Serie A
Milan, Theo e Leao cantano fuori dal coro: due problemi da disinnescare quanto prima
Milan, l’ammutinamento di ieri sera ha fatto capire quanto siano marcate le distanze tra Paulo Fonseca e il duo Theo Hernandez-Leao.
Il cooling break della discordia. Questo può essere definito ciò che e’ successo ieri sera, nel corso di Lazio-Milan.
Le immagini di Theo Hernandez e Rafael Leao, lontani dal resto del gruppo, nel corso della pausa di metà secondo tempo, hanno fatto il giro di social e TV in pochi minuti.
Un fatto che ha incrementato ulteriormente il risentimento dei tifosi rossoneri verso una squadra, ai loro occhi, che tende a tirare troppo indietro la gamba in questo inizio di campionato.
Ad aumentare il quoziente di insoddisfazione, poi, ci ha pensato il fatto che, a rendersi protagonisti, sono stati i due top player della squadra.
In questo caso, però, la definizione va a incocciare con l’esclusione dalla formazione titolare di ieri.
Una scelta di Fonseca, che in prima persona ha deciso di punire chi, a Parma, si e’ dimostrato troppo molle come approccio.
Un messaggio che i due hanno recepito nel peggiore dei modi, dimostrando il loro scontento come tutti hanno visto in quel dell’Olimpico.
La crepa che distanzia il terzino francese e il ragazzo ex Lille appare evidente, ma necessita, a qualsiasi costo, di essere riuscita.
Il prezzo da pagare, in caso contrario, sarà togliere ulteriormente serenità a una squadra già evidentemente disunita tatticamente sul rettangolo verde.
Serie A
Torino, Vagnati tour del Toro…senza soldi
La foto scattata da Davide Vagnati dal finestrino di un aereo fa il giro dei social. Continuano le polemiche in casa Toro dopo il caso “casa Ajax“.
Continuano le polemiche in casa Torino dopo i cosiddetti “viaggi” del direttore tecnico granata Davide Vagnati, forse per vendere la società di Cairo. Una foto scattata dl finestrino di un aereo, postata in tempo reale su Instagram, ha scatenato commenti ironici nei social. “Tutto nel prezzo” commenta ironico anche Tuttosport.
Torino, Vagnati tour del Toro…senza soldi
Altro che Tripadvisor o Booking. La foto che ha postato ieri su Instagram il DT del Torino Davide Vagnati, scattata dal finestrino di un aereo, ha fatto scatenare numerosi commenti sui social. “Che provincialismo!” , “È stato mandato in missione da Cairo a vendere il Toro?” commentano i tifosi granata.
Dopo il cosiddetto caso “casa Ajax” di una settimana fa, ecco un’altra foto che, oltre il commenti ironici dei tifosi, fa pensare anche sul futuro della società di Urbano Cairo. Forse Vagnati è in missione per vendere il Torino? Oppure per trovare qualche giocatore per il mercato di riparazione di gennaio?
Questi sono i punti interrogativi che si chiedono nella Mole sponda granata, anche perchè il contratto di Vagnati scade a giugno. Con possibile rinnovo fino a 2027, visto che c’è già un intesa, ma senza ufficializzazione da parte di Cairo. Tuttosport si chiede “perché”, forse perché Cairo vuole vendere la società?
Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi, anche perché questi misteriosi viaggi di Vagnati forse sono per cercare qualche giocatore. Possibilmente a parametro zero, come è stato nel caso Adams.
Tuttavia, senza un budget chiaro su come spendere i soldi per rinforzare la squadra è impossibile fare previsioni e trattative. I commenti ironici, da Facebook a Whatsapp passando per le chat dei tifosi, si sprecano “Che provincialismo!”, ” Tutto torna, da anni siamo diventati una squadretta”, “Ditemi voi un altro DS che si fa bello su Instagram per far vedere che è sempre in viaggio”, sono solo alcuni commenti.
Serie A
Juventus, Kalulu: “Questo stadio è qualcosa di differente”
È tornato a San Siro nella sfida tra Milan e Juventus il francese Kalulu, il quale è stato intervistato nel post gara: “Potevamo fare di più per vincere”.
Pierre Kalulu in estate si è trasferito dal Milan alla Juventus, in un’operazione che ha lasciato a tutti un pò di perplessità, vista l’attuale difesa rossonera di certo non invalicabile. Ieri è tornato a San Siro per la prima volta da avversario, in una partita che per lui voleva dire tanto.
