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Milan, Ibrahimovic: ” Sarà Fonseca il nuovo allenatore. In 6 mesi da dirigente già ho i capelli grigi, Cardinale è un vincente.”

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Milan, la conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic

Milan, ha inizio la prima conferenza stampa da dirigente rossonero di Zlatan Ibrahimovic: inaugurando la nuova stagione calcistica ufficialmente.

Di seguito le sue parole:

milan

Zlatan Ibrahimovic, Milan, celebrating.

Cosa vuoi portare di te nel Milan?
“Dopo 6 mesi ho già i capelli grigi… Si lavora. Dopo il mio ritiro dal calcio c’è un’altra libertà, nella vita, di fare le cose; sono stato lontano dai miei figli per tanto tempo. Poi mi è arrivata una chiamata da Furlani, mi ha detto di venire a Milanello per fare un saluto; da lì è stato un ‘vediamo’, non sapevo cosa sarebbe successo, tutto in amicizia. Ero pronto per giocare, l’avevo detto anche a mister Pioli… Da lì in poi siamo andati avanti, ho incontrato Cardinale, abbiamo parlato solo io e lui, un meeting di qualche ora, in cui lui mi ha chiesto sulla vita, cosa voglio fare, della mia vita e mi ha proposto di tornare nel Milan essendo operative partner in Red Bird. Con Gerry sono stato chiaro: se devo entrare nel Milan, deve essere un progetto vincente; chi conosce la mia mentalità sa che io non accetto perdere, non che non mi piace perdere, ma non lo accetto. Voglio vincere e vincerò. Gerry mi ha risposto: ‘Benvenuto’. Da lì siamo partiti”.

Cosa ti ha colpito di Cardinale?
“Parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente, perché quando prende le cose le prende sul personale; anche col Milan è così: vuole arrivare nel suo modo, ha ambizione forte e chiara di creare un progetto vincente per il presente e a lungo termine. Io gli ho detto ‘Gerry, sono l’uomo perfetto, allora’. Serve intelligenza, essere smart”.

Qual è il tuo ruolo?
“Sono operating partner di Red Bird, la mia responsabilità è nel Milan, lavoro con Furlani e Moncada. Sono coinvolto su tutto: Milanello, Casa Milan e Vismara. Ma non è un one man show: tutti hanno responsabilità”.

Qual è il prossimo step?
“Il prossimo step è rinforzare la squadra. Gli obiettivi del Milan sono i trofei: vincere in Italia e in Europa. Perché la storia del Milan è anche in Europa. Negli ultimi anni il Club è tornato al top. Ogni anno gioca per i trofei. Dico sempre: il Milan non vince, il Milan fa la storia. Questa è la differenza tra noi e gli altri. Chi entra nel Milan deve avere questa ambizione. Chi è qui e non ha questa ambizione e questi obiettivi non avrà spazio. Nessuno ha detto che siamo soddisfatti dell’ultima stagione. Dopo una stagione si fa una valutazione, ma qui al Milan non c’è un limite: vogliamo essere più forti di quello che siamo oggi”.

Sei ottimista?
“Sono molto ottimista, molto positiva. I dirigenti sono giovani, hanno tanta fame, vogliono fare la differenza. Noi abbiamo un piano che stiamo seguendo: non è che perdendo una partita si va in panico. È tutto sotto controllo e stiamo seguendo la nostra strategia. Il futuro è positivo. Non ci sono obiettivi personali: tutti lavoriamo per il Milan. Ma non è solo per parlare, non voglio fare promesse, andare davanti alla telecamera per fami vedere e blablabla: voglio dimostrare, si lavora tutti i giorni, anche nel silenzio; non siamo un podcast o un talk show, anzi: il silenzio a volte è più pericoloso”.

Ibra annuncia ufficialmente il nuovo allenatore:
“Voglio dire grazie a Pioli per quello che ha fatto nel Milan, da parte della società e da parte mia personalmente. Il nuovo allenatore sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene, abbiamo messo i criteri su cosa cerchiamo e cosa vogliamo. Lo abbiamo scelto per portare la sua identità nei giocatori che abbiamo, per come vogliamo che giochi la squadra, con un gioco dominante e offensivo; con tutto il rispetto per Pioli, volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori. Abbiamo studiato come allena, come gioca, come prepara le partite. Vogliamo portare qualcosa di nuovo anche a San Siro: dopo 5 anni serviva qualcosa di nuovo. Fonseca è l’uomo giusto. Siamo molto fiduciosi e ci crediamo tanto”.

