Serie A
Napoli, Lobotka: “Al rientro i muscoli hanno smesso di fare male. Ora voglio disputare una gara intera..”
Napoli, Stanislav Lobotka è rientrato in campo nella gara contro l’Inter, tornando a disposizione dopo l’infortunio subito. Da ritiro della Slovacchia, il mediana ha raccontato il suo periodo fuori dai campi e il rientro.
Tomislav Lobotka ha ritrovato il campo in Inter–Napoli dopo l’infortunio subito. Un momento particolare per lo slovacco, pedina essenziale per il gioco di Luciano Spalletti prima e di Antonio Conte poi.
Dal ritiro della nazionale, il numero 83 azzurro ha parlato del suo ritorno, oltreché del suo prossimo obiettivo di qui a breve.
“Mi sento bene, i muscoli non mi hanno fatto male al rientro“ – ha detto Lobotka – “Questa è la cosa più importante. Dovevo stare attento, ma sapevo di poter tornare per l’Inter e ora c’è la Svezia”.
“Vorrei giocare tutta la partita, vediamo se ci riuscirò“ – ha concluso il centrocampista del Napoli – “C’è differenza tra correre con o senza palla, ma pensavo di stare peggio. Non è stato facile entrare in partita. Non ho sentito dolori muscolari, questa è la cosa più importante”.
Serie A
Roma, Hummels: “Juric ha tenuto un discorso nello spogliatoio prima di andare via”
Mats Hummels, difensore tedesco della Roma, ha parlato all’interno del podcast “Alleine ist schwer” del momento difficile della Roma e dell’esonero di Juric.
Il difensore della Roma, Mats Hummels, nel suo podcast gestito insieme al fratello, “Alleine ist schwer”, ha parlato del momento molto difficile del club giallorosso e dell’esonero di Ivan Juric, tecnico con cui non ha avuto sicuramente un gran rapporto visto che l’ex Torino lo ha schierato in campo solamente nella disfatta di Firenze.
L’allenatore croato ha preferito nel ruolo di difensore centrale addirittura arretrare Bryan Cristante al posto del tedesco, titolare nell’ultima finale di Champions League.
Roma, le parole di Hummels
“L’allenatore ci ha salutato nello spogliatoio poco dopo la partita. Erano ancora tutti lì. È successo tutto velocemente. Ero semplicemente sotto la doccia e sono stato richiamato nello spogliatoio, poi ha detto alla squadra che se ne sarebbe andato e ha tenuto un breve discorso. È molto difficile che queste cose restino nello spogliatoio”
Serie A
Juventus, Di Gregorio: “Non parliamo di scudetto. Buffon? la sua eredità mi sprona”
Juventus, il portiere Di Gregorio ha rilasciato una lunga intervista a Sportitalia dove ha discusso del suo approdo alla Juve e dell’eredità di Buffon.
Juventus, Di Gregorio: “Tornassi indietro rifarei tutte le scelte”
A seguire le parole del portiere della Juventus.
In questi primi mesi avete dovuto fare i conti con diverse assenze, però in campionato siete in quota. Che momento state vivendo?
“Credo che, essendo una squadra molto giovane e con tanti innesti nuovi (siamo la seconda più giovane del campionato) siamo sulla strada giusta, lavoriamo in una certa maniera, seguendo quello che ci dice il mister. Ci sono tante squadre davanti in pochissimi punti, noi siamo tra quelle; penso che, per adesso, il bilancio sia positivo”.
Nello spogliatoio parlate di Scudetto?
“In verità no. Parliamo di cercare di allenarci sempre bene, di tenere alto il livello quotidianamente, guardando partita per partita sia in A sia in Champions League. Provando a fare sempre la migliore prestazione possibile”.
Parlando di Champions League: quale idea ti sei fatto sulla dimensione bianconera?
“Guardando un po’ il percorso fatto fino a oggi, abbiamo 7 punti. Siamo a metà di questa grande classifica del nuovo format; siamo ampiamente in corsa, come detto per il campionato”.
Come sta crescendo il feeling tra voi portieri e lo staff di Motta?
“Più lavori insieme, passi del tempo insieme, più ti conosci e capisci le richieste. Penso si stia vedendo un atteggiamento di una squadra molto compatta, un gruppo molto unito che vuole lottare su tutti i palloni e in tutte le partite per fare il massimo. Più passa il tempo e più le cose andranno meglio”.
Ci pensi ogni tanto che difendi la porta che è stata di Buffon per diversi anni?
“Inevitabile. Già prima di mettere piede qui al centro sportivo è la prima cosa a cui ho pensato. Storicamente sono passati portieri fortissimi. Buffon ha fatto la storia di questa squadra e di questo ruolo, sicuramente è bello e mi sprona molto”.
