Serie A
Empoli, D’Aversa: “Sono qui per dimostrare quello che sono”
L’allenatore dell’Empoli Roberto D’Aversa ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de Il Corriere Dello Sport sull’avvio di stagione del club toscano.
L’allenatore ex Lecce e Parma e attuale tecnico dell’Empoli Roberto D’Aversa ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de Il Corriere Dello Sport, relative all’inizio di stagione del club toscano.
Empoli, le parole di D’Aversa
Di seguito le dichiarazioni dell’allenatore dell’Empoli Roberto D’Aversa rilasciate ai microfoni de Il Corriere Dello Sport:
PROPOSTA EMPOLI
“Vivo di rapporti umani e, dopo quanto accaduto, la chiamata dell’Empoli è stata coraggiosa per quello che era successo e per me immensamente gratificante. Non me la sono fatta sfuggire, nonostante avessi altre proposte: per dimostrare la persona che sono da trentacinque anni, nonché il tecnico che sul campo penso si sia sempre ben comportato in Serie A.
La cosa bella, inoltre, è che ho ricevuto tanti attestati di stima da allenatori e direttori sportivi, anche di qualcuno con cui non avevo rapporti e che mi hanno fatto ancora più piacere: li ringrazierò per sempre”.
EMPOLI CLUB UNICO
“Il presidente Corsi e la figlia Rebecca gestiscono il club da imprenditori ma come se fosse una famiglia. Qui sanno fare calcio, lo si percepisce da fuori com’è il mondo Empoli, ma solo al suo interno ci si rende conto del significato che si dà al settore giovanile per consentire ai ragazzi di arrivare in prima squadra e poi valorizzarli ancora di più. In questa maniera il club si autogestisce a livello economico con l’idea, in più, di dare spazio al maggior numero di calciatori italiani e di appartenenza Empoli.
Io raramente parlo di formazione con presidente o direttore sportivo, ma prima della partita di Coppa Italia mi sono sentito di dire le mie scelte in anticipo rispetto al solito comunicando loro chi volevo far giocare a Torino: l’espressione di Corsi è valsa più di mille parole”.
Serie A
Pellegrini esce tra i fischi: il futuro è in bilico
Lorenzo Pellegrini non trova pace. Ripercorriamo assieme il brutto momento del capitano giallorosso che ora vede il suo futuro in bilico.
Nella partita all’Olimpico contro il Belgio, l’Italia sembrava aver tutto sotto controllo. Gli azzurri erano in vantaggio 2-0 e il copione sembrava essere lo stesso che abbiamo visto contro Francia e Israele. Al 41′ ecco l’episodio che cambia la partita. Il fallo di Pellegrini ai danni di Theate costa al numero dieci azzurro il cartellino rosso. Da quel momento in poi la partita per l’Italia diventa in discesa e il Belgio riesce a recuperare lo svantaggio. Il match termina 2-2.
Dopo l’espulsione Pellegrini è uscito tra i fischi, nello stesso stadio che ancora non gli perdona l’esonero di De Rossi.
Pellegrini, le statistiche non sono incoraggianti. Ecco i numeri
Le prestazioni poco convincenti dell’ultimo periodo sono accompagnate da numeri inaccettabili per il ruolo che gli è riservato.
Ancora non ha trovato la via del gol e l’ultimo risale appena a maggio contro l’Atalanta (su rigore) ma non segna su azione da marzo. Mentre quest’anno è arrivato solo un assist, un semplice passaggio per il compagno Cristante che troverà poi il gol su deviazione.
Un giocatore ormai perso, inciampato in una voragine di brutte prestazioni ed episodi goffi che finiscono per condizionare negativamente le partite. Il capitano della Roma non è in condizione, troppo fiacco e poco dinamico all’interno dei 90 minuti.
Ora, dopo l’espulsione, è arrivato a Trigoria per allenarsi con il resto dei compagni. L’obbiettivo è di tornare a grandi ritmi già dal prossimo impegno contro i nerazzurri e lasciarsi alle spalle questo brutto periodo.
Il contratto
Per il momento il futuro del giocatore in giallorosso non è affatto sicuro. Il suo contratto con la Roma è valido fino a giugno 2026 ma le due parti non si sono ancora accordate per un prolungamento. Pellegrini percepisce dalla Roma una grande somma, 4 milioni più bonus. È chiaro che il club si aspetta un cambio di rotta da parte del giocatore.
Per Pellegrini è fondamentale ritrovare la sua forma ideale. Soprattutto in vista del suo futuro che si scriverà quest’estate e, per il momento, potrebbe anche essere lontano da Roma.
Serie A
Lazio, Lotito: “Nel calcio ci sono norme stringenti, ma…”
Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha preso la parola durante il Festival dello Sport tenutosi a Trento, parlando anche delle questioni finanziarie legate al calcio.
Di seguito le sue parole in merito.
Lotito fa il punto
“Le norme devono trovare il consenso, ma se noi continuiamo a sparare sul calcio… Si parla di presidenti paperoni, ma non è così. Qua i paperoni sono solo calciatori e agenti. Il presidente deve fare i conti alla lira, per portare avanti una società in termini di autosussistenza. Quando sono arrivato la Lazio fatturava 84 milioni e ne spendeva 86. E aveva oltre 500 milioni di debiti.
Oggi è impensabile, altrimenti non ti iscrivi al campionato. Abbiamo norme sportive stringenti. Ma ci sono altre cose aberranti, retaggio di norme di tanti anni fa.
Iniziamo a riformulare la figura del giocatore: un giocatore di Serie A che prende 5 milioni è un dipendente o un libero professionista? Oggi ha i diritti del dipendente e i doveri del libero professionista e non è possibile. Basterebbe cambiare 5-6 formulette.
Il Decreto Dignità impedisce di fare pubblicità in diretta, non puoi mettere per esempio le sponsorizzazioni delle scommesse sulla maglia. Ma a marzo lo stato darà in concessione le macchinette di video poker e le sale bingo… Noi invece ne subiamo solo le conseguenze senza avere il ritorno economico. Una piccola percentuale, come successo in Francia, non si può mettere a disposizione dei club? Parlo dello 0,5%, dell’1%, cifre che non andrebbero a incidere sullo stato.”
Serie A
Atalanta, Percassi: “Orogliosi del Gewiss Stadium. Un grazie a…”
L’ad dell’Atalanta Luca Percassi ha preso la parola durante il Festival dello Sport tenutosi a Trento. Tra i temi trattati anche quello inerente all’ormai completato Gewiss Stadium.
Di seguito le sue parole.
Percassi sullo stadio e non solo
“Nel 2017 lo abbiamo comprato e ora inaugurato, siamo orgogliosi di questo. Ci stupisce che in Europa vediamo città bruttissime e stadi bellissimi, in Italia accade l’opposto.
Lo stadio in molti casi non rappresenta il valore della città. Dobbiamo voler bene al calcio. Non esiste poi che ci sia il fenomeno della pirateria, che uccide il calcio. La fortuna dell’Atalanta ripeto è anche confrontarsi con altre realtà e poi seguire nostre determinate caratteristiche.”
L’Atalanta oggi è riconosciuta come modello da seguire?
“Grazie a chi lo dice, ma abbiamo la nostra identità e non sarebbe forse replicabile in altre città.
La storia dell’Atalanta parte da mio padre prima come giocatore e poi come imprenditore e presidente. Siamo ripartiti anni fa dal settore giovanile, i risultati sono stati straordinari, non ce lo aspettavamo.”
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