Focus
UEFA e FIFA, critiche da Belgio e Francia: si gioca troppo
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7 mesi fail

Giocatori all’attacco: i bersagli non solo le porte avversarie bensì i due organi che regolano il calcio a livello europeo e mondiale: UEFA e FIFA.
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Il malcontento verso UEFA e FIFA cresce: le riforme in termini di calendario attizzano il fuoco delle proteste dei giocatori stessi. Che si trovano a dover disputare un numero sempre crescente di partite senza il giusto riposo.
Il calendario è ora fittissimo: oltre ai campionati, la nuova Champions League con un maggior numero di squadre (36 anziché 32) e un unico girone, le coppe nazionali, gli impegni nelle varie Nazionali e, ultimo ma non meno importante, il Mondiale per Club.
Gli ultimi a riservare critiche alle due società sono stati Kevin De Bruyne e Dayot Upamecano. Il primo ha parlato alla vigilia della partita di Nations League tra Belgio e Israele, il secondo prima di Belgio-Francia.
UEFA e FIFA, le critiche di De Bruyne
Queste le dichiarazioni di De Bruyne in conferenza stampa: “Il problema sarà evidente quando finirà il Mondiale per Club. Ci saranno solo tre settimane tra la finale e l’inizio della Premier League. Tre settimane per riposare e prepararsi per altre 80 partite. Ma a loro non importa”.
Sul Mondiale per Club
“Sono i soldi a parlare. Magari quest’anno riusciremo a gestirlo, ma il prossimo sarà un disastro. La PFA in Inghilterra e le associazioni dei giocatori altrove stanno cercando soluzioni, ma UEFA e FIFA continuano ad aggiungere partite. Non si è trovata una soluzione”.
Il punto di vista di Upamecano
Questo lo sfogo del nazionale francese: “Ci sono troppe partite, e così diventa difficile giocare al livello che i tifosi si aspettano. Spero che FIFA e UEFA se ne accorgano. Il rischio infortuni è alto, ne abbiamo già avuti due e se non si cambia qualcosa, ce ne saranno altri.”
Il malcontento serpeggia. Gli allenatori riflettono
Le critiche al calendario troppo fitto non sono nuove: tra gli scontenti ci sono, tra gli altri, anche Bernardo Silva e il tecnico del Real Madrid Carlo Ancelotti.
Queste le parole del portoghese: “Il calendario è completamente folle. Giochiamo, per mesi, ogni 3 giorni. Trascorro pochissimo tempo con la mia famiglia e i miei amici”.
L’allenatore dei Blancos ha anche proposto, come soluzione, la possibilità di dare “ferie” non solo estive ai propri giocatori. Questa la sua idea, espressa lo scorso agosto: “Stiamo pensando di dare giorni di vacanza durante la stagione ad alcuni giocatori, in maniera individuale. L’idea è quella che magari una settimana uno non gioca e se ne va a riposare con la sua famiglia.
Ci siamo pensando con lo staff medico e i preparatori, lo stiamo valutando soprattutto per quei giocatori impegnati anche con le rispettive Nazionali: questi hanno davvero pochissimo riposo, non hanno nemmeno un giorno di vacanza”.
I numeri, d’altronde, parlano forte e chiaro: un giocatore del calibro di Jude Bellingham ha già all’attivo 251 presenze in Prima Squadra: 5 volte di più di David Beckham quando aveva la sua stessa età.
La fame di profitto, però, incalza.
Focus
Calcio e identità: lo sport che racconta la nostra storia
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18 ore fail
04/04/2025By
redazione
Il calcio è uno sport amato da milioni di italiani. Tutti lo conoscono, ma quanti sanno quanto racconti dell’Italia e della sua cultura?
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Dalle prime partite a simbolo di appartenenza
In Italia il calcio è molto più di uno sport. È un linguaggio comune, un’abitudine, una passione che attraversa generazioni e classi sociali. Ogni squadra porta con sé un’identità forte, fatta di colori, simboli e storie locali.
Arriva in Italia alla fine dell’Ottocento, portato dagli inglesi a Genova e Torino. Nel 1898 nasce la Federazione Italiana del Football. Da lì inizia una storia fatta di stadi, tifosi e rivalità cittadine.
Ogni città si identifica nella propria squadra: per Napoli é riscatto sociale, Milano lo racconta come eleganza e competizione, Roma lo vive con passione viscerale, Palermo con orgoglio meridionale. Le curve degli stadi diventano luoghi simbolici, spazi in cui si esprimono sogni, delusioni, rivendicazioni e appartenenza.
Il calcio come specchio dell’Italia
Durante il fascismo, il calcio fu strumento di propaganda. Le vittorie della Nazionale nel 1934 e 1938 servirono a costruire un mito nazionale. Nel dopoguerra, lo sport continuò a rappresentare il Paese. Campioni come Paolo Rossi, Roberto Baggio o Francesco Totti non sono solo atleti.
Sono simboli collettivi, protagonisti di epoche che il calcio ha saputo raccontare meglio di tanti libri. Ogni decennio ha avuto i suoi eroi e il calcio è sempre stato lì, a riflettere sogni e contraddizioni della società italiana.
Il calcio femminile e una nuova identità culturale
Per anni il calcio femminile è stato trascurato in Italia e solo di recente ha iniziato a ricevere l’attenzione che merita. Il Mondiale del 2019 ha segnato una svolta: l’Italia ha raggiunto i quarti di finale e milioni di persone hanno seguito le partite in TV.
Le calciatrici sono diventate modelli per le nuove generazioni. Club come Juventus Women e Roma Femminile stanno cambiando la narrazione sportiva. Inclusione, parità, nuove forme di appartenenza: le bambine oggi possono sognare un futuro da protagoniste, non più da spettatrici.
Il calcio non è solo sport
Una passione che costruisce comunità: in Italia non è mai stato solo un gioco. È identità, cultura popolare, rappresentazione collettiva. Racconta chi siamo e da dove veniamo.
E oggi, sempre più, racconta anche chi vogliamo diventare: una società dove ogni voce, maschile o femminile, può trovare spazio sotto la stessa bandiera.
Maria Laura Melis
Focus
Juventus, torna Douglas Luiz: ultima chiamata per il brasiliano
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1 giorno fail
04/04/2025
Douglas Luiz è tornato ad allenarsi dopo l’infortunio al bicipite femorale. Nella Juventus di Igor Tudor ci sarà spazio per il centrocampista brasiliano?
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La stagione di Douglas Luiz alla Juventus è stata fin qui, una sciagura. Consacratosi ai tempi dell’Aston Villa come uno dei migliori centrocampisti della Premier League, il suo acquisto in estate da parte di Cristiano Giuntoli è stato elogiato da addetti ai lavori e dai tifosi bianconeri. Il brasiliano si è rivelato uno dei grandi colpi arrivati a Torino per inaugurare il progetto Thiago Motta che ha deluso di più le aspettative iniziali. Mai preso veramente in considerazione dal tecnico ex Bologna, Douglas Luiz ha collezionato diverse panchine, molti infortuni muscolari e una serie di prestazioni orrende.
I numeri della sua stagione alla Juventus recitano 22 presenze totali, con 0 gol e 0 assist in 795 minuti totali. L’ultima apparizione del brasiliano è quella fatta sul campo del Cagliari, lo scorso 23 febbraio. Oggi è tornato per la prima volta ad allenarsi con il gruppo alla Continassa dall’arrivo di Igor Tudor sulla panchina bianconera. Da capire quali sono le intenzioni del tecnico croato: se intendere provare a recuperare il classe 1998, acquistato in estate per una valutazione superiore ai 50 milioni di euro, o se bollarlo definitivamente come costoso “flop”.
Juventus, il ruolo di Douglas Luiz con Tudor
Dal punto di vista tattico, nel 3-4-2-1 disegnato da Igor Tudor per la Juventus, Douglas Luiz rappresenta la vera e unica alternativa alla coppia titolare Thuram-Locatelli. I bianconeri, nel mercato di gennaio, non hanno rimpiazzato Niccolò Fagioli, e numericamente, le opzioni a centrocampo non sono molte. Oltre ai titolari, ci sono McKennie e Koopmeiners che possono giocare lì, ma entrambi rendono meglio in altri ruoli.
L’ex centrocampista dell’Aston Villa, avrà quindi delle occasioni per mettersi in mostra da qui in avanti, magari già a partire da domenica contro la Roma. Ma la sensazione è che resti dietro nelle gerarchie: Tudor ama giocare un calcio ad alta intensità, fatto di aggressione alta e marcatura a uomo a tutto campo. Caratteristiche non presenti nel brasiliano, più portato ad un gioco fatto di possesso palla a ritmi bassi, e che oltretutto, difficilmente troverà la condizione giusta in questo finale di stagione dopo tutte le problematiche che ha avuto. La Juventus non può permettersi esperimenti: arrivare tra le prime quattro in campionato è fondamentale.
Juventus, Douglas Luiz pedina di scambio per Tonali?
Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, la Juventus ha già individuato il grande obiettivo per rinforzare la mediana nella prossima stagione. Si tratta di Sandro Tonali, centrocampista del Newcastle. Vista l’alta valutazione che ha il centrocampista italiano per i Magpies, Douglas Luiz può rappresentare una chiave per abbassare le richieste del club inglese. Il centrocampista brasiliano, che in Premier League ha lasciato ottimi ricordi con la maglia dell’Aston Villa, potrebbe far gola al Newcastle.

