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Troppi infortuni, il mondo del calcio è in allarme

Il calcio mondiale deve fare i conti con troppi crac. Gli infortuni che solo ieri hanno colpito Carvajal e Zapata si aggiungono ad un lungo elenco.
Le infermerie iniziano a riempirsi di infortuni sempre più gravi con lunghe prognosi. Già da anni molti addetti ai lavori sollevavano i primi problemi legati ad un calendario sempre più fitto. Ora, con l’introduzione del nuovo formato della Champions League e il nuovo Mondiale per Club, la situazione si aggrava.
Le squadre sono costrette a straordinari per poter competere in tutte le competizioni e, spesso, lo sforzo fisico diventa insostenibile. Dopo appena un mese e mezzo dall’inizio delle competizioni il calcio deve fare i conti con un momento difficile. Di seguito ripercorriamo l’elenco degli infortunati.
La lista degli infortuni: tanti crac tra i campioni
Tanti in Serie A
Ieri sera si è fermato Duvan Zapata, che è uscito dolorante in barella dopo una torsione al ginocchio. Siamo ancora in attesa di notizie ufficiali, ma le immagini di ieri non sono incoraggianti.
L’infortunio del colombiano arriva tre giorni dall’uscita dal campo di Bremer. Anche il brasiliano era stato accompagnato dalla barella dopo la gara contro il Lipsia. Gli esami nel suo caso hanno confermato la rottura del crociato.
Anche l’infortunio di Malinovskyi è una notizia recente. L’ucraino, durante il match contro il Venezia, si è fratturato il perone e dovrà rimanere ai box per molto tempo.
Non finisce qui la lista degli infortuni in Serie A. Nel Milan ai box c’è Bennacer, che ha subito uno strappo muscolare, e i rossoneri devono fare i conti con il caso Florenzi, che si è operato al crociato ad inizio agosto.
L’Inter, oltre a Barella, ha in infermeria Tajon Buchanan, che si è fratturato il perone. Nella Roma è fermo il nuovo acquisto Alexis Saelemaekers, reduce da una frattura al malleolo nel match contro il Genoa.
A questa lunga lista si aggiungono Scamacca e Scalvini dell’Atalanta, entrambi fermi per il crociato. Oltre a Ferguson del Bologna (crociato), Sazonov dell’Empoli (crociato), Benedyczak del Parma (caviglia), Schuurs del Torino (crociato) e Harroui del Verona (distorsione del legamento collaterale del ginocchio).
Nei principali campionati la situazione non è diversa
All’estero non cambia la musica. L’ultimo di una lunga serie ha colpito Dani Carvajal, uscito ieri in barella per il terribile infortunio che lo terrà fuori mesi: tripla frattura al ginocchio. Nella squadra di Ancelotti è bloccato ai box anche David Alaba, rottura del crociato.
Nel Barcellona stessa sorte per Gavi, fermato dal crociato durante gli Europei. Sempre nei Blaugrana fermo anche Ter Stegen per rottura del tendine rotuleo e Araujo, operato al bicipite femorale.
Il Manchester City ha recentemente perso uno dei suoi pilastri: Rodri si è recentemente fermato per rottura del crociato. Nell’Arsenal pesa l’assenza di Odegaard, vittima di una distorsione alla caviglia. Nel Bayern Monaco sono fermi Stanisic (crociato) e Boey (lesione al menisco). Anche il Paris Saint Germain ha perso Lucas Hernandez (rottura del crociato) e Gonçalo Ramos, operato alla caviglia.
L’elenco sarebbe ancora lungo. La situazione è allarmante e con un calendario sempre più fitto difficilmente vedremo miglioramenti.
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Violenza sulle donne: dalle curve ai campi si alza un No

