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Juventus, quanti infortuni! Da Milik a Cabal: tutti i nomi
E’ una stagione sciagurata per la Juventus. Tanti infortuni, ma quasi tutti di natura diversa. E’ veramente solo sfortuna?
A metà Novembre la stagione della Juventus rischia già di trasformarsi in un incubo. Gli infortuni l’hanno privata non solo del difensore più forte fra le file bianconere (e probabilmente anche dell’intera Serie A) Gleison Bremer, ma anche una serie sterminata di altri giocatori. Da Agosto ad oggi, l’infermeria non si è mai svuotata.
Juventus, quanti infortuni: la lista completa
Arkadiusz Milik la stagione non l’ha mai iniziata. Il polacco è fermo dallo scorso 8 Giugno per un problema al ginocchio, sinora ha passato ai box 206 giorni e il suo rientro non è previsto prima dell’anno nuovo. Poi è stato il turno di Khéphren Thuram, che lo scorso 19 Agosto si è infortunato al bicipite femorale: perdendo 22 giorni.
Conceicao ha rimediato un problema muscolare lo scorso 4 Settembre: anche lui ha passato ai box 22 giorni esatti. Il 26 Settembre Weah ha rimediato una distorsione alla caviglia, che lo ha tenuto fuori esattamente per 20 giorni. Problema muscolare anche per Nico Gonzalez il 2 Ottobre: da quel momento non è più tornato.
48 giorni dopo si attende ancora il suo ritorno. Il giorno dopo, il 3 Ottobre, Bremer si è rotto il crociato del ginocchio: la sua stagione è già finita. Tre giorni dopo Teun Koopmeiners si è rotto una costola ed è rimasto fuori per 22 giorni. Weston McKennie ha accusato un affaticamento muscolare lo scorso 14 Ottobre, ma è rimasto fuori soltanto per 6 giorni. Stesso problema accusato da Douglas Luiz lo scorso 22 Ottobre.
29 giorni dopo, al pari dell’argentino, non si è ancora rivisto. Generico problema fisico per Vasilije Adzic, che 17 giorni dopo non è ancora rientrato. In ultima istanza è toccato a Cabal, che ieri si è lesionato il legamento crociato con la sua Nazionale. Undici infortuni da inizio stagione sono un dato preoccupante, ma in linea con quello dello scorso campionato: dove la Juventus fu la squadra con il maggior numero di infortuni traumatici.
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Roma, come potrebbe giocare il Ranieri-ter
Claudio Ranieri è a un passo dal diventare il nuovo allenatore della Roma. Per lui sarebbe la terza volta: vediamo come sono andate le prime due.
Claudio Ranieri ha allenato la Roma nella stagione 2009/2010, portandola ad un passo dallo Scudetto poi perso contro l’Inter di José Mourinho, e nella stagione 2010/2011, venendo esonerato a metà stagione. Il “primo ritorno” di Sir Claudio sulla panchina giallorossa è stato nella stagione 2018/2019: quando subentrò al posto di Eusebio Di Francesco. A breve potrebbe arrivare il Ranieri-ter, ovvero la terza epopea del testaccino sulla panchina romanista, ma come potrebbe giocare?
Roma, si continua con la difesa a tre?
Premessa: Ranieri non ha un sistema di riferimento. Nella sua straordinaria carriera ha alternato diversi moduli, passando da una linea a tre ad una a quattro; dall’unica punta al doppio centravanti e così via. Difficile quindi stabilire con certezza come la sua Roma scenderebbe in campo, in quanto il tecnico ha dimostrato di sapersi adattare al materiale umano a sua disposizione.
Nella fase conclusiva del mercato, Daniele De Rossi chiese alla dirigenza giallorossa due difensori centrali e un cursore di fascia per facilitare il passaggio al 3-5-2. Ivan Juric fu scelto proprio per la sua familiarità con questo sistema di gioco, ma il suo modo di intendere il calcio non ha attecchito sullo spogliatoio. Questo però non vuol dire che fosse la difesa a tre il problema.