Sei stato paragonato a Peruzzi. Cosa pensi di avere di simile a lui?
“Credo che sia un paragone più a livello di caratteristiche. E un po’ magari anche estetico, non essendo troppo alti e con una fisicità importante. Mi fa molto piacere, Peruzzi è stato un portiere incredibile”.
Siamo in periodo Nazionale. Tra le tue idee c’è anche quella di puntare all’azzurro?
“Sono molto felice per la prima chiamata perché come da bambini si sogna di giocare in A e in Champions, si sogna anche di vestire la maglia azzurra. La prima convocazione era un obiettivo, così come sarà un obiettivo riuscire a entrare nel gruppo e rimanerci il più a lungo possibile”.
Ci racconti come è nata l’opportunità di arrivare alla Juventus e le prime emozioni che hai provato?
“Allora, nasce che finito il campionato è passato qualche giorno e il mio procuratore dopo una chiacchierata di fine stagione mi ha detto che c’era questa possibilità ed è normale che mi ha lasciato un po’ spiazzato perché comunque sapevo di aver fatto una buona stagione però poi quando si concretizza l’interesse di una società come la Juventus, a realizzarla ci vuole qualche giorno. E’ stata un’emozione molto bella e forte”.
Vorrei parlare del tuo percorso: sei cresciuto nel Settore Giovanile dell’Inter, potevi ambire al posto di terzo portiere in Prima Squadra, invece hai fatto una scelta diversa. Hai scelto di ripartire dalla Serie C, di giocare, di fare gavetta: ti chiedo se rifaresti questa scelta, di ripartire dal basso e quanto poi è stata importante l’avventura al Monza.
“Tornassi indietro rifarei tutte le scelte che ho fatto perché mi hanno formato sia come calciatore che come uomo partendo appunto dalla C dove comunque ti scontri con realtà molto diverse da quelle che sei abituato ad affrontare nel Settore Giovanile. Quindi ti formano davvero tanto. E il fatto di aver fatto un percorso dove ho sempre ambito a giocare, non mi importava dove e in che categoria, mi ha aiutato nel minutaggio, nello sbagliare e migliorarmi. Quindi si, rifarei tutto.
Monza? Quattro anni molto belli, quattro anno vissuti con un obiettivo che era quello di andare in Serie A. Ed esserci riusciti è stato emozionante sia personalmente che per tutto il mondo Monza, per la presidenza. E’ stato veramente bello e anche i due anni in Serie A sono stati molto difficili, perché l’impatto con la Serie A è sempre differente. Però ci siamo tolti delle soddisfazioni, quindi, per me, sono anni che porterò con me per sempre”.
Considerato che il portiere generalmente ha un rapporto diverso col proprio preparatore, nel senso che ci sta più a contatto, ti chiedo se c’è un allenatore che credi ti abbia cambiato la carriera. E poi se c’è una parata che in carriera ricordi con più emozione.
“Ma a livello di preparatori credo di essere stato comunque fortunato, di aver incontrato preparatori diversi l’uno dall’altro, ma da cui ho potuto estrapolare qualche dettaglio o qualche concetto diverso. Un po’ tutti. Sicuramente essermi allenato due anni con Magni mi ha aiutato perché lui arrivava da una società grande come il Milan e aveva già lavorato con portieri come Donnarumma. E anche lui mi è stato di grande aiuto. La parata? La prima che mi viene in mente adesso che sono qua è proprio in Juventus-Monza quella su Di Maria. La ricordo con piacere”.
Svelaci il tuo prossimo sogno che vuoi realizzare: se chiudi gli occhi e li riapri a giugno. Cosa vorresti aver raggiunto?
“Sicuramente se dovessi esprimere un sogno lo farei al massimo e sarebbe quello di aver vinto tutto. E poi dopo c’è la realtà, ci sono gli avversari, ci sono i percorsi. E quindi non è mai semplice vincere. Però questo è il mio sogno: cercare di fare una stagione importante e aiutare la società, la squadra, i miei compagni, di dare il mio massimo e poi cercare di raccogliere tutto quello che si può raccogliere”.
Chi è il più elegante? Chi il più chiacchierone e chi il più riservato? Chi il più divertente del gruppo?