Violenza sulle donne: dopo gli ennesimi femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella, la reazione del mondo del calcio è stata forte e decisa.
In Italia, il calcio, linguaggio popolare per eccellenza, si è fatto eco del dolore e della speranza di un’intera società ferita.
Violenza di genere: il silenzio è complice
Le curve, da sempre teatri di cori e rivalità, si sono trasformate in agorà moderne.
Luoghi in cui la rabbia si è sublimata in consapevolezza.
E la voce di chi troppo spesso è ignorato si è alzata, finalmente, a squarciare il silenzio.
I femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella hanno scosso le fondamenta dell’indifferenza, obbligandoci a guardare in faccia la realtà.
Di fronte a queste tragedie, il calcio non ha scelto la neutralità, ma l’impegno.
Gli striscioni nelle curve
Nella scorsa giornata di campionato il linguaggio del calcio si è intrecciato con quello della memoria.
I tifosi di Palermo e Messina hanno scelto di rompere il silenzio, trasformando gli spalti in luoghi di consapevolezza e di lotta.
Hanno sollevato striscioni che gridano contro la violenza maschile sulle donne.
Un nome evocato dagli spalti: quello di Sara Campanella, la giovane studentessa di 22 anni assassinata a Messina il 31 marzo da un compagno di università.
A Sorrento, la Curva Sud del Messina ha scritto: “L’amore non uccide. Sara vive in tutti noi.” Parole semplici, ma capaci di aprire varchi nella coscienza.
Sul campo, i calciatori portavano il lutto al braccio, mentre i giocatori del Sorrento hanno deposto fiori sotto il settore ospiti: un gesto di silenziosa, potente solidarietà.
A Palermo, durante la partita contro il Sassuolo, è stato esposto uno striscione dalla Curva Nord: “Nel ricordo di Sara, a difesa delle donne. Basta femminicidi.”
Gli atleti rosanero sono scesi in campo con magliette dedicate alla causa.
Sulle maglie, la scritta: “Non un minuto di silenzio. Contro la violenza sulle donne.” E sul retro, i nomi delle vittime, a partire da quello di Sara Campanella.
In tribuna, la famiglia di Sara ha trovato spazio e calore: una piccola comunità si è stretta attorno al dolore.
Anche la curva Est della Ternana ha voluto ricordare Ilaria, la giovane di Terni assassinata a Roma. I tifosi hanno voluto ribadire che ogni vittima non è un numero, ma una ferita aperta nella carne viva del nostro presente.
Inoltre sia la squadra maschile sia quella femminile hanno postato messaggi di vicinanza e partecipazione, in particolare nel giorno di lutto cittadino.
La violenza ha una solida base culturale
La storia di Sara e quella di Ilaria Sula sono tristemente simili. Entrambe ventiduenne, entrambe strappate alla vita dall’ex compagno.
Deve essere chiaro, però, che non sono eccezioni tragiche, ma manifestazioni di una radice profonda e sistemica: il patriarcato, che ancora oggi plasma, giustifica e legittima la violenza.
Non è questione di etnie o di culture “altre”, come provano a suggerire alcune narrazioni politiche fuorvianti. È un fenomeno strutturale, alimentato ogni giorno da una cultura che normalizza il dominio e il possesso, anche nei rapporti più intimi.
Le curve del tifo vengono spesso descritte come focolai di intolleranza.
Ultimamente stanno invece diventando cassa di risonanza di un messaggio collettivo: non accettiamo più il silenzio.
Non accettiamo più l’indifferenza.
Un terribile controsenso
Intanto, paradossalmente, nel mondo del calcio si continuano a tesserare atleti condannati per violenze sessuali.
Mentre sono le tifoserie a prendere posizione pubblica, a fare quello che istituzioni e vertici sportivi troppo spesso evitano: nominare il patriarcato, riconoscere la sua pervasività, denunciarlo senza ambiguità.
Perché sì, cara classe politica, il patriarcato esiste ancora. Ed è proprio questo il nemico da combattere. Ogni giorno, in ogni campo, non solo da gioco.
Storia del calcio contro la violenza sulle donne
Alla Curva Sud del Milan, il 25 novembre 2023, durante Milan–Fiorentina, le parole si sono fatte pietra: “Abusi e violenze sulle donne: ultimo rifugio di vili e meschini. Voi non siete uomini.”
Alla Curva Sud Siberiano della Salernitana, lo stesso giorno, durante Salernitana–Lazio, il rosso, colore del sangue e della ribellione, ha segnato i volti dei tifosi.
La campagna #unrossoallaviolenza è diventata gesto corale, con queste parole a sorreggere il silenzio delle vittime: “Chi picchia una donna è un vigliacco. Chi picchia una donna è un essere insignificante.”
A Cosenza, nello stadio intitolato a Gigi Marulla, il 15 settembre 2024, un altro striscione ha risuonato come una preghiera laica “Verità per Ilaria Mirabelli.”
Perché la memoria è lotta, e il ricordo di Ilaria, giovane ultras scomparsa in circostanze oscure, chiede giustizia oltre l’oblio.
Parola ai giocatori
Durante l’ottava edizione della campagna #unrossoallaviolenza, sostenuta dalla Lega Serie A e da WeWorld, molti calciatori hanno scelto di esporsi.
Non più solo atleti, ma uomini consapevoli, si sono mostrati con un segno rosso sul volto, accanto alle proprie compagne, mogli, figlie.
Mile Svilar, portiere serbo di 25 anni della Roma, è intervenuto sull’argomento dopo l’omicidio di Ilaria Sula, uccisa proprio nella capitale.

