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Serie A

Atalanta, ecco il nuovo capo scouting

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atalanta

Ecco il nuovo capo scouting dell’Atalanta. Sarà una figura che assumerà un ruolo sempre più rilevante nella selezione dei nuovi giocatori della squadra.

Atalanta, Dario Rossi nuovo capo scouting

Dario Rossi porta con sé un legame profondo con il club bergamasco. Un legame che richiama alla memoria il nome di suo padre: Delio Rossi. Quest’ultimo ha guidato la squadra nella stagione 2004/2005, subentrando a stagione in corso. Ha sfiorato una salvezza quasi impossibile, con 28 punti in 24 partite, nonostante la retrocessione finale.

Dario Rossi, dopo l’esperienza al Bologna, approda ora a Bergamo e sarà operativo già nelle prossime ore. Collaborerà strettamente con Gatti, Zamagna e Tony D’Amico. E’ stato recentemente premiato dall’ADISe (Associazione Italiana Direttori Sportivi) come uno dei migliori direttori sportivi della Serie A 2023/24, insieme a Piero Ausilio dell’Inter e Giovanni Sartori del Bologna.

percassi atalanta

Insieme all’amministratore delegato Luca Percassi e con Gasperini nella selezione dei giocatori per rafforzare la squadra, Dario Rossi farà parte del team di mercato del club. Questo team sta riprendendo slancio dopo aver salutato Lee Congerton solo pochi mesi fa, con l’obiettivo di mantenere il club competitivo ai massimi livelli.

Serie A

Empoli, si presenta D’Aversa: “Chiedo volontà di sacrificio”

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D'Aversa

Nella giornata odierna, è stato presentato Roberto D’Aversa come nuovo allenatore dell’Empoli. L’ex allenatore del Lecce, va a sostituire Davide Nicola.

E’ stato presentato Roberto D’Aversa come nuovo allenatore dell’Empoli. L’ex tecnico del Lecce andrà a sostituire Davide Nicola con il compito di fare meglio della scorsa stagione, conclusa con la salvezza.

Nicola si è così presentato in conferenza stampa, parlando subito della tattica che userà in questa stagione: “Per quanto riguarda la situazione tattica il modulo può essere importante sotto l’aspetto dei numeri, ma la squadra dovrà avere un piano A e un piano B.

Voglio che i miei ragazzi siano propositivi, l’abito si costruisce quando la squadra è completa. Non mi piace parlare del passato, ma quel brutto gesto mi ha dato un’immagine che non appartiene, vorrei che si parlasse di me per i meriti sul campo. Mi scuso ancora per quel che è successo ma voltiamo pagina”.

Empoli, si presenta D’Aversa: “Chiedo volontà di sacrificio”

D’Aversa si sofferma poi su cosa la squadra deve dimostrare dicendo: “Chiedo loro la volontà di sacrificio, dedizione al lavoro, di ragionare sul noi. Poi ognuno avrà un obiettivo personale ma l’unione di intento è quello che ti porta al raggiungimento dell’obiettivo.

Mi ha spinto a venire qui Il fatto che lavorano bene, soprattutto coi giovani. Ho sempre dimostrato di volere lavorare coi giovani, è bello e gratificante vederli ad ambire a grandi club. La storia dell’Empoli parla per sé, per me non c’è età nel mondo del calcio”.

Si è poi parlato di come dovranno giocare gli uomini di D’Aversa. A tal proposito, partendo dall’attaccante, il tecnico risponde: “L’attaccante ideale è quello che faccia più gol possibili, poi chiaramente nel calcio moderno gli attaccanti devono essere completi. Dobbiamo ragionare più sui reparti che sul singolo.

Sulla costruzione della squadra abbiamo dato due possibilità, i numeri sono interpretativi. Il 3-5-2 può cambiare in base al vertice. Quello che conta è l’interpretazione, la squadra può fare più sistemi. Per me bisogna giocare in una data maniera”.

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Calciomercato

Napoli, Campos al lavoro per portare Osimhen al PSG

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Il Paris Saint-Germain ha acceso i riflettori su Victor Osimhen, l’attaccante nigeriano del Napoli, in vista della prossima sessione di mercato.

Secondo fonti vicine al club parigino, il direttore sportivo Luis Campos sarebbe già al lavoro per preparare l’offerta e convincere sia il Napoli che il giocatore.