A che punto siete su Zirkzee?
“Dopo l’addio di Giroud, c’è Jovic, ma manca un posto. Cerchiamo l’attaccante. Zirkzee è forte, non è un segreto, ha potenzialità e ha fatto una grande stagione. Ciò che gira è realtà. Mi assomiglia? Non mi piace paragonare un giocatore. Lui gioca a me, arriva da scuola Olanda. Lui è Zirkzee, io ero Ibra”.

L’obiettivo minimo è la seconda stella?
“Con Gerry parliamo la stessa lingua e abbiamo la stessa ambizione. Non sarei entrato qui se non c’era un progetto vincente. Quando abbiamo vinto lo Scudetto dicevano che non eravamo in top4 in campionato, poi non è detto che non vinci. Obiettivo è vincere. Ogni cosa che facciamo è per vincere trofei facendo una squadra competitiva. Garanzie non ce ne sono, ma ciò che stiamo facendo è per arrivare agli obiettivi che ci siamo proposti secondo la strategia che abbiamo: intelligenza e smart. Non siamo qui per mostrare i muscoli facendo vedere che possiamo spendere più di tutti, perché non è così la realtà”.

Perché Fonseca e non Lopetegui?
“Sui giornali ogni giorno c’era un nome: Moncada ne voleva uno, Furlani un altro, io un altro, Cardinale un altro… Ci sono le voci che girano e poi c’è la realtà. C’erano dei nomi sul tavolo e, alla fine, tra Lopetegui e Fonseca era più verso Fonseca”.

Avete parlato con Fonseca?
“Quando abbiamo deciso di salutare Pioli, abbiamo valutato e parlato con Fonseca. Ogni giorno parliamo e condividiamo la strategia. Lui ha i suoi desideri. Abbiamo anche un progetto di U23 molto importante per noi: vogliamo collegarla alla Prima Squadra e Fonseca è uno che dà possibilità e responsabilità ai giovani. Se hai un genio come allenatore e una squadra poco forte il miracolo lo fai una volta, forse due… Noi vogliamo mettere l’allenatore nelle condizioni migliori possibili”.

Come ti trovi nel nuovo ruolo?
“Mi devo abituare: è diverso dall’essere calciatore, qua si prendono decisioni. Sei amico dei calciatori, ma devi pensare al bene per il Milan. Devo crescere tanto e imparare tanto, ma abbiamo colleghi che mi aiutano”.

Perché non Conte?
“Prima abbiamo studiato il tipo di allenatore e l’approccio nel suo gioco. È uscito Paulo Fonseca e ci abbiamo parlato faccia a faccia; così lo senti, hai un feeling; lui è molto ambizioso, ha tanta voglia di lavorare, di fare bene e di migliorare. Nel Milan c’è un allenatore, non un manager. Con Conte non abbiamo discusso perché i criteri che abbiamo messo noi, con tutto il rispetto per lui, non c’era in lui quello che cercavamo”.

Ti ha fatto soffrire lo Scudetto dell’Inter?
“Sofferto no, io non soffro. Questa parola è per un perdente. Qua parli con un vincente, quindi l’Inter ci dà carica per fare ancora di più”.

A che punto siete col nuovo stadio?
“Gerry vuole creare e fare qualcosa di nuovo e l’idea dello stadio, per me, è geniale. I milanisti meritano uno stadio che è wow. Gli americani di spettacolo e di show sanno cosa fare. Poi sullo stadio risponderà Furlani”.

I top rimarranno?
Theo e Maignan restano, anche Leao: sono giocatori tra i più forti nei loro ruoli e hanno un contratto con noi, sono felici. Non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro di RedBird possiamo portare giocatori forti per migliorare. L’anno scorso abbiamo messo la base. L’attaccante non è un segreto: vogliamo prenderlo. Il mercato è tutti i giorni e ogni giorno arrivano report di giocatori. Mille chiamate ogni giorno per proporre i giocatori, chiamano anche voi per creare situazioni. Per finalizzare un giocatore è un processo che stiamo seguendo. Per noi l’importante è il profilo: possono anche essere i giocatori più forti del mondo, ma se non è nel nostro profilo non lo prendiamo”.