Il francese ha contribuito nel blindare la porta bianconera, in quella che è stata una sfida tutt’altro che spettacolare. Nel post partita è stato intervistato da DAZN, dove ha fatto un’analisi del match e ha parlato della grande emozione del suo ritorno a San Siro.
L’analisi della partita
La Juventus ridotta ai minimi termini dagli infortuni, è arrivata a Milano per fare una partita puramente tattica, cercando e riuscendo a limitare il grande potenziale offensivo dei rossoneri.
Kalulu si è detto abbastanza soddisfatto del punto guadagnato in un campo così complicato, ma sosteneva che si potesse fare qualcosa di più in zona offensiva: “Punto importante, contro un avversario di qualità. Potevamo fare di più per vincere, ma era fuori casa e quando non perdiamo va bene per avanzare”.
Il ritorno a San Siro con la maglia della Juventus
Successivamente, ha parlato della sua emozione nel tornare a calcare un campo in cui ha vissuto tanti momenti indimenticabili: “Non è una partita come le altre, c’è sempre un’emozione in più. Devo fare il professionista, ma in questo stadio è un qualcosa di differente”.
Infine, ha ammesso di non provare nessun tipo di rancore verso la società rossonera, data la cessione un pò forzata in estate e di aver giocato con la solita determinazione di sempre: “Il calcio è sempre fatto di decisioni. Vogliamo sempre vincere, al di là dell’avversario”.
Serie A
Torino, Vanoli a rischio: cosa è successo a questa squadra?
Paolo Vanoli sembra essere arrivato all’ultima fermata, dove sta a lui decidere se voler scendere o ripartire. Il Torino può solo vincere contro il Monza.
Tra il solito caos societario e una rivolta cittadina che urla a gran voce di voler la cessione del club, Paolo Vanoli si ritrova su un filo in equilibrio sospeso tra l’esonero e la permanenza sulla panchina granata.
Cosa è successo a questo Torino?
Il Torino nelle ultime 7 partite ha il peggior andamento della Serie A, avendo collezionato ben 6 sconfitte e 1 vittoria. Domenica alle 15 contro il Monza sarà una sfida da dentro o fuori per il tecnico, che, in caso di mancata vittoria, potrebbe lasciare definitivamente il progetto granata.
Il Torino ha iniziato la stagione in grande stile. lo stadio era tornato gremito, si faceva un bel gioco e si segnavano tanti gol: ma soprattuto si vincevano le partite avendone il pieno controllo. Si annusava tra il popolo granata la percezione di aver spezzato quella monotonia di gioco vista negli anni passati e che fosse l’annata giusta per puntare ad un piazzamento in Europa.
La magia di inizio stagione, però, sembra essere svanita nel momento in cui il capitano Duvan Zapata si è accasciato dolorante sul prato di San Siro. Da li in poi è cominciata un continua parabola discendente fino ad arrivare ad oggi, ad un passo dall’esonero di un quasi incolpevole Vanoli.
Ovviamente per fare 6 sconfitte in 7 partite l’allenatore ha di certo le sue responsabilità, ma nel momento in cui ti viene a mancare il calciatore intorno alla quale hai impostato il tuo stile di gioco è normale non riuscire a trovare in fretta delle contro misure.
Tra sfortuna e superficialità societaria
Al catastrofico infortunio di Zapata bisogna anche aggiungere i continui problemi fisici di giocatori come Ilic, Borna Sosa, e Che Adams: che nella rosa del Torino non hanno dei sostituti all’altezza. Sembra non terminare mai il recupero dall’infortunio per Schuurs, che ha fatto slittare più e più volte la data del suo ritorno in campo.
Insieme a queste sventure, che nel calcio devono essere messe in preventivo, bisogna anche evidenziare che il mercato estivo in entrata è stato decisamente insufficiente rispetto a quello in uscita. Sono stati venduti giocatori come Buongiorno o Bellanova, i quali stanno giocando in due delle migliori squadre di Serie A e rappresentano il futuro dell’Italia, sostituiti da Pedersen e Maripan, calciatori di un livello discreto.
Dunque il Torino sta attraversando l’ennesima stagione al di sotto delle proprie potenzialità, ma più che per demeriti di Vanoli, il quale ha dimostrato di essere un ottimo allenatore, per varie sfortune e superficialità societarie in fase di costruzione della rosa.
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