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Serie A

Torino nel mirino Red bull, Cairo smentisce…

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Milan

Torino, ieri il presidente, Urbano Cairo, ha negato la possibilità legata ad una possibile cessione del club al colosso della Red Bull. 

La Red Bull quest’anno è diventata ufficialmente l’Official Energy Drink del club granata. A seguito di un contratto siglato nelle ultime settimane. Solo dopo quest’accordo ufficiale, il quotidiano piemontese La Stampa parlava di una serie d’incontri in corso tra le due parti. Questi appuntamenti avrebbero dovuto stabilire la cessione del Torino di Cairo a Red Bull.

La smentita di Cairo

Il presidente è immediatamente intervenuto per controbattere la tesi del giornale. Di seguito la risposta del presidente:

“Quanto riportato nell’articolo è falso. Il dottor Urbano Cairo non ha mai incontrato rappresentanti o emissari della Red Bull con l’intento di vendere il Torino FC. Vi invitiamo per l’ennesima volta a non diffondere notizie non veritiere e infondate. Indiscrezioni che danneggiano la Società e possono avere effetti destabilizzanti.

La PEC inviata del presidente continua specificando nei dettagli l’articolo citato. “Nell’edizione odierna del quotidiano La Stampa. Pagina 33, con richiamo in prima pagina (“Cairo vede Red Bull”) e sul sito web della testata, appare un articolo dal titolo: “Toro in vendita”. Dal sommario emerge che “Cairo ha incontrato più volte esponenti della Red Bull”.

L’articolo prosegue: “…Urbano Cairo nelle scorse settimane avrebbe avuto più incontri (si parla di tre) con alti rappresentanti di Red Bull. Inizialmente per discutere un possibile ampliamento della collaborazione come main sponsor a partire dal 2025. Successivamente per valutare un interesse all’acquisto del club granata”.

Torino, quale sarà il futuro del club?

Non bastano le parole di Cairo per chiudere definitivamente la vicenda. Infatti secondo La Stampa ci sono stati degli incontri con al centro una possibile cessione del club granata alla Red Bull.

Torino

Come conferma la tesi arrivata dalla banca JP Morgan, secondo cui il colosso austriaco sia particolarmente interessato alla Serie A. L’attenzione è particolarmente rivolta al lato infrastrutturale e quindi ai club con uno stadio di proprietà che permetterebbe grande libertà per sviluppare attività commerciali. 

Dal lato Red Bull non arriva nessun’indiscrezione sul tema.

Una conferma importante, sempre secondo La Stampa, proviene da un grande studio legale milanese, secondo cui Cairo sia ormai pronto a cedere il club, dopo 18 anni di gestione, soprattutto se si dovesse fare avanti una proposta allettante. 

La situazione rimane da monitorare.

Serie A

Juventus, si ferma Weah: il comunicato

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Juventus-Venezia

Nuovo infortunio per la Juventus di Thiago Motta. Timothy Weah si ferma dopo un problema accusato nel match di Coppa Italia.

La Juventus di Thiago Motta non trova pace sul fronte degli infortuni. Proprio quando l’infermeria sembrava iniziare a svuotarsi, il tecnico bianconero deve affrontare un nuovo problema.

Stamattina l’esterno statunitense Timothy Weah è stato sottoposto a esami strumentali che hanno evidenziato una lesione di basso grado al bicipite femorale della coscia destra. Nonostante l’entità relativamente lieve dell’infortunio, sarà necessario un periodo di recupero che verrà definito nelle prossime ore.

Juventus

Timothy Tarpeh Weah ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Questa battuta d’arresto rappresenta un ulteriore ostacolo per Motta, che aveva appena iniziato a rivedere la rosa quasi al completo dopo un inizio di stagione segnato da continui problemi fisici. Per Weah, che aveva mostrato segnali incoraggianti nelle ultime uscite, lo stop arriva in un momento delicato, sia per il suo percorso di crescita che per le esigenze tattiche della squadra.

La Juventus ora attende di conoscere i tempi di recupero, sperando di evitare ulteriori complicazioni in un periodo già cruciale della stagione. Resta da vedere come Thiago Motta gestirà l’ennesima emergenza, mentre i tifosi incrociano le dita per non vedere altri giocatori entrare in infermeria.

Juventus, il comunicato della Società

Ecco il comunicato della Juventus
“A seguito del problema muscolare accusato ieri sera nella gara di Coppa Italia contro il Cagliari, Timothy Weah è stato sottoposto questa mattina, presso il J|medical, ad accertamenti clinici e strumentali che hanno evidenziato una lesione di basso grado del bicipite femorale della coscia destra.”

