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Roma: Wake Me Up When September Ends

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Roma

La trasferta a Genova è l’occasione giusta per la Roma di (ri)cominciare il cammino in campionato dopo un avvio di stagione non all’altezza delle aspettative.

Si ricomincia. Dopo la sosta per le nazionali la Roma è pronta a rituffarsi sul campionato dove oggi, alle ore 12:30, scenderà in campo a Marassi per affrontare il Genoa di Gilardino. Una gara importantissima per gli uomini di De Rossi, che sono ancora alla ricerca dei primi tre punti in questa Serie A.

Scegliere, e scegliere bene: i dilemmi di Daniele De Rossi

In una famosa canzone dei Green Day di vent’anni fa il protagonista diceva di svegliarlo a fine settembre. Adesso siamo a metà mese, ma la frase potrebbe e dovrebbe essere un mantra per la Roma da qui in poi, dopo un avvio di stagione burrascoso tra prestazioni non convincenti ed un mercato ancora in divenire.

La buona prova contro la Juventus non ha coperto completamente le perplessità scaturite tra i tifosi dopo il pareggio a Cagliari e la clamorosa debacle casalinga contro l’Empoli. Tra la gara contro i toscani e la trasferta di Torino Florent Ghisolfi ha provato a completare la rosa a disposizione di Daniele De Rossi.

Dopo il mancato arrivo di Danso, saltato in piena notte, l’ex direttore sportivo del Rennes ha concluso per l’arrivo di Koné, Saud Abdulhamid e Saelemakers prima, ed Hermoso e Hummels poi. Tasselli fondamentali per una rosa che ancora non era completa nei reparti in cui occorreva davvero, come più volte aveva fatto intendere l’allenatore giallorosso.

Ora però starà proprio a Daniele De Rossi cercare la quadra del cerchio che possa permettere alla Roma di rendere al meglio. Numericamente parlando la rosa giallorossa adesso ha un cambio per ogni ruolo, e il tecnico nativo di Ostia dovrà trovare il modulo e le alchimie giuste per la sua squadra, a cominciare da alcuni presunti equivoci tattici, a partire dalla difesa a tre.

L’arrivo di Hermoso ed Hummels potrebbe permettere alla Roma di passare da una difesa a quattro ad una difesa a tre: sarebbe un ritorno alle origini. De Rossi ci pensa, ma tale cambio vorrebbe dire sconfessare un’idea tattica sulla quale si è lavorato per tutta l’estate. La Roma, però, ha bisogno di compattezza, a partire da dietro.

Manuel Konè è un jolly fondamentale che potrà ricoprire diversi ruoli del centrocampo. Un giocatore di gamba che darà vivacità ad un reparto che è sembrato eccessivamente lento nelle prime tre uscite in Serie A. Nella conferenza stampa di ieri, però, Daniele De Rossi ha difeso Cristante e Pellegrini con parole da capitano vero: “Qualche volta i tifosi dimenticano che loro due sono qui a tirare la carretta da tanti anni.

Saelemakers è l’arma in più nel reparto offensivo giallorosso: un giocatore che può coprire entrambe le fasce con brillantezza ed imprevedibilità. Inoltre dovrà assistere Dobvyk, troppo isolato in area di rigore nell’attesa di palloni giocabili.

Serie A, Zola su Paulo Dybala

Resta sempre aperta la questione di Paulo Dybala. Come tutti i suoi compagni, la Joya deve ancora trovare la giusta alchimia con il suo connazionale Soulè ed il centravanti ucraino. Da capire però quanti minuti vorrà concedergli De Rossi. Nelle prime tre gare di campionato l’argentino è partito due volte dalla panchina ed una da titolare, collocandosi sempre sull’out destro offensivo.

L’ipotetico passaggio (o ritorno) a una difesa tre consentirebbe all’ex bianconero di agire più vicino alla porta e di essere più pericoloso negli ultimi sedici metri di campo. Ciò però comporterebbe il “sacrificio” tattico di Soulè, che dovrebbe traslocare a tutta fascia (o sedersi in panchina).

Pronti a ricominciare

Daniele De Rossi ha tante questioni tattiche da risolvere. Forse avrebbe preferito farlo un mese fa, e non dopo tre giornate di campionato. Ma ora non c’è più tempo di rimuginare: due punti in tre partite è un ruolino di marcia che va assolutamente ribaltato, a cominciare dalla trasferta di Genova. Anche l’anno scorso l’avvio di campionato della Roma fu tutt’altro che esaltante, ed i punti persi tra agosto e settembre sarebbero stati poi decisivi in negativo per la corsa Champions.

Ora la Roma deve ricominciare a ritrovare risultati e consapevolezza di se stessa, come negli ultimi sei mesi di stagione dell’anno scorso. De Rossi crede nei suoi, e si augura che anche loro credano in loro stessi. E’ stata un’estate tutt’altro che calma, ma “Summer Has Gone so Fast“. L’autunno sta arrivando: è ora di rialzarsi.