Indice

Un’operazione complessa

L’operazione non è delle più semplici. Il contratto di Osimhen con il Napoli prevede una clausola rescissoria di 120 milioni di euro, una cifra considerevole anche per un club dalle finanze solide come il PSG.

Il talento del giovane attaccante e il suo potenziale di crescita sembrano giustificare un investimento di tale portata.

Osimhen si convince

Un altro aspetto cruciale di questa trattativa è la volontà del giocatore.

Sempre secondo le stesse fonti, Osimhen si starebbe convincendo della bontà del progetto parigino.

Il PSG può offrire non solo un contratto economicamente vantaggioso, ma anche la possibilità di competere ai massimi livelli in Europa, con l’obiettivo dichiarato di conquistare la Champions League.

Campos al timone

Luis Campos, il direttore sportivo del PSG, ha una lunga esperienza nel mercato internazionale e una reputazione di abilità nel portare a termine trattative complesse.

La sua strategia prevede di muoversi con discrezione, ma con determinazione, cercando di anticipare la concorrenza e chiudere l’affare prima dell’apertura ufficiale del mercato.

Un’occasione per il Napoli

Per il Napoli, la possibile cessione di Osimhen rappresenterebbe una perdita tecnica significativa, ma anche un’opportunità economica.

I 120 milioni di euro della clausola rescissoria potrebbero essere reinvestiti per rafforzare ulteriormente la rosa e magari scoprire nuovi talenti.

Inoltre, una trattativa ben gestita potrebbe portare anche a ulteriori vantaggi, come clausole su future rivendite o bonus legati alle prestazioni del giocatore.

(Foto: Depositphotos)

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Serie A

Lazio, Baroni: “Questo è il punto più alto della mia carriera”

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Lazio

Il nuovo tecnico della Lazio Marco Baroni ha parlato alla conferenza stampa alla quale è intervenuto anche anche il patron biancoceleste Claudio Lotito.

Di seguito le parole dell’ex tecnico dell’Hellas Verona e attuale tecnico della Lazio Marco Baroni, rilasciate nella conferenza stampa di presentazione con il club biancoceleste, dove interverrà anche il patron biancoceleste Claudio Lotito.

Lazio, le parole di Baroni

Lazio, Baroni

È Lotito ad aprire la conferenza di presentazione di Marco Baroni: “È l’occasione per fare il punto della situazione e fugare una serie di considerazioni che non corrispondono alla realtà che leggo sui giornali e sento in radio. La Lazio non sta ridimensionando, sta riorganizzando cercando di valorizzare il merito.

La scelta dell’allenatore Baroni è una scelta pensata, voluta e basata sulla valutazione tecnica della qualità della persona e sul progetto che la Lazio intende intraprendere su una squadra che si baserà sulla forza fisica e sulla corsa. Il calcio è cambiato, in passato si cercavano le bandiere ma adesso le bandiere non si vedono nelle altre squadre.

Sono stato uno dei pochi a voler mantenere dei punti fermi, ma poi le scelte dei giocatori sono state diverse e non legate a delle discussioni con la società, ma scelte individuali che non sono legate all’affetto per la maglia biancoceleste.

Ci stiamo basando su un allenatore che non corre dietro alle teorie, chi merita gioca, chi non merita non gioca, e non gioca solamente un giocatore per il nome che ha, il posto si guadagna in campo.

Questa è la filosofia e questa mancanza di applicazione ha portato all’allontanamento di due allenatori, e ci tengo a sottolineare che non ci sono stati problemi con la società, anzi hanno sottolineato come i giocatori debbano mettersi al servizio della società.

Deve essere premiato il merito, giocatori del passato come Di Natale all‘Udinese che ha rifiutato qualsiasi offerta, oggi il calcio è cambiato, viene meno l’attaccamento alla maglia per interessi economici.

Noi vogliamo riportare una squadra organizzata, efficiente e propositiva, che faccia spettacolo dove i giocatori scendono in campo per dimostrare il loro impegno con la maglia sudata, cosa non accaduta in passato.

La Lazio non ha fallito, è in Europa League e ha perso con le squadre meno attrezzate, non c’è un problema di potenzialità della squadra, ma di spogliatoio, di testa e di capacità di mettersi in discussione. Questo ha portato alle dimissioni di Sarri in primis e successivamente di Tudor, alla luce anche di uno striscione che è stato esposto e che non fa onore a chi lo ha suggerito.