“Locatelli è il più elegante, mentre Perin è il più chiacchierone e Douglas Luiz il più riservato. Quanto a Gatti, ha i gusti musicali peggiori, mentre Vlahovic è il re degli scherzi e McKennie il più simpatico. Danilo è la figura più saggia e il mio principale punto di riferimento per i consigli”
Serie A
Marchisio: “Campionato equilibrato. Vlahovic va supportato”
Juventus, l’ex centrocampista bianconero analizza campionato e il le prossime mosse di calciomercato
Claudio Marchisio, bandiera della Juventus con 389 presenze all’attivo, è tornato a parlare del club che ha segnato la sua carriera. In un’intervista rilasciata a Tuttosport, l’ex centrocampista ha affrontato diversi temi, tra cui l’andamento della squadra in campionato, le strategie di calciomercato e il momento di Dusan Vlahovic. A seguire le sue parole rilasciate dal giornale torinese.
Le parole di Marchisio
Marchisio, vista la classifica? Sono tutte lì, in cima.
“Sembra un po’ di essere tornati al passato, con le Sette Sorelle e questa classifica così corta. Mi auguro possa durare il più possibile”.
Come vede il campionato?
“Equilibrato. Ci sono squadre più pronte e progettate per arrivare a vincere. Però sì, è equilibrato. C’è chi ha avuto più partite, chi ha subito più infortuni. Chi deve trovare l’assetto giusto, magari con un nuovo allenatore. Metto l’Inter davanti a tutte le altre, Napoli compreso”.
E la Juventus?
“Arriva da anni non facili, ma ha appena attraversato un grande cambiamento. Ed è passata da un tecnico che conosceva benissimo l’ambiente e che ha vinto una Coppa Italia. Ora l’idea è totalmente diversa”.
Cosa deve trovare?
“Abbiamo visto partite con la Juve in 10 uomini, come Lipsia, e la squadra che ne veniva ugualmente fuori alla grande. Altre gare sono state meno belle. Deve trovare il proprio equilibrio, a parer mio la coperta sembra un po’ corta. Da tifoso: spero che a gennaio possa arrivare qualcosa. Auspico qualche colpo dal prossimo mercato”.
Zirkzee è un nome che le piace?
“Parliamo di un giocatore di grandissimo talento e l’ha dimostrato l’anno scorso. Poi quando si parla di un calciatore che ha fatto bene la stagione precedente con un tecnico specifico, ma se i due hanno preso strade diverse…”.
Cosa può accadere?
“Molte volte si prova a riavvicinarli, ma non vuol dire che possa essere la strada giusta. Bisogna avere fiducia in un giocatore come Vlahovic, che sta dimostrando comunque il suo talento. E ricordare che è da solo. Ripeto: spero che a gennaio possa arrivare qualcuno, compreso il rientro di Milik in campo”.
Come si reagisce pure all’infortunio di Cabal, sommato a quello di Bremer?
“Sono tutti talmente esperti che sapranno come fare. La perdita è importante, ma la Juve ha giocatori in quel ruolo che possono dare realmente una mano a Thiago Motta”.
Da centrocampista: Fagioli e Thuram vivono poi due momenti diversi.
“Sono classiche situazioni, capitano durante una stagione. E capiteranno anche per giocatori in altri reparti. C’è chi sta meglio, c’è chi sta meno bene…”.
E questi giorni di tennis torinesi?
“Vedo molto bene Jannik, davvero. Sarebbe bello se riuscisse a continuare la stagione con una bella vittoria, soprattutto nella nostra città. Bisogna fargli i complimenti per la testa, oltre al talento che ha. Sta appassionando giovani atleti e atlete a questo sport, che torna sempre di più. Come nel luogo in cui ci siamo ritrovati”.
Lo sport è il vero motore dell’aggregazione?
“Al di là della riqualificazione urbana, questo è uno di quei luoghi che ti ricorda l’infanzia, l’adolescenza. Dove sei cresciuto, il quartiere di appartenenza. E le giornate passate insieme, a fare amicizia. Mi auguro pertanto che sia un luogo non solo di divertimento ma anche di aggregazione. Che questi giovani abbiano voglia persino di proteggerlo”.
La crescita del tennis rischia di offuscare il calcio?
“Non credo rubi spazio, semmai è un’opportunità per gli atleti italiani. Credo che avere Jannik, per il ragazzo che è, l’esempio che è, sia soltanto di buon auspicio. Io amo il tennis, mia moglie l’ha praticato per anni e infatti con lei non gioco, altrimenti le prendo. Ma mi regala emozioni diverse ed è davvero differente dal mio, di gioco. In campo, io ero uno dei ventidue, divisi in due squadre. Lì invece è uno contro uno”.
Si augura le ATP Finals a Torino per altri 5 anni?
“Non le vedrò quest’anno, però spero possa rimanere ancora per un po’. Non solo perché è la mia città, ma perché chi l’ha portato qui ha fatto un gran lavoro, iniziando il percorso addirittura dal periodo covid. Tra cittadini, spettatori e turisti, c’è stato il movimento giusto e la risposta ricevuta ne è testimonianza diretta”.
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