Serie A

Juventus, Gatti in dubbio: due le alternative

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juventus, gatti

Il big match di sabato sera tra Juventus e Napoli all’Allianz Stadium si avvicina, ma i bianconeri potrebbero avere un problema in difesa: l’assenza di Gatti.

Juventus gatti

Federico Gatti, infatti, rischia di non recuperare in tempo per la partita, costringendo Thiago Motta a considerare delle alternative.

Ci sono due possibili soluzioni che il tecnico bianconero potrebbe adottare.

La prima opzione è schierare Danilo dal primo minuto, mentre la seconda prevede l’impiego di Pierre Kalulu come difensore centrale, dopo che quest’ultimo ha già giocato da titolare in precedenti partite.

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Serie A

Del Piero: «Mi piacerebbe tornare alla Juve in futuro! È parte della mia vita, è il mio club. Su Zidane…”

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del piero

Alex Del Piero ha recentemente rilasciato un’intervista alla CBS, nella quale ha ripercorso alcuni momenti chiave della sua carriera con la Juventus e ha affrontato anche il tema del suo possibile futuro all’interno del club bianconero.

 

del piero

Laureus Academy Member Alessandro del Piero poses with The Laureus World Sports Award trophy during the Laureus World Sports Awards 2024 nominations announcement at Real Casa de Correos on February 26, 2024 in Madrid, Spain

Del Piero ha rivissuto i successi e le sfide che ha affrontato durante la sua straordinaria carriera, durata quasi 20 anni con la Juventus.

Ha parlato delle emozioni provate nel vincere trofei importanti come la Champions League, ma anche delle difficoltà affrontate, come la retrocessione in Serie B dopo lo scandalo di Calciopoli, sottolineando come quei momenti abbiano rafforzato il legame tra lui e il club.

Riguardo al suo futuro, Del Piero ha lasciato aperta la porta a un possibile ritorno alla Juventus in un ruolo dirigenziale o tecnico.

Sebbene non ci siano ancora piani definiti, ha espresso il suo amore per la società e la sua disponibilità a contribuire, se gli venisse chiesto.

Il suo legame con il club, ha sottolineato, rimane indissolubile, e sarebbe un onore per lui tornare a lavorare con la Juventus in qualche capacità.

L’intervista ha anche toccato il tema della sua carriera post-calcio, con Del Piero che si è concentrato su progetti personali, media e la crescita del calcio negli Stati Uniti, dove vive attualmente.

Tuttavia, ha ribadito che la Juventus rimarrà sempre una parte fondamentale della sua vita.

Le sue parole:

L’unico rimpianto della mia carriera è quello di aver perso la finale degli Europei. La mia mentalità? Vincere titoli era il mio principale obiettivo, anche se i traguardi personali facevano piacere. Ma se mi chiedi ‘sei felice sei fai tre gol e pareggi tre partite? Io ti dico di no.

Pinturicchio? Il soprannome che mi diede il nostro ex patron, una persona incredibile. Ha dato soprannomi a tutti: Baggio era Raffaello.

Con Baggio c’è stata una situazione particolare, abbiamo giocato insieme solo due anni e nel secondo anno ci sono state un po’ di incomprensioni con il club che poi ha lasciato. Ho imparato da lui e ho imparato da ognuno di loro perché ascoltavo, perché ero disposto ad ascoltare.

Il primo anno. È stato l’ultimo di Trapattoni, uno dei più grandi. Siamo finiti fuori dalla corsa scudetto quando invece la Juve compete sempre per il titolo. In Coppa Uefa siamo usciti ai quarti con il Cagliari, poi alla fine di quella stagione sono cambiate molte cose. Dall’allenatore alla dirigenza, tutto nuovo.

L’esordio in B fu contro il Rimini, era estate e faceva ancora tanto caldo. Pareggiammo 1-1. Pensavo che fino a un mese prima ero a Berlino con la Coppa del Mondo, ma avevo presto questa decisione e andava benissimo così. Me ne sono assunto la piena responsabilità. L’esperienza della Serie B mi è sembrata irreale perché avevamo una battaglia legale fuori dal campo e vari punti di penalizzazione. È stata una lunga strada da percorrere, ma a fine stagione è stato meraviglioso. Era tutto nuovo, anche il club era stato costretto a rinnovarsi.

La possibilità c’è stata nel 2006, prima del Mondiale. Eravamo in una situazione non facile con Calciopoli. Sono rimasto e non penso di aver fatto la scelta sbagliata, volevamo tornare e vincere di nuovo tutto. Siamo rimasti tutti. Felice di restare o una sorte di dovere verso tutto quello che mi aveva dato la Juve? Direi entrambe le cose. Non volevo lasciare la Juve in quelle condizioni, dovevo dimostrare qualcosa a me stesso, alla mia gente e ai miei tifosi. Non mi hanno ancora costruito una statua, ma allo Stadium ci sono diverse immaginette.

