate, e il suo contributo decisivo nei momenti cruciali della partita lo rende un giocatore da tenere d’occhio per il futuro. Questo giovane calciatore turco sta rapidamente diventando una delle promesse più interessanti del panorama calcistico internazionale.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
⚪️🇹🇷 Arda Güler has provided 3 assists in Copa del Rey, all of them in extra time.
“He reads the game brilliantly”, says Carlo Ancelotti. pic.twitter.com/fXPunDCOZE
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) April 2, 2025

Il Bologna vince nettamente la semifinale d’andata di Coppa Italia in casa dell’Empoli. La finale per la squadra di Italiano è a un passo.
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Il Bologna vede la finale di Coppa Italia. Con il netto 3-0 inflitto all’Empoli nella semifinale d’andata in Toscana, la squadra di Italiano ha ormai ipotecato la qualificazione. Un risultato che non lascia spazio a repliche e che avvicina i rossoblù a un traguardo che sembrava impensabile a inizio stagione, quando la squadra stentava a trovare continuità.
Nei mesi, però, la crescita è stata evidente e oggi il Bologna è una delle squadre più in forma e spettacolari d’Europa. L’entusiasmo cresce anche pensando alla storia: l’ultima volta che il club felsineo ha raggiunto la finale di Coppa Italia risale al 1973/74, quando sconfisse il Palermo e alzò l’ultimo trofeo della propria bacheca. A distanza di oltre cinquant’anni, i tifosi adesso sognano un trionfo.

VINCENZO ITALIANO PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Italiano, occasione di riscatto?
Chi sembra avere un rapporto privilegiato con le fasi finali delle Coppe è proprio Vincenzo Italiano. Dopo aver centrato la finale di Coppa Italia con la Fiorentina nella stagione 2022/23 (persa 2-1 contro l’Inter), l’allenatore siciliano è vicinissimo a ripetersi anche con il Bologna due anni dopo.
In mezzo, ci sono anche due finali europee di Conference League, entrambe raggiunte con la Viola: la prima nel 2022 contro il West Ham, la seconda l’anno successivo contro l’Olympiacos. In entrambi i casi, però, la coppa è sfuggita all’ultimo atto.
Quella che si profila all’orizzonte potrebbe quindi essere la quarta finale in tre anni per Italiano, che vuole finalmente scrivere un epilogo diverso.
Il tecnico rossoblù è consapevole che questa potrebbe essere l’occasione giusta per spezzare il tabù. Finora, le sue finali sono state sinonimo di delusione, ma ogni esperienza ha aggiunto qualcosa al suo bagaglio.
Ora, con una squadra che ha trovato la sua identità e che viaggia sulle ali dell’entusiasmo, Italiano ha la chance di prendersi la rivincita personale e, allo stesso tempo, di regalare al Bologna una pagina di storia.
Un successo in Coppa Italia significherebbe tornare a vincere dopo oltre mezzo secolo e proiettare definitivamente la squadra tra le big della Serie A anche per le prossime stagioni.
Focus
Juventus, Nico Gonzalez e il nuovo ruolo con Tudor
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18 ore fail
01/04/2025By
Pietro Mauti
Nella prima Juventus targata Igor Tudor, Nico Gonzalez è stato impiegato esterno di centrocampo in una linea a quattro. Può essere il ruolo giusto per lui?
Nico Gonzalez, arrivato in estate alla Juventus dalla Fiorentina per 38 milioni di euro, non ha avuto fin qui l’impatto che ci si aspettava in bianconero. L’esterno argentino nei suoi primi nove mesi a Torino, in base al rapporto costo del cartellino-rendimento in campo, ha rappresentato uno dei più grandi buchi dell’acqua impuntati dai tifosi juventini a Thiago Motta e Cristiano Giuntoli. Sotto la guida del tecnico ex Bologna, le prestazioni di Gonzalez hanno spesso lasciato a desiderare. Soltanto 3 gol realizzati in tutte le competizioni, e pochissimi sprazzi del gran giocatore ammirato a Firenze nelle stagioni passate.
Le idee confuse e i continui cambi ruolo apportati da Thiago Motta non l’hanno di certo aiutato: piazzato prima a destra, poi a sinistra, infine da prima punta, quando si era rotto il rapporto tra l’allenatore e Dusan Vlahovic. Adesso, con il nuovo corso di Igor Tudor, le prospettive di Nico Gonzalez alla Juventus sono totalmente diverse. Il tecnico croato, nella prima uscita contro il Genoa, ha schierato il classe 1998 esterno destro a tutta fascia nel suo 3-4-2-1.

NICOLAS GONZALEZ IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, la prestazione di Nico Gonzalez da esterno a tutta fascia
Nico Gonzalez, contro il Genoa, è stato schierato largo a destra nel 3-4-2-1 disegnato da Igor Tudor. La prestazione dell’ala della Juventus, in un ruolo inedito, e per giunta con pochi allenamenti, visto che Nico era impegnato con la selezione Argentina, è stata incoraggiante. L’ex viola ha subito giovato della cura Tudor: contro il Genoa ha totalizzato il 75% di dribbling riusciti, la metà dei duelli aerei vinti e 70% di passaggi completati. Ma soprattutto ha colpito i tifosi bianconeri per l’applicazione e l’abnegazione, tanto da terminare la partita con i crampi.
Igor Tudor, nella sua avventura alla Lazio, aveva già sperimentato un evoluzione simile con Mattia Zaccagni e Felipe Anderson. Nella sua esperienza a Roma, l’allenatore chiedeva ai due esterni di restare aperti e alti, provando a supportare i trequartisti e sfruttare l’ampiezza per aprire le difese avversarie. Contro il Genoa si è visto poca manovra offensiva, ma la Juventus che ha in mente Tudor deve essere in grado di creare più occasioni e segnare di più. In questo senso, Nico Gonzalez può rappresentare un’ arma importante.
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