Il calcio, soprattutto quello moderno, è fatto di principi e non di numeri. La Roma ha gli uomini per giocare a tre più di quanto non li abbia per giocare a quattro. Mancini è il prototipo del difensore “gasperiniano”; al centro sin qui ha trovato molto spazio N’Dicka, che però è mancino (come Hermoso) e in Germania giocava proprio da braccetto di sinistra. Con l’eventuale spostamento a sinistra del difensore francese, al centro potrebbe trovare spazio Hummels: c’è anche l’adattato Cristante.
A destra Celik e il rientrante Saelemaekers si giocano una maglia, così come El Shaarawy e Angelino dalla parte opposta. E’ più indietro Zalewski, che era stato reintegrato soltanto per l’infortunio del belga. Con il suo rientro e l’imminente (ri)apertura del mercato, è probabile che la Roma possa cercargli di nuovo una sistemazione. Il turco può adattarsi anche a fare il braccetto di destra, che probabilmente in questa fase della sua carriera è il suo ruolo più naturale anche se Ranieri predilige i centrali “puri”.
A centrocampo la Roma non ha mezzali, non ha giocatori di gamba. Difficile immaginare di nuovo un 3-5-2, mentre è più probabile la conferma del 3-4-2-1. Kone e Le Fee sembrano la coppia meglio assortita in questo momento, c’è anche Pisilli che però può giocare pure più avanti. Davanti alla difesa, oltre al solito Cristante, potrebbe ritrovare spazio Paredes: un altro degli epurati di Juric. Baldanzi e Soulé si giocheranno la maglia del “vice-Dybala“, difficile (per caratteristiche) che possano giocare assieme. Pellegrini (o Pisilli) assieme alla Joya dietro a Dovbyk, davanti a Shomurodov che lui ha avuto a Cagliari.
Probabile Formazione Roma (3-4-2-1): Svilar; N’Dicka, Hummels, Mancini; El Shaarawy, Le Fee, Kone, Saelemaekers; Pellegrini, Dybala; Dovbyk.
Il Ranieri-ter riparte dalla difesa a quattro?
E’ indubbio come, però, la stragrande maggioranza della carriera di Ranieri sia stata imperniata su una linea a quattro. Il primo Ranieri romano giocava con un 4-3-1-2, mentre il secondo con una sorta di 4-2-3-1 disossato. Questa Roma non sembra costruita per poter giocare a quattro, soprattutto vista l’assenza di terzini di ruolo. Ci sono soltanto Celik (a destra) e Angelino (a sinistra), più Hermoso che all’occorrenza potrebbe adattarsi a fare il laterale sinistro difensivo.
In mezzo ai ranghi difensivi ci sono esattamente due centrali destrorsi (Mancini ed Hummels) e due mancini (N’Dicka ed Hermoso), che diventerebbero tre qualora lo spagnolo fosse costretto a traslocare in fascia. Cristante ad adattarsi a giocare a due fa più fatica che a tre. Il marchio di fabbrica di Ranieri è sicuramente il 4-4-2, sistema del gioco con il quale ha vinto la Premier League con il Leicester nel 2016. A Trigoria però trovare solo due punte di ruolo, quindi è un’ipotesi difficilmente percorribile.
Dybala e Soulé potrebbero adattarsi a fare da seconde punte, ma un 4-2-3-1 rimane l’ipotesi più probabile. L’unica ala sinistra a disposizione è El Shaarawy, ma il passaggio ad un 4-4-2 o ad un 4-2-3-1 potrebbe dare linfa nuova a Zalewski: che proprio in quella posizione si era imposto in Primavera. A destra l’unico cursore è Saelemaekers, con Soulé e Baldanzi (più il primo) che potrebbero adattarsi più di Dybala. Con questo sistema di gioco perderebbe ancora spazio Pellegrini, che farebbe fatica ad adattarsi a fare l’interno di centrocampo. Più probabile un ritorno al trequartista, con lui o Dybala dietro a Dobvyk.
Probabile Formazione Roma (4-4-2): Svilar; Angelino, N’Dicka, Mancini, Celik; El Shaarawy, Le Fee, Kone, Saelemaekers; Shomurodov/Dybala, Dovbyk.