Zizou è una persona straordinaria, un ragazzo eccezionale, una persona gentile e bellissima. A volte è successo, anche alla Juve, che gli venisse dato qualche calcio che gli provocava reazioni del genere, ma alla fine finiva tutto in chiacchiere. Mi dispiace per lui ovviamente, dall’altra parte però Il calcio mi manca ogni giorno, vorrei tornare indietro nel tempo. Sono felice di quello che sto facendo adesso, non ho rimpianti. Ho preso il patentino da allenatore, anche se per il momento non vorrei ricoprire questo ruolo.

Sarebbe davvero una bella storia da mostrare e raccontare. Quello che è successo tra me e la Juve, in quel periodo di tempo, non è successo prima a nessun altro giocatore. Uno che alla Juve è diventato leggenda, che ha giocato pure in Serie B, che è tornato e ha vinto ancora. 19 anni sono tanti.

Vedermi nel club in futuro? Sì, mi piacerebbe. È il mio club. Penso che debba essere un qualcosa di naturale, che debba venire dalla Juve. Secondo me è un bene avere all’interno della società chi conosce bene la mentalità, i tifosi, ma non sono il tipo che decide. Penso a Maldini al Milan, a Totti alla Roma o anche a Zanetti e a quello che sta facendo adesso all’Inter.

Hanno il loro presidente, ma vediamo cosa succede. La Juve è parte della mia vita, passo più tempo a Torino che nella città in cui sono nato. Ma se non dovesse succedere nulla, questo non cambierebbe quello che è già successo con i  tifosi. Abbiamo scritto la storia insieme, una storia bellissima e incredibile. Non mi sono mai sentito ferito per una chiamata mai arrivata, quello no. A volte le cose cambiano, sono rilassato e molto concentrato in ciò che sto facendo”.

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Serie A

Napoli, Conte: “Ogni gara è un esame. Il mio rapporto con la Juve…”

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Napoli, Antonio Conte

Il tecnico del Napoli Antonio Conte ha preso parte alla conferenza stampa pre-gara in vista dell’impegno di sabato contro la Juventus. 

Di seguito un estratto delle sue parole.

Conte contro il suo passato

Questa partita arriva troppo presto per testare il livello della sua squadra?
“Come ho detto prima del Cagliari, un po’ per tutte le squadre, col mercato che è finito così tardi, c’è una fase di assestamento. Alcuni nuovi sono arrivati da pochi giorni e devi fronteggiare poi tre partite con chi è partito. Stiamo tutti lavorando sodo per trovare la giusta quadra, chi ha tempo non aspetti tempo, ogni partita vale tre punti.

Stiamo cercando tutti la quadra ma c’è anche la necessità di vedere buone prove e fare punti perché questi valgono a fine anno. Mi aspetto di dare continuità, di crescere, sotto tanti punti di vista, non fermarci a pensare cosa è stata l’ultima partita e non illuderci perché ogni santa partita per noi è un test.”

Gara particolare per tutti, anche per lei, per la città, per la squadra. E’ esagerato definirlo già un esame?
“Ogni gara è un esame, lo è stato a Cagliari per alcuni aspetti, temperamentali, su un campo difficile a livello ambientale. A volte può essere un esame a livello tattico, ambientale, temperamentale. Dobbiamo affrontarlo con la massima serietà al di là di chi c’è di fronte.”

Ci racconta dal punto di vista emotivo se si è abituato ad affrontare la sua ex squadra da giocare ed allenatore?
“E’ inevitabile, la mia storia parla chiaro, 13 anni alla Juve da calciatore, sono stato capitano per diversi anni, vincendo praticamente tutto. Ho avuto la possibilità di allenare 3 anni in un periodo difficile della Juve, aprendo un ciclo di 9 anni di Scudetti. Faccio parte della storia della Juventus per ciò che ho fatto e dato, è inevitabile da calciatore per ognuno di noi è più semplice, puoi anche scegliere di restare per sempre. Mi riferisco qui a Bruscolotti a Napoli, Maldini, Baresi, Antonioni, Totti ecc. da allenatore è molto difficile, impossibile che sia tu a decidere la tua carriera.

Ho allenato la Juve per 3 anni, la carriera mi ha portato in piazze diverse, che ho onorato diventando il primo a difendere i colori per queste squadre, oggi ho il piacere davvero immenso di allenare una squadra come il Napoli, per me che sono del sud è orgoglio e soddisfazione. Ci sarà grande emozione nel tornare in quello stadio, c’è stata l’inaugurazione con me, sarà la prima volta con i tifosi perché tornai col Covid, lo sarà sempre così come sarà in futuro tra molti anni affrontare il Napoli da avversario, mi auguro da un bel po’ però…”

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