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Platini la butta lì: “Si dovrebbe giocare 10 contro 10, ne gioverebbe lo spettacolo”

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La leggenda del calcio transalpino, nonché ex-giocatore della Juventus, Michel Platini ha concesso un’intervista esclusiva a RMC Sport.

Per ora il nuovo format della Champions League non ha regalato lo spettacolo che tutti si aspettavano. Il tatticismo regna ancora sovrano e i calcoli le squadre li fanno ancora, eccome se li fanno: forse più di prima.

L’idea di Platini: “Giochiamo 10 vs 10

Nel corso di un’intervista esclusiva concessa ai microfoni di RMC Sport, l’ex-presidente del UEFA Michel Platini ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Bisognerebbe togliere un giocatore a squadra e giocare in 10 contro 10. Il calcio si gioca in 11 dal 1900, quando i calciatori correvano molto meno di oggi, andavano più lenti ed erano meno forti. Le persone della mia generazione non guardano più molto il calcio perché non si rivedono più nel gioco attuale, in 10 contro 10 si libererebbero degli spazi.  Nel gioco di possesso si fanno troppi passaggi in indietro più che in avanti. Non critico, ma alla mia epoca si vedeva un calcio più offensivo.”

Un problema, quello del gioco divenuto troppo orizzontale, che si potrebbe tranquillamente elidere abolendo il retropassaggio al portiere. Oppure rivedendo quella sciagurata modifica al regolamento, che da qualche anno consente ai difendenti di entrare nella propria area di rigore sul calcio di rinvio.

Non c’è alcun bisogno di violare reiteratamente il rasoio di Occam, rincorrendo una “modernità” che, di fatto, è ciò che sta allontanando le persone dal calcio. La spettacolarizzazione del calcio lo sto deprivando della sua essenza intrinseca e la sparata di Platini è l’ennesima dimostrazione di questo trend. Viene spontaneo pensare: “Menomale che gli è venuta adesso quest’idea e non quando era presidente del UEFA.”

La stella di Platini

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Fiorentina-Verona 3-1: le pagelle viola al pepe

La Fiorentina, trascinata da Moise Kean, vince ancora in Campionato, stavolta ai danni del Verona. I voti ai protagonisti della sfida.

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Sesta vittoria consecutiva della Fiorentina in Campionato (7 vittorie ed un pareggio nelle ultime 8 di Serie A), con Kean (autore di una tripletta) mattatore assoluto della gara. In difesa altra partita superlativa di ComuzzoRanieri e del solito tarantolato Dodò. Bravissimo anche Beltran.

E la Viola chiude con un altro dato incredibile: un solo fallo commesso in tutta la partita, contro i 19 del Verona.

Con i rientri di Cataldi (con il doppio play, lui e Adli, la Viola ha disputato le sue partite migliori) e Gudmundsson (un fuoriclasse), e l’acquisto di un vice Kean a gennaio, la compagine gigliata può non porsi dei limiti agli obiettivi di questa stagione.

Pagelle Fiorentina

De Gea 6,5: incolpevole sul goal, pomeriggio da ordinaria amministrazione per il resto, fino al lancio intelligente per la terza rete di Kean, quella che chiude la partita. Anche uomo assist.

Dodò 7,5: quando lo vedi al 90′, nella stessa azione, stare prima in difesa a coprire e 30 secondi dopo in attacco, viene da chiederti se è umano oppure no? Instancabile.

Comuzzo 7,5: un muro che gioca con la tranquillità di un veterano. Insuperabile.

Ranieri 7,5: non esce su Serdar, ma è l’unica indecisione della gara. Anche lui si meriterebbe una convocazione in Nazionale. Impressionante.

Gosens 6,5: gioca senza strafare, ma sempre con costrutto. Intelligente.

Bove 6: sbaglia in maniera grave dando il via al goal degli scaligeri. Prova a riscattarsi utilizzando l’agonismo. Non la sua miglior partita, ma comunque sufficiente.

Adli 6,5: con lui perdi qualcosa in mobilità, ma lo riacquisti in sapienza e qualità del gioco. Sicuro di sé.

Colpani 6+: gioca una gara positiva, ma fa ancora troppo poco se pensiamo al suo talento. Deve crescere ancora.

