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Inter, ecco quante giornate di squalifica rischia Çalhanoğlu
Inter, Calhanoglu è sempre più nella bufera. Possibili deferimenti in arrivo per i rapporti con la tifoseria organizzata.
Sono giorni complessi per Hakan Calhanoglu e per l’Inter. Oltre alle preoccupazioni per le condizioni fisiche del centrocampista turco, a tenere banco è l’inchiesta Doppia Curva, che sta indagando sui legami tra ultrà, criminalità organizzata, società e calciatori. Secondo quanto riportato dall’edizione odierna di Tuttosport, il procuratore federale Giuseppe Chiné avrebbe acquisito documenti chiave che potrebbero portare presto a deferimenti per i tesserati di Inter e Milan coinvolti.
Inter, quanto rischia Çalhanoğlu?
La posizione di Calhanoglu appare particolarmente delicata. Il giocatore, infatti, avrebbe intrattenuto rapporti personali con Marco Ferdico, all’epoca figura di spicco della Curva Nord. Tali rapporti sarebbero avvenuti contro il parere della dirigenza nerazzurra, che aveva adottato una linea di distacco verso i leader della tifoseria organizzata. Se riconosciuto colpevole di violazione delle norme federali sui rapporti con le curve, Calhanoglu potrebbe essere sanzionato con una pesante ammenda e una squalifica di 2-3 giornate.
L’Inter, da parte sua, osserva con apprensione l’evolversi della vicenda, che potrebbe avere ripercussioni importanti non solo sul rendimento in campo ma anche sull’immagine del club. La dirigenza ribadisce la propria distanza da qualsiasi legame improprio con i gruppi organizzati, ma la questione rischia di avere strascichi pesanti se dovessero emergere ulteriori responsabilità.
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Roma, gli aggiornamenti sulle condizioni di Hummels e Dybala
In casa Roma, dopo l’arrivo di Claudio Ranieri, si guarda all’infermeria: ecco gli aggiornamenti sulle condizioni di Hummels e Dybala.
Dopo i due giorni di riposo concessi da Claudio Ranieri, la Roma è tornata oggi ad allenarsi nel centro sportivo di Trigoria, per preparare la sfida contro il Napoli, valida per la tredicesima giornata di Serie A.
Roma, gli aggiornamenti sulle condizioni di Dybala e Hummels
Paulo Dybala ha lavorato a parte, ma già da domani dovrebbe aggregarsi al gruppo aumentando progressivamente i carichi di lavoro per essere titolare al Maradona. Non si è visto invece Mats Hummels, fermato da un attacco influenzale.
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Juventus, il sostituto di Bremer arriva dal Benfica
La Juventus dovrà intervenire sul mercato per cercare un difensore: il nome nuovo per sostituire l’infortunato Bremer arriva dal campionato portoghese.
Nella stagione della Juventus c’è un pre e un post infortunio di Bremer. L’assenza del difensore brasiliano, infortunatosi gravemente in Champions League, nella partita contro lo Stoccarda, ha portato la dirigenza bianconera a varie riflessioni sul mercato. La nuova pista, come riportato da Gianluca Di Marzio, porta ad Antonio Silva del Benfica.
Juventus, in difesa si pensa ad Antonio Silva
Stando a quanto rivela il giornalista di Sky, il club bianconero potrebbe decidere di fare un investimento simile a quanto fatto con Conceicao, vale a dire un prestito oneroso alto, per convincere il club lusitano a privarsene già a metà stagione. Centrale di difesa con grande senso della posizione è riuscito ad attirare su di sé gli occhi di diversi top club europei. Negli ultimi tempi sta faticando a trovare spazio nella formazione titolare e Giuntoli avrebbe fiutato l’affare. Gli ottimi rapporti con l’agente del giocatore, il potentissimo Jorge Mendes, potrebbero facilitare l’operazione.
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Giaccherini: “Non credo che il Napoli abbia qualche chance. Italia? È la strada giusta”
L’ex bianconero Emanuele Giaccherini si racconta in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera.
A 38 anni, Emanuele Giaccherini si è lasciato il calcio giocato alle spalle nel 2021, ma il legame con il mondo del pallone rimane indissolubile. In una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, l’ex centrocampista della Juventus e della Nazionale ha affrontato diversi temi, dalla corsa scudetto agli anni trascorsi in maglia bianconera, fino al suo rapporto con Antonio Conte, allenatore che ha segnato profondamente la sua carriera. A seguire un estratto della sua lunga intervista.
Giaccherini: “Molto grato ad Antonio Conte”
Giaccherini, lo sforzo è stato doppio senza milza?
«Forse a livello mentale sì, ma a 16 anni non ne ero neanche troppo consapevole. Fisicamente non cambia nulla, anzi il paradosso è che sotto sforzo non ti fa male in quel lato lì. Il punto è che quell’episodio è stato soltanto l’inizio della salita. Oggi mi guardo indietro e mi considero fortunato, sono arrivato lì dove volevo. Ho realizzato il sogno da bambino».