Probabile Formazione Roma (4-2-3-1): Svilar; Angelino, N’Dicka, Mancini, Celik; Le Fee, Kone; El Shaarawy, Pellegrini, Saelemaekers/Dybala; Dovbyk.
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Roma: alla ricerca del prossimo parafulmine
La Roma e Ivan Juric sembrano destinati a separarsi anche in caso di una vittoria contro il Bologna: un finale che sembrava già segnato dal primo giorno.
Il 18 settembre Ivan Juric veniva chiamato a sostituire l’esonerato Daniele De Rossi alla guida tecnica della Roma. Dopo l’esperienza con il Torino il tecnico croato aveva ovviamente accettato sin da subito l’incarico. Sedere su una panchina così prestigiosa è motivo di orgoglio, e dovrebbe esserlo sempre.
Peccato però che in molti, tifosi giallorossi in primis, avessero già avuto il sentore che il matrimonio tra Ivan Juric e la Roma sarebbe durato poco e, salvo clamorosi colpi di scena o dietrofront, la realtà sembra essere proprio questa.
Juric e la Roma: una storia sbagliata
Sin dal suo arrivo a Roma, come era giusto che fosse, il tecnico croato si era mostrato entusiasta di questa nuova sfida professionale. Lo sarebbero stati tutti al suo posto. La vittoria contro l’Udinese al suo esordio era stato però un brodino caldo, per giunta fuori stagione. Le successive gare contro il Bilbao e il Venezia avevano già iniziato a mostrare le prime crepe tra squadra e tecnico.
Nonostante questo, però, Ivan Juric non aveva segni di cedimento, continuando ad andare avanti, dritto per la propria strada. Peccato però che il calcio sia un gioco fatto di risultati anche quando il momento è positivo, figurarsi se non contano quando ti trovi a dover risollevare le sorti di una squadra a cui probabilmente non basterebbe un elettroshock.
La sconfitta contro l’Elfsborg in Europa League è stata la crepa definitiva che ha fatto imbarcare ulteriore acqua all’interno di una nave che già sembrava navigare a vista. La debacle di Firenze assieme a quella di Verona hanno confermato il fallimento di Ivan Juric. E se il tecnico croato continua, giustamente, a dimostrare una dignità professionale a livello verbale, il suo sguardo sembra essere lo specchio della situazione giallorossa attuale: assente e perso nel vuoto.
La gara di oggi contro il Bologna, anche in caso di vittoria, potrebbe essere l’ultima per il tecnico croato sulla panchina della Roma. I Friedkin erano attesi nella capitale nelle scorse ore ma hanno deciso, forse strategicamente, di rinviare il proprio arrivo.
L’ennesimo cambio, come da copione
Dopo la gara contro i felsinei arriverà la sosta per le Nazionali, ma a Trigoria saranno giorni bollenti. I nomi per il dopo Juric sono tanti: da Ranieri a Mancini, passando per il sempre meno probabile, quasi impossibile, ritorno di Daniele De Rossi.
Ma aldilà dei nomi non cambierà il copione che in tanti hanno ormai imparato a memoria, ossia che, aldilà dei propri demeriti, Ivan Juric sarà stato l’ennesimo parafulmine di una società assente, e che al momento ha un solo dirigente: Florent Ghisolfi.
I Friedkin sono pronti a scegliere il prossimo allenatore della Roma in questi giorni, ad affidargli le chiavi della squadra, e a riprendere l’aereo per continuare a girare il mondo, come se nulla fosse. E chiunque siederà sulla panchina giallorossa al posto di Juric dovrà farsi carico di un vuoto societario ed organizzativo. Chiunque sarà il prossimo allenatore della Roma sarà, in ogni caso, l’ennesimo parafulmine di una situazione ai limiti, forse oltre, del grottesco.
La paura più grande tra i tifosi giallorossi è che il peggio, però, debba ancora arrivare. E non ci vuole un genio per capire che continuare a cambiare il capitano della nave è inutile: se non si cambia rotta, la destinazione sarà sempre la stessa.