Noi vogliamo riportare al centro del nostro progetto l’interesse della Lazio, chi vuole restare può farlo, chi non vuole farlo va via ma alle condizioni della Lazio. Noi in campo vogliamo mandare chi merita, se è bravo scende in campo, se non è bravo non scende in campo.

Abbiamo preso dei giocatori dopo una scelta pensata e confortata anche dall’allenatore, giocatori che hanno forza fisica e voglia di fare. Alcuni giocatori neanche sapevate chi fossero, adesso è uscito un nome ricorrente che non abbiamo preso per 20 minuti di disguido (Greenwood, ndr).

Nella vita però di giocatori, direttori e allenatori ce ne sono quanti volete, mancano i presidenti. In Marco Baroni abbiamo trovato una persona di qualità morali eccezionali, per Baroni parlano i risultati. Doveva essere la panchina d’oro, se l’è guadagnata sul campo con il Lecce e il Verona, non ha avuto la fortuna di mettersi in mostra in un altro palcoscenico e oggi ce l’ha.

Gioca chi merita e chi è in grado di fare la differenza, chi non è in grado non gioca. Per il mercato, contrariamente a quanto scritto da qualcuno, la Lazio non ha speso 30 milioni ma 40 perché c’è anche l’IVA più le commissioni, noi lavoriamo in base a quello che serve a noi.

La Lazio lavorerà per costruire una squadra competitiva, lo era già lo scorso anno ma non lo era a livello di spogliatoio e la dimostrazione è l’addio di alcuni giocatori che hanno deciso di abbandonare la nave. I giocatori hanno dimostrato di poter durare circa 3 anni in un club, noi credevamo che potessero ancora esistere le bandiere.

A me dispiace solo per Felipe Anderson, abbiamo fatto un’offerta molto competitiva, lo ha riconosciuto anche lui, ma ha fatto una scelta di vita e ha deciso di tornare a vivere in Brasile”.

Prende la parola mister Marco Baroni.

Come dovrà essere la sua Lazio?

“Noi da subito dobbiamo iniziare a lavorare duramente, so che sto ereditando una squadra che ha cultura del lavoro. Dovremo semplicemente intensificare ancor di più. Uno degli aspetti importanti è legato ai valori, l’ho portato in tutte le mie squadre e per me è fondamentale.

Questo fa la differenza nelle piccole cose e questo aspetto si ricongiunge allo spirito laziale, questo lo voglio vedere da subito. Nel calcio non c’è tempo, dobbiamo lavorare immediatamente sulla dedizione, sulla passione e attaccati al lavoro.

Quando una squadra va sul campo e dimostra a chi la osserva queste componenti di compattezza, equilibrio, lavoro e qualità il pezzo più importante è stato già fatto”.

Cosa ha provato quando ha ricevuto la chiamata della Lazio?

“Sono felice, è il punto più alto della mia carriera e c’è consapevolezza di questo. C’è voglia di lavorare, di sentire la sfida. Io sono un allenatore che ama le sfide, voglio una squadra pronta ad aggredire, la mia squadra non deve giocare per sé stessa ma per la gente”.

Cosa porta da Verona in questa esperienza a Roma?

“Ho sempre avuto un principio fin da quando giocavo, o vinco o imparo. L’esperienza di Verona è stata bellissima, nella vita hai tanti modi per affrontare una difficoltà, ma per me è un’opportunità. La trasformazione che c’è stata ha rappresentato il momento più bello, ci portiamo dietro un vissuto importante ma sappiamo che qui è tutto diverso.

So di dover fare un calcio diverso, c’è qualità, sono andati via giocatori importanti che hanno fatto la storia, ma abbiamo preso giovani ragazzi che dovranno partire con entusiasmo, coraggio ed equilibrio. Voglio che la squadra faccia un calcio che emozioni”.

Cosa pensa del mercato? Cosa manca a questa rosa?

“Non guardo mai a cosa manca, ma a quello che ho. Sono arrivati giocatori giovani, le parole del presidente hanno fatto piacere, questo ringiovanimento è legato al calcio che vogliamo proporre.