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Serie A

Buffon: “All’Udinese mi scartarono perché ero troppo alto. Portiere più forte? dico Jascin”

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Il vincitore di quattro scudetti con il Milan e uno con l’Inter, è stato intervistato in esclusiva dal Corriere della Sera. Ecco un breve estratto della sua intervista.

Buffon: “Ecco perchè mi chiamavano “Tenaglia”

Lorenzo Buffon, lei è stato uno dei migliori portieri italiani, ha vinto quattro scudetti con il Milan, uno con l’Inter, è stato per sei volte capitano della Nazionale ed è diventato il primo calciatore a sposare un volto tv, Edy Campagnoli di «Lascia o Raddoppia». Come sono i suoi 95 anni?
«Ho appena fatto una piccola operazione per un’ernia, per questo mi vede con una stampella. Ma guido ancora, faccio un po’ di ginnastica, mangio con moderazione, ho eliminato l’alcol e il fumo. Poi dipingo, sto con la mia seconda moglie Loredana e guardo le partite del mio Milan, anche se in tv parlano troppo».

Il segreto per una lunga vita qual è?
«Essere amico dei dottori e dei preti (ride): io mi sono ribattezzato Fortunato, perché ho superato tanti guai fisici, comprese tutte le fratture che ho subito da calciatore. E poi, la cosa più importante: non smettere mai di imparare qualcosa di nuovo».

È autodidatta?
«Mio padre era portiere e pittore, ho ripercorso le sue orme. Fino ai 4 anni ho vissuto a St Etienne in Francia, dove lui era andato per lavoro. Poi siamo venuti qui a Latisana: ero il classico chierichetto cresciuto con il pallone all’oratorio, almeno fino alla guerra».

È vero che l’Udinese la scartò da ragazzo perché era troppo alto?
«Sì, andai al Portogruaro e attraverso un dirigente che aveva contatti con il Milan, a giugno del 1949, un mese dopo la tragedia del Grande Torino per cui tifavo, mi ritrovai a Milano come quarto portiere. Ma scalai in fretta le gerarchie, ricordo ancora il mio amico Liedholm che mi disse: “domani tu jocare…”. E non sono più uscito, centrando il primo scudetto a 21 anni».

Il Milan non vinceva da 44 anni. Chissà che festa.
«Rientrai in caserma, a Corso Italia: ero ancora di leva».

Era il Milan del Gre-No-Li, Gren, Nordhal, Liedholm. A chi è più legato?
«Nils resta indimenticabile, mi ha insegnato tutto, perfino come portiere: tanti segreti della mia presa ferrea li devo a lui, che aveva già l’occhio dell’allenatore».

La chiamavano Tenaglia.
«Difficilmente mi facevo sfuggire il pallone: allenavo la presa stringendo per ore i tappi della birra fra le mani».

In Nazionale chi era il suo punto di riferimento in anni complicati per l’Italia?
«Boniperti, il mio compagno di stanza. Lorenzi lo aveva ribattezzato Marisa, ma Giampiero era un grande amante delle donne».

Non per niente Lorenzi era chiamato «Veleno»…
«Una volta ero in macchina con lui, guidavo io e un vigile mi fermò per multarmi in pieno centro a Milano. Perché ero con un’interista, disse. Ma riuscii a farmela togliere».

Con l’Inter ha giocato e vinto anche lei.
«Fui fatto fuori dal Milan nello scambio con Ghezzi. E mi fu impedito di giocare per un anno a Milano, tanto è vero che feci una stagione al Genoa. Colpa del d.s. di allora del Milan (il celebre Gipo Viani ndr) che non vedeva di buon occhio il mio matrimonio con Edy. Ma anche se finivo sui giornali per questioni extra calcio mi sono sempre allenato al massimo. Tanto è vero che con l’Inter ero stabilmente in Nazionale».

Fino a Cile 1962, dove era il titolare nella prima con la Germania e nella terza partita con la Svizzera, un pari e una vittoria. Perché non giocò la famosa «Battaglia di Santiago» che costò l’eliminazione al primo turno?
«Toccò a Mattrel della Juve. Ma non ho mai fatto polemica e sarebbe sciocco farla adesso».

Helenio Herrera era un duro?
«Era intelligente e furbo: se sentiva un giocatore usare una parola di troppo contro di lui, faceva finta di niente».

