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Under 19 più preziosi: chi sono?

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Spagna

Abbiamo già ammirato qualche giocatore under 19, che pur avendo una tenera età sembra già essere un veterano del pallone. Ma chi sono i più preziosi?

In una speciale classifica stilata da Trasfermarkt, scopriamo chi sono gli under 19 più preziosi al mondo. Alcuni li abbiamo già ammirati nel corso di Euro24, altri sono impegnati con l’Europeo di categoria in scena in Irlanda del Nord.

Gavi, under19

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Gli under 19 più preziosi

In questa speciale classifica si parte dalla ventesima posizione, per arrivare ad un ex aequo sul podio. A pensarci bene, gli stessi giocatori hanno da poco alzato la Coppa dell’Europeo 2024 insieme

20°: Luis Guilherme, brasiliano di 18 anni. Il prezzo del cartellino è di 24 milioni di euro.

19°: Vermeeren, giocatore belga di 19 anni dell’Atletico Madrid. Il cartellino è di 25 milioni di euro.

18°: Jamie Bynoe-Gittens, inglese di 19 anni del Borussia Dortmund. 26 milioni il suo cartellino.

I primi ex aequo

Kenan Yildiz, under19

Dalla diciottesima si arriva all’undicesima posizione, con il cartellino stabile sui 30 milioni di euro, si pesca in Serie A con il giocatore della Juventus Yildiz: probabilmente il futuro numero 10 bianconero.

Con lui altri under 19 vedono il proprio cartellino stabile: Arda Guler (Real Madrid), Doué (Rennes), Roque (Barcellona), Hato (Ajax), Cubarsí (Barcellona), Estevao (Palmeiras).

La top ten

I primi dieci calciatori per valore hanno un distacco dagli altri di 8 milioni.

10: Rico Lewis, giocatore del Manchester City dal valore di 38 milioni di euro.

9: Tel, giocatore del Bayer Monaco che ha un valore di marcato di 40 milioni di euro.

8: Fergus, giocatore del Brighton. Cartellino di 50 milioni.

7: Mainoo, giocatore del Manchester United. 50 milioni, il suo valore.

6: Yoro, giocatore del Lille. 50 milioni di euro il suo cartellino.

5: Joao Neves, Benfica. Il suo cartellino è di 55 milioni.

4: Zaire-Emery, Psg. 60 milioni, il suo valore.

Il podio degli under 19 più preziosi

Yamal

Dalla terza alla prima posizione c’è una differenza di 30 milioni. Due le medaglie d’oro, in tutti i sensi:

3: Endrick, giocatore brasiliano dal valore di 60 milioni di euro.

L’ex aequo per eccellenza è di Gavi e Lamine Yamal. I due calciatori blaugrana, entrambi spagnoli, si contendono questo podio per il valore del loro cartellino: che è di 90 milioni. Dopo aver condiviso un podio molto più blasonato: l’Europeo 2024. Sebbene il primo non abbia potuto partecipare, causa infortunio.

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Quella volta che il Bologna salì sul ‘tetto d’Europa’

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Bologna
Un tempo, in un’epoca ormai sfumata, il Bologna toccò le vette d’Europa, in un calcio lontano dalla modernità e difficile da immaginare oggi.

Era il 6 giugno 1937, e a Parigi si svolgeva l‘Expo Universale. In quell’anno, il Bologna, campione d’Italia, fu chiamato a rappresentare l’orgoglio del calcio italiano in un torneo internazionale.

Bologna

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La funzione dell’Expo, tra potenza e innovazione

Gli Expo, lontani dall’immaginario contemporaneo, erano divenuti una vera e propria “arma culturale” nelle mani della diplomazia e dei ministri degli esteri. I padiglioni allestiti in occasione di questi eventi rappresentavano dei ‘non luoghi’ dove le grandi potenze dell’epoca si confrontavano nei più disparati campi; dall’arte al progresso industriale, fino a toccare anche lo sport.

Le squadre partecipanti e quel temibile Bologna

Le squadre partecipanti erano tra le più blasonate del continente: l’Austria Vienna, secondo in patria e vincitore della Coppa Europa Centrale 1936. Il Lipsia, trionfatore della Coppa di Germania, l’Olympique Marsiglia, campione di Francia, il Phobus Budapest, quarto in Ungheria, lo Slavia Praga, campione di Cecoslovacchia, e il Chelsea, ottavo in Premier League, campionato allora conosciuto come First Division.