Metto sempre il giocatore al centro del progetto, il compito mio e dello staff sarà quello di prendere l’atleta e di valorizzare le sue caratteristiche all’interno del collettivo. La parola collettivo è fondamentale, il valore di ogni singolo giocatore non fa mai il valore del collettivo. Lì dovrà esserci la nostra crescita individuale e di squadra”.

Avete fissato con la società un obiettivo? Ha intenzione di partire dal 4-3-3 o dal 4-2-3-1?

“Sicuramente l’impianto sarà di una difesa a quattro con doppio esterno, all’interno di questo ci saranno delle possibili variabili. Da lì però non ci spostiamo, poi è chiaro che questo sia solo l’impianto, poi c’è la parte più importante con la squadra che deve avere compattezza, equilibrio e ferocia.

Bisogna andare a prendere gli avversari, a me piace un calcio dinamico e di ritmo. È chiaro che parto sempre dalla squadra e dal lavoro per creare un obiettivo, l’obiettivo è quello di migliorare sicuramente il campionato dello scorso anno, abbiamo 47 partite, l’obiettivo primario è quello di farne molte di più.

Giocheremo più di 5000 minuti, servirà tutto l’organico, ogni giocatore deve giocare qualsiasi minuto al proprio massimo”.

Cosa possono dare i giocatori che hanno fatto la storia recente della Lazio e che sono rimasti?

“Possono dare tantissimo, non parliamo di senatori. Ho parlato di cultura, questa squadra ha cultura. L’integrazione tra i nuovi sarà fondamentale, ma la cosa primaria è la presenza di giocatori importanti, li ho salutati oggi, ho visto gente vogliosa.

A me questo interessa, interessa portare in campo un clima di fiducia e di gioia nel lavoro. Queste sono le cose più importanti, quando ti alleni forte hai il senso del lavoro e del sacrificio, si gioca come ci si allena. Questa è la sfida con la squadra”.

Gasperini ha valorizzato il suo lavoro, ha percepito un cambiamento nei suoi confronti dopo queste parole? Dele-Bashiru può giocare nei tre centrocampisti?

“Mi riconduco alle parole di Gasperini che mi hanno fatto piacere, ma rimaniamo sul senso delle sue parole. Spesso un allenatore viene valutato per un trofeo, ma vince un allenatore e ci sono allenatori che vincono nel loro obiettivo che può essere una salvezza.

Questo era il messaggio, poi mi fa piacere perché c’è stima reciproca ma non penso fosse riferito solo al mio nome ma agli allenatori che insieme allo staff, ai giocatori e ai tifosi raggiungono questo obiettivo. Perdonatemi, non vorrei parlare dei singoli giocatori.

Abbiamo scelto e valutato dei giocatori per le loro qualità e devo farli entrare nei nostri schemi grazie al lavoro anche dello staff, poi si mette sempre il giocatore al centro. Ci deve essere subito una grande conoscenza per cercare di far esprimere al meglio il singolo giocatore”.

Si aspettava di poter avere un’occasione del genere prima?

“Io non guardo mai indietro, guarda sempre avanti. Di dietro mi porto le esperienza, ciò che è fatto ieri però è già passato.

La mia attenzione è rivolta all’oggi, il mio primo e unico pensiero è la Lazio. Poi è chiaro che ognuno si porta dietro un bagaglio esperienziale, ma siamo tutti pronti per questa meravigliosa occasione”.

Come la fa sentire il momento di contestazione della tifoseria nei confronti della società?

“Il sentimento è uno dei valori e degli aspetti in cui credo e a cui sono sempre legato. Il nostro sentimento, quello mio e della squadra deve essere legato ai tifosi.

Il primo passo deve farlo la squadra con quei componenti di cui ho parlato prima. Se la squadra suda la maglia, si spende e lotta con coraggio, questo è ciò che tutti vogliono vedere. Ecco perché la mia attenzione è rivolta a quello, al lavoro che dovremo fare insieme alla squadra”.

Le due dimissioni di Sarri e Tudor in pochi mesi l’hanno fatta riflettere?

“No, ho grande rispetto per chi ha lavorato qui, principalmente professionale. Sono però momenti e storie diverse, sono convinto della mia scelta, questi problemi non li ho mai avuti e non li avrò neanche quest’anno.