Beltran 7: l’assist per il primo goal di Kean e la consueta qualità e quantità al servizio della squadra. Stantuffo.

Sottil 6: fa ammonire due avversari con i suoi strappi ma, come Colpani, può dare di più. Vorrei ma non posso.

Kean 9: tripletta al termine dell’ennesima gara da protagonista assoluto. Non prende 10 solo per un pizzico di egoismo di troppo. Inarrestabile.

Richardson 6: disputa una porzione di gara dignitosa. Positivo.

Kouamé 6: si batte come un leone. Combattivo.

Kayode n.g.

Parisi n.g.

Mandragora n.g.

Palladino 8: siamo costretti a ripeterci, ma è bravo ad ottenere il massimo dai suoi giocatori. Motivatore.

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Pisa, Caracciolo: “Dicevano non ce l’avrei fatta a 34 anni…”

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Pisa, Serie B

Dopo la vittoria esterna del Pisa contro la Sampdoria, il capitano Antonio Caracciolo ha parlato in conferenza stampa della poca fiducia nei suoi confronti.  

Reduce da una netta vittoria per 3 a 0 a Marassi, il capitano del Pisa Antonio Caracciolo ci ha tenuto a fare alcune precisazioni sul proprio rendimento e su quella della squadra.

Queste le sue dichiarazioni riportate da CalcioPisa.it.

Antonio Caracciolo sul proprio rendimento

Dicevano che non ce l’avrei fatta a giocare tutte queste partite. E invece… . Sono stati cinque anni importanti, dopo l’infortunio ce ne sono stati di difficili a livello personale, si percepiva che non si remava tutti dalla stessa parte, adesso sin dagli allenamenti a porte aperte ha portato noi e i difensori nella stessa direzione: si percepisce che c’è qualcosa di diverso”.

Sulla squadra e sulla fase difensiva

Questa comprende il lavoro di tutta la squadra. Il mister in seconda D’Angelo ci ha fatto lavorare parecchio da questo punto di vista. Ci tiene tutti sul pezzo: non vuole che lasciamo buchi, niente.

Sulla Serie B

“In Serie B quest’anno ci sono squadre molte attrezzate, partite per vincere. Noi siamo partiti per seguire il mister e cambiare le cose rispetto a questi due anni. Capiteranno momenti di flessione, ed è importante capitalizzare al meglio ora” conclude Caracciolo.

Caracciolo

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Milan, Theo Hernandez ora è un problema: addio a fine stagione | Costretto controvoglia a rimanere la scorsa estate

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Milan, non lo avremmo mai immaginato, ma ora qualcuno sta chiamando problema uno come Theo Hernandez. 

Noi di Calcio Style lo scriviamo da diversi mesi, Theo Hernandez la scorsa primavera aveva iniziato a guardarsi intorno con l’aiuto del suo agente Manuel Garcia Quilon.

E la sua volontà era quella di lasciare il Milan in estate per accasarsi in una tra Real Madrid Paris Saint Germain, nonostante fosse stato il Bayern Monaco ad essersi fatto avanti per primo. Tutto quanto è stato confermato da più fonti e possiamo sostenere, senza timori di essere smentiti, che avevamo raccontato fedelmente le cose come erano accadute.

In estate tuttavia c’è stata la forte influenza di Zlatan Ibrahimovic il quale contro tutto, contro tutti e contro Theo, ha deciso di non vendere il giocatore ancorché in presenza di offerte non ritenute economicamente adeguate dalla dirigenza stessa.

La promessa di fare una squadra in grado di competere in tutto e di avere un allenatore top, aveva fatto desistere Theo Hernandez dalla sua scelta iniziale. L’arrivo di Paulo Fonseca unito a una partenza di campionato molto lenta ha nuovamente riacceso la voglia di andarsene, tanto che l’addio a fine stagione pare certo.

Da mesi non ci sono incontri con l’agente e il Milan sta prendendo tempo perché non vuole più affrontare il discorso, certo che il giocatore la decisione l’abbia già presa.

Il modo di giocare di Theo è l’esempio lampante di quanto stiamo scrivendo. Forte contro le forti, questione di orgoglio e svogliato, quasi annoiato e assente contro le cosiddette piccole, vedasi ieri sera a Cagliari.

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