L’impresa del Bologna

Giunto alla finale, il Bologna si trovò di fronte proprio gli inglesi, maestri del calcio.  Eppure, quel giorno, i rossoblù sovvertirono ogni pronostico, imponendosi con un netto 4-1, riscrivendo la storia e regalando all’Italia una gloria indimenticabile.

Per l’occasione, il Bologna richiamò in campo Angelo Schiavio, già ritirato per motivi di lavoro, e schierò un formidabile tridente d’attacco. Quella formazione è ormai un ricordo lontano, un frammento di un calcio nostalgico che non tornerà mai più.

Bologna: Ceresoli; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Andreolo, Corsi; Busoni, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni.

Chelsea: Jackson; Barkas, Barber; Mitchell, Craig, Weaver; Spence, Argue, Bambrick, Gibson, Reid.

Un’epoca irripetibile scomparsa tra le pieghe del tempo

Questa vittoria, dimenticata dal tempo, è la testimonianza di un calcio romantico, dove l’orgoglio e l’ amore per la ‘pelota’ contavano più di ogni altra cosa. Un calcio che, purtroppo, si è dissolto nelle pieghe del tempo, lasciandoci solo il dolce ricordo di un’epoca irripetibile.

C’era una volta un calcio diverso, lontano dalla modernità e difficile da immaginare per gli occhi di oggi. Eppure, in un’epoca ormai sfumata, il Bologna riuscì a toccare le vette d’Europa.

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Roma, con De Rossi la peggior partenza dal 2010. E il confronto con Mourinho è impietoso…

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Roma-Empoli, De Rossi

De Rossi, 3 punti in 4 partite. La Roma mai così male dal 2010. Lo spettro di Mourinho torna ad aleggiare funesto a Trigoria.

3 punti in 4 partita. Nessuna vittoria. Pareggi contro Genoa, Cagliari e Juventus. Sconfitta (interna) contro l’Empoli. 4 gol fatti (1 di media a partita) e 7 subiti, per una media di poco inferiore allo 0,9 per partita.

Roma, mai così male dal 2010: il dato

La media punti di De Rossi (0,75) è la peggiore da quattordici anni a questa parte. Per trovare qualcuno che abbia fatto peggio bisogna tornare alla stagione 2010/2011, con Claudio Ranieri in panchina. La Roma in quell’occasione totalizzò appena 2 punti (0,5 di media), segnando 4 gol (gli stessi) e subendone due in più: 9.

Da quel momento i giallorossi hanno iniziato le successive stagioni con otto allenatori diversi. Luis Enrique;  Zeman; Garcia; Spalletti; Di Francesco; Fonseca e Mourinho. Nessuno di questi ha fatto peggio di De Rossi. Nemmeno il tanto vituperato Fonseca, ad oggi ancora sulla graticola dell’opinione pubblica rossonera.

Il tecnico portoghese realizzò 8 punti in 4 partite, media esatta di 2 punti per partita. Frutto di 2 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. 8 gol fatti (il doppio) e 7 subiti, gli stessi. Nell’interregno Ranieri-Montella la Roma concluse il campionato al 6 posto, mentre Fonseca chiuse settimo: in linea con i piazzamenti degli ultimi 5 anni.

Roma

De Rossi-Mourinho, il confronto è impietoso

Stringendo il cerchio agli ultimi tre anni, ovvero quelli della gestione Mourinho, il confronto statistico fra i due appare impietoso. Il primo anno (stagione 2021-2022) la Roma di Mourinho totalizzò 9 punti, frutto di 3 vittorie e 1 sconfitta, con 11 gol fatti (quasi il triplo) e 4 subiti: praticamente la metà di quelli subiti da De Rossi.

Il secondo anno (2022-2023) la partenza fu ancor migliore. 10 punti in 4 partite (3 vittorie e di 1 pareggio, a Torino contro la Juventus) con 5 gol fatti (comunque più di De Rossi, tanto celebrato per il suo gioco e la sua proposta offensiva) e uno solo subito. Mourinho ha fatto meglio anche nel suo ultimo anno, quello che poi ha portato al suo esonero e all’avvicendamento con De Rossi, con 4 punti: 11 gol fatti e 6 subiti.

Oggi gli irriducibili sostenitori di “allenator futuro” predicano calma e chiedono tempo. Differentemente dalla scorsa stagione, quando una manciata di partite fu loro sufficiente ad individuare in De Rossi la panacea a tutti i mali (quali?) portati dal portoghese. Siamo solo ai primi exit poll stagionali, ma la differenza fra il preparare una stagione e subentrare in corsa (lucrando sul biennale lavoro altrui) è già tangibile.