Come vi siete conosciuti con Edy?
«Lei veniva a vedere le partite dietro alla mia porta, poi ci siamo frequentati. E finché non ci siamo sposati non ci facevamo vedere troppo in giro per Milano. Lì vive nostra figlia Patricia. Con Edy abbiamo mantenuto ottimi rapporti, è morta giovane».

Ha giocato anche nel Resto del Mondo e nel Resto d’Europa. Chi è stato il più grande di sempre?
«Metto Di Stefano sul piano di Pelé».

Il portiere più forte?
«Jascin, un amico. Alla festa d’addio di Zoff, al quale sono molto legato, Lev mi baciò sulla bocca, alla russa, e si misero tutti a ridere. Ma ho conosciuto anche il mitico Ricardo Zamora, lo spagnolo degli anni Venti e Trenta, che mi fece uno dei complimenti più belli che abbia mai ricevuto: ‘‘Avrei voluto avere un figlio come te” mi disse».

Del suo cugino alla lontana Gigi Buffon cosa pensa?
«Un grandissimo. Ma un po’ mi dispiace che non mi citi mai in pubblico».

Buffon

GIANLUIGI BUFFON FA IL SEGNO OK ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

All’epoca si guadagnava molto meno di oggi. Lei come si è gestito?
«Questa casa l’ho comprata coi primi stipendi del Milan, ma terminata la carriera le pensioni erano basse. Ho fatto diversi lavori, vendevo estintori e allenavo a Sant’Angelo Lodigiano. Poi il presidente Berlusconi mi fece un contratto come osservatore del Milan per il Friuli, ho scoperto Pessotto e altri giocatori. E con i “Milan club” ho girato il mondo fino al 2010: ricevo ancora lettere e messaggi dai tifosi, persino da India e Cina, guardi qui».

I giornali dell’epoca, oltre che per il matrimonio con Edy Campagnoli, la ricordavano come «il portiere che legge i romanzi russi».
«Sì, soprattutto Tolstoj: il mio preferito era Anna Karenina, ma amavo molto anche gli scrittori americani. Prima della guerra ho studiato fino alla quinta elementare, ma a Milano frequentavo le scuole serali. Poi magari uscivo con Tognazzi, Walter Chiari Mastroianni con cui avevo un bel rapporto, o Raf Vallone, calciatore e attore: ho recitato anch’io in un paio di film».

Quando ha visto Daniel Maldini in campo prima con il Milan e poi quest’anno con la Nazionale cos’ha provato?
«Una grande emozione. Ero a Udine quando suo padre Paolo esordì in A nel 1985. Nonno Cesare era un compagno e un amico e le racconto un segreto: quando andai all’Inter lo convocarono a casa mia, perché volevano prendere anche lui. Ma disse di no».

Che regalo vorrebbe per i 95 anni?
«Ho ancora tanti desideri. Ma mi basta che il Milan vinca, che l’Udinese resti sempre in serie A. E soprattutto che le sport unisca sempre di più le persone, invece di dividerle».

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Serie A

Venezia, tegola Svoboda: l’esito degli esami

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Venezia-Udinese, Di Francesco

Michael Svoboda si è sottoposto agli esami strumentali di rito dopo l’infortunio che lo ha costretto al campo nel match contro la Juventus.

Al 32esimo del match Juventus-Venezia, terminato 2-2 grazie al rigore segnato in extremis da Vlahovic, il difensore dei lagunari Michael Svoboda è dovuto uscire per infortunio. Di seguito le sue condizioni.

Svoboda, il comunicato del Venezia

Come si apprende sul sito ufficiale dei lagunari, il club veneto ha confermato, tramite un comunicato, che il centrale austriaco ha riportato la rottura del legamento crociato destro. La stagione del difensore è già finita e per Di Francesco sarà un bel problema, considerando che l’ex-Tirol era il difensore più impiegato dal tecnico romano. Avendole giocate tutte da titolare, tranne quella contro di campionato la Fiorentina.

Di seguito il comunicato del Venezia.

Il Venezia FC comunica che il difensore Michael Svoboda ha riportato la rottura del legamento crociato destro nel corso della partita di campionato Juventus-Venezia, valida per la Giornata 16 del campionato di Serie A Enilive 2024/25. L’infortunio è stato confermato dagli esami strumentali eseguiti.

Il difensore classe 1998 sarà sottoposto a un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento che sarà effettuato nei prossimi giorni dal Professor Fink, alla presenza dello staff medico arancioneroverde, presso la clinica privata Gelenkpunkt di Innsbruck, in Austria.”

Svoboda

Joel Pohjanpalo ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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