Serie A
Inter, c’è chi dirà addio: in tre verso lo svincolo a giugno
Inter, sono tre i giocatori in rosa che sono quasi certi di salutare a giugno per scadenza di contratto. Vediamo, qui di seguito, chi sono.
Fermo il campionato per la nazionale, in casa Inter si pensa ai rinnovi di contratto, con quello di Denzel Dumfries in cima a tutti gli altri.
L’olandese, nel giro di pochi giorni, ha ribadito la sua volontà di restare in nerazzurro, con i dettagli a separare le parti dal prolungamento del matrimonio.
Per un Dumfries che rimarrà, però, altri tre saluteranno a fine anno, con l’Inter che risparmierà sui rispettivi ingaggi.
Il primo e’ Joaquim Correa, per il quale anche il prestito all’Olympique Marsiglia dello scorso anno non ha portato frutti.
Voluto fortemente da Simone Inzaghi, il Tucu non ha mai reso secondo le aspettative, con l’Inter che ha provato invano a vederlo.
L’addio a zero, in questo caso, avrà solo aspetti positivi per le casse nerazzurre. Anche Marko Arnautovic se ne andrà da Appiano Gentile.
L’ex Bologna lascerà a zero verso altri lidi, non riuscendo mai a sbocciare come valida alternativa alla Thu-La.
Andrei Radu, invece, dopo svariati prestiti, vedrà esaurirsi a giugno il suo rapporto con Viale della Liberazione.
Infine, un capitolo a parte e’ riservato a Stefan De Vrij e Francesco Acerbi, con entrambi in bilico e non sicuri di restare.
In questo caso, e‘ probabile che uno solo dei due rimanga, mentre l’altro difensore verrà congedato.
Serie A
Tacconi: “Juve-Napoli? Mi sono annoiato a morte”
Stefano Tacconi, portiere iconico degli anni ’80 e ’90, ha condiviso il suo punto di vista sul calcio attuale in una recente intervista al quotidiano La Repubblica.
L’ex numero uno della Juventus, che ha indossato la maglia bianconera per 9 stagioni e quella della Nazionale in numerose competizioni internazionali, ha offerto una riflessione critica sul calcio di oggi e sul suo passato.
Tacconi: “Non avrei funzionato come allenatore”
A seguire i punti salienti dell’intervista a Stefano Tacconi:
Riesce a pensare al futuro?
“Certo, solo che sono frenato da questi due”. (indica moglie e figlio)
Ha rimorsi per la vita che ha fatto?
«”No, ne è valsa la pena. Sempre meglio che andare al cimitero. A proposito: quando capiterà crematemi, così evito a tutti il fastidio di andarmi a trovare al camposanto”.
Nel suo libro non ha avuto remore nel raccontarsi. Non crede che come commentatore televisivo il suo stile avrebbe funzionato?
“No, perché mi conosco: è per quello che ho lasciato il mondo del calcio, tranne giocare con le Legends della Juve. Mi sono pure rotto quattro costole per l’istinto di tuffarmi come quando avevo trent’anni”.
In che senso si conosce?
“Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in culo non so fino a dove. Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno. Che poi è quello che mi dicono Laura e Andrea. Sono i miei dirigenti”.
Non si vede bene a parlare in tv?
“Sarei troppo scomodo. Ma li vedete? Sono tutti paludati, inquadrati, anche Adani. Fanno filosofia, ma il calcio è arte, anche se c’è ben poco di artistico da commentare”.
Non le piace il calcio di oggi?
“È di una noia mortale. Sono tornato allo stadio per Juve-Napoli: una palla. Noi portieri eravamo dei pazzi, adesso sono tutti a modino e giocano con i piedi. Io appena avevo la palla la tiravo più lontano che potevo”.
Lei era pazzo?
“Lo sono ancora. In ospedale dovevano legarmi al letto. Una volta sono scappato, m’hanno trovato al quarto piano. Dico grazie a tutti: la sanità pubblica m’ha salvato la vita”.
È cambiato, rispetto a prima?
“Piango un po’ troppo, mi commuovo facilmente. Ma leggete la frase di Agnelli nel frontespizio del mio libro: un uomo che non piange non farà mai grandi cose”.
Non è migliorato neanche un po’, a livello caratteriale?
“Macché, sono peggiorato”.
Serie A
Roma, la Sud ancora in protesta: fuori per 15 minuti contro l’Inter
Le proteste della Curva Sud proseguono anche in occasione della sfida Roma – Inter in programma domenica alle ore 20:45. Di seguito il comunicato:
“In occasione di Roma/Inter la Curva Sud resterà fuori – per far risaltare ancor più il dissenso vista l’importanza della partita – per quindici minuti ed in silenzio per protestare contro una dirigenza che, alle promesse, non sta facendo seguire i fatti. Bandiere vilipese, stemma mai restituito, disorganizzazione diffusa, merchandising approssimativo, scelta di persone inadeguate a rappresentare la Roma sotto tutti i profili, vista la loro non conoscenza della realtà romana, della storia dell’A.S. Roma, dei valori tradizionali dei Romanisti.