Il punto di svolta?
«Una tragedia vissuta da un compagno di squadra al Cesena. Serie C, fuori rosa: non il massimo per me. C’è da giocare un’amichevole e Veronesi, l’attaccante, deve dare forfait perché è morto il suo papà. Bisoli ha gli uomini contati e mi chiede di giocare. Faccio due gol, l’allenatore decide che divento titolare, con Veronesi ovviamente. Vinciamo la C, poi la B e siamo in A. Tutto succede quando sto per mollare, senza neanche troppi rimpianti: la passione per il calcio era finita, almeno così mi sembrava. Da ragazzino avevo già lavorato in fabbrica, era l’anno dei Mondiali in Corea, quindi chiesi ai miei genitori di trovarmi un altro posto di lavoro da perito meccanico perché non ne potevo più. Io volevo il calcio, mi sembrava però che il calcio non volesse me».
Invece il meglio evidentemente doveva ancora arrivare…. Oggi come colma il grande vuoto?
«Da tre anni faccio il commentatore per Dazn, guardo partite in serie, ho preso il patentino come allenatore e chissà che un giorno non possa tornare in campo. Soprattutto faccio il papà quasi a tempo pieno. Quando sei nel frullatore non ti accorgi del tempo che sottrai alla famiglia, ai figli».
Chi vince lo scudetto?
«L’Inter è la squadra più forte, più attrezzata e più organizzata. Al momento sono tutte lì ma se guardiamo ai valori loro hanno qualcosa in più».
Lei è tifoso nerazzurro, però.
«Sì ormai lo sanno tutti ma non mi faccio condizionare. Nasco e cresco in una famiglia di tifosi nerazzurri, fin quando ho giocato guardavo solo alla mia squadra. Dopo diciamo che mi sono lasciato andare».
Il suo amico Conte al Napoli invece ha chance?
«Non credo, sinceramente. Antonio sta lavorando per questo ma ci vuole tempo, hanno una rosa forte ma non lunghissima, sinceramente non mi aspettavo di vederli primi. Bisogna anche dire che qualche punto l’hanno raccolto con un pizzico di fortuna, almeno nelle prime partite. Ma arriveranno fra le prime quattro, e se pensiamo dov’erano lo scorso anno».
Lei ha giocato a Napoli, Conte l’ha chiamata prima di accettare la panchina partenopea?
«Ci siamo sentiti e anche visti, la sua scelta un po’ mi ha sorpreso. Credo sia stato molto attirato dalla piazza, dalla passione che Napoli ti dà, ha fatto benissimo. In due anni lì ho giocato poco ma la città resta nel cuore, è speciale».
L’Italia qualificata ai quarti di Nations League. Spalletti è l’uomo giusto?
«La nostra Italia ha preso finalmente la strada giusta, quella che non si è vista per niente all’Europeo, preparato buttando nel calderone tanti concetti e tante idee, creando solo confusione. Il mister è un grandissimo allenatore, ha capito gli errori fatti e adesso ha il tempo. L’Italia gioca bene a calcio, sa quel che vuole l’allenatore, ha recuperato giocatori fondamentali come Tonali ad esempio. Ci sono tutte le condizioni per tornare protagonisti».
Lei invece protagonista con Conte agli Europei del 2016. Non era troppo per le sue aspettative?
«È quello che probabilmente pensavano tutti, quando andai alla Juve. Il grande nome alla fine è stato il famoso Giaccherinho. Il mister appena ha potuto si è tolto i sassolini dalla scarpa. Quanto al rapporto mio e suo, credo che avendogli detto di no la prima volta poi si è intestardito, un po’ come quando un ragazzo vuole una ragazza e lei gli dice di no. Insiste fin quando non la conquista».
Quando gli ha detto di no?
«Al Siena. Io ero appena arrivato in A col Cesena, loro facevano la B per vincere il campionato. Non me la sentii, lo ringraziai, in qualche modo rischiando anche di non esser più chiamato da lui. Invece in quella stagione feci otto gol e non mi ricordo più quanti assist e mi volle alla Juventus».
Giaccherini, ha guadagnato abbastanza in carriera?
«Sì, ma i soldi non mi hanno mai fatto girare la testa. Vengo da una famiglia che dà valore al lavoro, c’è grande rispetto per i soldi. Quando agli inizi mi davano 1.000 euro al mese, ne mettevo da parte sempre 200, non era poco. Appena ho guadagnato un po’ di più ho acquistato il terreno per costruire casa».
Una follia, una, l’ha fatta?
«Ho comprato la prima auto dopo aver firmato il contratto con la Juventus. Una Maserati, prima avevo semplici utilitarie nonostante potessi già permettermi qualcosa in più».
Testa sulle spalle, come si dice in certi casi.
«Sì, con qualche eccezione. Una sera persi quindicimila euro al casinò, ci ho pensato per mesi».
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