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Roma, ti presento Le Fee: un “maghetto” per Ghisolfi

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Roma, Le Fee

Un po’ Maddison, un po’ Pellegrini. Florent Ghisolfi si presenta ai tifosi della Roma con Enzo Le Fee: un colpo da capogiro.

Le Petit Magicien (“il piccolo Mago” o “maghetto”, che dir si voglia) è il soprannome che Enzo Le Fee si porta dietro sin da bambino. Stavolta, però, il mago non è lui ma Florent Ghisolfi, che riesce in un numero di magia degno del miglior Houdini. Strappare al Rennes il suo piccolo mago, a un prezzo irrisorio per il calcio moderno.

Roma, il Lorient di Le Fee fu “l’anti-PSG” per sei mesi

Il 6 Novembre del 2023, al Moustoir, si giocava Lorient-PSG. Una partita come tante altre, se non fosse altro il fatto che quel Lorient era in piena zona Champions League (quarto in classifica) e con la possibilità, battendo i parigini, di andare a due punti dal primo posto. I bretoni si fanno preferire ai Campioni in Carica per gran parte del match, ma, a dieci minuti dal termine, verranno beffati dalla rete di Danilo Pereira e perderanno la partita.

Le Fee entrerà nel tabellino dei marcatori di quella partita, servendo a Moffi l’assist per il momentaneo uno a uno. Il Lorient a Gennaio avrebbe venduto due giocatori fondamentali per la squadra, come Ouattara e il sopracitato centravanti nigeriano, terminando la stagione al decimo posto. Tuttavia, sotto l’egida illuminata di Régis Le Bris, i bretoni presenteranno al calcio europeo molti talenti che di lì a poco sarebbero andati altrove.

Le Fee concluderà la stagione con 6 reti e 5 assist, imponendosi come un centrocampista eclettico e dalla qualità tecnica sopraffina. Le Bris gli chiederà principalmente di fare spalo fra la mediana e la trequarti, alternandolo dalla posizione di interno davanti alla difesa a quella di trequartista centrale di una linea a tre.

Le Fee può giocare senza problemi da mediano (più a due, con un compagno di reparto fisico e prettamente di rottura, che non da vertice basso) ma anche da trequartista o mezz’ala offensiva. Molto dipenderà da che modulo sceglierà di utilizzare De Rossi. Qualora il tecnico giallorosso dovesse confermare il 4-3-2-1 visto nella sua prima parentesi nella Capitale, Le Fee potrebbe agire sia come mezz’ala che come uno dei due dietro la punta.

Roma, Le Fée

Gli attriti con Stephan e la “fuga” nella Capitale

L’estate successiva, Le Fee rimarrà in Bretagna: trasferendosi al Rennes. I rossoneri lo rendono il colpo più esoso di un mercato da oltre ottanta milioni di euro, pagandolo circa venti milioni. Tuttavia, il centrocampista francese (complice una stagione globalmente negativa per i bretoni) non rende secondo le aspettative. All’inizio gioca tanto, sia con Genesio che con Stephan, salvo poi rimediare un brutto infortunio alla coscia a Febbraio.

Il suo infortunio, che lo terrà fuori dal campo per quasi due mesi, coincide con uno straordinario periodo di forma della compagine bretone. Il Rennes raggiunge le semifinali della Coupe de France, arriva a un passo dall’eliminare il Milan in Europa League e si rilancia in Ligue 1. Al suo ritorno, il tecnico francese non lo considera più indispensabile e infatti lo schiera titolare soltanto in due delle ultime nove gare dei transalpini.

Non ritenendolo più centrale nel proprio progetto tecnico, il Rennes (famoso in Francia per vendere almeno 4-5 pezzi pregiati ogni estate) accetta l’offerta della Roma. 23 milioni di euro (bonus compresi) per un giocatore che solo l’anno prima era stato pagato praticamente la stessa cifra sono un colpo da maestro.

Era ovvio che Ghisolfi, in quanto fine conoscitore di un campionato che è da sempre una fucina sterminata di talenti, avrebbe pescato in Francia per rinforzare la sua Roma. Una Roma che, sebbene accidentata dal mancato (ma inevitabile) riscatto di Lukaku, può consolarsi subito con un acquisto che si candida a essere uno dei colpi dell’estate di Serie A. E se con lui dovesse arrivare anche Chiesa, allora i tifosi romanisti potrebbero sognare.

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Roma, Hummels risponde alle critiche: c’era davvero bisogno?