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Cristiano Ronaldo: leggenda, padre e uomo

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Saudi Pro League, Cristiano Ronaldo

Scopri il lato umano di Cristiano Ronaldo: la leggenda del calcio, il padre premuroso e le sfide di suo figlio Cristiano Jr. in un mondo che richiede perfezione.

Cristiano Ronaldo è una figura leggendaria, un uomo che ha costruito la sua carriera sulla dedizione al lavoro e una determinazione incrollabile. Per lui, la sconfitta non è mai stata un’opzione facilmente digeribile. La sua vita è una serie di successi ininterrotti, frutto di un impegno costante e di una fame di vittoria insaziabile.

Negli ultimi anni, però, Ronaldo ha mostrato al mondo un lato più umano e sensibile, nascosto per tanto tempo dietro l’immagine dell’atleta invincibile.

 

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Le emozioni di Ronaldo: dalle lacrime alla gloria

cristiano ronaldo

Cristiano Ronaldo during warm up before UEFA Euro 2024 qualifying game between national teams of Portugal and Iceland, Estadio Jose Alvalade, Lisbon, Portugal. (Maciej Rogowski)

Le lacrime versate per l’eliminazione dal Campionato Europeo e quelle di gioia per il traguardo dei 900 gol in carriera rivelano un uomo che, nonostante la sua straordinaria forza, non è immune alle emozioni. Ciò ha dimostrato al mondo che anche una leggenda come CR7 può essere vulnerabile, e che il suo cuore batte forte, proprio come quello di ogni essere umano.

La sfida di essere figlio di Cristiano Ronaldo

Cristiano Jr., a soli 14 anni, è già al centro delle attenzioni mediatiche e pubbliche, non solo per il suo talento emergente, ma anche per il nome che porta. Essere figlio di Ronaldo significa portare sulle spalle un’eredità pesante, un destino che sembra già scritto.

Ronaldo stesso ha riflettuto su questa pressione:

“Cristiano Jr ha solo 14 anni, ma ha già la pressione di essere mio figlio.”

Queste parole racchiudono tutto il peso di un nome che è sinonimo di grandezza. Ogni passo di Cristiano Jr. viene confrontato con quelli di suo padre, e ogni sua azione è giudicata alla luce dei successi incredibili di Ronaldo. È una pressione che può forgiare un giovane uomo, ma può anche spezzarlo se non gestita con cura.

Il lato umano di Ronaldo

Nonostante la sua immagine di atleta implacabile, Ronaldo ha dimostrato di essere un padre consapevole, desideroso di proteggere suo figlio da un peso troppo grande. Ronaldo ha dichiarato:

“Lasciamogli commettere i suoi errori. Se non dovesse diventare un calciatore, potrà fare altro, io lo sosterrò sempre.”

Queste parole rivelano una saggezza che pochi si aspetterebbero da un uomo così dedito alla vittoria. Ronaldo comprende l’importanza di permettere a Cristiano Jr. di trovare la sua strada, senza sentirsi costretto a seguire le orme del padre.

Padre, Mentore e Modello

Nella vita quotidiana, Ronaldo cerca di essere un esempio silenzioso ma potente per i suoi figli. Non impartisce lezioni teoriche, ma li lascia imparare osservando:

“I miei figli sono proprio come me. Non insegno nulla, mi vedono solo come esempio.”

Questa è la bellezza dell’insegnamento di Ronaldo; un esempio vivente di come l’impegno e la passione possano portare al successo, ma anche di come la vittoria più grande sia vivere in modo autentico.

Nel loro tempo libero, Ronaldo e i suoi figli giocano a padel, un momento di competizione amichevole che li aiuta a crescere insieme. Ronaldo ha detto:

“Giochiamo a padel ogni giorno: ci arrabbiamo anche. Ma sono contento perché sia Cristiano Jr sia Matteo sono tipi competitivi.”

Cristiano Ronaldo ha già vinto

Cristiano Ronaldo, un uomo che ha sempre lottato per la vittoria, sta ora combattendo una battaglia diversa: quella di proteggere suo figlio dalle pressioni dell’essere “il figlio di”.

Le sue lacrime, che siano di gioia o di dolore, ci ricordano che anche i più grandi, alla fine, sono esseri umani. In un mondo che spesso richiede perfezione, Ronaldo sta insegnando a Cristiano Jr. che la vera vittoria non risiede nel superare il padre, ma nel trovare la propria strada e vivere autenticamente. In questo, Ronaldo ha già vinto.

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