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Paradosso Frattesi: capocannoniere con l’Italia e riserva nell’Inter
Sontuosa la prestazione di Davide Frattesi con la maglia della nazionale, un gol e una doppietta sfiorata. Il centrocampista fatica a trovare spazio nell’Inter.
⏱️ 61’ | 🔁
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— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Azzurri) September 6, 2024
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La partita
Bastano pochi minuti per intravedere di che pasta sia fatto Davide Frattesi. Il giocatore alla ripresa recupera un pallone e con un filtrante lo dirige verso Retegui. Da qui il centrocampista individua un pertugio tra la difesa francese e con un inserimento fulmineo riceve palla e insacca alle spalle di Maignan, realizzando la rete del vantaggio azzurro.
Poco dopo lo stesso giocatore sfiorerà la doppietta colpendo di testa, ma questa volta il portiere francese compie un miracolo e gli nega la gioia del gol. Poco dopo il giocatore dell’Inter dovrà abbandonare il campo per un fastidio all’interno coscia: si presuppone che sia semplice stanchezza.
Italia Frattesi-dipendente
Il giocatore in Nazionale è sicuramente il più decisivo della compagine guidata da Luciano Spalletti. Il centrocampista eccelle in inserimenti, recupera palloni e segna anche.
Paradosso Inter
Con il club la storia appare diversa. Per ora il centrocampista ha collezionato solo 53 minuti di gioco totali con i nerazzurri. Questo è dovuto anche al fatto che Inzaghi lo adoperi come jolly, in grado di entrare e spaccare a metà il match. Sicuramente le ultime prestazioni faranno da monito.
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Yildiz, quando l’arte imita la realtà
Il gol di Kenan Yildiz in Champions League è stato come un tuffo nel passato. A soli 19 anni, il giovane attaccante ha riscritto la storia della Juventus.
A volte il calcio sembra davvero un film. La domanda se l’arte imiti la realtà (o viceversa) lascia molti perplessi, ma ieri l’arte ha seguito la realtà in modo spettacolare. Kenan è diventato il più giovane marcatore bianconero nella massima competizione europea, congelando il tempo e riportando la mente di tutti agli anni ’90.
Vedere un ragazzo così giovane, ancora un “ragazzino”, eseguire un gesto tecnico tanto raffinato ha avuto un effetto sorprendente e inaspettato. Quello che ha compiuto sul campo non è stato solo un gol, ma un’opera d’arte calcistica: una di quelle che restano impresse nella memoria.
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Yildiz e la dinamica del gol: un capolavoro di istinto e talento
Kenan Yıldız è un talento puro e lo si vede da come si muove in campo, da come sterza e dalla postura che assume col corpo. Quando riceve palla, sembra già avere il film dell’azione nella testa. E proprio questo è successo ieri contro il PSV: appena ha ricevuto il pallone, sono bastati pochi secondi per intuire che c’era uno spiraglio, un pertugio da sfruttare.
L’azione è stata veloce e incisiva. Nico González ha aperto il gioco per il giovane turco. Yıldız, con grande naturalezza, ha accarezzato il pallone con l’interno destro, cinque tocchi per accentrarsi e poi la magia. Una conclusione perfetta sotto l’incrocio dei pali, che ha trafitto la rete e lasciato tutti a bocca aperta. Un gol che ha riportato alla mente le prodezze degli anni ’90, un’epoca d’oro per la Juventus.
Yildiz, il diez di cui la Juve aveva bisogno
Di fronte alla domanda che molti si pongono, se Kenan Yıldız sia pronto per indossare la maglia numero 10, si potrebbe rispondere con un semplice fatto: ha solo 19 anni e ha già segnato in ogni competizione in cui ha debuttato. Questo non è solo un segno di talento, ma anche di una sorprendente maturità e freddezza nelle situazioni chiave.
Un gol alla Del Piero
Il gol di Yıldız ha ricordato a tutti un grande del passato: Alessandro Del Piero. Dalla linguaccia iconica alla precisione con cui il pallone è stato calciato sotto l’incrocio dei pali: sembra quasi che la storia si ripeta. Ma c’è di più: indossare la maglia numero 10 della Juventus e battere il record di giovinezza per il primo gol in bianconero è qualcosa che va oltre il semplice calcio.
È come se fosse stato scritto in un copione cinematografico. Un giovane talento che, al suo debutto, lascia il segno in modo così iconico facendo sognare i tifosi, anche quelli più datati per ricondurli ai tempi passati.
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Quella volta che il Bologna salì sul ‘tetto d’Europa’
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Roma, con De Rossi la peggior partenza dal 2010. E il confronto con Mourinho è impietoso…
De Rossi, 3 punti in 4 partite. La Roma mai così male dal 2010. Lo spettro di Mourinho torna ad aleggiare funesto a Trigoria.
3 punti in 4 partita. Nessuna vittoria. Pareggi contro Genoa, Cagliari e Juventus. Sconfitta (interna) contro l’Empoli. 4 gol fatti (1 di media a partita) e 7 subiti, per una media di poco inferiore allo 0,9 per partita.
Roma, mai così male dal 2010: il dato
La media punti di De Rossi (0,75) è la peggiore da quattordici anni a questa parte. Per trovare qualcuno che abbia fatto peggio bisogna tornare alla stagione 2010/2011, con Claudio Ranieri in panchina. La Roma in quell’occasione totalizzò appena 2 punti (0,5 di media), segnando 4 gol (gli stessi) e subendone due in più: 9.
Da quel momento i giallorossi hanno iniziato le successive stagioni con otto allenatori diversi. Luis Enrique; Zeman; Garcia; Spalletti; Di Francesco; Fonseca e Mourinho. Nessuno di questi ha fatto peggio di De Rossi. Nemmeno il tanto vituperato Fonseca, ad oggi ancora sulla graticola dell’opinione pubblica rossonera.
Il tecnico portoghese realizzò 8 punti in 4 partite, media esatta di 2 punti per partita. Frutto di 2 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. 8 gol fatti (il doppio) e 7 subiti, gli stessi. Nell’interregno Ranieri-Montella la Roma concluse il campionato al 6 posto, mentre Fonseca chiuse settimo: in linea con i piazzamenti degli ultimi 5 anni.
De Rossi-Mourinho, il confronto è impietoso
Stringendo il cerchio agli ultimi tre anni, ovvero quelli della gestione Mourinho, il confronto statistico fra i due appare impietoso. Il primo anno (stagione 2021-2022) la Roma di Mourinho totalizzò 9 punti, frutto di 3 vittorie e 1 sconfitta, con 11 gol fatti (quasi il triplo) e 4 subiti: praticamente la metà di quelli subiti da De Rossi.
Il secondo anno (2022-2023) la partenza fu ancor migliore. 10 punti in 4 partite (3 vittorie e di 1 pareggio, a Torino contro la Juventus) con 5 gol fatti (comunque più di De Rossi, tanto celebrato per il suo gioco e la sua proposta offensiva) e uno solo subito. Mourinho ha fatto meglio anche nel suo ultimo anno, quello che poi ha portato al suo esonero e all’avvicendamento con De Rossi, con 4 punti: 11 gol fatti e 6 subiti.
Oggi gli irriducibili sostenitori di “allenator futuro” predicano calma e chiedono tempo. Differentemente dalla scorsa stagione, quando una manciata di partite fu loro sufficiente ad individuare in De Rossi la panacea a tutti i mali (quali?) portati dal portoghese. Siamo solo ai primi exit poll stagionali, ma la differenza fra il preparare una stagione e subentrare in corsa (lucrando sul biennale lavoro altrui) è già tangibile.
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