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Roma

Dalle parole di Claudio Ranieri pre Venezia si è aperta una polemica verso i comportamenti, soprattutto social, di Mats Hummels. Serve davvero?

L’avventura di Mats Hummels alla Roma è facilmente accostabile al detto “dalle stelle alle stalle”. L’arrivo a Trigoria del tedesco è subito scombussolato dall’esonero inaspettato di Daniele De Rossi, vero e proprio demiurgo dell’acquisto del tedesco. Con Juric la musica è completamente diversa: il rapporto mai sbocciato tra l’attuale tecnico del Southampton e l’ex BVB è una delle principali motivazioni sul mancato utilizzo del difensore.

Infatti, con l’allenatore croato in panchina, Hummels non colleziona neanche un minuto sul campo (apparte l’apparizione nella debacle di Firenze), complice anche un’idea tattica completamente differente rispetto alle caratteristiche del giocatore e della rosa a disposizione. Il suo mancato utilizzo inspiegabile ha fatto emergere diversi dubbi sulla sua condizione fisica.

Ricordiamo infatti che il classe ’88, oltre all’età avanzata, è arrivato solamente ad inizio settembre e non ha svolto la preparazione con il resto della squadra. Tutto ciò però ha portato stampa e tifosi alla strenua difesa verso il centrale tedesco, visti anche gli scarsi risultati raccolti con Juric e la differenza di esperienza internazionale tra i due.

Roma, Hummels

Mats Hummels pensieroso ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’addio di Juric e il terzo ritorno di Claudio Ranieri stravolgono l’avventura di Hummels nella Capitale. Con il tecnico romano il tedesco entra subito nell’undici titolare nei tre big match che aprono il Ranieri ter: Napoli, Tottenham e Atalanta. Come da pronostico, l’ex Borussia Dortmund ha preso in mano le redini della retroguardia giallorossa, diventando un pilastro inamovibile e raccogliendo, come giusto che sia, i tanti applausi per un giocatore del suo calibro.

Il tedesco cambia il volto della difesa della Roma, che con Juric era un vero e proprio colabrodo, risollevando anche la situazione pessima in classifica della squadra giallorossa. Con Juric la Roma prende la bellezza di 14 reti in 8 gare (3 vittorie, 4 sconfitte ed un pari) mentre con Ranieri solamente 9 sempre in 8 gare (3 vittorie, 3 sconfitte e due pareggi). Finalmente si ritorna alla situazione immaginata alla firma del contratto con il tedesco nuovo beniamino della tifoseria giallorossa.

Tutto rose e fiori fino alla gara con il Milan di Coppa Italia, dove il tedesco, visibilmente stanco da mesi di tante partite accumulate, è il principale autore della sconfitta con due errori decisivi. Ranieri, conscio di questo, in conferenza stampa annuncia una “vacanza” per farlo recuperare al meglio.

Vacanza che secondo la stampa e i tifosi è durata troppo, visto il mancato impegno del tedesco in gare decisive come il doppio confronto con il Porto in Europa League, e che, soprattutto, ha gettato ombre su un possibile problema all’interno tra Ranieri e Hummels.

I due hanno risposto prontamente a tale questione chiudendo qualsiasi spiraglio. Proprio il tecnico romano ha voluto chiarire ulteriormente in conferenza stampa: “Perché andate sempre a cercare ‘ste cose. Capisco quando le cose vanno male. È un ragazzo che sta a Roma, si va a vedere Roma, non c’è nessuna cosa. Andiamo d’amore e d’accordo con tutti”.

Il tedesco sul suo profilo personale ha chiuso la questione: “Assurdo che qualcuno pensi che sia una critica a mister Ranieri, che rispetto e stimo così tanto”.

La gestione del giocatore tedesco perciò è al centro delle discussioni e ha fatto scalpore il suo utilizzo dei social per fare spesso ironia, ma senza voler alzare nessun polverone. E allora, mi chiedo, se si possa montare una polemica per un post su Instagram e andare a screditare un giocatore del calibro di Hummels, di certo non l’ultimo arrivato, che in campo ha sempre risposto al meglio.

Ormai con un uso dei social sproporzionato ci dimentichiamo a volte che anche i calciatori sono persone e, che come tutti, si godono i pochi spazi di vita privata che hanno a disposizione.

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Bologna, Castro on Top: è il nuovo Lautaro?

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bologna-monza

Il 30 gennaio 2024 passa a titolo definitivo al Bologna. Castro vive i primi mesi in Serie A all’ombra di Zirkzee. Tutto cambia dalla stagione successiva.