MILE SVILAR PENSIEROSO GUARDA IN ALTO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
“È insopportabile continuare a sentire queste notizie ogni giorno. Sono tragedie che riguardano tutti noi, perché potrebbero colpire chiunque”, ha dichiarato Svilar.
“Dobbiamo ripartire dall’educazione: crescere figli che interiorizzino valori sani e che sappiano accettare un ‘no’ senza trasformarlo in violenza. È un messaggio da ripetere quotidianamente, e sono convinto che ciascuno di noi abbia una responsabilità in questo”.
Anche Giada Greggi, centrocampista venticinquenne della Roma femminile e della Nazionale italiana, ha espresso la sua vicinanza e riflessione sulla questione. “Sara e Ilaria avevano più o meno la mia età, con la vita ancora tutta davanti: quello che è accaduto mi ha profondamente scossa”.

GIADA GREGGI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Greggi ha poi aggiunto: “Come società dobbiamo prendere atto che il femminicidio è l’esito estremo di comportamenti che troppo spesso vengono sottovalutati o normalizzati, come la gelosia morbosa e il controllo ossessivo. È fondamentale educare i ragazzi, fin da piccoli, a capire che il rifiuto fa parte della vita e a liberarsi dalla mentalità del possesso, visto che, quasi sempre, la violenza arriva da persone vicine”.
Un gol contro la violenza
Secondo l’Istat, in Italia si registrano in media 150 femminicidi ogni anno, e nel 2025 l’Osservatorio de La Repubblica ne conta già 11.
Il sostegno del mondo del calcio può essere significativo. Non sono soltanto episodi da cronaca sportiva: sono spiragli di umanità, brecce aperte dentro il muro dell’abitudine.
Sono il segno che anche dentro le arene del tifo, spesso teatro di divisioni, può risuonare un canto comune: quello della dignità e del rispetto.
Perché il calcio, come ogni linguaggio collettivo, ha il potere di scegliere da che parte stare.
E quando si schiera dalla parte della vita, la partita è sempre quella giusta.
Focus
Giovani nelle Coppe: 34 dalla Serie A ma lo spazio è ridotto

Calendari fitti e senza respiro costringono i club a schierare i giovani. Quella che sembra un’inversione di tendenza nasconde però un analisi più profonda.
Le difficoltà generate dalle moltissime partite hanno costretto i club a rifugiarsi anche nelle giovanili. Quello che potrebbe essere un cambiamento di pensiero però, visto con occhio più critico, sembrerebbe soltanto una contingenza del momento attuale del calcio, in primis quello europeo.