La maglia del Napoli è la più costosa d’Europa secondo una ricerca di Calcio e Finanza. Ciò fa sì che essere tifosi del calcio è sempre più un lusso. Considerando la maglia casalinga dei club dei principali campionati europei, si spendono circa 155 euro per singolo pezzo.
L’aumento del più 23% è una spesa che considerando le personalizzazioni equivale al 4,6% dello stipendio percepito in Italia. La percentuale è soggetto a ulteriore aumento nel prossimo anno.

Mathías Olivera ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, la maglia più costosa d’Europa, i parametri
Attualmente si considera un prezzo fissato di 155 euro per singolo pezzo. 900 euro per guardare la squadra, più 28% sui biglietti. Sponsor, personalizzazioni, e patch prefiggono un costo a parte il ché ammonterebbe al più 10% di tassa fissa. Il costo medio di una maglia casalinga equivale a 121 euro, il Napoli rappresenta uno status symbol per l’Europa tale da chiedere quasi il triplo della percentuale, tasse incluse.
La classifica delle maglie più costose d’Europa
- Napoli – 155 euro
- Marsiglia – 145 euro
- Newcastle – 144 euro
- Monaco – 138 euro
- Nizza – 136 euro
- Lione – 136 euro
- Real Madrid – 135 euro
- Lille – 135 euro
- PSG – 134 euro
- Manchester United – 134 euro
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