Diventa titolare dopo la cessione di Zirkzee, vince il ballottaggio con Dallinga e inizia a far innamorare i tifosi. Vicino alla doppia cifra, il numero 9 rossoblù sta dimostrando le sue qualità con continuità.

Inter Bologna

L’ESULTANZA DI CASTRO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Bologna, il paragone con Lautaro

Stesso ruolo, stessa nazionalità, stessa grinta. Da quando ha iniziato a mettersi in mostra, Toto Castro è stato più volte paragonato a Lautaro Martinez, attaccante dell’Inter.

I due centravanti condividono un’interpretazione del gioco molto simile. Entrambi amano dialogare con il pallone, contribuire al gioco della squadra e mettere in mostra le proprie qualità tecniche e fisiche.

Castro ricorda il Lautaro Martinez nei suoi primi anni all’Inter, soprattutto per la sua fame di emergere, quella voglia tipica di un giovane di conquistare il mondo con i suoi gol. A volte, forse, la sua esuberanza è eccessiva, ma il tempo per maturare non manca. Dopotutto, Castro ha appena 20 anni. Con un finale di stagione ancora da giocare è difficile paragonarli con le statistiche, ma ci proviamo.

Castro ha già segnato 9 gol e fornito 4 assist, mentre nella sua prima stagione in Serie A Lautaro Martinez aveva realizzato solo 9 gol in tutte le competizioni. Ovviamente, le statistiche vanno contestualizzate.

Il nove rossoblù ha disputato la maggior parte delle partite da titolare, mentre Lautaro, nella stagione 2018-2019, subentrava spesso dalla panchina, con Spalletti che gestiva con attenzione il minutaggio del giovane attaccante argentino. Per ora possiamo solo confrontarli, ma chissà se il futuro riserverà loro un destino da compagni di squadra. Solo con il tempo lo scopriremo.

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Roma-Como: Dybala vs Nico Paz, all’Olimpico sarà tango argentino

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La sfida tra Roma e Como passerà anche tra il confronto tra due talenti cristallini della nostra Serie A: è una sfida generazionale?

Oggi alle 18:00 Roma e Como si affronteranno allo Stadio Olimpico, nel match che vale la ventisettesima giornata di Serie A. Sarà una gara importante per entrambe le compagini, e nessuna delle due vorrà fallire questo appuntamento.

I ragazzi di Ranieri vogliono continuare la striscia positiva di risultati utili consecutivi in campionato cominciata proprio dopo la sconfitta contro il Como di metà dicembre, mentre dall’altra parte la squadra di Fabregas vuole continuare a sorprendere e battere i giallorossi come due mesi fa.

Dybala contro Nico Pàz: sfida tra il presente ed il futuro dell’Argentina

La sfida tra Roma e Como sarà anche una gara ricca di intrecci tra passato, presente e futuro. Uno di questi sarà sicuramente il confronto tra due assi argentini: Paulo Dyabala per i giallorossi, Nico Paz per il Como.

PAULO DYBALA IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Dopo una prima parte di stagione complicata la Joya si è ripresa a suon di gol, assist e magie la Roma, ritrovando uno stato di forma mentale e fisico che gli mancava da diverso tempo.

Gli ultimi due mesi di Paulo Dybala sono concisi, guarda caso, con la risalita della Roma in classifica. Certo, la cura Ranieri ha dato i frutti a tutto quanto il gruppo, ma le prestazioni dell’ex Juventus hanno fatto, e continuano a fare, la differenza per la squadra giallorossa.

Se Ranieri dovesse scegliere di ridargli spazio dal primo minuto, il n.21 romanista si troverà contro un suo connazionale che quest’anno ha incantato Como ed attirato su di sé gli occhi di tanti top club italiani ed europei: Nicò Paz.

Nico Paz, Como

NICO PAZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Il talento classe 2004 è arrivato quest’estate al club comasco dal Real Madrid. Paz è cresciuto guardando i video e le giocate proprio di Dybala, e lo considera un vero e proprio idolo. Nel suo primo anno in Italia l’ex blancos ha già messo a segno 6 reti in 23 presenze, e le sue prestazioni non sono passate inosservate, anzi.

Quella di oggi tra Dybala e Paz sarà una sfida generazionale tra due talenti del calcio argentino. Forse non sarà un passaggio di testimone, ma sicuramente sarà un confronto che delizierà i cultori dell’estetica di questo gioco. Un vero e proprio tango argentino tra un campione affermato ed uno, probabilmente, futuro.

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