Quanto è importante Raiola nel tuo ruolo?
“Ho scelto di non parlare con i procuratori, non voglio avere dialogo con loro: io ancora sono bianco o nero, mentre Furlani e Moncada sono grigi. Io arrivo dalla scuola Mino, dalla scuola Galliani, che sono più dritti. Se i procuratori sbagliano con me, io sono bianco o nero. Oggi, poi vediamo. Poi se arrivano situazioni siamo dentro e parliamo”.

Perché non avete pensato a un allenatore italiano?
“Conte? Per quello che cercavamo, il nome di Conte non è uscito. Dipende dal materiale che hai. Per noi il migliore per quello che abbiamo e per l’identità che vogliamo portare è Paulo Fonseca. Era importante per noi prendere un allenatore che andasse bene per la squadra che abbiamo. Per i giocatori italiani? Ci sono nella lista che stiamo guardando, però oggi… Non abbiamo nessuno in Nazionale, anche se secondo me Gabbia doveva esserci”.

Un commento sulle commissioni.
“Quando si parla di trattative si pensa che il Club sia sotto pressione e prova a sfruttare la situazione. È una trattativa, si va avanti e dietro, non è una beneficienza. Deve andare bene per il Club. Siamo smart e intelligenti, non è rock n roll”.

Quanto manca per vincere la Champions?
“Voglio vincere il più possibile, ovvio. Poi non voglio la rivincita con la Champions da dirigente… Io voglio fare la differenza, con la idea e la mia visione. Qui inizio da zero. Da giocatore era un’altra cosa. Voglio vincere la Champions, ovvio. Stiamo lavorando per fare la storia”.

Come si va con i rinnovi di Maignan e Theo?
“Nelle loro situazioni tutto è possibile, forse sai tu più di me sulle loro richieste… Da quando c’è Red Bird, possiamo fare questi discorsi senza andare in difficoltà economicamente. Non vogliamo andare in negativo. Grazie a questo lavoro, abbiamo la possibilità di fare tante cose che sono importanti. Theo e Maignan sono contenti qua, hanno già scritto la storia e devono continuare a farla”.

Come migliorare?
“Abbiamo una strategia da seguire, poi sono i dettagli che fanno la differenza. Noi siamo come una formula1 che va veloce sulla pista, ma se giri troppo veloce vai fuori strada; devi essere controllato. Arrivare al top è più facile che rimanerci. Noi vogliamo rimanerci a nostro modo”.

Ci sono possibilità per altri investitori? Ci parlerai tu?
“Non ci ho parlato fino ad ora, se lo farò dipende da Cardinale. Non si è parlato di investitori. Furlani risponderà per più dettagli. Io rappresento RedBird: sport, intrattenimento, un po’ fashion, sono un vincente e non ho paura per le sfide”.

Commissioni?
“Non facciamo beneficienza. Abbiamo una lista di attaccanti, lo stiamo cercando. Il Milan non ne punta solo uno. Dobbiamo capire chi è il migliore, poi lo devo vedere io faccia a faccia, se è pronto per giocare a San Siro, se è pronto per il Milan, se sopporta la pressione. Ci sono tanti fattori”.

Come ti trovi?
“Io non sono un dipendente del Milan, ma faccio parte della proprietà. Gli ex giocatori portano il loro ego quando diventano dirigenti, perché pensano di sapere tutto. Io faccio il contrario: inizio da zero, devo crescere e imparare. Io non mi metto a fare l’allenatore, Furlani fa il suo lavoro meglio di me”.

Serie A

Monza, buon punto in casa di Vanoli ma ora serve tornare alla vittoria

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Monza, Nestra

Monza, termina 1-1 la sfida in casa del Torino, in una partita certamente ostica, ma che i brianzoli non hanno abbastanza carattere per provare a vincere.

La serie negativa è spezzata, ed è l’unica la nota lieta del pomeriggio di Torino. Il Monza, dopo tre sconfitte di fila, torna a conquistare punti dopo tre sconfitte consecutive.

Dopo i passaggi a vuoto con Atalanta, Lazio e Milan, i ragazzi di Nesta tornano a muovere la classifica, salendo a quota 9, al penultimo posto in classifica.

Tutto questo almeno momentaneamente, con un Venezia-Lecce, in programma per questa sera, che potrebbe rispedire indietro i biancorossi all’ultimo posto.

Al netto delle questioni di classifica, però, in quel di Torino il Monza ha saputo reagire al vantaggio granata, uscendo indenne da un campo certamente difficile, ma contro una squadra che non sta vivendo di certo un buon periodo.