Per guidare la Roma non è sufficiente spendere soldi ma è necessario creare e rappresentare una società in cui ciascun Romanista possa rispecchiarsi e della quale essere orgoglioso. Poiché questo non sta avvenendo, si invitano i Romanisti di tutti i settori ad unirsi nella protesta. Famiglia Friedkin, esigiamo un cambio di rotta“.
Serie A
Chivu: “Roma? sta vivendo un momento di cambiamento”
Cristian Chivu, ex calciatore con le maglie di Roma e Inter, ha rilasciato delle dichiarazioni significative a La Gazzetta dello Sport, esprimendo il suo parere su due delle squadre che hanno segnato la sua carriera.
L’intervista di Chivu si è concentrata principalmente sull’analisi delle rose attuali di Roma e Inter, evidenziando punti di forza e debolezza delle formazioni e offrendo un punto di vista esperto sul momento che le due compagini stanno vivendo.
Chivu: “Attenti a quei due dell’Inter…”
A seguire le parole di Cristian Chivu:
Proviamo a leggerla insieme la partita dell’Olimpico?
“La verità è che una sosta di campionato è sempre un momento particolare per preparare una gara, da allenatore non sai mai cosa aspettarti. Mi metto soprattutto nei panni di Juric: è arrivato da poco, per di più ha visto andare via i giocatori con le nazionali, non sa bene come li ritroverà”.
Quindi, pronostico chiuso?
“No, perché di fronte ci sono due squadre con tante individualità che possono incidere nella singola partita. Ragionando in assoluto, però, l’Inter ha un’identità di gioco precisa: la crescita del gruppo è stata eccezionale, sotto ogni punto di vista. Giocano quasi a specchio, ma in realtà è un’illusione. Juric ama le marcature a uomo. E allora dico: sarà proprio quella la chiave tattica della partita di domenica. Il risultato dipenderà da quello che la Roma riuscirà a fare marcando uomo su uomo ovunque. Il problema per i giallorossi è che solitamente proprio di fronte a squadre che giocano in questo modo l’Inter sa dare il meglio. Soprattutto per merito di quei due”.
A chi si riferisce?
“A Thuram e Lautaro. Sono due maestri nei movimenti, nel farsi trovare liberi, nel dare un riferimento ai propri compagni sia nel gioco corto sia sulla palla in verticale. Dura, davvero dura bloccarli”.
Una domanda da ex difensore: chi la stuzzica?
“Detto che per domenica prevedo una gran battaglia fisica in campo, in termini individuali adoro Bastoni: ho visto da vicino l’evoluzione del ragazzo, più passa il tempo più diventa un giocatore completo, in Nazionale gioca anche da centrale puro. Se quello può essere il ruolo del suo futuro? Io lo vedo più come braccetto. Perché in quella posizione può sfruttare meglio il suo piede nell’impostazione, in fase offensiva, con lui Inzaghi guadagna tanto perché crea superiorità sulla zona sinistra”.
La Roma è da quarto posto?
“Beh, la qualificazione in Champions League l’ha già mancata di poco lo scorso campionato. Adesso si vive una fase di grande cambiamento, non è facile assorbire tutto, bisognerà vedere quanto velocemente i giocatori si adatteranno al nuovo allenatore e al suo nuovo stile di gioco. E mica è semplice, anche perché siamo ormai al terzo tecnico in meno di un anno. Certo, per status dico che la Roma dovrebbe sempre ambire a giocare la Champions”.
Sorpreso dall’esonero di De Rossi?
“Prima di tutto, dico che l’ho vissuto da compagno e da avversario. E per nessuno come per lui potrei dire che si vedeva che sarebbe diventato allenatore. Era un giocatore cerebrale. Con lui sono rimasto sorpreso due volte, prima quando l’hanno chiamato al posto di Mou. E poi adesso che l’hanno mandato via dopo un contratto rinnovato per tre anni. Ai tecnici va dato tempo, questa è la verità. Vale soprattutto per quelli a cui la squadra è stata completata proprio nelle ultime ore di mercato. Una squadra non nasce da un giorno all’altro”.
Avesse la bacchetta magica, quale giocatore porterebbe in una sua squadra tra quelli di Inter e Roma?
“Senza dubbio Mkhitaryan. Ho visto ad Appiano come si allena, la sua qualità, il modo di interagire con i compagni. Guardi, non è cosa comune nel calcio trovare giocatori che pensano di gruppo e non in termini individuali. Lui è davvero così. E’ intelligenza pura”.
Se lo immagina domani, un Roma-Inter con lei in panchina da una parte o dall’altra?
“Mai dire mai. Ma devo ancora iniziare il mio percorso. Mi sento pronto per farlo, la mia ambizione è misurarmi anche a quei livelli, però devo partire dal basso. Sto aspettando la chiamata di un direttore sportivo che mi sottoponga un progetto e che abbia piena fiducia in me”.
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