Tutti insieme dovremo cercare di lavorare sul coinvolgimento di tutte le componenti, non si raggiungono obiettivi se non siamo tutti insieme e questo è l’aspetto più importante su cui lavoreremo”.

È opportuno avere un’altra figura tra lei e la società per gestire lo spogliatoio?

“No, io non vedo queste problematiche. Qui c’è un gruppo di lavoro forte, un gruppo di ragazzi che ha voglia. Io ricorderò la fortuna che abbiamo, ricorderò ogni giorno che quello che spendiamo in campo è una fortuna.

Quando ci sono tutte le componenti di cui ho parlato prima io non vedo altre problematiche. Questo aspetto non mi mette timore, sono certo di questo”.

Ha fatto delle richieste primarie a livello di mercato? Ha dichiarato dei giocatori incedibili?

“Il coinvolgimento è stato totale, dall’inizio. Sono arrivato nel momento giusto quando c’erano da fare delle situazioni le abbiamo analizzate insieme. C’è stato un coinvolgimento totale da parte del presidente e del direttore, sono state fatte delle uscite che ha spiegato il presidente.

Noi non mandiamo via nessuno, ma serve quello che ho elencato prima. Dobbiamo avere giocatori che hanno il sentimento, la voglia e la determinazione per affrontare un’annata che vogliamo rendere importante. Ho delle coppie in ogni ruolo e non vedo l’ora di lavorare con i ragazzi”.

Ci può presentare il suo staff? Greenwood può alzare l’asticella?

“Il valore del giocatore lo conosciamo, so che è un giocatore bravo che può giocare sull’esterno. Di questa situazione non voglio parlare, non voglio parlare di singoli e di situazioni di mercato. Qui ho portato dei collaboratori, il mio secondo Del Rosso, due preparatori atletici, un collaboratore e due match analyst.

Poi abbiamo trovato qua Viotti e Lamberti con cui ho già parlato, due ragazzi giovani cui ho trasmesso la mia energia. Siamo uno staff a porta aperta, chi lavora forte dalla mattina alla sera trova l’ambiente ideale. Chi ha meno voglia ha un problema, ma non è questo il caso”.

C’è stato un contatto con Maurizio Sarri?

“C’è stata una telefonata ma solo di saluti. Con Maurizio c’è stima, quando ero già stato annunciato ci siamo sentiti. Ci siamo incrociati nei campionati di C2, c’è stima professionale e un buon rapporto umano. Anche io ho molta stima del suo lavoro”.

Che Lazio dobbiamo aspettarci sotto la guida Baroni?

“Conosco benissimo la storia della Lazio, io voglio un calcio aggressivo. Ho studiato la squadra e ho guardato quanto fatto lo scorso anno, a me non piace molto attendere e per questo andremo a lavorare con la squadra.

Io parto sempre da quello di cui ha bisogno la squadra per fare risultato. Ho in testa un calcio da fare, studiando ogni singolo componente credo si possa mettere in atto”.

Ha parlato di una difesa a 4 e di due esterni, può pensare alla doppia punta?

“A me piace giocare con i due esterni e la difesa a quattro, vi ho dato un impianto. All’interno di questo ci possono essere delle variabili anche a seconda della partita, non sono ingessato in un sistema di gioco.

Contro la Lazio con il Verona siamo partiti a 4 ma avevamo delle difficoltà e ci siamo messi a specchio con la difesa a tre.

È chiaro che poi vado a leggere la partita, in un calcio dinamico non creo un modello dal quale non si può uscire. Tendenzialmente l’impianto su cui costruire è quello, poi vedremo le varianti”.

Come gestirà le emozioni? Sul derby? 

“L’emozione c’è, così come la consapevolezza e la responsabilità. Ma è il nostro cibo, la nostra linfa. Se non hai questo… Ora c’è una grande lucidità e convinzione su quello che è il lavoro. Quando c’è qualsiasi timore, lo devi condurre nel lavoro, che è quello che ti porta dove puoi arrivare.

Il derby è una partita straordinaria, bellissima, ci sarà tempo per prepararla. Ci arriveremo senza sbagliarla”.

Ha già pensato chi potrà essere l’eventuale trequartista?

“Ho già pensato, ho le idee chiare, andremo a lavorare sul campo. Poi però le mie idee però devono avere un riscontro con le attitudini dei calciatori”.

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