IGOR TUDOR CARICA KENAN YILDIZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il nodo giovani
In sintesi, lo spazio reale per gli U19 è piuttosto esiguo. In questa stagione, considerando tutte le competizioni organizzate dalla UEFA, sono stati 94 i ragazzi che hanno giocato almeno 180 minuti. Spoiler: nessuno di questi è italiano. Secondo spoiler: sebbene il numero di 19enni (o meno) utilizzati da club italiani è di 34 con soli 901 minuti totali. Un totale molto più basso rispetto a quello di altri campionati come Premier League, Bundesliga, LaLiga e Ligue 1. E non solo: anche di altri 13 campionati ritenuti sulla carta minori.
I club con più U19 utilizzati
Per uno strano caso del destino però, la società ad aver schierato più U19 per minutaggio totale è allenata da un italiano. Stiamo parlando, ovviamente, dell’Ajax di Francesco Farioli, eliminata dall’Europa League agli ottavi. Più del doppio del Barcellona, che può contare sui gioielli usciti da La Masia, in primis Lamine Yamal e Pau Cubarsí. In top 10 l’altra big giovane di Champions League, il PSG. Per trovare invece segni del nostro campionato bisogna arrivare alla 23ª posizione, occupata dalla Juventus.
I giovani con più minuti in Europa
I bianconeri hanno scommesso e creduto in Kenan Yildiz, uno dei due pupilli mandati in campo da Thiago Motta prima dell’eliminazione ai play-off. Il turco ha ripagato con un gol (al PSV) e un assist (contro il Man City). Questi sono stati gli unici registrati da un club della Serie A in Europa in stagione per la categoria U19 (19enni o più piccoli al momento della gara).
In totale i minuti del numero 10 bianconero sono stati 669, più di calciatori in ascesa come Warren Zaire-Emery e Désiré Doué. I due del club parigino però proveranno ad avvicinarsi nei prossimi impegni di coppa. Non abbastanza però per superare o raggiungere Lamine Yamal e di Geovany Quenda, fra i più chiacchierati del momento, e dell’ex-Milan Jan-Carlo Simić. La scelta del serbo è stata ripagata, passato all’Anderlecht per avere un ruolo più centrale nel calcio dei grandi. Del resto, la formula vincente rimane sempre la stessa: qualità importanti riscontrabili nel calciatore, fiducia e coraggio da parte dei tecnici. Quel mix che ha portato Farioli a fare di Jorrel Hato, 19enne olandese, un elemento cardine dei Lancieri.
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Real Madrid, l’era Ancelotti ai titoli di coda?

Il Real Madrid cade in casa dell’Arsenal e rischia di dover salutare la Champions. Questa stagione rischia di diventare fallimentare.
Il Real Madrid cade malamente all’Emirates contro un Arsenal più affamato, più convinto e, semplicemente, più forte nei 90 minuti. Il 3-0 finale racconta perfettamente l’andamento di una partita dominata in lungo e in largo dai Gunners, che hanno avuto le occasioni migliori e che avrebbero potuto addirittura rendere il passivo più pesante, se non fosse stato per la solita prestazione superlativa di Courtois. Un KO pesante, che si somma al deludente cammino nella fase a campionato e che apre più di un interrogativo sul futuro.

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Real Madrid, stagione al bivio
La sconfitta contro l’Arsenal non è un episodio isolato, ma solo l’ennesimo segnale di una stagione fin qui ben al di sotto delle aspettative. Dopo la finale di Supercoppa persa a gennaio contro il Barcellona, il Real sta faticando anche in Liga, dove si trova ora a 4 punti proprio dai blaugrana a 8 giornate dalla fine.
Il calendario non aiuta e tra poco più di due settimane ci sarà la finale di Copa del Rey, ancora una volta contro il Barça, che potrebbe rappresentare l’ultima speranza per evitare un’annata senza titoli. E pensare che con l’arrivo di Mbappé in estate, molti avevano immaginato un Real pronto a dominare su tutti i fronti. Ora, invece, il rischio è quello di chiudere con un nulla di fatto.

Real Madrid President Florentino Perez delivers a speech at a press conference for the strategic cooperation between Real Madrid and Chinese e-commerce giant Alibaba in Guangzhou city, south China’s Guangdong province, 26 July 2015.
Real Madrid have struck a deal to sell merchandise online via the Chinese platform Alibaba, the club confirmed on Sunday (26 July 2015). “We have strengthened still more our bond with the country through this agreement with Alibaba, a globally recognised leader in online commerce,” Real president Florentino Perez said on the club website (www.realmadrid.com). “It allows us to launch the official Real Madrid shop in China for over 600 million Chinese consumers online.” Real are at the beginning of a pre-season tour of China where they will play friendlies against Inter Milan on Monday and AC Milan on Thursday.
Ancelotti verso l’addio?
In casa Madrid, intanto, la figura di Ancelotti è sempre più al centro delle critiche e i tifosi invocano il nome di Xabi Alonso per la panchina della prossima stagione. L’impressione è che, salvo miracoli, il ciclo del tecnico italiano sia davvero arrivato ai titoli di coda.
Certo, con il Real Madrid mai dire mai, soprattutto in Champions: tra una settimana si gioca il ritorno al Bernabeu, e l’impensabile potrebbe accadere di nuovo.
In caso contrario, però, il futuro sembra segnato. E la fine dell’era Ancelotti, che già sembrava scritta, potrebbe arrivare prima del previsto.
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