Proprio la mancanza di coraggio ha caratterizzato una partita che, forse, con un pizzico di grinta e determinazione in più, avrebbe potuto portare i tre punti.

Accontentarsi e convincersi che, infondo, sarebbe bastato un punto, ha allontanato la possibilità di arrivare a una vittoria che sarebbe stata molto pesante. L’appuntamento con i tre punti è rimandato, quindi, alla prossima sfida, che sarà il derby brianzolo contro il Como.

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Serie A

Fiorentina, Moise Kean sempre più trascinatore

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È una Fiorentina sempre più da sogno, con un Moise Kean trascinatore, nonché protagonista di una cavalcata che riscrive la storia.

La Fiorentina non si ferma più. Il netto successo per 2-0 sul campo del Como ha confermato il momento straordinario dei viola, che si godono il secondo posto in classifica a pari merito con Inter e Atalanta. Una posizione che torna a far sognare i tifosi, ormai trascinati da una squadra che sembra non conoscere ostacoli.

Con la 7° vittoria consecutiva di oggi (come l’Atalanta) i ragazzi di Raffaele Palladino stanno riscrivendo la storia del club. Era infatti dal lontano 1960 che la Fiorentina non riusciva a infilare una striscia così lunga di successi in campionato. In quella stagione i viola arrivarono a ben 8 vittorie consecutive, concludendo al 2° posto. Non ci riuscì neanche la Fiorentina del 1968-69, che conquistò il suo secondo scudetto.

Fiorentina, Kean sempre più trascinatore

Protagonista assoluto di questo straordinario momento è Moise Kean, sempre più leader e trascinatore. Nelle ultime 7 gare, di cui una saltata per un problema fisico, l’attaccante ha collezionato 7 gol e 1 assist, risultando decisivo per il percorso dei viola. Kean è andato a segno in ognuna delle ultime 4 partite di Serie A, una striscia personale che non viveva dal marzo-aprile 2019, quando fu determinante nella Juventus di Allegri nell’anno del loro 9° scudetto consecutivo.

La Fiorentina di oggi, però, non guarda al passato, ma al futuro. Dopo l’impegno in Conference League, i viola affronteranno l’Inter al Franchi in un autentico scontro al vertice, che potrebbe dire molto sulle ambizioni di Palladino e dei suoi ragazzi. Una Fiorentina così, però, fa già sognare Firenze, dove la parola “scudetto” inizia a tornare tra le voci del tifo.

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Serie A

Atalanta, Retegui sempre più inarrestabile: 12° gol in Serie A e nuovo record

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Belgio-Italia, Retegui

L’Atalanta raggiunge l’Inter al vertice della Serie A. Nel frattempo, l’italo-argentino brilla, ma in Champions cerca ancora il primo gol.

Prosegue il momento magico dell’Atalanta, che contro il Parma ha centrato la 7° vittoria consecutiva in Serie A, riportandosi al primo posto in classifica a pari merito con l’Inter, entrambe a quota 28 punti. I nerazzurri si confermano una macchina perfetta, trascinati dall’inarrestabile Mateo Retegui, autore del gol che ha aperto le marcature al Tardini dopo appena 4 minuti di gioco.

Atalanta, i numeri di Retegui

L’attaccante italo-argentino, arrivato a Bergamo in estate, ha siglato il suo 12° gol in campionato in 13 presenze, confermandosi uno dei protagonisti assoluti di questa Serie A. La rete, arrivata su assist di Raoul Bellanova e realizzata con un colpo di testa, è il quarto di questo tipo per Retegui in stagione. Nessuno, nei cinque maggiori campionati europei, segna come lui con questo fondamentale, secondo i dati Opta. L’ultima rete di testa risaliva al 15 settembre, nella vittoria casalinga contro la Fiorentina.

Atalanta

LA GRINTA DI MATEO RETEGUI IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Tuttavia, non è solo questione di precisione aerea. Retegui è anche l’unico giocatore nei principali tornei europei 2024/25 ad aver segnato più di 5 gol sia in casa che in trasferta, dimostrando una straordinaria capacità di essere decisivo ovunque giochi.

Nonostante la partenza esplosiva in Serie A, l’attaccante non ha ancora trovato il gol in Champions League, dove ha persino fallito un calcio di rigore nella sfida contro l’Arsenal. Martedì prossimo, però, Retegui avrà l’occasione di sbloccarsi nella trasferta contro lo Young Boys, un match cruciale per i bergamaschi per consolidare il proprio percorso europeo.

 

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