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Mourinho, già finita la luna di miele al Fenerbahce: ha contattato il Newcastle per sostituire Howe
Le cose al Fenerbahce non stanno andando bene per José Mourinho. Il Galatasaray è troppo forte e lui medita l’addio anticipato.
Ci risiamo. José Mourinho ha perso la trebisonda. Il suo Fenerbahce vince (3-2) contro il Trabzonspor, ma questo non è bastato a sedare i bollenti spiriti dello Special One. E allora ricomincia lo show. O il circo, che dir si voglia. Il tecnico portoghese ha sparato a zero sulla federazione turca (“Noi non giochiamo contro undici giocatori ma contro un sistema“) e contro l’arbitro Atilla Karaoglan. (“E’ stato il loro migliore in campo“)
Il Mourinho furioso, fra risultati deludenti e multe
Parole che gli sono costate una multa (22 mila sterline) dalla TFF (la Federazione Calcistica Turca, n.d.r.) e una reprimenda dalla stessa federazione, che lo ha accusato di “minare la credibilità del sistema”. Questa volta però non può bastare la reiterazione della sua proverbiale sindrome da accerchiamento per giustificare quello che è sembrato a tutti gli effetti uno sfogo, e non una pantomima studiata a tavolino.
L’esasperazione di un personaggio, sino a rimanerne succube, è un tema ricorrente nella storia recente della carriera del Profeta di Setubal, ma questa volta è diverso. Anche uno straordinario comunicatore come lui fa fatica a dosare le parole, a nascondere l’insoddisfazione per una scelta di ripiego e che non sta rispettando le sue aspettative. Il rendimento della squadra c’entra, ma fino ad un certo punto.
Il Fenerbahce si trova a cinque punti dalla vetta. Uno svantaggio numericamente colmabile, ma l’arrivo in Turchia non prevedibile di un giocatore fuori categoria per il livello del campionato come Osimhen ha ribaltato le carte sul tavolo e riscritto gli equilibri del torneo. Al netto del grave infortunio occorso ieri a Mauro Icardi, che ha spezzato sul nascere la tanto agognata coppia dell’oro.
Via d’uscita cercasi: contattato il Newcastle
Se il campionato, per i motivi sopracitati, rischia di scivolare via dalle mani di Mou, anche il percorso europeo (vero e proprio marchio di fabbrica del portoghese) non sta andando per il meglio. La sconfitta (3-1) sul campo dell’AZ tiene i turchi a ridosso delle ventiquattro squadre qualificate alla fase ad eliminazione diretta dell’Europa League, con una sola vittoria (alla prima contro l’Union Saint-Gilloise) nelle quattro partite sin qui giocate.
Il Fenerbahce non sembra attrezzato per ambire ad andare sino in fondo in Europa e a contendere lo scettro di campione di Turchia al Galatasaray, il ché sta spingendo il portoghese a delle riflessioni. Infatti, quest’oggi il The Guardian ha lanciato un’indiscrezione clamorosa. Secondo la quale Mourinho, tramite il suo entourage, si sarebbe proposto al Newcastle come successore di Eddie Howe: la cui posizione è fortemente in bilico.
Il tecnico inglese è stato messo fortemente in discussione al termine della passata stagione. Fra gli indiziati alla successione c’era proprio Mourinho, con i Magpies che però alla fine hanno deciso di confermare la fiducia all’ex-Bournemouth. Una fiducia a tempo, momentaneamente corroborata dalla vittoria casalinga contro l’Arsenal ma che potrebbe tornare a traballare in caso di un risultato negativo domenica in casa del Nottingham Forest.
Il Newcastle, infatti, è undicesimo in classifica in Premier League e un mancato successo nello spareggio europeo contro il Forest potrebbe pregiudicare la già scarsa fiducia che la dirigenza nutre nei confronti di Howe. Proprio per questo gli agenti di Mourinho avrebbero chiesto informazioni circa la stabilità della panchina del collega in casa Newcastle, (ri)proponendo la candidatura in caso di esonero durante la sosta per le nazionali.
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